Alfabeta - anno V - n. 55 - dicembre 1983

Ilcampt,.4@Jl@_.~ligio K laus Heinrich è direttore dello «Institut filr Rcligionswissenschaften» (Istituto di scienze delle religioni comparate) delJ'Univcrsità di Berlino. Tra le sue opere, va ricordata in particolare Parmtnidts und Jonas. Obu dit Sc.hwierigheittn Ntin zu Sagen. D. Professor Htinrich, potublH. chiarirequal l l'oggeuo della .scitn• za tklk religioni, t e~ relaziorie utltrro"t tra questa disciplina t la fdosofu,? K/aus Htinrich. A mio avviso. il rapporto tra filosofia e scienza delle religioni non è tanto di 'applicazione', quanto piuttosto di trasformazione - una trasformazione nella quale giocano un ruolo decisivo gli apporti della psicoanalisi. Credo che la formula più sintetica per definire l'oggetto della scienza delle religioni sia: «il rimosso della filosofia». Il ritorno di questo rimosso non avviene solo in ciò che si denomi• na 'religione', ma anche nella filosofia contemporanea. Bisogna però tener presente il fatto che la filosofia è tradizionalmente impegnata in un tentativo di purificazione, mentre la religione (nel mito. per esempio) insiste molto di più sulle mescolanze, sulla realtà mescolata. Se quindi la promessa di salvezza della filosofia è legata a un progetto di scomposizione, di analisi della realtà 'mescolata·, la scienza delle religioni s.i occupa precisamente di questo rimosso, della tensione tra i sessi, dellz realtà pulsionale, del rapporto di mescolanza tra vita e morte. Un esempio illuminante di questo rapporto si può trovare nei frammenti di Parmenide - un esempio che, a mio avviso, è la base di tutta la filosofia yeca. Parmenide ra intraprendere a un saggio l'ascesa veno il ciclo, e la dea Verità gli insegna che l'Essere è e il Non-essere non è, pur risultando daJla mescolanza di Essere e Nonesserc. Gli incolti sono per Parmenide una massa di stolti: hanno due facce e vedono sempre una cosa e il suo contrario. Ma dell'Essere si dice che non è stato generato, che non può soomparire, che non può disgregan:i in particelle contrastanti. Dall'Essere è dunque escluso tutto ciò che la mitologia presenta sotto le forme dell'orrore e dello spavento, percht esso è libero da simili affezioni. Il mondo del Non-essere si presenta al contrario come il mondo della mescolanza. A sottolineare questo tratto, Parmenide pone al centro del Non-essere un dèmone femminile, il dàinwn ky~rnt1a, un timoniere infernale che incita alla mescolanza e alJ'accoppiamento; e, riferendosi a questo mondo, Parmenide usa la parola m~ixis, «mondo infame• . .qnondaccio•. Dal mondo in- ~ :=:t~e/~~'i~es~!~~~.~~~P:: .:t: verna platonica in cui sono esiliati t gli uomini, il passo è breve. i Interessarsi alla scienza delle re- - ligioni. prendere in considerazione 1 questo 'mondo mcscola10·. non si- - gnifica affatto, a mio avviso, sot- ~ trarsi alla tradizione dell'Illumini• "' smo. Credo che le mie ricerche ~ rientrino pienamente nel solco dell'Illuminismo. È una questione j di metodi, e non di oggeui: il mo- ~ do non illuministico di parlare di Q religione ne fa un fatto devozionale, proprio come il discorso non zi tutto, non uso mai il concetto di siero 'ebraico'. Penso che tutto il autorappresen1a10 la storia - cioè illuministico sulla filosofia la tra- ·essenza' del genere, mentre uso tentativo dell'antico Israele - co- non solo i processi della coscienza, sforma a sua volta in un oggetto volentieri quelli di ·soggetto' e di me documentano i testi del vecchio ma sopranuno forme come l'idodcvozionalc. E quando parlo di 'conflitti' del genere. I soggetti Testamento - sia stato l'elabora- la1ria, il cullo, il sacrificio. religione intendo lt religioni. Sono empirici non esistono mai come zione di una dialellica di fedeltà e Riassumendo: il pr<>etssotvoluun campo molto utile per il ricer- 'singoli', come esseri singolari. L'i- di tradimento. Se quindi si parla di tivo del genere umano tgid un procatore, un terreno molto più espii- solamento del singolo è già con- 'soggetto del genere', lo si faccia cesso analitico. Le analisi che faccito di quanto non lo sia quello traddetto dall'uso del l:nguaggio, allora nell'ambito di una dialettica ciamo sono la rielaborazione e la delle filosofie, percht nelle religio- o dalla cooperazione; anche il della pulsione, e non entro gli registrazione di queslo processo; ni appaiono con chiarezza le figure semplice parlare di soggetti isolati schemi di una dottrina del sapere. così come i grandi movimenti e le della rimozione, del dominio, del è una contraddizione - se lo si fa, autorappresentazioni della storia conflitto, mentre la filosofia ten- bisogna spiegare come e percM li Psicoanalisi e diakllka del genere (quindi anche le relidc, appunto, a canc.ellarle. si isola, secondo quali criteri e a D. In questa prospe11iva, che ti- gioni) sono altrettante figure sinNelle religioni, dunque, esiste che scopo. po di Jegi11imi1dpossono avert di- tomatiche entro questo processo qualoosa di sos1anziale per la sto- Cosl, isolare una ·essenza· del scipline e me1odi come quello psi- che ci coinvolge con1inuamente ria del genere umano: che prezzo genere al di fuori dei soggetti cm- coanalitico? con analisi di sintomi - sperando deve pagare l'umanità per costi- aie-------,,.,.,--------------, che questa impresa non sfoci neltuirsi in quanto tale? Quanti con- l'autodistruzione. fliui finora non superati, non risar- L'analitica, quindi, non è legata citi, sono leggibili in quelle sue al linguaggio dei conceni. Se il lingrandi imprese che chiamiamo re- guaggio viene ridotto ai concetti, ligioni, e in quelle sue piccole grandi imprese che chiamiamo filosofie? È questo problema che guida le mie ricerche. Ad esempio, il mito non è un oggetto che serve a recuperare una dimensione perduta attraveno una re-mitizzazione. È piuttoslo un repertorio di precisissime e im• placabili informazioni sui conflitti del genere: essere divorati, lacerati, le lotte che conducono alle catastrofi, i tentativi di autodistruzione che vi sono rappresentati. Un insieme di fatti ancora attuale, e per nulla superato. In questo campo, mi trovo di fronte a oggetti molto più realistici (molto più ·veristici') di quelli presenti nelle grandi operazioni di purificazione della filosofia. ln questo senso l'antropologia strutturale è SOiidaie alla formazione dei miti, costituisce un elemento di re-mitizzazione. Per lo strutturalismo esistono solo modelli eterni - della storia e delle sue interruzioni. cti cui i miti sono sintomi, non si parla. U conttUo di genere D. Che cosa thsigna, uauomen1c, il conauo di genere? Hcinrich. Voglio precisare che anche il concetto di 'genere' rischia di cadere in una (astratta) mitizzazione. Perciò, nell'utilizzarlo, adotto varie cautele. lnnanpirici è già un modo per evitarli, per passare al di sopra delle loro teste - per dirla in modo patclico. è già un tradimento perpetrato nei loro confronti. E, se non si vuole cedere a questo tradimento, occorre domandarsi che cosa colleghi tra loro i soggetti empirici. A questo proposito si può dire, in modo molto speculativo, che i soggetti, in quanto soggetti pulsionali, sono legati da un'alleanza - che si può rompere o meno - con il fondamento pulsionale del reale. D'altra parte i soggetti, in quanto legati a questa alleanza, sono al tempo stesso i rapprescnumti del fondamento pulsionale, e in questo senso hanno dei dirilli e dei doveri di rappresentazione nei confronti del fondamento. In questo discorso vi sono sicuramente implicazioni storiche, reali e religiose, ma credo che queste implicazioni eccedano la 'forma· classica della filosofia quale ci è stata tramandata dal pensiero greco, e che anzi vadano contro di essa. Si tratta piuttosto di un penHcinrich. La psicoanalisi ha un certo diritto di esistenza - ma solo quando miri a qualcosa di diverso dalla semplice riproduzione della forza-lavoro dei soggetti quotidianamente lesi nei processi di distruzione e autodistruzione. Una diversa dimensione per la psicoanalisi. però, è possibile solo a pano che si riconosca che l'analisi è inscritta in un 'processo analitico· già in corso nel genere umano, sin dagli inizi - per cui ogni analisi individuale tocca anche un 'pezzo' di genere umano, della sua storia. E, del resto, anche per Freud era ovvio che i concetti e lo strumentario della cura non possono essere diversi da quelli applicati allo sviluir po filogenetico. cioè allo sviluppo della società umana. D'altra parte, bisogna tener conto che la storia del genere è essa stessa, in senso ampio, un processo analitico a cui partecipa ogni singola analisi in cui devono essere prese in considerazione le figure conce1tuali costitutive di questa storia, i modi in cui il genere si i si perde la dimensione fondamentale del freudismo cosl come lo interpreto io - che è la concezione dell'istinto 'parlante· come istanza portante del linguaggio. che attraversa lutti i media. 1une le forme della mediazione. A mio avviso, il punto di riferimento dell'analisi deve essere perciò l'islinto parlante, e non il concetto, che è nettamente separato dalla sfera delle pulsioni. Questo istinto parlante (e il suo discorso, cioè anche i sintomi, i culti, i sacrifici) costituisce una immensa impresa di traduzione. Di fatto, credo che il linguaggio sia una traduzione - una traduzione che non incontra mai qualcosa di originale, ma sempre traduzioni già avviate. E le diverse imprese di traduzione hanno in ultimo la medesima dignità, perché sono parti cti un'unica impresa. Una storia del genere incontrerebbe quindi nelle sue analisi il potere linguistico della pulsione, e non il 'discorso· come Altro rispetto alla sfera degli istinti. L'arte come alleato D. E quale spazio conferirebbe, in questa analisi, ai fenomeni artistici e alla 'dimensione es1etica'? Heinrich. In questa impresa, le opere d'arte - dell'arte figurativa, della musica, della poesia, dell'epica, del tealro-costituiscono non solo degli oggetti di analisi, ma anche dei veri e propri «alleati analitici». Con questo non voglio mitizzare l'arte; semplicemente, credo che la possibilità di dare espressione simultanea a fani eterogenei, come avviene nell'arte- per esempio, in pittura o in musica - abbia la medesima rilevanza, se non una ,--...,11,------------------------.,-,,---, rilevanza maggiore, del discorso «purificato» della rilosofia. In breve, si potrebbe dire che il soggetto estetico si oppone energicamente alla omologazione e alla classificazione categoriale dell'esperienza, operata dal soggetto trascendentale. Le forme della protesta estetica - che non si riducono solo agli aspeni sensibili dell'esperienza, ma inves1ono ambiti di esperienza e di mediazione assai più vasli - rivendicano la possibilità di rapporti 'mescolati'. Le opere d'arte sono alleati analitici, chiedono che i rapporti di mescolanza non vengano meno. L'arte (e la sua enfasi) descrive un ambito di esperienza e di analisi del genere rispetto al quale la filosofia e la sua volontà di chiarezza concettuale risultano alquanto anguste. (Traduzione di Giamnario Borio)

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