«Le tournant esthétique de la philosophie. La philosophie allemande des années 20/30» Convegno di Cerisy-la-Salle 7-17 settembre 1985 AA.W. Weimar ou l'explosion de la modernité. Actes du colloque «Weimar ou la modernité» sous la direction de G. Raulet Paris, Éditions Anthropos, 1984 11 1985 è l'anno del centenario della nascita di Ernst Bloch e di Gyorgy Lukacs. Un modo non rituale e non ripetitivo di celebrarlo è stata l'iniziativa del «Gruppo di ricerca sulla cultura di Weimar», fondato nel 1982presso la Maison des Sciences de l'Homme di Parigi e diretto da Gérard Raulet. A Cerisy-la-Salle, nella cornice di un castello che ospita tutte le estati decadi di studio di grande rilievo culturale, è stato organizzato un convegno dedicato non solo a Bloch e a Lukacs, ma alla loro generazione, cioè a pensatori quasi coetanei o un po' più giovani, come Kracauer, Benjamin, Adorno. Che cosa può oggi unire questa generazione di intellettuali, dalle biografie per molti aspetti parallele, ma riguardo ai quali sembra quasi più fecondo sottolineare le divergenze che le affinità? Gli organizzatori (G. Raulet e J. Furnkas) hanno rigorosamente evitato di ricostituire una sorta di sacra famiglia, accomunata dalle origini ebraiche, le disavventure accademiche, le emigrazioni, l'inquietitudine dei viaggi, la sfortunata o contraddittoria ,miliziapolitica e infine le storielle chassidiche. Hanno invece preso lo spunto da un problema centrale per la sensibilità filosofica e culturale odierna: il pensiero di LuLasvoltaestetica kacs, Bloch, Benjamin, Kracauer, Adorno (che anni fa venivano ricondotti sbrigativamente all'area della «Scuola di Francoforte»), formatosi nella Germania dell'imminenza della prima guerra mondiale e giunto a maturità negli anni '20 e '30, nell'incalzare di un'altra vicenda storica decisiva, il nazismo, fa veramente parte del passato, deve in altri termini essere considerato un'ultima, per quanto problematica versione del moderno, di una filosofia della storia di impronta teleologica, ispirata all'idea di un rovesciamento rivoluzionario o messianico dell'esistente, e perdipiù ancora legata alla presenza di un soggetto forte della trasformazione, la classe operaia? Il titolo del convegno, volutamente interrogativo e forse un po' ambiguo - «La svolta estetica della filosofia. La filosofia tedesca degli anni '20 e '30» - si chiarisce se si pensa che esso assume polemicamente una delle autodefinizioni del pensiero post-moderno francese, cioè prende le mosse dal ruolo centrale assegnato alla dimensione estetica nella rappresentazione del presente (basta ricordare la tematica della metaforicità diffusa di Derrida, l'economia politica del segno di Baudrillard, l'estetica del sublime di Lyotard). Ricercare nel pensiero della generazione di Bloch e di Lukacs una dimensione estetica mira dunque innanzitutto a smentire la loro assimilazione a un contesto culturale ormai sorpassato. Negli anni '20, in altri termini, nel momento di cristallizzazione di un processo iniziato molto prima, con Dilthey, con Simmèl e con Weber (i maestri, non a caso, della generazione di cui si celebra il centenario), si assiste, più che all'acme della modernità, alla sua esplosione - su questo tema sono incentrati i saggi Laura Boella della raccolta Weimar ou l'explosion de la modernité - al balzare in primo piano della critica del progresso, delle aporie delle realizzazioni utopiche, della «sottoalimentazione della fantasia delle masse» (Bloch), dello svuotamento e oscuramento del senso st,sso della storia. Problemi non certo lontani da quelli che si pone l'odierna coscienza filosofica. Anzi, gli anni '20 lasciano in eredità all'oggi l'esperienza della modernità come crisi, che diventa consapevole di se stessa proprio attraverso una revisione fondamentale della concezione della storia e della temporalità come quella operata da Benjamin nelle Tesi sul concetto della storia e da Bloch nelle Differenziazioni del concetto di progresso e nella sua teoria della non-contemporaneità. Questo discorso presuppone d'altra parte un definitivo distacco da aspetti che comunque hanno profondamente segnato il pensiero degli anni di Weimar: il mito della coscienza di classe proletaria (Lukacs), l'esistenza di una contraddizione contemporanea (il filo rosso della storia) a cui si commisura la contraddizione non-contemporanea (Bloch), la scommessa, o, come dice Furnkas in un saggio raccolto nel volume su Weimar, la «weimariana strada a senso unico» di Benjamin, per il quale un rovesciamento apocalittico dell'esistente avrebbe dovuto insorgere dalfa massima affermazione della barbarie positiva del moderno. Appare dunque chiaro che giocare, per così dire, ad armi pari con la rappresentazione postmoderna del presente significa, per chi si rivolge alla generazione di Bloch e di Benjamin, recuperare stru.menti di interpretazione della reaità attuale, della sua frammentazione e disgregazione che, invece di porsi al di là di qualsiasi rottura e di qualsiasi ricerca di criteri che diano un ordine alla casualità e molteplicità dell'esperienza, siano ancora in grado di instaurare una tensione critica tra gli elementi disgregati, tra ratio e irratio, tra mito e utopia. In questo senso, niente è più fuorviante che vedere la svolta estetica come alternativa a una svolta etica o politica o ontologica o teologica o di filosofia pratica. Al contrario, una volta assunto il momento estetico come peculiare modo di darsi del presente, esso permette di cogliere nel carattere complesso e stratificato del pensiero di Bloch, di Lukacs, di Benjamin (e quindi nei complicati intrecci di politico, etico, teologico, ontologico che caratterizzano ciascuno in maniera diversa) una flessione teorica dominante, una cristallizzazione problematica intorno alla crisi della modernità. È così che, certo, il momento estetico può diventare una peculiare declinazione dell'escatologia messianica o un'emergenza di tematiche· ontologiche. Ma lo diventa proprio in quanto l'escatologia o la filosofia della storia si danno come radicalmente messe in discussio- • ne, non più dotate di riferimenti sostanziali, e l'essere non si dà più come fondamento sottratto alla storia, ma come rivelatore di momenti trascurati o schiacciati dalla ragione tradizionale. D urante la decade del convegno di Cerisy sono venute in piena luce almeno le principali emergenze del momento estetico nel pensiero della generazione di Bloch e di Lukacs: Bisogna innanzitutto segnalare un passaggio, importante per quanto riguarda le trasformazioni interne al pensiero di ciascun filosofo, ma che consente anche di focalizzare uno dei problemi di fondo della svolta estetica della filosofia negli anni di Weimar. L'arte appare in primo luogo caricata di un valore metafisico assoluto (basta pensare alla filosofia della musica di Spirito dell'utopia di Bloch): essa, come ha osservato Norbert Bolz, rappresenta lo scenario dello spirito utopico che non trova il suo spazio né nella società né nella storia, rispetto alle quali è eccentrico e non-contemporaneo. La storia ne risulta sincopata, tutto il contrario di un processo rettilineo, mentre il rapporto soggetto-oggetto viene rovesciato nello spirito delle avanguardie: il soggetto trova nelle cose il proprio fondo ignoto, inconscio, onirico. L'alterità di mondo e interiorità si contrappone così, in questa declinazione escatologica dell'estetica, alla rassegnata assimilazione simmeliana della promesse de bonheur dell'arte a quella del denaro. In stretta concomitanza con l'appello utopico-messianico all'adempimento, si deve tuttavia notare la valorizzazione dell'istanza di concretezza propria del momento estetico. L'estetica acquista cioè all'interno della filosofia un ruolo centrale, già nel primo Luckacs, nel primo Bloch e nel primo Benjamin, in virtù della sua capacità di garantire una forma di conoscenza più concreta di quella fornita dalla ragione classica. Proprio qui si prepara il terreno per quella fisiognomica della realtà che salva l'apparenza sensibile e che costituirà uno dei risultati più importanti della svolta estetica della filosofia. Come ,.ha sottolineato Rainer Rochlitz, l'estetica risponde sotto questo aspetto a un'esigenza analoga a quella soddisfatta dalla so-
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