Il paradositr,àomantico Luciano Zagari Mitologia del segno vivente Una lettura del romanticismo tedesco Bologna, Il Mulino, 1985 pp. 359, lire 30.000 A chi è abituato a _leggerenelle rivisitazioni e nelle rivalutazioni della storia letteraria il sintomo di un cogente interesse, non riducibile ad un'asettica e indolore paleontologia del sapere, non può esser sfuggito l'eclatante repechage di problematiche riconducibili al romanticismo (Friihromantik e Romantik) attualmente in atto. Questo risvegliato interesse è appunto sintomatico perché recupera percorsi, filosofici e poetologici, che una fin troppo coriacea infatuazione per il pensiero negativo aveva oscurato, occultando in tal modo le proprie stesse ascendenze. Tali «genealogie» si rivelano però, oggi, nella loro giusta prospettiva, offrendoci occasioni che, pur nella loro «inattualità», non hanno cessato di stimolarci. Con questo animo va affrontato il volume di Luciano Zagari dedicato ad alcune «figure» essenziali del dibattito romantico. E lo stesso autore si pone esplicitamente in tale prospettiva quando, proprìo nell'introdurre il suo studio, comincia ad interrogarsi senzamezzi termini o dissimulazioni accademiche sul significato che oggi può rivestare per uno studioso, per un germanista, occuparsi del «romanticismo». Vanificata,_dallaprova del tempo e dall'estrema pluralità degliapprocci, ogni presunzione totalizzante, per Zagari si tratta, in una chiave più profonda, di interrogarsi su quelle dimensioni del pensiero romantico che, se di primo acchito possono sembrare estranee all'essenza della postmodernità, in realtà si rivelano l'unica praticabile strategia per ricostruire i percorsi, non sempre lineari, della nostra storia. Un'ipotesi non inedita, anzi sempre più caldeggiata dall'ermeneutica più attenta, ma declinata nel lavoro «specialistico»di Zagari in tonalità estremamente originali, certamente non riducibilialla mera storiografia letteraria. Non possiamo, se non altro per l'estrema ricchezza tematica degli studi raccolti nel volume e per la quantità di motivi e figure affrontati con raro acume critico (da F. Schlegel a Novalis, da Wackenroder a Kleist, Biichner, Brentano, Arnim e Heine per non citarne che alcuni), che limitarci ad alcune considerazioni, spigolandoqua e là tra le trame più squisitamente teoriche del lavoro. O.ve sono gli itinerari interni, espliQtati dallo stesso autore, da cui sidipartonole principali proposte teoriche:da un lato una lettura del soggetto borghese della creazione artistica dal punto di vista della sua essenza progettuale; dall'altroun'analisidei registriespressivi e delle modalitàdi scritturariconducibilialla sua essenza comunicativa. Due «costantiantropologiche», come le definisce opportunamente Zagari, intorno a cui si organizzano i valori «moderni» della soggettività, della totalità e dunque dell'esperienza«estetica» così come la concepivano i romantici. È questo un dato ampiamente riconosciutodalla storiografiadel romanticismotedesco. Meno nota è la peculiru:emodalità analogicosimbolica in cui tali categorie trovano forma e soprattutto il «funzionamento» di tale modalità del comunicare. Ciò che distingue infatti la grande avventura teorica del romanticismo, e ciò che lo rende oggi interessante per noi, dalle altre strategie analogico-simboliche della storia della cultura (la mistica, la teosofia, la cabbala ecc.) è il fatto che il senso di tali corrispondenze, lungi dall'esser conservato nella sacra trama dell'universo, va verificato, cioè inverato, in una pratica interminabile e per definizione utopica e acronica. Che il fulcro, e il momento organizzatore di tali progetti sia la soggettività e dunque l'individuale «artefatto», è questione ben nota agli interpreti. Zagari però intende avventurarsi in una definizione filosofica, alla luce della letteratura romantica, della forma o delle forme di tale soggettività. Si giunge così, utilizzando tra l'altro una delle «figure»più care ai romantici, ad un'immagine metamorfica della soggettività che si definisce, proprio all'opposto di ogni facile «lucidità» illuminista, grazie al suo «parlare improprio», al suo avventurarsi nel gioco prospettico degli specchi e dei simulacri, ali'«illuminazione» frammentaria. metamorfosi continua. I percorsi retorici di questo itinerarium mentis in deum sono facilmente riconoscibilie molto simili a quelli della mistica classica: l' oxymoron, il semantico credo quia absurdum, le forme nichilistedella coincidentia oppositorum (il Nulla-Pieno) e via discorrendo. Ma Zagari non intende ridurre gli Inni alla Notte ad un'opera mistica con il rischio di ricacciarla nella letteratura edificante o compiutamente religiosa: «Non, quindi, - scrive in te. Sembra che in Novalis, o più esattamente nell'interpretazione pure penetrante che ne dà Zagari (ma i livelli, va da sé, si confondono e si scambiano continuamente le maschere!.), manchi del tutto la dimensione in cui siamo abituati a pensare il paradosso (e l'oxymoron): il tragico. Il tragico, scriveva già un contemporaneo di Novalis, Holderlin, è prima di tutto esperienza del paradosso, cioè esperienza oximorica della convivenza di principi almassimi teorici del tragico di questo secolo (Lukacs, Rosenzweig. Korner) che definisce l'esperienza moderna del Tragico. E molte pagine di Zagari, soprattutto quelle dedicate al «santo nudo» di Wackenroder, al martire, alla deformazione nichilistadell'«imagodei» nella poetologia del secondo romanticismo sono attraversate da questo brivido. Poco importa se anche queste tragiche esperienze (l'autoflagellazione del «santo nudo» come compensazione dei dolo- ,------------------------ .....ri del mondo) conoscono, in una 1111111 .. riQuadrimesrrale del Centro di Ricerca sulla Tradizione Manoscriua di Autori Contemporanei. Unii·ersità di Pai·ia prospettiva romantica, ancora e nonostante tutto una paradossale redenzione e si inquadrino in una immaginaria e illusoria teodicea. Quel che conta, e Zagari stesso non si stanca mai di ricordarlo, è che proprio nel Romanticismo affiorano e si manifestano, con la limpidezza della precocità, queste «situazioni limite» dell'esistenza umana, e quel che è più significativo, si mostrano in tutta la loro irredimibilità per noi. e erto ha ragione Zagari quanNel settimo numero: do ribadisce la sostanzialepoAutografi neditidel « Notturno ►> sitività e utopicità delle posiLetterea L. Bariledi AntonioPizzuto Il «Fondo R. Bilenchi»dell'Universitàdi Pavia zioni romantiche; ed è senz'altro Saggidi RomanoLuperini, • vero che al nostro nichilismomanCarlaRiccardi,FabrizioBagatti,LauraBarile ca proprio quella dimensione sia P er descrivere tale esperienza Inlibreriaa lire I0.OOO pure paradossale. Ma, aggiungeZagari si affida, in un pene- Abbonamentoper unanno (3 numeri)Lire28.000 • remmo noi, non sarà proprio la trante commento, agli Inni Inviarel'importoaCooperativIantrapresa presenza, sia pure remota, lontaalla Notte di Novalis, uno dei mo- ViaCaposile 2. 20137Milano nissima, di quell'orizzonte a rendenumenti della poesia moderna . .__ ________ c_o_nt_o_c_·o_r_re_n_te_P_os_ta_1e_i_ 543_•2_08_ __ __ __._ re in fin dei conti effettivamente Lettura non facile, quella di Nova- una pagina esemplare - semplice soluzione del Giorno che si fa Not- tragica e negativa l'esperienza del lis, se non altro perché oltre la pati- lacerazione ma neanche dinamica ternativi che portano lacerazione, «mondo abbandonato da dio»? na di espressioni ormai canoniche, polare e tanto meno sintesi dialetti- scandalo, follia. Il .Moderno poi ci Non sarà proprio il mantenimento si intravvede una strategia di scrit- ca ma piuttosto quello che, in sede ha abituato a non.cercare il tragico di quella prospettiva, sia essa l'agotura ancora ben lungi dall'essere non solo letteraria e retorica, pro- nelle eclatanti gesta dell'eroe/vitti- gnata «età dell'oro» o la presenza esplicitata almeno nei suoi livelli poniamo di chiamare l'oxymoron ma, né _nella collisione di valori degli antichi dei, a garantire la dopiù palesi. L'oggetto stesso degli dolce e passante. La presenza ossi- sommi, ma piuttosto nella disuma- lorosa paradossalità del ModerInni, la «notte», si colloca poi- co- morica degli estremi inconciliabili na follia della quotidianità o nello no La «morte di Dio» non induce me Zagari ricorda in una pagina di tende a sfociare sulla pagina nel scandaloso confronto con ildio che per lo più a pacificate rassegnazioGiochi nichilistici con l'«imago continuum metamorfico che inver- ci ha abbandonato. Forse è proprio ni? Per ritornare al testo di Zagari, dei» - nel cuore della concezione te, estenua, combina, discioglie, questo che segna la profonda diffe- la «rinuncia ad ogni comunicazione nichilista del cosmo di certi roman- ma, in trasparenza, non annulla i renza tra noi e i romantici. Altret- interumanà» (p. 255) della blatetici che cominciano a riflettere sul- contrasti» (p. 161). tanto vero è però, e questi studi ce rante Pentesilea kleistiana, che si è la «pienezza» del nulla ( = notte). È evidente, ed è questa la propo- lo ricordano proprio a proposito di liberata del peso della parola soLasciamo la parola a Zagari: «Il sta filosoficamente più importante Kleist e di Wackenroder, che nella cialmente significante, o della sinulla è così radicale da cal?ovolger- del lavoro, che qui non ci si riferì- Romantik vanno rintracciate quel- lenziosa Ottilia goethiana, non ci si e porsi come pieno [... ]E proprio sce soltanto alla dimensione ro- le modalità che di lì a poco sustan- appaiono in tutto il loro tragico qui che noi (e cioè il cosmo, l'urna- mantica del linguaggio, ma anche e zieraimo il pensiero tragico (Heb- splendore proprio perché mantennità, l'individuo) siamo finalmente soprattutto a quella contempora- bel, Biichner, Nietzsche ecc.). Né gono sullo sfondo il mito, l'utopia segno coincidente con la cosa, con nea. Siamo, noi post-romantici, lo stesso Novalis ne era estraneo. di una comunicazione vera ed l'ente, ma- non c'è altra via d'usci- ancora tutti dentro quest'esperien- Si pensi per un attimo alla proble- umana? ta-soloalprezzochel'entecoinci- za del pensiero che Zagari definì- matica del segno vivente, intorno Nonacasoinfattioggilacompoda con il nulla. Il processo di disso- sce oxymoron/paradosso meta- alla quale gravitano tutti gli studi nente «mitologica» della poetololuzione è così avanzato che ormai il morfico. E non è un'esperienza so- raccolti da Zagari, che in Novalis gia romantica diviene sempre più pieno può venire assunto a segno lo letteraria. assume una peculiare tonalità. oggetto di riflessione. E non solo per eccellenza del vuoto. Noi sia- Se il segno vivente rappresenta perché - come scrivevamo in quemo le lacrime di sangue del Vuoto- Q uello che però ci stupisce l'estrema, coscientemente «illuso- ste pagine qualche tempo fa (cfr. Pieno, siamo la vitalità segno di non è tanto il prometeico ria» speranza di dare un senso, vi- Alfabeta, n. 59, maggio 1984)- il morte» (p. 52). · tentativo di definire il para- tale e vivente, a dei significantiim- progetto di una nuova mitologia È sulla base di questa affascinan- dosso passante, o metamorfico, pazziti nella Babele del Moderno, (della ragione e non) diventa strute cognizione che si può procedere impresa per definizione disperata, in Novalis esso diventa la tragica mento di legittimazione consenalla lettura del testo novalisiano ma l'attributo dolce con cui Zagari utopia (ci si perdoni il paradosso) suale di pratiche sociali (Schelling, dove si assiste, secondo Zagari, ad descrive l'absentia, la crisi, la dis- di un narrare che non sia semplice H_egel,Holderlin, F. Schlegel),ma un'incarnazione tra le più alte del .. convenzione ma raggiunga, in virtù perché esso rappresenta anche, sul romanticismo poetico, della strate- S E N TE N z A di una magica «simpatia del segno piano più strettamente poetologioia filosofica del paradosso. E il con il designato», l'essenza delle co, il tentativo di mantenimento di b' DATA Paradosso serve proprio a descri- cose. Per far ciò è necessario che la un orizzonte, utopico quanto si A'QogW.. fluu,oC..Gi.intoe..___ vere l'esperienza esistenziale di 1""•• 08-,.._..._.,..._ parola, in una sorta di iniziazione vuole, che possa dar senso, e senso li~ ....... -r.-. ,,, .. Novalis, nella metafora poetica il cabbalistica, si sfrondi di tutte le tragico, alle nostre strategie pro- ... _.,,_,,,,s-1,1; rapporto Giorno-Notte, in una connessioni arbitrarie e inessenzia- gettuali. prospettiva di spostamento e capo- li che la legano alla quotidianità: E a Zagari non sfuggequello che volgimento radicale del senso che il «La parola poetica supera la sfera è il dato più importante forse della poeta amministra con grande sa- della comunicazione convenziona- speculazione sulle nuove mitolopienza. Zagari riconosce in questa le, ma anche quella della magia, gie: la loro consapevole artificiosiprassi poetica di Novalis una forma per attingere a quella Auflosung tà, il rinvio ad un paradossale e irparticolare di estremismo mistico che è prossima alla Erlosung. E er- raggiungibile «sakraler Ort», la (in chiaro riferimento alle ascen- losen vuol dire appunto sciogliere, pratica tragica del «come se». Sono denze medievali) che vive della ,._,w,,.n,..1o1-w...wT,r..wiJ mettere in moto un processo di dis- queste le dimensioni del pensiero (:.Ua,m.~··•·· ( ) continua polarità dei suoi «moti- Ncu.s,-.. soluzione dai legami» p. 185 . romantico che sole danno un senso vi», e della disperata e infinita ri- Ma questa ascesi è, .in fin· dei' al nichilistico avvicendarsi e so- ~ cerca di una sintesi. Sintesi che pe- «Abbominevolreitrattodi Aldrui conti, l'itinerarium solipsistico, la vrapporsi di soggettività impazzite, ~ rò in Novalis non ha, né può avere d'Orzad », siloGgrafiaI.n La sentenza rottura di quelle forme umane di lacerate, labili e temerarie, ma non ! ata a uglielmoPiazza ..4:) più, ansie totalizzanti ma approda e Gio.GiacomoMora, comprensione, il cristallino silen- per questo meno dolorose e pro- ~ alla inquieta rassegnazione di una Firenze-Napol(-Bologna 1631 zio del Sé, come ebbero a dire i blematiche. ~
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==