- Eroi! quanta esagerazione! Ne ho messi al mondo e sculacciaJicinqire o sei che ora sono sul gebel. Io che li ho ripuliti, so quanto valgono, posso farne degli altri. Nel cielo perennemente blu il sole ha continuato il suo giro, ma è ancora caldo. Queste attrici tragiche hanno insieme ricordi e fantasie. Per esserepiù convincenti, allafine di una frase puntano l'indice, e indugiano sulle consonanti enfatiche. Fosse passato di là, un soldato giordano si sarebbe fermato sorpreso: nel ritmo delle frasi avrebbe ritrovato il ritmo delle danze beduine. Senza capire, se avesse visto quelle divinità, un soldato israeliano avrebbe fatto partire verso le loro teste una raffica di mitra. Qui, tra le rovine di Shatila, non c'è più niente. QUIIJche vecchia, mula, che presto scompare dietro una porta s11 Clii ric.u una a,ndidll tenda. Di fedayn giovanissimi ne Ìlleonlrerò di nllOvo qllllicuno a Damasco. LA scelta di """ comunità privikgiala, al di là <klleorigi- ,.;, ,,_,,do ii apJXU1ienea quel popolo per nasdlll, è - M%là che si fa per una adesione non ragionaul, non cJw la 1iaatizur non vi partecipi, ma questa giustizia e per in«r• M tlif- di lllle COffllltlÙiÌ si fanoo in vinù di 1111 ricltianto 60lli- ~. fone ~a sensibile, 1ensuak; io sono frtMUsie, - conep~. e pregiudizi.Jmente, difendo i P.Jcninai. Il diritto è dalla loro parte, perché io li «mo. U. li -rei 1e l'iflgiwtizia non li avesse resi un popolo nof'lflMk? Ù!·cme di Beinà sono quasi tuJte lesioMte, nella ZOltCI che si dri11ma ancora &intt ovest. Crollano in vari modi: come un millefoglie se"ato tra le dita di 1111 gigantesco Kirf!-Kong, indiffereme e voraa, oppure gli ultimi tre o qUIIIITo piwti cedt,no "-lizùn-..ente, seco,ulo 1111 plissé molto ~ - 1lfHV di drappeggio <kll1I casa alla libanese. Se c'è - f«:aàl ÌffJtltlc, f llk un giro intorno alla casa, MHW ._ coipiìe k llltre f~- Se sui qw,ttro l1lti IWII ci ,ono CHpe, M bo,nl,a J!~ tlall'aereo è auluta .i couro, e uw c'eNIIW k scale.e l'ascensore adesso c'è 11n buco tw<>fo.tlo. ( ... ) Nei campi, dopo vent'anni di esilio, i rifugiaJisognavaoo M P«lestina che avevano conosciuto, nessuno osava dill o sapewi che Israele l'aveva squassata da cima a fondo, che dove c'era un campo di orzo adesso sorgeva una IHutai, dove c'era una vigna rampicante ora sorgeva una centrale ekttrica. - Lo Cllmbieranno, il recinto <kl campo? - Bisognerà rifare parte del muro, vicino al fico. - Non una pentola avrà resistitoal.laruggine: ci sarMbisogno di carta smeriglio. - Perchi non fare arrivare l'impianto elettrico fino alle stalle? - Ah no, basta col ricamo a mano: dovrai regalarmi una m11CChina da cucire e una per ricanwre. La popolazione anziana <ki camw è miserabile, forse lo era anche in Pakstina ma la nostalgia qui ha effetti magici. Questa gente rischia di restareprigiohiera dell'incanto makfico thi campi. Non è affatto certo che questi palestinesi abbandonino i campi senza rimpianto. In questo senso l'indigenza estrema è passatista. Chi l'abbia incontrata, insieme all'amarezza avrà incontralo 11nagioia sublime, solitaria, ineffabile. I campi giordani, inerpicati su declivi pietrosi, sono nudi, ma ai loro confini c'è una nudità ancora più <ksolllla: baracche, tende piene di buchi, dove abitavano famiglie splendidamente orgogliose. Significa non sapere niente <klcuore umano se non si arnia a capire come gli uomini possano attaccarsied essereorgogliosi di miserie tangibili, e questo orgoglio è possibile perchi la miseria di superficie ha per contrappeso una gloria sotte"anea. I.A solitudine dei morti, nel campo di Shatila, era ancora più tangibile perché avevano gesti e pose di cui non erano ...,iotecaginobianco responsabili. Morti non importa come. Morti abbandonati. Tuttavia, nel campo, intorno a noi, ogni affetto, ogni tenerezza, ogni amore, correvano in cerca dei Palestinesi che non vi avrebbero più potuto corrispondere. - Come dirlo ai loro congiunti, che se ne sono andati via con Arafat, fiduciosi nelle promesse di Reagan, Mitterrand, Pertini, che avevano garantito loro che lapopolazione civile dei campi sarebbe stata risparmiata? Come dire che si è permesso il massacro di bambini, anziani e donne, e che i loro cadaveri sono stati lasciati senza preghiere? Come informarli che non si sa dove sono stati sepolti? I massacri non possono essere avvenuti nel silenzio e al buio. Al chiarore dei razzi luminosi israeliani, ogni orecchio israeliano, da giovedì sera, ascoltava Shatila. Che festa, che lxlldoria c'è stata là dove la morte sembrava pren<kreparte al/'a//eg,w dei soldati ubriachi di vino, di odio, e indubbiamente ulHi«hi della gioia di piacere all'esercito israeluuw che 116Cf11Mva, guardava, incoraggiava, sgridava. Non ho visto l'aacilo israeliano ascoltaree vedere. Ho visto ciò che hllflllto. SIii/a .-mane: «Che vantaggio aveva Israele ad OSSIISSinare &dw, a entrare a Bei"'t, ristabilireI'orliine ed evilllre il bagm, ,li sangire». - Clw wintaggio aveva Israele a massacrar~Shmiui? Risposta: ..Che v«ntaggioaveva a entrare in Libano? Il vantaggio che -va a bom/Mrdare per dire mesi la popolazione civile: cacciaree sterminare i Palestinesi. Quuto voleva raggiungere a Shatila: la distruzione dei Palestinesi». Uccideugli uomùti, uccide dei morti. Rade al suolo Shatila. No11.anca di prett<kreparte alle speculczioni immobilillri sMl wneno lottizzaJO: so,w cinque milù,ni di vecchi f,onchi lii wtetro qlllliiroancora <kvastato.Ma saràmai «puliw»? Lo llliw>11 Beirut dove, forse per la vicin«nza della mor.- le, analM'Mr di terni, twto è più vero che in Francia:tutto pare AKUMre come prostrato, stanco di essere un esempio, di essere inloccabile, di gestire quanto crede di esserediventalo: la SQIÙ/l inquisitoria e vendicativa Israele aveva deciso di lasciarsi giudicare freddamente. Grazie• una metamorfosi sapiente ma prevedibile, eccola come da tempo si stava preparando a essere: un potere temporale ribuJtante, colonialista come da tempo nessuno osa più, diveAllllo l'Istanza Definitiva che gli deriva dal fatto di essere stato il popolo a lungo maledetto e il popolo eletto. RestaNJ aperte molte domande. Se gli Israeliani non hanno fatto nient'altro che illuminare il campo, restare in ascolto, udire i colpi sparati da tutte qirelle numizioni di cui ho calpestato i bossoli (decine di migliaia), chi sparava in realtà? Chi, uccidendo, 1!ischiavala pelle? Dei falangisti? Degli uomini di Haddad? Chi? E quanti? Dove_sono finite le armi che hanno fatto tutti fUei morti? E dove k armi di chi si è difeso? Nella zona <kl;·ampo che ho visitato, non ho visto che due armi anticarro non usate. Come sono entrati gli assassini nei campi? G • Israeliani comandavano tutte le entrate al campo di Shati{a? In ogni caso, da giovedì erano all'ospedale di Acca, difronte a un ingresso <kl campo. • I giornali hanno scritto che gli Israeliani sono1 entrati nel campo di Shatila subito dopo avere saputo <kimassacri, e I che li hanno fatti immediatamente cessare, dunque il sabato. Ma che ne hanno fallo dei massacratori, dove sono andati a finire costoro? (... ) Bisogna sapere che i campi palestinesi di Shatila e Sabra sono chilometri e chilometri di viuzze strettissime - perché qui le viuzze sono anch'esse cosi esili e scheletriche a volte che, per proseguire in due, uno deve mettersi di lato - ingombre di calcinacci, laterizi, bricchi, stracci multicolori e sporchi, e di nolle, alla luce dei razzi israelianiche rischiaravano il campo, quindici o venti tiratori, anche bene armati, non sarebbero riusciti a fare questo macello. Gli assassini sono scesi in azione ma in gran numero, e probabilmente con squadre di torturatori che aprivano crani, tagliuzzavano cosce, amputavano braccia, mani e dita, trascinavano legata a una corda gente in agonia, stordita, uomini e donne che erano ancora in vita dato che il sangue è colato a lungo dai corpi, al punto che non ho potuto capire chi, nei corridcio di una casa, aveva lasciato quel rigag1t0lodi s-,igue secco, dal fondo del corridoio dove c'era lapozz« fino i,J/a soglia dove ai per<kva nellapolvere. Era un palestinese? 1m11 don,_? un falangista di cui avevano portato via il c.davere? Da Parigi, soprattutlo se 5i ignora la topografia dei aimpi, si f)IIÒ dubitare davvero di tlllto. Si può pentre~re 11-lsrae/e di affermare che i giornalisti di Gerusalemme sono stati i primi a dare notizia <kl massacro. Come kJ .hanno detto verso i paesi arabi e in lingllll araba? Cor,u in francese e ingkse? E quando precisamente? Quando si pensa alle precauzioni di cui ci si circonda in Occidente dopo aver constataJouna morte sospetta, le impronte, l'impatto dei proiettili, k QUJopsie e controperizie! A Beirllf, appena saputc del 111/lSsacrol',esercito libanese prendeva uffrcialmente in consegna i CllRtpie immediatamente li -ripuliva,dalle macerie e dai cadaveri. Chi ha ordinato questa fretta? Dopo dre una affernMlzioneaveva fatto tuttavia il giro <klmondo: cristiani Il MUSulmani si SORO ammazzllli Ira loro, e dopo che le macchine dli presa avevano.registrtlùJ /a ferocia <kl massacro. L'ospedale di Acca, occupato dagli Israeliani, di fronte a un ingresso di Shatila, non è a duecento metri dal campo, ma a quaranta. Non hanno visto niente, non hanno sentito niente, non si sono accorti di niente? È proprio quanto Begin dichiara alla Knesset: «Dei nonebrei hanno massacrato dei non-ebrei, dove c'entriamo noi?» lnterrottasi per un attimo, la mia <kscrizione di Shatila deve concludersi. Ecco i morti che ho visto per ultimi, la domenica, verso le due del pomeriggio, mentre nel campo entravano i bull:dozers della Croce rossa internazionale. L'odore mortifero non veniva né da una casa né da un torturato: sembrava uscire dal mio corpo, dal mio essere. In una via strella, nella rientranza di un muro a lisca, ho creduto di ve<kreun boxeur negro seduto a terra, che sogghignasse stup1o di essere finito k.o. Nessuno se l'era sentita di chiuder~li gli occhi, che fuori dalle orbite mi•guardavano bianchissimi come maiolica. Sembrava avvilito, un braccio alzato, appoggiato a quell'angolo di muro. Era un pakstinese, morto da dire o tre giorni. L'avevo preso dapprima per un boxeur negro, perché la testaera adesso enorme, gonfia e nera, come tutte le teste e tutti i corpi, buttaii al sole o ali'ombra delle case. Sono passato vicino ai suoi piedi. Ho raccolto nella polvere la parte superiore di una dentiera, e l'ho posata su quanto restava di uno stipite. Il cavo della mano tesa verso il cielo, la bocca aperta, l'apertura dei pantaloni dove non c'era più cintura: tutti nidi dove si nutrivano le mosche.
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