C'è di più. Egli non adopera soltanto il metodo scientifico per convincere, ma addirittura un lessico scientifico; il titolo della predita è il «cannocchiale» di loto; nel passo delle talpe parla di «embrioni» di putredine, e più avanti di «pupille indebolite per rilassamento del nervo ottico», ecc. Come, a livello macrofigurale, in un contesto dimostrativo, razionale, scientifico, inserisce l'altissima figuralità delle talpe, esempio tanto efficace quanto poco esemplare e razionale, così, a livello microfigurale, costruisce i vari ossimori e le varie metafore con il lessico della scienza. E chi ne conosce le poesie sa che Lubrano non si è lasciato 1 Ho cinquant'anni e sento in me la fretta dell'interru- • zione. Perciò parlo scrivo e penso nell'immobilità spaziale della minaccia. Quelli di Frigidaire vanno in Afghanistan e parlano alle truppe sovietiche d'occupazione. Maurizio Costanzo celebra il natale dell' '83 a New York con un super-show. Massarini intervista Bonito-Oliva nella cucina della casa di un amico del critico. Gilberto Lonardo analizza i movimenti del gatto nel processo di ibernazione della prosa di Pizzuto (e, in un inciso, confessa di avere tradotto Lacan per Einaudi sotto pseudonimo - e che non ama Lacan). Questi fatti non mi interessano, non mi sembrano significativi. Eppure mi fanno pensare. O meglio: questi fatti mi interessano, li trovo significativi, ma non mi fanno pensare. Insomma, ho cinquant'anni e sono già fuori del moto. 2. Il giornalismo parla (la parla e anche ne sparla) alla letteratura. Tra il giornalismo e la letteratura l'intero spazio 'orale' è coperto dalla scrittura. La scrittura è lo spettacolo dell'immobilità. I 'personaggi' di tale spettacolo sono la falsa simultaneità - del giornalismo; l'autentica atemporalità - della letteratura; la confusione delle origini - della scrittura. L'energia di un tale spettacolo è immensa e compressa e se non fosse così tanto malcollocata non sarebbe consumabile, esploderebbe a ogni istante. Coltivare le piccole esplosioni è l'ambizione della scrittura non orale di controllare l'energia oggi disponibile, oggi liberata, nella parola, nel segno. La competenza specifica, in tale operazione, si acquista per distrazione, indolenza e consuetudine col valore inutilizzabile. I giovani e piccoli responsabili (autori) di tali esplosioni stanno gradatamente portando a termine un (involontario, forse) programma: disinnescare la memoria, che è: verificare la minaccia del tempo, che è: unificare le classi percettive dell'operare. 3. La scrittura non orale è perfettamente parlabile - anche se la sua consumabilità è spesso assai ridotta. La sua oralità, che è indiretta, richiede, per esserci, per essere consumata, un diverso uso del respiro, una scansione semantico-ritmica uniforme e remota e un movimento orizzontale. Non è canto, non è suono, non è rumore. È scrittura, si ascolta con gli occhi e si palpa con gli orecchi. La sua metrica è il chiasmo multiplo, la sua logica di base è la metonimia. Ma questa oralità si può anche descrivere in maniera diversa. Siccome discende, e obliquamente, da una scrittura che torna alla scrittura, che è dunque solidale soprattutto con se stessa, cioè ovunque uniforme, tale oralità è morfologicamente compressa e infinitamente estensibile. Con una tale scrittura variano le eredità percettive. La mente si organizza altri umori. La distanza tra progetto ed esecuzione può ambire allo zero. Ogni persuasivo scappare nessuna nuova conoscenza, nessuna invenzione, nessuna ipotesi scientifica, ma le ha assunte con implacabile tempismo per i suoi fini. È perché ne è affascinato che assume il linguaggio e usa le sc~- perte e i metodi della scienza. E perché ne è terrorizzato, perché ne sente la minaccia che comportano per la religione e per il suo programma, che ne fa un uso critico, negativo, distruttivo, deprecativo, diminutivo, infine, metaforico: il cannocchiale è «di loto», l'embrione è «di putredine», il rilassamento del nervo ottico produce «involontarj Narcissi della miseria» che, «non potendo colla languidezza de' raggi visuali rompere il mezzo dell'aria, dalla propria immagine replicati si adombrano», ecc. Lubrano assume la scienza per neutralizzarla, e la neutralizza metaforizzandola. 3. Infine, a un livello più profondo, non ho paura di affermare che gli ossimori sono formazioni di compromesso il cui rimosso rimanda al disfacimento del cadavere, allo spettacolo della morte che continua, sottoterra, dove cieche e convulse agiscono le talpe. Basta isolare qualche lessema: seppellite, scolaticci, tomba, vermi, dissotterrarle, ecc. La logica ossimorica qui fa sprigionare senso dal presunto non senso; non c'è stravaganza che non abbia una tensione di pensiero, e una quantità di pensiero. La violenza è «la violenza tipica delle formazioni di compromesso più tese» e il piacere che dà questo passo è «il piacere inseparabile dalle formazioni di compromesso ben riuscite». E si è arrivati così al giudizio di valore: Artale, considerato unanimemente un minore, è in realtà un minimo; Lubrano, considerato a sua volta un minore e solo da pochi anni oggetto di una meno inadeguata attenzione, è, e spero di averlo dimostrato, un autore che ha saputo depositare e tramandare i conflitti storicamente specifici Le piccol~tn!~plosioni statuto di differenziazione tra prosa e poesia si sbriciola. La forma relazionale del mondo e dell'uomo si intensifica - apparendo più transitoria e più stabile. 4. Le piccole esplosioni (la scrittura per frammenti e microframmenti) sono anche determinate dal genio ipertropico delle occasioni. La precarietà degli orizzonti interiori si fonde con la libidine selvaggia dell'accidente interno e dà vita (continuamente) ad una condizione sentimentale di cospicuo e insondabile avvenire: la felicità educata. Così, le piccole esplosioni sono contagiosissime. Si può già parlare di un autore continuo, clandestino a se stesso, che vive di 'gente', che è la 'gente', che è momentaneo e concentrato. Questa concentrazione è un evento culturale e fisiologico di prima grandezza: se si punta dall'alto un dito sulla folla, si trova sempre un altro dito reciproc3:.- mente puntato verso l'alto. E evento politico, grammaticale, morale. Non è stato mai necessario scrivere - chi vive stabilmente nel clima dei tropici, nell'umidità variabile (il salire o lo scendere), sa di che parlo. Oggi scrivere è denunciare intere eredità della colpa, del peccato, della simultaneità tra fare e non fare, tra sud e nord. Per cui è bene scrivere poco e con frequenza ma è soprattutto utile collocarsi, scrivendo, dentro il baratro che si è spalancato tra scrittura e significato. Il che da una parte rimanda ai conforti dell'esserci (misterioso) della 'gente' (che è sostegno erotico), dall'altra agli schemi del 'far poesia'. Le piccole esplosioni, bisogna dirlo, riescono raramente, ma la loro diffusione garantisce vistosiguadagni. Oggi i 'miliardari malcollocati' sono pressoché ovunque. Le grandi case editrici, e tutto ciò che significano, possono andare a farsi fottere. Anzi, sono già, in quest'ottica, defunte. 5. Parleremmo anche qui di 'palomar' di Calvino se già un fiume di piccole esplosioni non ci avesse messo in guardia. E questo comma perciò dovrebbe essere dedicato al LIBRO. Ma dovremmo, anche, spiegare (soprattutto ai violenti) perché il libro non ci interessa. Il che sarebbe un errore. Perché il libro ci interessa, ma soltanto nel suo (smilzo) volume fisico. Lo apri, leggi, guardi, tasti. Sai che si tratta di un'altra cosa. E, anzitutto, ci sono gli odori e i loro luoghi: ricette che non sono ricette; cartelle cliniche che sono preghierine; zuccheri che si comportano come metalli nobili. Il libro è un contenitore di contenitori usati in un altro mondo. Non può essere scritto da una sola persona (dire 'una sola persona' non significa niente), in uno 'spazio di tempo determinato'. Dicendo queste cose, qui, descriviamo q4ello che stiamo facendo. In passato, le stesse cose furono 'dette' in quanto 'progetto'. Si stampano molti libri che cercano di non essere libri (antologie, monografie con foto, interviste su tema, raccolte di giornalisticherie, ecc.) ma non ci riescono_.Architetti, pittori, fotografi, registi, scienziati, politologi, analisti, professori di ogni recinto, utopisti, non possono, quando lo fanno, che fare un vecchio libro. E questa faccenda merita di essere chiarita meglio. Lo facciamo alla svelta: il libro sta tramontando perché non interessa più gli scrittori, perché è fuori dalla 'concezione' di quel1' autore continuo di cui abbiamo parlato. 6. Le piccole esplosioni educano il cuore, il fegato e il cervello. Hanno etimo e istmo ghiandolare. In effetti, però, sono sistematicamente intrecciate con l'azione di ghiandole meno vistose e più sparse - e la loro azione è dunque più sottile, più capillare e richiede alimentazione controllata e specifica. Ci sono le piccole esplosioni in quanto processo metabolico interno, scandito dalla fissione e dalla fusione, personalissimo e privato. E le altre, non sempre e non necessariamente corrispondenti, di cui si occupa l'alfabeto scritto. Entrambe però sono ugualmente educative e autoeducative. In effetti, le piccole esplosioni della scrittura, in quanto discendono da processi unificati e inclusivi, emettono echi in ogni direzione, che possono essere catturati in qualsiasi condizione, con strumenti anche non particolarmente collaudati, assolvendo ai_compiti e ai progetti più diversi. E una minuscola lingua babelica che adotta il trasformismo più disinvolto per sedurre, con la medesima apparenza, il cultore dell'esperimento e il cultore del rischio ponderato. Le piccole esplosioni dissipano, là dove agiscono, ogni qualsiasi principio (o istanza) della disputa. Hanno, spazialmente, natura insulare - anche se dovessero, per aggregazione, acquistare dimensione di continente, non perderebbero uno psicone della loro vocazione verticale e orizzontale alla completa disponibilità. La loro valenza morale, politica, mercantile è regolata dalla circolare presenza del mare e dunque dalla doppia natura dialogica dell'isola che è isola e perciò necessariamente arcipelago, cioè isola ininterrotta o, che è quasi lo stesso, isola in continuazione. Simbolo, infine, di ogni coniugazione e declinazione antropologica. Le implicazioni discorsive di tale 'forma' sulla natura dell'esserci del 'discorrere' sono innumerevoli e tutte di analoga rilevanza. 7. Che cosa è, nella scrittura delle piccole esplosioni, un insieme? A questa domanda in qualche modo risponde il platonismo leibniziano. Resta fuori da tale risposta il dato della 'forma-esplosione', cioè: la continuità dell'esperienza continuamente interrotta; ed è in ciò il 'nostro' insieme - saldo e non scomponibile principio grammaticale - tatto - percezione: preposizione e sua maieutica. Abbandonata ogni ambizione del 'testo che fa pensare', condizionante e organicamente diseducativa. Alla (etimologica) dignità del testo prediligendo, in tutto o in parte, l'efficacia, istantanea e mobile, degli 'insiemi' che lo costituiscono. Un testo è ciò che della sua immediata superficie si perde, per fusione e fissione, nella cognizione del consumatore: uno o più atomi del pulviscolo di cui è costituito. Il testo, propriamente, non esiste. Esiste, volubile, il suo 'luogo di provenienza'. La scrittura delle piccole esplosioni scortica via dalla letteratura i ricatti e gl'incanti della professionalità e dei generi e apre sulle ingegnerie del mestiere varchi praticabili a chiunque si sia già adattato (o voglia adattarsi) all'alterazione della funzione delle gerarchie, della metafora, dell'accelerazione continuata. 8. La scrittura delle piccole esplosioni non è concorrenziale, agonistica. Non può essere migliorata, ma neppure soppressa. Non ha perciò connotazione economia - di paleocapitalismo o di capitalismo super. Non,è borghese, proletaria, acefala. E un puro residuo di mercato, non è uno scarto. Noi, qui, abbiamo un'idea di Mercato che non è allineabile. Come di una situazione di movimento irrefrenabilmente positivo: il posto delle cose, delle relazioni, è dove le cose, le relazioni stanno. Il posto giusto del Mercato è l'ovunque sia pure inaccessibile, è il luogo mentale anche in elaborazione: comprende, con parità di energia concettuale, l'intera regione delle Intenzioni. Sicché, il mercato è, dopotutto, il residuo di se stesso, il proprio momento di svincolo, dove scadenze, cadenze e abusi, nonostante gl'inquinamenti storici e psicologici, si sottraggono a ogni teleologia, fanno parte della micro e macrocosmologia. In qualche modo, l'esserci della cosa sottrae la cosa al proprio completamento astrattivo, decreta per essa la caduta di ogni decisione. Così, l'esserci della scrittura, la sua progressiva diffusione, sono l'indizio fisico della trasformazione della letteratura in un oggetto di predilezione enormemente più flessibile, in grado di fronteggiare l'improvvisa assenza di scopo introdotta dalla civiltà del mercato nel funzionamento delle energie umane - in forma di illimitato potere d'uso della realtà. La scrittura delle piccole esplosioni insorge all'incrocio di tali nessi: ironicamente, non ha e non vuole avere potedel suo tempo nella forma di quel conflitto fra razionalità e logica simmetrica che ogni testo deve riprodurre, allora come oggi e come sempre, per essere vera letteratura. Perché, e concludo con Francesco Orlando, «nella zona media in cui due logiche si mescolano e si combattono, solo in una simile zona di mescolanza e di conflitto, anzi solo della mescolanza e del conflitto stessi può vivere la letteratura. E il suo senso è la capacità di rendere comunicative le formazioni di compromesso più universali e di onnipresenti». re; ironicamente assume 'una' realtà come suo scopo immediato e inclusivo. Non è ironica e non è d'uso. L'illimitato potere d'uso della realtà, promosso e quasi sistematizzato dalla civiltà del consumo, è, cosmologicamente, residuo muscolare. 9. La piccolezza delle esplosioni di cui stiamo parlando incoraggia e stimola 'la prova della scrittura', l'esperienza, senza spettatori, del vuoto, della vertigine; la cognizione della genealogia del processo culturale. Non stiamo descrivendo un progetto, una poetica. Stiamo soltanto segnalando alcuni caratteri di un'operazione in corso, che ci piacciono e ci persuadono. Perché questi caratteri e non altri? Perché in ciò è la nostra educazione a questo mondo e di questo mondo. Perché, forse, o non abbiamo altri strumenti o gli altri strumenti ci restano irrimediabilmente estranei. O forse perché in una molteplicità d'impiego d'innumerevoli strumenti, quelli indicati ci sembrano, per il nostro piacere, meno incrostati di tautologia, più indicativi della nostra posizione e condizione storica. Intanto, il primo effetto pratico di quest'attività è che c'è, e si dirama, una consapevolezza sentimentale che è contemporaneamente agnostiça e tendenzialmente ottimista. E una verifica dei meccanismi del corpo: e dice che è arrivato fin qui, il corpo, in stato di miglioramento continuo. Anche se gli argomenti che utilizza per sostenere ciò sono perlopiù inafferrabili. Ma questo significa anche che non sono condizionanti. Chissà che col persistere di tale pratica non si possa anche cogliere l'istante di identificazione tra ciò che è beneficamente vago con ciò che è fatalmente preciso, e viceversa. 10. Chi scrive, qualsiasi cosa faccia, sta guardando qualcosa. Chi guarda, qualsiasi cosa faccia, sta vigilando su qualcosa. Detta così, questa cosa indica un orizzonte comunque senza limiti. Perché l'orizzonte, poi, non ha limiti. - Vigilare sull'assenza dei limiti è un istinto continuo, il suo 'per chi' e il suo 'perché' non hanno, fuori dell'istante, fuori dell'incanto, significato. È così, in questo, che chi scrive s'incontra con chiunque. Se poi, anche, lo fa: o non c'è più tempo per scrivere e lo scrivere è già un'altra cosa. Chi scrive, in effetti, fa già un'altra cosa. E non c'è altro modo di mostrarsi in quest'altra cosa se non scrivendo, se non smettendo di vigilare e di incontrarsi con gli altri. Così, scrivere così, è perpetuare il settimo giorno, il giorno del riposo. La scrittura delle piccole esplosioni non sembra intenzionata a valicare i confini del riposo, le manca tempo e spazio per farlo, letteralmente. La scrittura delle piccole esplosioni, se si pensa al resto, a ciò che intanto accade in ufficio o fuori, è un evento che emette radiazioni continuamente simboliche. Ha contatti che non respinge. È perciò sempre minacciata dalla debolezza. Diventa sempre più piccola.
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