Alfabeta - anno VI - n. 65 - ottobre 1984

dall'investimento delle disponibilità in dollari sono più allettanti di quelli conseguibili in altri modi». In termini più volgari: gli Stati uniti si sforzano di attirare sulle proprie piazze finanziarie (New York in testa) i capitali liquidi denominati in dollari, creando per essi condizioni particolarmente favorevoli, e ciò non può che incoraggiare l'acquisto di dollari in tutto il mondo, determinando il continuo rialzo del cambio. Questa situazione non può che rafforzare il ruolo di New York come principale piazza finanziaria mondiale: I capitali marciano su Wall Street è il titolo di copertina del numero di Mondo Economico (6 settembre 1984), che riprende un'ampia cover story originalmente pubblicata da Business Week (The New York colossus, 23 luglio 1984), e dedicata appunto a The city's sorge to world financial supremacy (L'ascesa della città alla supremazia finanziaria mondiale). «La crescita della quota di Wall Street sul mercato mondiale è stata particolarmente forte nel biennio, appena trascorso, di rapida ripresa economica, di alti tassi di interesse, di esplosione del dollaro», scrive Mondo Economico-Business Week, che riporta al riguardo una valutazione di Archibald Cox Jr, uno dei direttori esecutivi della Morgan Stanley International di Londra: «Il boom di Wall Street ha inizio col dollaro che diventa la valuta dominante del mondo. Il dollaro e la Borsa di New York stanno sempre più pilotando al rialzo i tassi [di interesse. Ndr.] in tutto il mondo». Il paradosso, dunque, è che «il dominio del dollaro è in parte il prodotto di due disavanzi - quello del bilancio federale e quello commerciale - che molti osservatori esteri considerano i mali peggiori della politica economica di Reagan», conclude Mondo Economico-Business Week, dal momento che sono proprio questi disavanzi a spingere la domanda di dollari e quindi i tassi di remunerazione offerti per i capitali in dollari. Ma, proprio per questo, «alcuni sostengono che la supremazia di New York non sopravviverà agli alti tassi di interesse che questi enormi disavanzi determinano». Tale ordine di considerazioni ci fa scivolare insensibilmente al di là della superficie smagliante della grande ascesa del dollaro e del trionfo di Wall Street, dal momento che essi sembrano perversamente collegati a due fenomeni (enorme deficit pubblico, disavanzo della bilancia dei pagamenti) che, stando almeno alle dichiarazioni, tutti negli Stati uniti intendono combattere. Ma vi è un altro fenomeno, molto meno diffuso dai nostri mezzi di informazione, che è difficile spiegare in base alla interpretazione-standard o che, comunque, mal si concilia con l'immagine della supremazia finanziaria di Wall Street, pietra angolare della ripresa economica americaBi lietti d: visita A-I servizio si accede per abbonamento annuale. Da un minimo di 6 inserzioni a un massimo di 33 inserzioni. I moduli disponibili sono: semplice cm. 5,1 Xl,4 Lire 30.()()0 O\ doppio cm. 5,1 x3 Lire 50.0()().Per informat"r) zioni più dettagliate scrivere o telefonare a: .5 Cooperativa Intrapresa, via Caposile 2, ~ 20137 Milano. Telefoni (02) 5451254 - e::,.. 5451692. Ufficio Pubblicità, servizio Biglietti da Visita. ~ ...., ~ ..C) g o !2 Riviste· ~ Il Cavallodi Troia S ' Quadrimestrale della Cooperativa Scrittori e Lettori· Abbonamento annuo Lire 22.000 EdizioniIntrapresa . Questo cavallo: Victor Sklovskij: Lettere inedite da «Zoo o-lettere non d'amore» Sette domande di Shuhei Hosokawa a Umberto Eco:· Dante della Terza: Due manifesti na. Desumiamo i dati da una fonte ineccepibile, The Wall Street Journal. Leggendo l'articolo U.S. Banks' Problem Loans Show a Surprising Increase (in The Wall Street Journal, 7 settembre 1984), si apprendono i seguenti fatti: nel primo trimestre di quest'anno gli utili delle banche Usa sono cresciuti di un modestissimo 0,4 per cento rispetto allo stesso periodo del 1983; i prestiti inattivi (sui quali cioè non vengono più pagati interessi alle banche) sono aumentati del 7,7 per cento rispetto al trimestre precedente; le perdite nette sui prestiti (loan losses) sono dell'll per cento superiori a quelle dell'anno precedente. Per essere pienamente valutati nel loro significato, questi dati debbono venire collocati sullo sfondo di una economia che marcia a tutto vapore. «Il peso dei prestiti 'sofferenti', a due anni dall'inizio della ripresa economica, sta sottoponendo il sistema bancario a una notevole tensione», scrive The Wall Street Journal, che cita in proposito l'opinione di un alto dirigente della Fdic, l'ente fede-. raie preposto alla sicurezza dei depositi bancari: «Perché i prestiti inattivi perdurino a un livello così alto in piena ripresa, continua a costituire un puzzle». Nel mese di agosto, la Fdic ha allungato la sua lista delle banche in situazione «problematica» al ritmo di una banca al giorno, portando il totale alla quota-record di 721; quest'anno sono fallite 53 banche, superando già il record di 48 fallimenti, stabilito nel 1983, per il periodo successivo alla Grande Depressione. La maggior parte di questi fallimenti riguarda piccole banche locali. Ma non si tratta solo di quelle. La scorsa estate è stata virtualmente riconosciuta l'impossibilità di salvare la Continental Illinois Bank, ottavanona banca d'America, che ha dovuto perciò essere nazionalizzata. Nello stesso periodo, veniva alla luce la crisi della Financial Corporation of America, la maggiore cassa di risparmio degli Stati uniti, sorpresa dai regolatori federali a trasformare i propri passivi in utili attraverso trucchi di bilancio. Business Week del 20 agosto, nella sua analisi trimestrale dei bilanci delle 900 maggiori società Usa («Corporate Scoreboard»), ci offre un'altra immagine della medesima situazione. Nel secondo trimestre di quest'anno si sono registrati incrementi dei profitti, rispetto al 1983, ampi e diffusi in tutti i settori: un risultato senza precedenti negli ultimi cinque anni, commenta Business Week; in media i profitti sono aumentati nell'ordine del 25-30 per cento. Ma quando si passa all'esame del settore bancario si osserva che i profitti, rispetto al 1983, sono scesi del 63 per cento; il settore dei servizi finanziari non-bancari ha registrato una diminuzione dei profitti del 44 per cento. Il settore finanaut-aut202-203 Luglio-ottobre 1984 In questo numero: Vattimo, la filosofia del mattino Dal Lago, il luogo della debolezza Rovatti, tenere la distanza Masini, Kakfa: la distruzione che edifica Bonola, Heidegger e Scheler Bonato, Lacan e Heidegger Tommasi, Klossowski con Nietzsche? Babilonia Mensile di cultura e seduzione gay, in edicola a L. 3.5()() BabiloniaEdizioni e/o Edito da: Franco Beltrametti & Patrizia Vicinelli. Con la collaborazione di J ohn Gian. Stampa: Gianni Castagno/i. 500 copie firmate dagli artisti. e/o Scorribanda productions pobox 3 ch-0826 Riva S. V. Switzerland & e/o Patrizia Vicine/li Siepe/unga, 22. 40137 Bologna. Italy. ziario - scrive Business Week - è quello che attraversa le maggiori difficoltà. Che cosa sta accadendo dunque nella finanza americana, proprio nel momento in cui il dollaro e Wall Street sembrano celebrare il proprio trionfo? Trovare spiegazioni non è semplice. Sicuramente, i prestiti ai paesi del Terzo Mondo (America latina in testa) e al settore petrolio-energia stentano a riportare a casa i frutti previsti, e ciò incide pesantemente sui profitti, spiega The Wall Street Journal. Un altro articolo del quotidiano di New York (Financial lnstitutions Are Showing Strains After Years of Change, 6 settembre 1984) inizia così: «Sta per aprirsi un decennio di turbolenza nel settore finanziario. I crack stanno venendo a galla, e potrebbe essere solo l'inizio». Tanto per completare il ribaltamento dell'immagine corrente, nell'articolo si dice che, fra le cause della crisi del settore finanziario Usa, vi è anche l'inflazione molto bassa (molti prestiti erano stati concessi basandosi sulla previsione che i tassi di inflazione sarebbero rimasti elevati), la deregulation e persino gli alti tassi di interesse, cioè precisamente il fattore che viene citato come motore della «ascesa di Wall Street alla supremazia finanziaria mondiale». Hanno ragione quei critici dell'amministrazione Reagan che vedono nelle politiche «deficitarie» e monetarie di questa presidenza un pericoloso gioco d'azzardo, un bluff che prima o poi sarà pagato a prezzi salati? Prepariamoci a un altro aggiramento dell'immagine dominante. In effetti, Reagan ha sempre respinto la interpretazionestandard, in particolare ha sempre negato che vi sia un rapporto fra il disavanzo del bilancio federale e gli alti tassi di interesse: la responsabilità di questi ultimi viene attribuita principalmente alla Federai Reserve (cioè alla massima autorità monetaria, che negli Stati uniti ha notevoli margini di autonomia dalla politica della Casa bianca), e soprattutto a chi la dirige, cioè a Paul Volcker, accusato di mantenere una politica monetaria troppo restrittiva, inadeguata a tenere il passo deJlo sviluppo impetuoso dell'economia. E qui entriamo nel sancta sanctorum della politica economica (e della politica) americana, là dove i nostri media non spingono volentieri lo sguardo, anche quando si tratta di informazioni e analisi che hanno largo corso nella stampa Usa. Come esempio, senza dubbio sintomatico, possiamo scegliere un articolo comparso nella pagina dei commenti «Economie Watch» dell'autorevole Business Week. L'articolo è di Paul Craig, professore di economia politica presso il Center for Strategie and International Studies della Georgetown University, che appartiene verosimilmente a quell'ala dell'amminiStrategia Quindicinale della comunicazione pubblicitaria/Agenzie/ Utenti/Mezzi. Abbonamento annuo L. 55.000 PolaEditrice Autografo3 Maria Antonietta Terzoli: Il pozzo sepolto di Ungaretti Luigi Baldacci: R. Jacobbi critico MarziQPorro: Le pagine morte Giovanni Bardazzi: Lucia e il corpo Guido Lucchini: L'atra riiera Lettere di Saba a Montale Materiali critici di E. De Marchi Abbonamento annuo Lire 22.0()() EdizioniIntrapresa ScienzaEsperienza18 Mensile della Cooperativa Nuovo Sapere. 32 pagine, Lire 4.000. EdizioniIntrapresa. In questo numero: Dossier: Leggere Bateson, con scritti di Michelangelo Notarianni, Marcello Cini, Giorgio Bert, Silvana Quadrino. Romano Canosa: Malattia e diritto. Walter Ganapini: E la discarica si ambientò. Angelo Dina: Sindacato e innovazione. strazione Reagan talvolta denominata (non si sa con quanta appropriatezza) «nuova destra», e divenuta più propriamente celebre per la sua teoria della «supply-side economics» che sta alla base della politica economica di Reagan. In particolare, la riduzione delle tasse propugnata da questa scuola è divenuta uno dei perni della politica reaganiana: la teoria «supplyside» (cioè del «lato dell'offerta») sostiene che l'economia Usa può e deve ritornare a stabili ed elevati ritmi di sviluppo senza inflazione, a patto che lo Stato alleggerisca la sua pressione fiscale: sarà il maggiore reddito a generare un gettito fiscale sufficiente a riassorbire il deficit statale. L'articolo di Craig ci fornisce un insolito spaccato del violento conflitto dottrinario e politico attualmente in corso non solo fra democratici e repubblicani, tra Casa bianca e Federai Reserve, ma addirittura all'interno della stessa amministrazione presidenziale. Si tratta, infatti, di un aspro attacco a David A. Stockman, direttore dell'ufficio preposto alla preparazione del bilancio federale (Omb, Office of management & budget). Il candidato democratico alla presidenza Mondale ha recentemente accusato Stockman di avere «cucinato i libri contabili», cioè di aver truccato le cifre delle previsioni su cui si basa il bilancio federale 1985, allo scopo di mettere in buona luce la politica di sviluppo economico di Reagan. Craig ritiene invece che Stockman abbia «cucinato i libri», ma per lo scopo contrario, cioè «indebolire la fiducia di Reagan nello sviluppo, piuttosto che nelle tasse elevate, per tagliare il deficit». Secondo Craig, i dati dimostrano che la ripresa economica sta dando i suoi frutti anche a livello fiscale, con «enormi decrementi» del deficit, ma Stockman avrebbe manipolato le cifre per dimostrare che la riduzione del deficit proverrà dall'aumento delle tasse e dai tagli nelle spese militari, non dagli effetti dello sviluppo. La questione può apparire sottile e non vogliamo annoiare i nostri lettori con i dettagli sui trucchi statistici che, a detta di Craig, Stockman avrebbe operato. Ciò che conta è che Craig indica in Volcker, in Stockman, nello stess9 vicepresidente Bush, in molti dirigenti («senior policymakers») dell'amministrazione Reagan una linea politica la quale, sos.tenendo che lo sviluppo porta all'inflazione, si oppone alla politica di sviluppo di Reagan, punta su elevati tassi di interesse, su aumenti di tasse e su altre misure che porteranno all'arresto dell'espansione economica americana. Craig ha buon gioco nel rinfacciare a Stockman di avere sottostimato del 100 per cento il ritmo di sviluppo nèlle previsioni di bilancio del 1983 e di avere ripetuto lo sbaglio nella previsione di bilancio per il 1984, nell'ordine del 55 per LaGola24 Mensile del cibo e delle tecniche di vita materiale. 32 pagine, 16 a colori, Lire 4.000. EdizioniIntrapresa. FlashArt La Prima Rivista d'Arte d'Europa Ogni copia Lire 5.000, abbonamento per 8 numeri Lire 30.000 GiancarloPolitiEditore. Varie Immaginidi guerra in tempodi pace Dibattito-convegno organizzato dal Comitato per la Pace Universitario Città Studi. Interventi di: Omar Calabrese, Ignazio Carpentieri, Giovanni Cesareo, Ida Faré, Roberto Fieschi, Carlo Formenti, Pietro Mussio, Andrea Ottolenghi, Tito Perlini, Francesco Siliato, Mario Spinella. 26-27 ottobre 1984 Politecnico di Milano, Via Bonardi. cento. Truccando i conti per il 1985, così da trasformare in una profezia autoavverantesi i suoi obiettivi antisviluppo, la fazione cui Stockman appartiene spianerebbe la strada per la presidenza nel 1988 all'attuale vicepresidente Bush, contro il candidato dei «supply-siders» Jack Kemp (la rielezione di Reagan è data per scontata, evidentemente). Nell'articolo di Craig emerge uno scenario certamente inusuale per il lettore italiano (e forse per quello europeo in genere); non solo è per noi sorprendente leggere che Reagan non ha fatto altro se non riprendere la politica di sgravi fiscali varata da Kennedy all'inizio degli anni sessanta (siamo abituati a considerare Kennedy e Reagan come due termini opposti); ma sorprende il candore con cui l'analisi economica viene esplicitamente intrecciata alla lotta politica in corso negli Stati uniti, al di là degli schieramenti «ufficiali», del tipo democratici/repubblicani. Ne discende, forse, la possibilità di interpretare diversamente l'altrafaccia del dollaro, quella dove si incontrano le forze di uno sviluppo tumultuoso e di una finanza in difficoltà, le immagini di una Wall Street trionfante e di una Wall Street sull'orlo di un abisso. Di quest'America, della sua economia, della sua moneta, molto resta da capire. The Economist del 18 agosto definisce Reagan «un re Tory» che pratica «politiche Whig» e un «keynesismo-turbo» (turbo-charged Keynesianism). • Ogni lettore può dire se le informazioni che arrivano nella nostra provincia dell'impero sono sufficienti a capire almeno i contorni di una storia da cui dipendiamo tutti (per l'esattezza, l'articolo di Paul Craig How Stockman really cooked the books è stato pubblicato da Business Week nel numero del 17 settembre). Nota Mentre questo articolo va in tipografia, vediamo che il Corriere della Sera del 18 settembre dà ampio spazio in prima pagina a una •intervista con Arthur Laffer, uno dei principali teorici della «supplyside economics» e «ispiratore di Reagan» in campo economico. È uno dei non frequenti contributi a una conoscenza più diretta e approfondita della cosiddetta Reaganomics. Da notare, tuttavia, che - secondo un costume che vede •comparire gli economisti americani sulla nostra stampa come «mediciconsiglieri» dell'economia italiana, più che in qualità di fonti di prima mano sull'econonua Usa - l'intervista è centrata prevalentemente, anche se non esclusivamente, sugli affari di casa nostra (Questa la terapia di Laffer / «In Italia bisogna ridurre il peso flSCale~, in Corriere della Sera, 18 settembre 1984). Corpo10 Raccoglie alcune tra lepiù significative esperienze dellascrittura contemporanea Via Lecco 2, 20124Milano. Telefono (02) 2718758 La praticafreudiana-- Corso Plebisciti 6, Milano, te!. 794515 Insegnamento di teoria e clinica psicoanalitica inizio giovedl 15 novembre 1984, ore 18,00 Sergio Finzi terrà un corso di lezioni ogni quindici giorni, il giovedl, da novembre a marzo, sul tema: Le originidell'angoscia (viaggio di uno psicoanalista intorno a Darwin) Libri Quaderni I Lovato·Guerrino: Sfoghi del cuore di un frate amante dell'arte. EdizioniStudioItaliano. Strada 22 luglio 42, 43I()()Parma.

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