:::: o:::s .!:; ~ ~ ~ ...... .9 ~ -Cl -Cl ~ ~ t! s ~ .(:) ~ ..... o:::s S1 :.:: ~ ] ~ ::i "' ....... ' ........ Robbe-Grillet. Che sconfesso immediatamente!. Poiché ogni scrittore è ossessionato dalla sua persona e questa storia del contratto in fin dei conti non l'interessa. Russo. All'inizio del libro lei parla de~'ondata di «ritorno a» che sembra caratterizzare questi ultimi anni ed esprime il timore di essere confuso in questa folla, mentre sperava «un superamento», un «cambio». In che modo Lo specchio opera questo superamento? Robbe-Grillet. Spero che sia un superamento. Il «ritorno a» che è veramente generalizzato ... Russo. Per esempio? Robbe-Grillet. Per esempio, al cinema, un cineasta come André Téchiné - che era un amico di Barthes e che aveva fatto film, come Pauline s'en va, assai sorprendenti e inquietanti - è diventato un cineasta del tutto tradizionale. Il suo film Le rendez-vous, che ha avuto successo a Cannes, non ha alcun interesse di ricerca, è del buon cinema tradizionale, e questo è qualcosa che si generalizza nel mondo intero, non soltanto in Francia. Nel mondo intero ci si accorge che gli anni '50 sono stati estremamente favorevoli alla ricerca, cioè la sperimentazione di forme nuove, laricerca di un uomo nuovo, di una nuova letteratura, e che gli anni '80, al contrario, si evidenziano immediatamente come anni di rinuncia, di stanchezza. In tutti i campi, il cinema, la letteratura,la pittura ecc., si torna indietro come se ci fosse una specie di fatica dello spirito. La libertà dello spirito non è comoda e di conseguenza: riaddormentiamoci, riscriviamo del Balzac, e tutta quella sperimentazione era uno scherzo... Al contrario, allo stesso modo di Godard che nel cinema non ha mai rinunciato a superare incessantemente le proprie sperimentazioni e non è mai tornato indietro, io pretendo che Lo specchio sia la volontà di un superamento. Si saprà più tardi se lo è o no, ma io l'ostento come la volontà di un superamento, cioè non si tratta affatto di distruggere o di negare ciò che è stato fatto da me precedentemente, ma di aggiungere un elemento in più che concorra alla complessità crescente, e di conseguenza la bellezza crescente, del testo. Nello Specchio che ritorna mi interesso al tessuto narrativo, ossia al modo in cui i diversi elementi che ho citato si muovono e si combinano, non è un'autobiografia di cemento, essa è mobile, instabile. Questi differenti elementi e zone di cui ho parlato scompaiono e riappaiono come l'immagine della scrittura quale l'ho trovata in Flaubert, nel portasigari ricamato di Mme Bovary: un filo è scomparso, un filo blu, ma riappare più tardi in un altro buco, un altro testo, e ci si accorge d'un tratto che è stato ricostituito. È dunque questo che mi interessa, che mi·ha s~mpre interessato, e si può dire che nella mia opera ci sono tre tappe. Ne La gelosia, per esempio, che appartiene al nouveau roman degli anni '50 e in cui il racconto resta costantemente centrato su un personaggio, c'è la coscienza centrale di un personaggio che dà comunque una specie di coerenza quasi umanista; al contrario ne La maison de rendez-vous o Progetto per una rivoluzione a New York questa coscienza centrale si è, essa stessa, disseminata e ci sono scambi tra punti di vista narrativi come se ogni elemento del testo cercasse di prendere questo potere centrale, come se ci fosse una lotta tra i diversi elementi del testo per il potere narrativo. E questo terzo periodo che si aprirebbe con Lo specchio - poiché sto scrivendo un secondo volume che appartiene alla stessa serie - senza rinunciare a niente di quegli elementi che hanno fatto il primo e il secondo periodo, complicherà ancor più il gioco per l'introduzione di me Robbe-Grillet nel testo. Ma dal mio punto di vista non è affatto un ritorno né al romanzo tradizionale né alla biografia tradizionale, perché la biografia tradizionale è negata per l'appunto dalla mobilità degli elementi. Russo. Questi elementi sparsi rientrano comunque in una combinatoria! La frammentarietà, la discontinuità, non danno al testo un aspetto confuso o sregolato, come se le cose fossero distribuite a caso. Può dire se c'è una regola che determina la combinatoria. o regole che cambierebbero via via? Robbe-Grillet. Non lo so ancora, perché lei sa che teorizzo volentieri sui miei libri, ma in un secondo tempo. Non lavoro secondo teorie, ma amo successivamente spiegare un periodo della mia creazione con una teorizzazione. È troppo presto ancora, per me, per questo terzo periodo. Russo. Tuttavia rimane come punto fermo l'idea di una struttura con una casella vuota, con un buco, che permette ai diversi elementi di circolare. Robbe-Grillet. Esattamente. Ma forse, più tardi, cercherò di stabilire una teoria. Dico forse, e lo farei tanto più volentieri oggi che la teoria non è più di moda. C'è.una specie di rigetto contro la teoria, dunque adesso si deve teorizzare. Russo. Qualche anno fa era lei che respingeva la teoria... Robbe-Grillet. Sì, la respingevo perché si teorizzava troppo ... Lo specchio è stato accolto bene in Francia e lo è stato in•due modi diversi. Ci sono persone - coloro che un tempo non amavano i miei libri - che hanno detto: «Ah! questo è bene! perché rinnega tutti gli altri». E al contrario, i vecchi amici - come Barilli o Blanchot - hanno detto: «Ma niente affatto! non rinnega proprio niente, al contrario rivendica tutto». Quindi ci so'Tlo stati sin dall'inizio questi due aspetti; le persone che desideravano classificarlo nel «ritorno a», dicenZie Zac, 1929. Pittura su cartone, 106x76 do: «L'ha fatta finita con tutte quelle stupidaggini teoriche, adesso scrive come tutti», non sono riuscite a provarlo e ciò che ha preso il sopravvento, al contrario, è che a scrivere fosse sempre lo stesso Robbe-Grillet. Russo. Questa tendenza degli scrittori a costruire una loro teoria e a fare la propria autocritica mi sembra che sia oggi in incremento per quanto si tratti di una caratteristica del nostro secolo, almeno a partire da Proust. In più, in Francia, si tenderebbe sempre più a mescolare i ruoli tra scrittori e critici, universitari in particolare. Infatti, se da un lato gli scrittori sembrano precedere i critici, dall'altro molti universitari sono essi stessi romanzieri, anche tra i più giovani. E l'impressione generale di tutto ciò - attraverso i più recenti dibattiti e le pubblièazioni - è che ci sarebbe una lotta di potere in cui ognuno cerca, se non altro per difendere i propri confini - o come si direbbe, per non farsi togliere il pane dalla bocca - di prendere il posto dell'altro. Robbe-Grillet. È una novità? Perché il Contre Sainte-Beuve di Proust è già questo! È.possibile che ci sia oggi una progressione: la coscienza critica del romanziere entra sempre più nelle opere stesse e in effetti questa è forse una delle caratt~ristiche dell'epoca. Quanto ai critici non hanno che da scrivere romanzi! Come voleva farlo Barthes! E poi nessuno toglie loro il pane dalla bocca perché il romanziere che fa della critica sarà sempre molto più soggettivo e personale. Tra la teoria della letteratura scritta, mettiamo, da Robbe-Grillet e quella scritta da Warren e Wellek - per citare i narratologi - c'è ad ogni modo una grossa differenza, perché io non rivendico alcun sapere. Rivendico semplicemente la mia visione. Ed è_là, per esempio, che Barthes si rivèlava un personaggio piuttosto ambiguo, perché rivendicava appunto la propria visione e tuttavia era un critico, quindi c'era un punto sul quale egli era molto vulnerabile. È per questo che ha finito per dire che era un «impostore». Russo. Sì. Ma si tratta di un'ambiguità assai vecchia nella storia della letteraturae che lo apparenta, persino nel giudizio postumo, a qualcuno come Diderot. A questo proposito, lei si indigna nel suo libro e protesta contro il semi-discredito nel quale Barthes - di cui ' parla a lungo:...sembra esserecaduto dopo la sua morte e ne attribuisce la causa al fatto che lo si è considerato più un pensatore che uno· scrittore. Non crede che in fondo possa essere l'uno e l'altro nello stesso tempo, tenuto conto di un ampliamento o ridefinizione del termine «pensatore»? Robbe-Grillet Sì, perché nel vecchio statuto del pensatore costui doveva essere un uomo di verità, sistematico e saldo, Barthes invece è un pensatore glissante. Ora è proprio questo che è interessante, egli è ciò che si potrebbe chia- ·mare un nuovo pensatore così come c.'è un nouveau roman, una nuova autobiografia. Il «nuovo pensiero» rinuncia a quel carattere fisso, stereotipato, che non corrisponde più a niente scientificamente, psicologicamente ecc. Questo carattere rigido che si vuole mantenere al pensiero è completamente superato, è un valore superato. Russo. In diverse occasioni lei aveva rivendicato una solidarietà e una parentela con Barthes che la portarono a scrivere persino un «Pourquoi j'aime Barthes» in occasione del convegno su Barthes del 1977. Tuttavia adesso lei stesso rileva divergenze non trascurabili... Robbe-Grillet. Ho sempre sentito una grandissima affinità con Barthes - spero che Lo specchio appaia come un omaggio a Barthes - e questo è stato spessomale interpretato. Per esempio ciò che egli dice delle Gomme o del Voyeur è molto lontano da me! Ma trovo ciò "appassionante, mi sento parente di quel lettore, sento una gra·ndefraternità con quel lettore malgrado egli tiri la mia opera verso un aspetto molto particolare e che l'ha falsata in partenza. Il malinteso sull'oggettività, è Barthes che l'ha organizzato ... Russo. Ma all'epoca lei non è intervenuto per .smentirlo? • ~.,.~· ·~. Robbe-Griltet. In ogni caso ho preso la parola per denunciare il termine «oggettivo» nella sua interpretazione corrente e in Per un nuovo romanzo c'è già una rivendicazione della soggettività perché mi accorgevo che Barthes aveva creato un malinteso con il termine «oggettivo». Un intertitolo ad un certo punto dice che il nuovo romanzo non mira che ad una soggettività totale, è a grossi caratteri nel mezzo di un rigo, proprio per metterlo in evidenza. Russo. Lo straniero di Camus - dal quale prendeva le sue distanze in Per un nuovo romanzo - avrebbe segnato in realtà il suo debutto di scrittore. Oggi lei ne ripropone una lettura in cui la coscienza di Mersault si rivela essere una parodia della coscienza fenomenologica secondo Husserl per aderire infine alla visione mediterranea di Goethe ed in quel momento lei passa ali'«io», identificandosi con ogni evidenza a questo Mersault. Tuttavia il suo libro è costellato di richiami costanti ali'estraneità fondamentale del suo rapporto col mondo: gli avvenimenti, anche i più vicini, sembrano non riguardarla e vivrebbe come dietro un vetro, in una specie di «realtà». Robbe-Grillet. Ebbene è una contraddizione. Spero che sia una contraddizione creatrice. Ma di contraddizioni ce ne sono ben altre nel mio libro e nella mia esistenza. Russo. Una di queste potrebbe essere il Robbe-Grillet sognatore e toccato dal meraviglioso quale lo scopriamo ne Lo specchio, anche se elementi di meraviglioso appa-
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