<::l volta la terapia si interrompe sul misconoscimento dei desideri inconsci di maternità. Il terapeuta, infatti, li riconduce alla sessualità, al transfert, mentre sono soprattutto una espressione del narcisismo femminile. Nel mio lavoro di psicoterapia con le bambine, li ho infatti incontrati come fantasie connesse alla masturbazione, come fantasmi animati dall'autoerotismo e dal sentimento di onnipotenza infantile. Nel sogno, nella fantasticheria, nel gioco, nel sintomo, le bambine esprimono un fantasma di figlio ingenerato, posseduto da sempre. Ora è semplicemente nascosto dentro di sé, nella pancia, ora sta per nascere, ora è perduto e deve essere riportato nel mondo interiore. Lo statuto di questo fantasma rinvia all'oggetto transizionale di Winnicott, fatto di me e di non-me, interno ed esterno ad un tempo, da trattenere e da allontanare. Nel gioco può essere rappresentato da qualsiasi cosa: la copertina, l'orso, una bambola, un burattino, i Puffi, un batuffolo di cotone. È importante che non sia né troppo nuovo né troppo bello, ma piccolo, sciupato, manipolato, personalizzato, parzialmente integrato nello schema corporeo. Si tratta di un prodotto proprio che non viene condiviso con nessuno. Benché le bambine vivano in una società dove la maternità si realizza per lo più nell'ambito della coniugalità, il gioco silente e solitario della bambola ignora la figura del padre e del marito. L a bambina è completamente sola con il suo oggetto. È molto difficile riferire, per cenni, queste fantasie inconscie. Tenterò di fornire alcuni esempi. Francesca (7 anni), dopo aver assistito al telefilm di Sandokan, scrive un racconto nel quale Marianna sta per partorire nella jungla, ma Sandokan glielo impedisce costringendola ad un interminabile travaglio. La fantasia esprime due movimenti contrapposti (il trattenere e l'espellere) che corrispondono alle contrazioni vaginali dell'autoerotismo infantile e, al tempo stesso, rappresenta il desiderio e la sua inibizione. Valentina (4 anni) immagina di accogliere nel pancino tanti piccoli animali in via d'estinzione, vivranno_ felici nella sua riserva interiore. Paola pensa, prima di addormentarsi, che le sue dita dei piedi si calino (come i nani di Biancaneve) nel suo ventre e ne emergano cariche di doni. Lorenza immagina una grande casa abitata di soli bambini; Silvana (4 anni) ripete più e più volte il gioco di perdere la sua bambola e di ritrovarla infine, quasi per caso, nel luogo in cui lei stessa l'aveva celata. Esterina cerca sotto le coperte un introvabile giocatt0lo che i familiari devono, ad un certo punto, gettarle tra le braccia. Le dinamiche sono di possedere dentro di sé, dell'incertezza tra il trattenere e l'espellere, del perdere e del ritrovare. L'oggetto in gioco è, in ogni caso il «bambino della notte» che non può essere partorito nella realtà ma neppure saturare il desiderio inconscio di maternità. Con lo sviluppo del principio di realtà, gli oggetti interiori vengono infatti riconosciuti come irreali, illusori. Per non cadere nel delirio la bambina deve staccare il -S desiderio dal suo appagamento ~ ~ fantastico, ammettere la sua in- ~ O\ ....... soddisfazione. L'oggetto primario della maternità inconscia deve quindi soggiacere alla perdita, sottrarsi al possesso onnipotente della prima infanzia. Di esso non rimane neppure il ricordo, un velo di amnesia nasconde questo antico ~ investimento. Tutto il processo -t::l viene dimenticato e la donna ~ ~ <::l avanza ignara verso la maternità, pronta ad apprendere anche ciò che un tempo aveva saputo. Dobbiamo però spiegare, a questo punto, perché la sessuazione femminile («donne si diventa» dice Freud) richieda la rinuncia di quei primi contenuti interiori, un processo di scavo del proprio corpo. Una risposta possibile è: perché la cultura e la società sono solidali nel condannare l'autosufficienza (seppur fantastica) del corpo femminile. È necessario, per la contrattualità sociale, che la donna si viva come privazione, che chieda all'uomo di ricevere il figlio del suo desiderio materno. Per Aristotele la donna è solo materia eppure il suo modello teorico presume che desideri il maschio come suo compimento. Il paradosso di un'inerzia desiderante viene risolto col presumere che la donna contenga in sé il non essere, che sia attraversata da una mancanza originaria che attira, come un gorgo, la forma e la pienezza maschile. L'uomo non conosce il desiderio perché non conosce privazione, solo la madre-materia desidera essere in-formata per colmare la sua originaria mancanza ad essere. 8 Se la donna è tale solo nella privazione, il processo di femminilizzazione si realizza in un'opera di scavo che concavizza il corpo9 convesso della prima infanzia estirpando i suoi contenuti elettivi. La fantasia di essere dotata di un corpo pieno, di un'autonoma potenza generativa, sarà sostituita dall'identificazione .con un contenitore vuoto che attende dal di fuori il suo riempimento. Il passaggio dal pieno al vuoto con cui la bambina perviene alla identità di genere provoca conseguenze determinanti. La gravidanza, priva degli oggetti fantasmatici che orientano, nel mondo animale, ogni comportamento istintivo, sarà vissuta come un'attesa passiva; il piacere del trattenere e dell'espellere il proprio prodotto sarà sostituito, nel travaglio del parto, dalla paura e dal dolore. Paradossalmente la gestante manca di ogni più elementare informazione su se stessa: l'esordio della gravidanza sarà ricercato nell'alchimia dei reagenti, l'inizio del parto ci giungerà come un. evento improvviso perché nulla ci avverte, dal di dentro, che il lavoro è stato compiuto. Tutto procede in noi ma a nostra insaputa. I tempi ciclici della riproduzione attraversano il corpo femminile senza che alcuna soggettività li riconosca, che alcun pensiero li rappresenti in immagini. L'economia della specie persegue indifferente i suoi fini in un corpo spossessato. 10 La maternità sociale si esprime nel prodotto, il figlio, ignorando il processo generativo. Nella nostra iconografia sono pressoché assenti le raffigurazioni della gravidanza e del parto. La nascita di Gesù, paradigma dell"evento', è rappresentata dal Presepe, nessun accenno al travaglio di Maria. Con il termine 'maternità' si intende la diade madre-figlio già compiuta, chiusa nella sua perfezione. Solo ai margini dell'attività psichica intenzionale e cosciente sarà possibile cogliere residui dei fantasmi inconsci, tracce di un sapere del corpo, di una «intelligenza degli organi». Intono a questa riserva vi è il vuoto, rivestivo da un'immagine corporea di parata, riconosciuta nell'esteriorità dello specchio piuttosto che nell'interiorità del sentirsi. Da Freud in poi, su suo invito, le psicoanaliste donne hanno cercato di recuperare un sapere del corpo femminile, dei suoi luoghi, dei suoi tempi, dei suoi piaceri, scontrandosi con un muro di cecità e di amnesia. 11 Quello che la donna non sa di sapere viene però parlato nel mito, nella favola, nel rito, nei luoghi dove la cultura cerca di esprimere l'impossibile. Nella cosmologia babilonese, che sta alle origini della nostra civiltà, Ti'amat genera dalla palude confusiva del proprio seno ogni sorta di creature mostruose finché Marduk, dio dei venti tempestosi e della parola efficace, segmenterà il suo corpo, introducendo l'ordine del cosmo nel caos della maternità primigenia. 12 La mostruosità che caratterizza la prole partenogenetica colpisce anche i figli di Era, quando intende generare all'insaputa di Zeus. 13 In tutta la biologia antica serpeggia il sospetto di una possibile autogenerazione femminile, cui fa riscontro la sopravvalutazione della funzione maschile: Il conflitto tra il desiderio di autogenerazione e le sue inibizioni è rappresentato dal mito di Baubò, la donna vulva. Baubò è ràffigurata come una pancia che sembra un viso e dalla sua vagina esce, a metà, un bambino. Nel mito si racconta che Baubò fece ridere Demetra che vagava disperata alla ricerca della figlia Persefone. L'incontro tra le due figure femminili esprime il trionfo della forza generativa del corpo di fronte al lutto della maternità sociale. 14 Che il corpo della donna sia dotato, oltre che di potere, anche di immaginazione formativa è un probl~ma che anima una disputa secolare sul tema delle voglie. Per due secoli (XVI e XVII) si contrappongono immaginazionisti ed anti-immaginazionisti, cioè fautori dèlla possibilità della gestante di intervenire con la forza del pensiero sul feto e detrattori di tale possibilità, finché la medicina, delimitata l'area scientifica della sua competenza, abbandonerà definitivamente la questione al sapere popolare. 15 • E comunque interessante osservare che il dibattito si svolge esclusivamente intorno alla capacità dell'«utero pensante» di indurre (tramite un eccesso di desiderio) anomalie e mostruosità nel nascituro. • Nessun sospetto che le fantasie positive, i vagheggiamenti, i rimpianti possano indurre nel figlio bellezza, intelligenza, grazia ed armonia. Il potere del corpo femminile suscita una inquietante connessione tra maternità e stregoneria: in entrambi i casi l'immaginazione femminile ·non può essere che diabolica e finalizzata al male. Chiusa nella sua silenziosa alterità, 'la biologia femminile soggiace ad ogni proiezione maschile. Mentre la donna sembra non voler sapere nulla di quello che accade in lei, la cultura dell'uomo fa tesoro dei suoi processi, traendone un plus-valore euristico e descrittivo. Socrate utilizza la metafora del parto per dar conto della maieutica, cioè dell'atto con cui il sapere innato viene alla luce.16 Sembra si attui una corrispondenza tra il sapere del corpo e dello spirito, ma Diotima, l'unica donna che intervenga nei dialoghi platonici, interrogata sulla natura dell'amore, specifica che solo coloro che sono gravidi rispetto al corpo si rivolgono alle donne e génerano figli, quelli che sono invece fecondi nell'anima si rivolgono ad altri uomini in modo che la passione per i bei corpi si tramuterà nella scoperta della bellezza e partoriranno «molti discorsi belli e magnifici, e pensieri, in un amore senza invidia per la sapienza». 11 Una dicotomia radicale che assegna alla donna la riproduzione dei corpi, agli uomini la creatività intellettuale. Ai nostri giorni, lo psicoanalista Bion ha saputo ricavare nuovi contributi di sapere utilizzando il paradigma della maternità per pensare (in termini "dicontenitore e contenuto) le origini del pensiero. 18 Le donne si trovano, ancora una volta, dalla parte dell'oggetto guardato più che da quella del soggetto che vede. Benché il nostro modo di sentire, di comprendere, di sognare e di amare sia connesso alla fisiologia del nostro corpo, le produzioni culturali delle donne ricalcano per lo più i modi della comunicazione maschile con una mimesi del tutto esteriore che produce spesso solo effetti retorici. La donna, dice Lou Andreas-Salomé, è un animale felice, anche se non sa definire il suo godimento, se non trova le parole per dirlo. 19 Ma, come sappiamo, nella nostra società non c'è più posto per la natura incontaminata, per il mito della terra vergine. Ciò che ci appare come spontaneo ed originario è solo il risultato di un più complesso processo di trasformazione. In nostra assenza, l'industria dello spettacolo sta saccheggiando l'immaginario femminile. Fantasie inconscie, mercificate, sono trasformate in prodotti di massa. Douglas Day Stewart, uno dei più potenti registi di Hollywood, ha dichiarato, in una recente intervista: «Oggi, nel cinema americano, trasferiamo alla realtà anche le fantasie delle donne, quelle degli uomini le abbiamo servite abbastanza». 20 Basta pensare ad ET, il mostriciattolo che viene da lontano, così prossimo e così alieno, per riconoscervi la rappresentazione del bambino notturno, del figlio partenogenetico della donna sola. Se un'archeologia dell'immaginario potesse restituirci le nostre rappresentazioni rimosse, animare il nostro lavoro generativo, renderlo consonante con il nostro piacere, il parto cesserebbe, allora, di essere distinto in cieca riproduzione di corpi ed in razionale creazione di simboli, per assumere il senso complessivo della fecondità umana. 21 Note (1) G. Mosse, Sessualità e nazionalismo, Bari, Laterza, 1984 (2) Boumeville e Regnard, Tre storie d'isteria, ·Padova, Marsilio, 1982 (3) E. Jones, Teoria del simbolismo. Scritti sulla sessualità femminile e altri saggi, Roma, Astrolabio, 1972 (4) S. Vegetti Finzi, «Elaborazione del parto», in Il piccolo Hans, n. 20, 1978 (5) J. Breuer, (S. Freud), Signorina Anna O., in Studi sull'isteria, in Opere, I, Torino, Boringhieri, pp. 189-212 (6) F. Fornari, Il codice vivente, Torino, Boringhieri, 1981 (7) S. Freud, Frammento di un'analisi d'isteria (Caso clinico di Dora), in Opere, IV, Torino, Boringhieri, pp. 305-402 (8) S. Campese, Madre materia: don· na, casa, città ne/l'antropologia di Aristotele, in AA.VV., Madre materia, sociologia e biologia della donna greca, Torino, Boringhieri, 1983 (9) M. Bonaparte, De la sexualité de la /emme, Paris, P.U.F., 1951 (10) G. Swain, «L'ame, la femme, le sex et le corps», in Débat, 24, 3, 1983 (11) J. Chasseguet-Smirgel, La sessualità femminile, Bari, Laterza, 1978 (12) H. e H.A. Franyfort, J .A. Wilson, T. Jacobsen, W.A. lrwin, La filo• sofia prima dei Greci, Torino, Einaudi, 1963 (13) M. Detienne, «Potagerie de femmes ou comment engendrer seule», in Traverses, 5, 1976 (14) G. Devereux, Baubo, la vulve mythique, Paris, J.C. Godefroy, 1983 (15) C. Pancino, La fantasia attraversa il corpo: ipotesi sulle voglie materne (manoscritto) (16) Platone, Teeteto, 149 b e sg.. (17) Platone, Il Simposio, 209 a. Si veda il commento di Luce Irigary in Ethique de la différence sexuelle, Paris, Minuit, 1984 (18) W.R. Bion, Apprendere da/l'esperienza, Roma, Armando, 1978 (19) Lou Andreas-Salomé, La materia erotica. Scritti di psicoanalisi, Roma, Edizioni delle donne, 1977 (20) R. Giachetti, «Il sex-filmè di moda a Hollywood», in Repubblica, 15 gennaio .1985 (21) Uno stimolo in tal senso è pervenuto da J. Lacan, Ancora (1972-73), Torino, Einaudi, 1983• FIRENZE 1-31 marzo 1985 OTTOVOLANTE .. .. c11,.cu1ro ! Dl PICODU:ZlONr e Dl POrsu ;. ... poesia ed editoria - poesia visiva, sonora e video - riviste fiorentine di poesia - readings e perf ormances - seminari e tavole rotonde - mail art - libri oggetto - incontro su arei/media e circuito della poesia ... Palazzo Vecchio - Palazzo Medici Riccardi - Palagio di Parte • Guelfa - Libreria internazionale Feltrinelli - Biblioteca Comunale Centrale - Spazio teatrale della Galleria Il Punto ARCI/media ARCI/media UCCA Omaggio a Pier Paolo Pasolini marzo/giugno 85 Città: Agrigento, Arezzo, Bari, Berlino,'Bologna, Carpi, Catania, Catanzaro, Codroipo, Cosenza, Crotone, Firenze, Giarre, Lamezia, Lucca, Massa, Melfi, Napoli, Palermo, Potenza,- Reggio Calabria, Reggio Emilia, Roma, Sarzana, Siracusa, Taranto, Teramo, Terni, Treviso, Udine e Verona. PEUGEOT TALBOT
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