Alfabeta - anno V - n. 46 - marzo 1983

Poesiabifronte M i pare si possano individuare due zone nel fare poesia e tento di renderne visibili i perimetri con le opere che presento. Un perimetro racchiude, senza imprigionarla, una poesia che tenta la riappropriazione dell'immagine puntando sul suo al di là. Cerco cli chiarire. L'immagine catturata in primo piano (mi riferisco a Mario Baudino, Dino Azzalin, Rita Dinale, Antonio Facchin e Paola Rossi) viene rispecchiata oltre se stessa in un punto cli resistenza (senza il quale la poesia non esisterebbe neppure) dove si fonda quella sfida al silenzio che sta alla base della scrittura (dalla-Bibbia in poi, come ha mostrato Harold Bloom in La Kabbalà e la critica A Dino Azzalin letteraria, Milano, Feltrinelli, 1981). Si potrebbe anche dire: una metafisica moltiplicata secondo un principio di fuga prospettica. E mi torna subito in mente, persuasivo come sempre, Luciano Anceschi con le sue indicazioni fondamentali sulla continuità delle poetiche barocche nell'era della modernità. O anche, sulla modernità fondante del Barocco, inteso come sfida, come divaricazione e non coincidenza, spazi vorticosi con strutture a spirale. Il Barocco punto di partenza della rivoluzione della cultura occidentale. «Fraintendimenti» controllati, direbbe Bloom, e si può aggiungere: aperture continue verso spazi incontrollabili, in cui le immagini vengono lasciate libere di lanciarsi con intervento di Antonio Porta in un'avventura folle e necessaria (necessaria: il non tentarla ci riporterebbe alla condizione del silenzio). A questa zona «aperta» si oppone un articolato territorio carnevalesco, dove trionfano le ironie controllate, elegantissime, di Zeichen; i lazzi e i frizzi, come da chierico in festa medioevale liberatoria, di Bruno Di Bernardo; dove hanno campo la satira, il rovesciamento, come in Egle Lauzi, dalla passione amorosa alla materialità della cucina esplosiva ... come in Marcello Angius che ha il coraggio terribile di «giocare» con una malattia inesorabile (e ci gioca giocando con la poesia), fino a Al-· do Fegatelli che tenta, con verve agro-dolce, la parodia diretta. Mario Baudino Oreste: Ammaestrato nelle sventure, io conosco molte purificazioni; e quando conviene parlare e, del pari, tacere ... Titanic Stanca di tristi tropici troppa pace nel mare: lenta l'onda cammina lenta come il Lete Psicofisiologia fantastica la localizzazione dell'anima secondo cartesio era situata nella ghiandola pineale per via della sua ubicazione centrale ma fu solo smembrando i cervelli dei folli che risultò inutile. conto i globuli aiutato dal microscopio umanizzato dalla mano uguale ali'altra che affonda nella credenza in cascina a recuperar briciole del nostro friabile universo fatto solo di pane. Eschilo, Eumenidi (maggio 1982) Stanca le tue pretese inquieta, insopportabile carogna di zitella, lenta mi corre l'anima lento si spegne un secolo Stanca con le lungaggini delle richiestefacili; se hai miserie, tienile chiuse dentro di te come uno scrigno e se non hai niente da dire niente da fare, se come me sei zitta, stancalo il tuo silenzio, svuotalo, lascialo spegnere I lettori di Alfabeui noteranno che, accanto a poeti già conosciuti (come Mario Baudino e Valentino Zeichen), ci sono poeti inediti o quasi. Si tratta di una personale selezione operata tra gli scritti che sono arrivati al giornale negli ultimi mesi. li senso è subito colto: c'è continuità nel lavoro poetico in Italia, non ci sono pause e zone morte e gli anni ottanta si stanno configurando in maniera forse più netta di quella che è stata definita «una colossale fenomenologia» per gli anni settanta. È una situazione tra tardo Medioevo e primo Umanesimo: da una parte una ricerca che ha come fine una poesia assoluta e certa, quasi un nuovo petrarchismo (non parlo di neo-ermetismo che mi paAntonio Facchin Da «li cerchio e l'aria» II re riduttivo e inefficace, dal momento che ho una concezione ristretta del fenomeno ermetico: non credo, cioè, che Ungaretti stia al principio dell'ermetismo); a questa si contrappone una dinamica che tenta la sua avventura tutta nell'al di qua, dissacrando e prendendo le distanze (per questo l'ho chiamata carnevalesca). Entrambe le posizioni possono essere definite dialogiche: prevale la libertà di comunicare, di non congelare la parola poetica, anche nella zona che ho detto della «metafisica moltiplicata»: proprio questa moltiplicazione di specchi rende possibile l'ingresso del lettore nel quadro che si apre al suo passaggio. Antonio Porta Dopo la carneficina, ilfuoco, la carne de~'altro pesce, dello stridiato generi di pesci, intelligentissimi, fanno a gBra, si spolpano: hanno bellissimi denti, ma non mordono hanno fretta, perché il sole ormai se ne va, e arriva la notte, arriva la carta oleata del pesce più grande, del firmamento il legno pesa. Orme laterali si aprono. Il fuoco bagna ancora la carta: si pesa due e tre volte:fa grossi sbadigli Questi generi di soli non esistono, non temono la distruzione, il raggiro delle scaglie è una montagna questo pugno chiuso che ha canaloni e picchi terra nera ai piedi della cima (l'acqua s'apre a voragine ..... "' su cui è scivolata e attende la goccia trasparente dellaforza. Paola Rossi da «Camere ammobiliate» 1 (autunno 1981) la stanza è 31 /z x 4 - bianca: una lettera alfabetica di Erté fa da tappeto; di fianco al letto senza sponde, una sedia thonet luminescente I in alto, appesa, una goccia di mit-souko un po' soffusa, qualche ombra; sulla parete destra un calendario, una figurina 2 il pavimento a scacchi; un guanto a terra sotto la poltrona, dizionario - palazzi - aperto sulla 'c' dolce; piccolo vuoto d'aria, lucciole I dallo specchio s'intravvede appena un'anta dell'armadio metà aperta -) la stanza è avvolta nella nebbia, sempre - 4 il bianco è ovunque, stanza reti. esposta al nord: una folta coperta di neve sopra il letto, lampadina filante, un brivido di freddo permanente I al muro l'ombra allungata di un'insegna bar a 'l'arovescio'; sul tavolino a lato, un racconto d'inverno e un accendino 6 _5 il pavimento verde, finestra 2 x3 1 /z - Hopper: copertina del gi, letto lucida bluet, ovale luminoso: un mobile creato dal ~ ricordo; un filo conduttore o la via della seta? I lo specchio i c'è ma non si vede; all'attaccapanni abiti a double [ace, ~ molti particolari, la benda della fortuna ~ "' I:: 12 il letto al centro in /°Imo piano: di lato un tavolino tipo scrivania, una sedia; quaderno a righe vistose, matita di zucchero per una storia amara I sul davanzale un fiore all'occhiello di colore viola; l'armadio è grande un po' trddi • na la nave_brilla al fulmine) Erika È affollata la sua interna estate affollata e ferma non ci sono coralli, petali, cascate di fiori ma ronzio d'api, muti squittii d'insetti: sembra eterna la sospensione di questo momento imploso in uno spazio senza vento RitaDinale Notte d'Africa Popolavano voci quella notte d'Africa ripiena come una donna gravida mugolando le sue grida ripetute ed alte, sussurri in cerchio, il chiamare lunghissimo d'uccelli e strida mentre lontano si muovono nell'ac_qua i grandi animali. Tutto s' acqueta ali'alba quando lo spazio intorno el'erba fruscia nel vento. Similmente mi assorda l'affanno della vita sepure dentro s'apre il cupo fiore del silenzio. (Little Governor's Camp, 1982) Una adorazione del sole qualsiasi. Un'altra adorazione, prostrazione dell'aria, della mentalità affascinata. Risponderei, trasformandomi, al dirupo, al congegno finale, alternativo: l'unico che rimarrà tra noi. È una diversità qualitativa, la nostra: un enorme senso della proporzione, del risultato. • Condizione contro la stessa superba condizione. La storia si presenta come un brillante col buco, come farfalla dai mille occhi; e il suo nido è lafiamma, l'orgia dei risultati Il mondo, attorno a un disco di ferro, avvizzisce, si sgretola. La foglia pesa come il mondo, come/a luce e qua, nella distesa ribollente, l'oca si fa pietra, il dente dell'uomo castello: e lafesta fa nuova armonia, nuovo passo ovattato Ghiandole sotto lo stomaco, pesi, germi sotto il nuvolo chiaro, e la plastica è dea, è di tutti noi Ora s'infiammano i giardini di rose, e i peschi rifiutano il cibo

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