Alfabeta - anno VII - n. 77 - ottobre 1985

smo totale con il mantenimento di una malinconica neutralità del giudizio è la chiave che consente la disinvoltura ammiccante di un rapporto non discriminante con la tradizione. È questo regime di accumulo onnivoro e indifferente, che sembra delinearsi come una sorta di malattia senile del consumismo, a dichiarare chiusi gli spazi per l'avanguardia, quando questa vuol dire tensione progettuale, messa a fuoco delle relazioni letteratura/mondo, contemporaneità/tradizione, ideologia/cultura, rivelazione della conflittualità depositata nelle forme estetiche dal rapporto sfasato e ambiguo che esse intrattengono con il reale. Occorre definire analiticamente questo dato: oggi un intreccio di cultura tradizionalista e cultura post-moderna tende a occupare il campo di possibili sperimentazioni, anticipando ogni formulazione linguistica tesa alla descrizione di un futuro con la innocua, ludica, pratica del polistilismo e polilinguismo. II post-moderno produce consenso, là dove sarebbe possibile ritrovare la pratica silenziosa ma attiva, non solitaria ma diffusa e convinta e tenace, di un dissenso che si esprime contro l'acquiescenza, il qualunquismo, la metafisica di ritorno. Allora, il rifiuto dell'io lirico, il lavoro sul corpo della parola ecc., non appaiono soltanto tecniche di costruzione di uno specifico discorso poetico, ma la riproposizione di un'idea di poesia che emerge in opposizione a una cultura della conservazione e del consumismo. U n altro esempio di tutto ciò lo possiamo trovare nel volumetto in cui Biancamaria Frabotta raccoglie testi dall'82 al1'84, Appunti di volo. II «diario di rativo-colloquiale, capace di deviare costantemente dai binari sintagmatici con imprevisti scarti semantici. Essi permettono una amplificazione del senso che però non attinge al tradizionale piano metaforico, ma rimane fluttuante tra letteralità e figuralità del sistema semiotico in atto. Questo procedimento si arricchisce, nella seconda sezione, di un più preciso registro ironico (anche in funzione metaletteraria), che blocca ulteriormente ogni pos- #'. f''-!' tJ.4, -·~,t'' '" . r~~"' Credo che questo sia sufficiente, se non a illustrare convenientemente il libro, a riferirlo a quell'idea di poesia «dinamica» di cui prima parlavo. Da cui invece sono lontane, a voler ancora esemplificare ponendo delle discriminanti, le scritture antologizzate nella raccolta W la poesia!, a cura di Mario Marchi. Qui l'enfasi goliardica del titolo riconduce a un'idea conseguente di poesia come enunciazione di verità nascoste che la lingua letteraria magicamente rivela, o .:~~~ ~.;.. ··: .~. ~-<.• ..•• . ~) .,;.;4ltri~~-" smi, maledettismi, topiche mitologiche o psicanalitiche. Tutto appoggiato a un linguaggio pacificato che, salvo qualche caso, tende a porsi come mero strumento di amplificazione della voce. Non è «dinamica» nemmeno la «nuova letteratura» che ci prospetta Prato pagano, la nuova rivista diretta da Gabriella Sica. La bella grafica di questo fascicolo incornicia una letteratura che ha una sua fisionomia solo nel togliere. Voglio dire che il registro delle poesie e delle prose qui raccolte - ma anche delle note teoriche e di riflessione sul mondo - è costantemente uno: quello _del sussurro, del verso detto in punta di labbra a mimare patetismo e commozione, comunque «autenticità» di sentimenti. Anche se è possibile trovare testi interessanti, fra i tanti qui ospitati, per equilibrio e suggestione - ad esempio quelli della Sica e ancora di Magrelli - l'insistenza sul registro dominante finisce per rivelarsi stucchevole. Se si ritiene che in questa direzione vada la «nuova poesia», si sperimenti e si discuta per evitare la monotonia e la sterilità che si riteneva caratteristica della «vecchia». Ma se gli spazi per le strategie d'avanguardia appaiono bloccati da questa febbre del presente; se funzioni e valori estetici paiono volersi fissare su episodi di neo-sublime o, al contrario (ma solo apparentemente), volersi adeguare a una commestibilità consumistica, a chi cerca di individuare filoni, magari sotterranei, di un lavoro culturale non compromesso, c'è da dire che può riuscire di trovare ancora luoghi e occasioni. Come queste linee di tendenza sperimentali che le antologie di cui stiamo parlando hanno il merito di sottolineare, pur in un panorama che rispetta il pluralismo delle posizioni. ~ y ~ f?>-J ò/ ,._ PoJ O?f t\ L f.,,O.. th I segnali di poesia, come si vede, non mancano. È, ancora una volta, la poesia a porsi come luogo di domande radicali che riguardano la nostra etica, il nostro linguaggio, il nostro sapere. E questa vitalità è da ricordare a quanti non si rassegnano alle mitologie intimistiche o all'archeologia del postmoderno; è la vitalità di una «tradizione del nuovo» che, in questo declino del secolo, può ancora permettere un discorso poetico che parli in un linguaggio capace delle nietzschiane parole «dure come sassi», ma anche di parlare senza «gonfiare le gote / per dare importanza al mio Dio?», come ammonisce il Platone riscritto da Pagliarani. viaggio» della ·prima sezione, che sibile chiave totalizzante, per re- nelle esperienze del soggetto o da dà il titolo alla raccolta, è un risul- stituire al linguaggio una sapienza una visione privilegiata della tato molto alto di un lavoro sul ludica, che s'afferma nei salti del realtà. «narrare», cadenzato da figure del desiderio, coscienze dell'irrealtà, emozioni derivate da un «sentimento» del presente. Il discorso poetico della Frabotta si è andato organizzando su una efficacissima strumentazione narsenso. Anche il piano lessicale ap- La presenza di poeti che già pare di notevole efficacia: fissato hanno raggiunto esiti interessanti su un livello medio, sostanziai- anche se diversi tra loro, come mente uniforme, si mostra capace Magrelli e Viviani, qui si appiattidi accogliere le escursioni del sen- sce accanto ad autori come Bellezso, mantenendo un costante effet- za, Conte, Cucchi, De Angelis, to di straniamento. Mussapi, con un repertorio di tiriSaggistica Mondadori. Il piacere di approfondire. •, . . . . . . • . • .• :. •• . .. •. . . . . . • . • :.._·.·,:···_ .. R··e···.·. . . . D···.···•.·.··.·..· i .,u··. RA.. .·A• ·•···t11:\N. O l .··•·t>ES•:,>. Edward Wilson BIOFILIA L'equilibrio delle specie, il ruolo dell'uomo nell'ecosistema del mondo, i limiti che non dobbiamo valicare per non compromettere le nostre chances di sopravvivenza. Uno dei più famosi biologi contemporanei interviene su un argomento di bruciante attualit~. Konrad Lorenz NATURA E DESTINO Che posto occupiamo nel grande disegno dell'evoluzione naturale? A quali pericoli si va esponendo la civiltàumana? Questi gli interrogativi che il massimo etologo vivente affronta in w1a nuova "summa" del suo pensiero. MONDADOR_I ____

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