Prove d'artista GiuseppePonligg.ia Sulla stupidird (Alfabcta S3) L'i11telligenu,ha i suoi limiti, ma la stupidità è illimitata. Si ricorre, per evocare l'i11fi11ito, aimmagini ovviameme inadeguate, rumore, l'ocetmo, il cosmo: niente eg1wgliaperò l'abisso che ci si spa/a,,ca quando incontriamo la sl11pidità.Forse solo la siepe de/l'Infinito leopardiano è 1m simbolo adeguato: limite che suggerisce e insieme supera qua/situi altro. La coscienza comune non lo ignora. Tutti sono intimamen• te convinti elle uno swpido è più pericoloso di un criminale. Quello che oggi preoccupa, nella malavita improvvisata, non è l'efferatezza dei mezzi, ma lafutilità dei fini. E in un conflit• 10 come quello delle isole Falkland la tragedia non era 1an10 /'a/fondamento delle navi, q14antola rassegnazione con cui l'evento veniva acceua10da tutti, alme,ro da quelli che non vi erano dire11amentecoinvolti. Certo non mancavano appelli ed omelie e si moltiplicavano le dichiarazioni di sdegno; ma, come ha scritto NielZ.sche,«ne.ssunomeme tanto come quan• do si indigna» e ognuno fin dal principio ha temuto ilpeggio, proprio perchi il rapporto tracausa ed effeuo appariva squili• brato e dunque entrava in gioco la swpidità, /'unico fattore invariabile della storia. Del resto - anche se la {Un1icaciaè statapremiata-, bastava dare imo sguardo agli occhi della signora ThatcJ,er, quando appariva iri Downing street e fissava le telecamere, per non corroborare, diciamo cosl, spera,rze di soluzione. Si parla di me11tiquadrate, ma la stupidità è sferica. Tutta la sua superficie è equidisumte da un cemro, che rimane iriacces• sibile. Per questo ha sempre affascirimo l'intelligenza. Non è attendibife l'idea. tramandata a scuola, che Socrateprovocasse qualche ateniesesolo per dimostrargli /'inconsis1e11zadelle sue opinioni e convertirlo a un dubbio salutare. Sarebbe stato un intento malinconico, degno della pia mediocrità di chi glielo attribuisce. Socrate era invece attratto dallo speuacolo, cangiante e it1esa14ribiled,ella stupidità; e quando Eutifrone, alla fine di un dialogo in cui ha avuto agio di esibire la sua ingi1utificata pre.sunzione, sta per lasciarlo, Sacrale non si rassegna e cerca di tratte11erlo«: Oh, che cosafai, amico mio! Avevo una grande speranza. e ora fil te ne vai e me la fai perdere!» I commema1ori parlano 11a1Uralme11d1i eironia, ma l'inter- Solo i satirici trovano nella s111piditliJl loro amaro tHne, il prelazione pi1ì credibile è, come sempre, quella letterale. corrosivo alimento della loro ispirazione. NI si limitano a D'altro11dela stupidità t ima delle poche certezze su cui con- guardare gli altri, osservano soprattutto se stessi. È questo il tare: della verità si dispera, ma della swpiditlJ non si dubita. segno solidale del loro coraggio e anche della loro grandezza: Es.saha avuto, nella formazione di ciascuno di noi, uno spa- perchl alfa stupidi1/Jabbiamo tutti sacrificato qualcosa di e.szio s/ommatamente decisivo, Lottiamo tutta l'esistenza con• senziale. Ammetterlo è solo questione di luciditlJe di rmmotro la stupidità che ha marcato la nostra infanzia e la nostra ria. giovinezza. li sarcasmo di un professore maldestro in vena di lepidezze ci perseguita per anni. Certe sentenze inappellabili sulle nostre caratteris1iche,pronunciate da parenti ed educatori, vorremmo invano ri10rcerle,almtno mentalmente, conlro di loro: lescontiamo ancora adesso. Nel (Uriodo in cui si è più vulnerabili, fa stupidità lasciasu di noi tracce indelebili. A volte non bas1a una vita a litHrarcene. Si dice che l'incontro con una persona intelligentepuò cambiare una esistenza, ma questo dimostra soltanto come siano rari simili incontri. In realtlJil destino è qua.sisempre segnato non dall'incontro con i geni, ma dalla convivenza con gli stupidi. D'altra parte chi ha subito la stupiditlJ da giovane tende a eserci1arlada adulto. L'educazione sfrutta in/a11iun istin10 atavico, qm!llodell'imitare, e sono pochi quelli che rie.sconoa sourarsi al circolo vizioso. Tra qutsti non includerei psicologi e pedagogisti, come testimoniano i loro figli sgomenti. Una volta chiesero a Rodolfo Wifcock perchl non sperava nei giovani e lt,i rispose: «Pere/,# conosco i loro padri». L'autoritarismo, a,I esempio, che della stupidità t una for• ma odiosa, riaffiora generalmente neifigli sotto l'a.speuo, antitetico solo in apparenza, della permissività. Ma non manca chi ùijligge ai propri discendenti le stesse assurdità che hanno ang1,s1iatola sua infanzia. Uno psicologo forse parlerebtH, anzichl ai stupidità, di «coazione a ripttere», ma, come è noto, le differenze lessicali non hanno mai mitigato ciò che de.signano, almeno per chi lo subisce. Difendersi dalla swpiditlJ è problema di sopravvivenza. Si compiangono artisti epensatori. che hanno il dono impopolare di an1iciparequello che poi, grazie a loro, diventa luogo comune. Ma le loro sofferenze non sono tanto le persecuzioni, quanto l'isolamento, il fraintendimento continuo, l'e• Alcuni in1el/e11uagliodono comunque di un salvacondotto, di una immunità elettiva, di un alibi precostituito: fa Storia. Da quando Hegel ha insinualo il dubbio sulle sue •astuzie», non c'è viandante che non vi trovi un confort~ole riparo. Non t più lui che sbaglia, è fa Storia, ma per fini che si riveleranno posi1ivi più lardi. Da maestra di vila si è trasformata in maestra di e"ori apparenti. Prote11riue materna, è una amante che conctde agli uomini q~llo cui più ardentemente aspirano: la tranquillitlJ.A volte hanno un soprassaho quando scoprono che le generazioni nuove si comportano come tali, e non come una apJHndicedtlle vecchie. Tendono in/a11ia concepire l'umanità come uno testa mostruosa, che nei secoli diventa sempre più intelligente: ma dimenticano che il diritto alla stupidilà t un patrimonio inalienabile, che ogni generazione trasmette allasuccasiva. LA loro delusione è per altro salutare, {Urchl niente t più temibile che la coscienza a posto, che il sonno del giusto, che la probitlJ rassicurata. «Galantuomo sl, ma acuto», ha scriuo il Manzoni. Que.sta coppia di aggettivi in coabitazione coatta mi ha sempre alfa• scinato come il contributo più enigmalico che l'in1elligenza abbia mai da10al mistero della stupidità: non nega il possibile connubio di onestà e intelligenza, pert} il «ma», mentre da un lato lo realizza, dall'altro lo avvena. E la s1upiditlJ,allontanala dalla porta, si affaccia, pre.senza inquietante, alla fmes1ra. quivoco {Urmanente. Forse per que.sto i maestri Zen, a domande intem{Ustive dei discepoli, rispondono con un 4', colpo bene asse.stato:si p11t}non capire, ma non si put} non sentire; e inoltre, se il dolore è fa via maestra alla illumina- \ zione, può essere anche un modo di litHrarsi da un assedio stringente. l,ivece Erasmo, quando era ancora nella condizione di discepola alfa Sorbo,ia, trovava un modo diverso, ma altretta,ito efficace, per dife,rdersi dagli 11/timimaestri di Scolastica: si addorme,itava sui banchi. Un secolo dopo, Quevedo, esasperato dalle citazioni barocche dei suoi colleghi, chiedeva che ci fossero mesi vietmi alle Muse e sanzioni per chi nomi,rasse, ancora una volta, Giove, Venere, Apollo e gli altri dèi. Certo una imposta sulla stupidità darebbe un gettito imponente. Sarebbe (Urò gestita dalla burocrazia, la me110adatta a giudicare in materia. . ' I• --. \:. ,i, , • ' ,, \ ::-..' ' .• -~J' ..... .\ ~i/1111!!1-a..--~---. - RlciuI i ila ,
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