Alfabeta - anno VIII - n. 81 - febbraio 1986

Diltheye il pensierodel Novecento a cura di Franco Bianco Milano, Angeli, 1985 pp. 302, lire 24.000 Franco Biànco Introduzionea Dilthey Roma-Bari, Laterza, 1985 pp. 252, lire 13.000 Alfredo Marini Alle originidella filosofia contemporanea:W. Dilthey Firenze, La Nuova Italia, 1984 pp. XX-289, lire 24.900 Wilhelm Dilthey Per la fondazionedelle scienze dello spirito. Scrittiediti e inediti 1860-1894 (tr. it. a cura di Alfredo Marini) Milano, Angeli, 1985 pp. 647, lire 45.000 G razie principalmente alla ripresa, nel 1970,della pubblicazione delle Opere Complete; gli studi su Dilthey hanno conosciuto una rinnovata fortuna. Manoscritti inediti e testi difficilmente reperibili hanno rappresentato nuove e preziose fonti per il rilancio di un pensatore che a ragione deve essere annoverato tra i classici della filosofia contemporanea. Ma se in Germania la ricerca ha acquistato fin dai primi anni Settanta notevole vigore, nel panorama italiano l'attività è stata, fino a poco tempo fa, per così dire, silenziosa. Solo recentemente la presenza di Dilthey ha potuto superare l'ambi~odegli specialisti. Un sintomo è rappresentato dalla pubblicazione dell'importante inedito intitolato Per lafondazione delle scienze dello spirito, la cui edizione italiana è corredata da un utile glossario (curato da Alfredo Marini). Per quanto riguarda lo scarso interesse riservato finora a Dilthey dalla cultura italiana non bisogna dimenticare che la nostra scena culturale, dominata pei:larga parte e per molti anni dallo storicismo e dal razionalismo neohegeliani, lo aveva emarginato come precursore dell'irrazionalismo e del vitalismo. Ma l'eclissi sembra ora terminata. L'irruzione nell'ambito delle scienze uman~e sociali di temi quali la storicità come unione tra:pensiero e vita, il carattere di finitezza e di problematicità dell'esistenza e la sua conseguente dimensione ermeneutica, ripropone questa figura, la cui importanza è-attualmente al centro di stimolanti discussioni. Nel 1983,anno in cui ricorreva il centocinquantesimo anniversario della nascita e il centesimo della pubblicazione dell'Introduzione alle scienze dello spirito, si sono svolte numerose iniziative, tra le qfiali ricordiamo il convegno internazionale di Roma su «Dilthey e il pensiero del Novecento», di cui sono stati pubblicati ora gli atti a cura di F. Bianco, autore anche del volume Introduzione a Dilthey; nella collana «I Filosofi»dell'editore Laterza. O, ancora, il convegno tenuto a Treviri in Germania su «Dilthey e la fenomenologia». Questa esplosione di •interesse richiede una precisazione: molte linee portanti del panorama filosoficoattuale sembrano collegarsi a nodi strettamente legati alla riflessione diltheyana. L'esigenza di fondo è quindi rappresentata dal bisogno, espresso da Bianco nella sua introduzione al volume che raccoglie gli atti del convegno di Roma, di riscoprire «il ruolo che Dilthey ha . - DiltheyR,nri,rovato avuto nella genesi e nella costituzione della problematica contemporanea». (p. 9). I numerosi contributi (si tratta di analisi dei maggiori specialisti) testimoniano proprio l'ampiezza delhanno decretato la scarsa fortuna in Italia si sono infatti decisamente attenuate. È sintomatico l'intervento di F. Tessitore, «Croce e Dilthey», dove si afferma sì «l'estraneità e l'assenza di Dilthey nella .. r non era più eludibile. Forse di questa rinascita si può indicare una traccia: oltre alla nota linea genealogica che assegna a Dilthey un posto di ispiratore della fenomenologia di Husserl e del pensiero di HeiI Disegno, 1938, 17 x 31,5 (collezione Ferrero, Torino) la ricerca. Anche se il campo di in- sistemazione della filosofia crociadagine in cui spaziano i vari saggi è na della storia», ma si registra anmolto vasto, anche _seDilthey vie- che come questa ~<incomprensione ne fatto interagire con correnti di radicale» sia progressivamente pensiero eterogenee e non facil- scomparsa, creando le condizioni mente conciltabili, non si ha p~rò,,-•-«perché il discorso potesse riaprirl'impressione che l'interdisciplina- si» (ibid., pp. 193-194). rità di cui viene fatto diventare ga- Usando un termine che è stato rante sia esito di forzature teori- impiegato in altre circostanze, poche. Si ha davvero la sensazione di tremmo -parlare di «riabilitazione» trovarsi davanti a un intreccio filo- del penserio diltheyano: uno scosofico di grandi dimensioni. Che glio di cui già negli anni Venti era sta emergendo: le ragioni che ne stata segnalata la rilevanza e che <legger, a partire dai pnrm anni Settanta l'interesse concentratosi attorno all'ermen~utica e alle scienze sociali aveva scoperto che queste due dimensioni contenevano alcune precise intuizioni diltheyane. L'ermeneutica filosofica si è sviluppata nel nostro secolo grazie principalmente all'opera di H.G. Gadamer (alla cui base si trova la riflessione heideggeriana), il quale guarda proprio a Dilthey nel sottolineare gli impulsi sottostanti alla crescita dell'ermeneutica novecentesca. Dilthey aveva infatti scritto la Vita di Schleiermacher e un saggio su L'origine dell'ermeneutica, affermando la storicità dell'interpretazione. E a Dilthey aveva tributato un riconoscimento teoretico Heidegger in Essere e tempo. Ancorata alla sfera delle scienze dello spirito, l'ermeneutica tematizza il processo della comprensione, giungendo quindi a un rapporto positivo con il metodo diltheyano. In effetti Dilthey aveva progettato, come specifica Bianco, una «fondazione ermeneutica delle scienze dello spirito», in cui il «rapporto vero tra comprendere ed esperienza vissuta risulta essere di condizionamento reciproco» (In~ traduzione a Dilthey, p. 107). Sembra dunque che l'aspetto interpretativo del pensiero diltheyano sia quello che Bianco ritiene abbia avuto la maggiore efficaciasulla filosofia successiva, risultando anche il più significativo e fecondo per la ricerca. D i approccio favorevole si può parlare anche a proposito dell'attenzione riservata a Dilthey dalla teoria critica della società elaborata da J. Habermas, maggiore esponente della seconda generazione della Scuola di Francoforte. (Il rapporto tr~ Dilthey e i francofortesi - Adorno, Horkheimer, Marcuse e Habermas - è esaminato anche nell'intervento di A. Izzo). Habermas vede in Dilthey un «contromovimento» rispetto allo scientismo positivistico: «Nelle scienze dello spirito - scrive in Conoscenza e interesse - la posizione del soggetto è caratterizzata da un'esperienza non ristretta ... Al soggetto vivente è dato libero accesso alla realtà; la cassa armonica di tutte le esperienze prescientifi• che accumulate risuona». Per tracciare la logica della scienza sociale critica, Habermas utilizza l'autoriflessione diltheyana delle scienze dello spirito come fondamentale momento di passaggio. Pur criticando poi la posizione diltheyana, che non sarebbe riuscita a superare l'oggettivismo della teoria tradizionale e a revocare la propria pretesa universalistica, Habermas introduce nella teoria della società una figura nuova. La portata di questa novità richiederebbe in realtà una analisi dettagliata, che tenesse conto anche del ruolo di un concetto, altrettanto inedito nella tradizione francofortese, come quello di mondodella-vita, tipico della fenomenologia husserliana ma molto usato dall'ultimo Habermas. Ma qui è importi~ie segnalare l'apertura a Dilthey: con Habermas e Gadamer lo spazio in cui si muovono gli interessi della critica si manifesta in "1 tutta la sua anipieiia:-La convergenza analitica cade su alcuni concetti chiave: l'ermeneutica," il metodo del comprendere, l'esperienza vissuta, la storicità, la vita. «È dunque in una pluralità di direzioni - conclude Bianco - che il pensiero diltheyano rivela la sua attualità e il suo carattere di sfida per una filosofia che intenda confrontarsi senza remore con le difficoltà intellettuali del nostro tempo». (Dilthey e il pensiero del Novecento, p. 21). Questa multipolarità è il riflesso di una molteplicità concettuale, ma se volessimo trovarvi un ce_ntropotremmo individuarlo nella nozione di vita. Le connessioni vitali, che costituisco-

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