Alfabeta - anno V - n. 55 - dicembre 1983

l Fabbri. Un tempo si diceva 'paronomasia' ... Il nome sarebbe, allora, una 'parapronomasia'. Lyotard. Certo. E ancora più importante t la problematica temporale, ptr cui il nome t nel regislro del già. La nostra vita t un processo di apprendimento di nomi, lo si vede btne ntl gioco dtlla cultura. E, come ogni apprendi• mento, qutllo dei nomi t seleuivo: si può misurare l'accento posto da un portatore di nomi su un dettnninato regime di frasi, proprio in base al sistema di nomi che vi privilegia (è ovvio che un attore non ha in testa gli stessi nomi di un pizzicagnolo). Resta il fatto che, quale che .siala selezione, il nome t già: ogni sistema di nomi (lafamiglia, i compagni di scuola, ecc.) i un mondo di nomi preesistente, si presenta con uno statuto di realtà. Ma, proprio come il nome non t un deittico ma un quasi-deittico, i mondi di nomi sembrano essere la realtà, ma non solo la realtà. Fabbri. Sono i cosiddetti 'effetti di reale'. Ho un esempio curioso: fino iJll'Ottocento, i Messicani, considerando che nel calendario a ogni data corrisponde un nome, davano rigidamente ai bambini il nome scritto sul calendario nel giorno della loro nascita. Questo per praticittl rispelto al Giorno del giudizio, nel quale tutte le anime avrebbero poluto raccogliersi ordinatamente secondo il nome, dunque secondo la data. Fcrraris. Un altro effttto di reale, legato alla ttmporalittl, lo si può trovare ntlla Recherchc. Commentando la morte di Charles Swann, Proust nota che dopo la morte non sarebbe rimasto nulla del suo nome; e prosegue dicendo che, viceversa, dopo la morte di un Guerr,ymtes (ciot di qualcuno che in vita era stato proprio come Swann, condividendone i gusti e le amicizie), il suo nome sarebM sopravvissulo in altri Guermantes, in una stirpe e in un blasone. Lyotard. È il problema dtlla gloria. Il nome ha un rapporto fondamentale con la morte, e la gloria consiste nell'iscrivere il proprio nome in un sistemo di nomi, di crononimi (perché appunlo le date sono nomi) e di toponimi. Sollo questo profilo, filosofia e avanguardia si identificano. Ferraris. Ancora sul problema del cambiamento. In Le Dififrend lei .scrive: •Dare legittimitd al dis.sidio significa istituire nuovi destinatari, nuovi destinatari, nuove significazioni, nuovi referenti, perché il 1orto abbia modo di esprimersi, t chi vi t soggtt10 cessi di essere una vittima•. Come bispgna intendere questa apertura di campo? Lyotard. Come l'apertura di una nuova legittimità. Riprendendo l'esempio precedente, Duchamp crea un'opera che i completamente .spiazzata rispe110a quelle dtlla 1radizione: in un certo stnso, ripara un torto - ma, d'altra parte, . crea nuovi torti, al piacere visivo, al cromatismo, ecc. Ferraris. Ora, però, tulio t recuperato. Lyotard. Sì, c't una operazione di recupero, del tutto vuota: un'opera di restaurazione. Ferraris. Anche di 'rislorazione', ntl senso in cui Brecht parlava di 'arte gas1ronomica'. Lyotard. Direi in tre sensi: di restaurazione politica, di ristorazione gastronomica, e ancht di restauro in senso tecnico, museale. Si potrà uscire da que.starestaurazione solo a prezzo di un'avanguardia ancor" maggiore. Ciò di cui si ha bisogno non t ctrto il transavanguardismo, ma di una rifle.ssione sul maleriale stesso, che si avvalga di tuttt lt tecnologie. Su questo punto, l'interrogazione i ancora agli inizi. Alcuni miei amici californiani, che sono ottimi musicisti 'classici' (ciot moderni), ora si occupano di computer music. A prima vi.stat duro, ci si sente molto spiazzati comt• destinatari (t un torto all'idea di Autore), ma si aprono anche prospellive importanti. Lo stesso vale per la ricostruzione numerica delle immagini - una procedura a prima vista inutile o ridicola ma che, a mio avviso, t densa di possibilità per le avanguardie. Il rilassamtnto a11ualtt perciò solo momentaneo; spero che lo si superi presto, e lo si dimentichi, perché non t arte, ma economia. concetto, sulla funzione del 'monogramma' nel giudizio. Mi sembra inttrusantt, ptrchl si collega al problema di una logica della sensibilità: non appDrtitnt alla ragione, ma al sensibile e al sentimento, e su questa struttura analogica si fonda il giudizio. Lyotard. Infatti. S«ondo Kant, lo Ùbergang. il passag• gio tra una 'i.sola' e l'altra ntll'arciptlago delle famiglie di frasi, i consentito dal monogramma. Kant scrive che l un ideale della sensibilità. Che significo? Un ideale~, Kant i qualcosa di molto complicato, i la concretizzazione di una idea - ptr esempio, Socrate i un ideale di filosofo. Ora, i monogrammi sono forme priviltgiau della sensibilità, che non fanno ricorso all'inulleno, alla ragione, al giudizio, e appartengono solo alla sensibilità. Sono figure, non schemi. Ne sono dotati, secondo Kant, i fuionomisti: i pittori, o coloro che con un solo sguardo sapevano riconoscere le persone, per necusilà poliziesche, oppure i frenologi, i fisionomisti ... Sono dti metodi, delle vie ptr compiere il passaggio da una famiglia di frasi a un'allra.. Fabbri. // monogramma costituisce un optratort 'giudizioso' proprio comt il paradosso su cui hai insistito nei luoi libri. Lyotard. Si. la phroncsis dtl giudizio non può fondarsi sulla don, sulla semplice opinione. In quel caso, si po1rebbtro rittnert giuslt moltissimt cost, per il stmplice fallo cht esistono. Il movimento dtl paradosso t più singolare, perché con.sente di oltrepassare l'opinione co"tnlt, l'opiniont pubblica, di trovare la rtgola che valt per il caso dtttnninato cht dobbiamo giudicare. Fcrraris. Ma quasi tulla la tradiziont fik,sofica non ha /ano allro cht scrtditart il paradosso, considerandolo più un modo per ingannare, un sofuma appunto, che non un modo per giudicart secondo giustizia. Lyotard. Si, ma ciò l avvenuto perché la logica ttndt a tliminare la temporalità, e a quel punto il paradosso non L'arcipelago, il mooognmma, Uparadosso può cht risultart una fallacia, un sofuma ridicolo, dato cht Fabbri. Provo a ricapitolare quanto abbiamo dttto fino- si basa sull'autoreftrtnzialità. Ma tait autoreftrtnzialità si L'avanguardia e le regolt ra. Tu escludi cht il politico in quanto tale, o il teorico, scioglie una volla che si reintroduca il tempo ntlla logica, Fabbri. Veniamo al problema della trasfonnazione delle possano fornire un criterio certo di giudizio. Ques10perché così che il paradosso può ridivtnlare un operatort di giudiregole. Nel tuo libro, ti poni il problema del cambiamento esiste una eterogeneità di famiglie di frasi, che non sono zio. Si può capire meglio questo problema se si pensa a dei criterima sottolinei che non vi l un criterioper il cambia- omologabili entro un metalinguaggio generale. Il giudizio Hegel, che l stato l'unico grande filosofo classico a schierarmento stesso. Ora, questa immagine della trasfonnazione avviene piuttosto secondo 11na phronesis- una '.saggezza' le si dalla parte dei Sofuti, accantonando il principio di concome qualcosa che accade in assenza di regole esplicite non traddizione e ammettendo l'autoreferenzialità, che si scioI forse quella delle avanguardie artistiche? Generalizzando, glie introducendo la dimtnsione dtl ttmpo. Ma con una in tutto Le Difffrend non prevale forse un modello 'esteti- clausola, per cui ciò che conia t il risultato: I' autorefertnziaco'? le t indecidibile, ma l'indecidibilt dà il risultato. -fl· Lyotard. Come ho dello, mi sono sforzato di rendere ... Fcrraris. In questo caso, ptrò, non torniamo alla filosoquesto libro la cosa meno 'scritta' pos.sibile, senza uno stile fio della storia, con i suoi possibili esili perversi? Penso ad né tanto meno una costruzione, un impianto narrativo (ho esempio, in Italia, all'attualismo di Gentile, per cui in nr conservalo l'ordine in cui, per associazione, ho scritto i vari ~ ri..-\:· ~ stanza 'cosa fatta capo ha', con tutte le conseg~nzt a dir paragrafi). Questo però non esclude una ctrta egemonia · " ~ poco agno.slicheche un simile principio comporta. dell'estetica come filosofia de/J'arte. Lo .stessottnnine 'gene- --·- ..J:., t.:... Lyotard. No. Nel paradosso, ciò che pennette di giudicari di discorso', che ha una funzione fo~nJale nel libro, ,A.t,.. re non t già acquisito, ma resta ancora da acquisirt. È hlltO chriva dalla filosofia dell'arte, per cui ogni genere ha deJJe ~ ~.ej il contrario tkll'attualismo: si giudica proprio al di là del finalità, e ogni finalità i-npone la propria techne a chi - Jii&si~- .J..=.-,:.._ daJo, avvalendosi appunto di 'monogrammi' e di 'segni di come referente, destinatore o dtstinarario - vi t implicato. ~=•·f--t;_ storia', di un impresentabile che trasparenel mondo. I paraConcepire il linguaggio come un'opera d'arte, tkl resto, i _... dossi tklla sofutica, <kllaretorica o dLi Mtgarid implicano una idea vecchissima, che risale alla linguistica romantica: t • un uso dell'Idea, ci« dd tempo-il reperimenJo di un orizuna intuizione kantiana, che si ritrova in von HumboldJ, in .f ~ -:A zonle di cose da /art, per giudicar,: k cose fane. Il che non Herder e in Schiller... ~ significa reintrodurre una teleologia swrica. Rispetto alla Fcrraris. Ma esiste una techne propria al genere filosofi- -'Z::!:,.~ IWJkttica hegeliana, i paradossi sofutici hanno, a mio avvico? Penso allapolemica tra Fichte e Schiller: rispondendo a so, alrmno due vantaggi. In primo luogo, ptr Hegel r au.toquest'ultimo, che - del resto a ragion~ gli rimproverava un Témoigncrdu différcnd refertnzialilà t il Selbst. il soggetto, dunque un principio brullo stile, Fichte obiettava (in Sullo spirito e la lettera in umanislico. Ma, soprattutto, in Hegel il passaggio paradosfilosofia) che ntl pensiero spirito e let1erasi equivalgono. cui regole non sono predeterminate. Si tratta di un •modo sale t cumulalivo: ogni risultalo apre su nuovi indecidibili, Una risposta ambigua perché, da una parte, .suppone che savio» che consente il passaggio da.un regime di frasi a un poi su nuovi risultati. Viceversa, per i Sofuli l'aUioreferenesista un 'generefilosofico' ma, dall'altra, non lo caratteriz- altro. Ora, vorrei che tu parlassi di più delle vie per cui zialità vtrte sulla frase, e i 'colpi' paradossali non sono za affauo, se non per una adeguazione 'soprasensibile' dello questo passaggio t possibile, degli operatori di questo pas- cumulativi. spirito con la lettera. saggio. Diversamente, quanto hai dello può avere un aspetto Quello dei Sofuti t stato un vero e proprio lavoro di Lyotard. Si scrive sempre in un genere. Anche questo molto 'pluralislico' e scettico: IO.Jciamola scienza agli scien- avanguardia, che può tssere assimilato al lavoro di Dulibro ne ha uno, come scrivo nella scheda di presentazione: ziati, l'economia agli economi.Jti, ecc., dato che manca un champ o di Joyce nell'arte, con gli stessi effetti pottnziali t il genere 'saggio' discontinuo, interro/lo. I filosofi prendo- metalinguaggio legittimo e legittimante. ntlla trasformazione dtlle regole. Il giudizio si effettua per no sempre a prestito generi dalla letteratura in senso ampio, Lyotard. t. proprio l'osservazione che mi ha fatto Jean- paradossi che valgono una volta soltanto, e inte"ogano il e perciò, in questo senso, non esiste uno specifico genere Christophe Bailly. Aveva tenuto una conftrtnza alla Écok piano del linguaggio. È per paradosso che si fa la spola da filosofico: lafilosofia abita parassitariamente gli altri generi norm4Jlesul Diario moscovita di Btnjamin, mostrando co- una famiglia di frasi all'altra, giudicando 'colpo su colpo' - ma con intenzioni peculiari, interrogarsi sulle regole. È me la passione amorosa di Benjamin per Asja fosse imper- ma .senza che il giudizio sia reversibile o cumulabile- senza una sorta di tradimenlo: il filosofo ha l'aria di fare un tratto- meabile a qualsiasi giudizio politico. Una eterogeneità com- avvalersi, ciot, di un criterio di legittimazione generale. 10, un saggio, un romanzo, un diario - ma, nella misura in pitta, una totale opacittl. C'è stato qualche inlervento su Fabbri. Attraverso i paradossi, facrndo la spola da una cui questi generi sono abitati en philosophe, sono sottoposli Benjamin, sul suo pensiero, ecc. Poi ho preso la parola io, famiglia al 'altra di frasi, con una certa phronesis, si può a regole eterogenee. U regolt dtl gtntre non sono adottate diando: «D'accordo, c't opacità nel sentimento di Benja- continuare a giudicare anche in assenza di grondi ra«onlicome modelli, ma come oggttti di riflessione critica; predo- min, e allora? Bisogna capirlo, non t il caso di discuter- guida. È importantt, perché ora il vtnir meno del criterio mina il regime inte"ogativo. Nello Retorica di Aristottle c't ne... » BaiJJy mi ha dttto che ero deplorevole, perché mi storico-dialellico viene a significare l'abbandono di qualsUUi un passo che mi ha sempre colpito. Secondo Aristotele, il limitavo a mandare tutti a casa: il politico a far polilica, il genere di criteri. Penso a cose come il Reni Girard di Dcs proprio, non della techne oratoria ma dtlla riflessione su di p<Htaa innamorarsi... choscs cachUS dcpuis l'origine du monde, o a/l'apologia da usa, t cercare le regole per ottenere gli effetti oratori deside- Ferraris. Ma l'arcipelago critico? Ci« la possibilità - di parte di Robtrto Ca/asso di Talleyrand contro Robespie"e rati spingendo.si •quanto più lontano possibile» (in greco t cui lei parla commenlando gli scrilli storico-politici di Kant (messo sullo stesso piano dei guardiani di Auschwitz), ma piullosto «quanto più lontano tolltrabilt•). Portare l'inter- - di un giudizio capace di fare la spola tra le diverse 'isole' ancora di più all'elogio dei decisori del raziocinio opporturogazione •quali sono le regole» il più lontano possibile. Il dei regimi di frasi, mettendoli in rtlazione? nista. Una filosofia da cortigiani. genere filosofico, quindi, non può cht destabilizzart, mette- Lyotard. Si, l'arcipelago t il modo per uscirne. Ne ho Lyotard. Sì, proprìo l'assenza di mrtafinguaggi acuisct il re in movimento, le regole del discorso che ha preso in parlato in molti paragrafi: quando si vuole convalidare una problema dtl giudizio. Non si può, come spesso si tendt a prestito. Ovviamente - e con qutsto comincio a rispondere frase appartenente a un certo genere di discorso, occorre fare, porre sullo stesso piano Hiller e Stalin, ad esempio. alla domanda di Fabbri - non t necessario che sia un filoso- servirfi di un altro genere di discorso. Si è costrttti a viaggia- Entrambi erano certo tipi di totalitarismo, ma non erano il fo a fare que.sto lavoro di interrogazione. Joyce destabilizza re. Come dice Kanl, quando non vi sono prove nel senso medesimo totalitarismo. Oppure, come dicevo prima a Fer- g: · l'ordine narrativo del romanzo, la Stein l'organizzazione della 'presentazione semplice', della sensibilità-provt deit- raris, non .sipuò equiparare l'entusiasmo dti tedeschi per la ~ dei paragrafi. Sono operazioni filosofiche in senso eminen- tiche, -bisogna ricorrere a dei quasi-deittici: simboli, analo- Rivoluzione del/'89 e quello di molti inglesi ptr il fascismo. ·t te. Andando «il più lontano possibile», Duchamp ha inven- gie, metafore. Di fatto, da un punto di vista logico, t uno La rivoluzione supponeva un ideale cosmopolila in via di tata nucvi generi, con regole che in parte derivavano da scandalo: che cosa vuol dire semi-deittico? Eppurt, il giudi- realizzazione, una proiezione sul futuro; il/ascismo traeva ~ quelli vecchi e in parte trano assolU1amen1einedite. Questo zio si basa .sudi tssi, ed effettua il passaggio. Tutto il neo- la propria legiuimilà da un popolo ele110,e dal passato. l': t il lavoro dell'avanguardia: la prospettiva del •più lontano kanlismo ha dibattuto un probltmo: il giudizio t una facoltà L'apologia dei decisori, del capitale, t sopra/lutto inulile. -e possibile» non t un romanticismo ontologico dell'abisso, come lt altre, oppure t una metafacoltà che effettua il pas- Ricordo quando nelle elezioni del 1974 dissi che non avrei j dell'eroismo letterario, dell'eroismo dtllo spirito, come dice saggio da una facoltà all'altra? Su questo punlo esita lo votato Mitterrand perché non ero per il riformismo. Mi .... Miche/et: si può anzi abbordare il problema del superamen- slesso Kant. 'A mio avviso, il giudizio non t unafacoltà vtra obie11arono:«Allora vota per Giscard!» Ho risposto: «Per- ~ 10in modo molto sobrio, come appunto ha fatto Duchamp. e propria; giudicare significa trovare la regolaptr il caso, e chi? Il capitale non ha ctrto bisogno di ntt, se la cava C li superamtnlo dei canoni trasmessi t ciò che Hegel chiama- non si put, far questo se non avvalendosi di simboli, di btnissimo da solo• e va la potenza dtl negalivo, il che, con minore enfasi, signifi- allegorie... (Traduzione e cura di Maurizio Ferraris) 1:; ca l'adozione di un regime di interrogazione delle regolt. Fabbri. E di monogrammi. Nel libro accenni a questo Illustrazioni di Gianfranco Barucbello ~ ~-----------------------------------------------------~-a

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