Alfabeta - anno V - n. 44 - gennaio 1983

81 I-classici deiclassici. James ~Americano traduzione di Carlo Linati introduzione di Stefania Piccinato Fontane Amori, • erron a cura di Cesare De Marchi con testo .a fronte Joyce Finnegans Wal<e H.C.E. traduzione di Luigi Schenoni introduzione di Giorgio Melchiori con testo a fronte Chateaubriand Atala René Le avventure delPultimo degli Abenceragi traduzione di Massimo Bontempelli a cura di Alberto Capatti con testo a fronte nomeni (e) cerca una nuova 'matematica', mentre Prigogine usa tecniche e concetti vecchi» (p. 8), e in quanto rimane a livello descrittivo, senza sbilanciarsi a livello esplicativo. A parte che la teoria delle catastrofi di Thom rientra come caso molto particolare nei «modelli locali,. considerati da Prigogine ', è curioso come preoccupazioni analoghe a quelle di Baracca e Vulpiani (di critica dell'ideologia, per intenderci) abbiano condotto altri autori a conclusioni esattamente opposte, per cui Thom sarebbe «più determinista di Prigogine», in conseguenza del «suo richiamo ad archetipi, a pregnanze originarie, a strutture profonde, (alle) autentiche, semplici strutture nascoste»', ben diverso dal riferimento prigoginiano ai modelli stocastici della meccanica quantistica. Rimane pertanto l'accusa di ideologia vitalistico-individualistica, la quale però sembra difficilmente sostenibile - se non dal punto di vista di una mitologia delle masse o comunque di un'impostazione dicotomica, rispetto alla quale Prigogine si direbbe oltre. Si legge, infatti, alla voce «Ordine/disordine» dell'Enciclopedia Einaudi: «Le nozioni d'instabilità, di amplificazione delle fluttuazioni, di trasformazioni discontinue sono oggi al centro della fisica ( ... ); ci si occuperà ora di dimostrare che si deve ugualmente abbandonare l'idea che i grandi numeri siano sempre un fattore di stabilità, che non può che cancellare le singole caratteristiche e livellare le differenze». E di seguito: «Quest'approccio non s'ispira a un'ambizione logistica. Le nuove questioni poste nelle scienze natll- • rali e sociali, che rinnovano l'antiutilizzazioni politiche, maschera tuttavia abilmente l'astuzia di una ragione scientifica capace di occultare, nel momento in cui interroga se stessa e il proprio passato, le valenze di potere che la caratterizzano» (p. 6). Ciò passerebbe attraverso una (erronea) lettura «irrazionalista» delle tesi sulla scienza di Heidegger di valore «strategico,., che comporterebbe una marcata sottovalutazione - segnalata da significative «dimenticanze,.• della politicità intrinseca alla pratica scientifica. Sotto la facciata neoumanistica della nuova alleanza opererebbe un disegno di dominio, supportato da una scienza' resa più' flessibile e compatta, «più capace di funzionare come mathesis universalis,. (p. 7). Osservazioni analoghe, sebbene più rapsodiche, ha svolto Carlo Formenti; che ha paragonato la normatività prigoginiana alla «riduzione di complessità» di Luhmann, equiparan- ... .. ' , • .. -::,,: .·•. :'. ';:•· ·- i• i. --~: \ ·, ~-t? •·. '4.,. •H,'.:.\ /!r ~-;J:,' • \ I ~ ..., \! ca problematica dell'ordine e del disordine, non hanno bisogno, per stabilire le proprie legittimità, di quella che verrebbe loro conferita 1 dalle descrizioni della fisica mate- ,. matica. Ma è peculiare delle sciehze matematiche il fornire risposte abbastanza astratte da poteFsi adattare alle discipline più diverse, . senza che, tuttavia, queste ultime siano ridotte a una fisica generale. Esse infatti non trasmettono ipotesi che hanno come oggetto il reale, ma forme di ragionamento che la fisica ha esplorato, e che, peraltro, avrebbe potuto ricevere da un'altra parte (come accadde (... ] per l'idea di equilibrio statistico)» (p. 95). Poche righe sopra, si era criticato il modello di ordine ispirato alla società «sana», poco prima ascritto alla «rappresentazione 'vitalista' nella quale biologia e sociologia comunicano direttamente: il funzionamento di un organismo vivente o sociale sarebbe il prodotto di un'armoniosa coordinazione interna degli organi, di una sana divisione delle funzioni cui si aggiungeranno, se del caso, cicli di maturazione e di invecchiamento» (p. 93). S embra dunque, quella prigoginiana, una consapevole filosofia centrata sul concetto di irreversibilità, che interagisce positivamente con le ricerche sulla termodinamica, incoraggiandone gli esiti apparentemente più «improbabili» e venendone a propria volta potenziata, piuttosto che una semiconsapevole montatura di un'ideologia irrazionalista e riduzionista. Tant'è vero che di Prigogine è stata possibile anche una lettura, all'opposto, iperrazionalista. Con maggior garbo, e dopo l'apprezzamento già ricordato, Galzigna sostiene: «L'innegabile ;'I,. do la «scienza dell'instabilità» a una «tecnica delle crisi», e riscontrando tra l'altro un'omissione «sintomatica» di Prigogine di valore sostanzialmente opposto a quella rilevata da Baracca e Vulpiani: mentre essi ne sottolineano l'esclusione della possibilità che le fluttuazioni possano condurre le strutture a un «vero» caos invece che a un nuovo ordine, Formenti ritiene piuttosto che tali situazioni non siano per Prigogine, preoccupato della loro ingestibilità, «auspicabili»'0 • Anche tale interpretazione sembra però costretta, per conservare la propria coerenza, a trascurare talune affermazioni di Prigogine, ad esempio sull'inevitabile molteplicità dei linguaggi necessari a deB•bli fascino di questa impostazione, I oteca che prospetta l'avvento di una feliArnoldoMondadoriEditore ce continuità tra gli specialismi, le '---=-=-~l,_d_Y.,,____ 1 _~,, lorbsintesi aggregative e le loro • scrivere la pluralità del reale (cfr. ad esempio La nuova alleanza, p. 262) e sui limiti di manipolabilità della materia (cfr. ad esempio ivi, pp. 256 e 269-71), al cui proposito Prigogine cita Serres: «Il problema è ora di dominare la padronanza della natura e non più la natura stessa». Ma si potrebbe anche citare, oltre ai precedenti, un altro passo della voce «Ordine/disordine», a testimonianza di come l'ottimimio prigoginiano sia quanto meno problematico: «L'immagine limpida del progresso si è confusa e oggi non si sa più con certezza se si stia andando verso una società sempre piìi uniforme e centralizzata, dominata dagli strumenti di gestione di massa, o verso una proliferazione di attività decentrate - e neanche se queste due prospettive siano incompatibili» (p. 95). E altrove: «Se l'applicazione dei modelli ispirati alla 'teoria dei sistemi' o alla 'cibernetica' dovesse legittimare una forma qualsiasi di tecnocrazia 'apolitica', il problema della naturalizzazione della 'funzione' politica non farebbe altro che sostituire il vecchio tranello logico , . •' .1 • • ' s, • • " della funzione di 'servo' analizzata da Hegel»". Non si intende qui affermare, beninteso, che il sistema della nuova alleanza vada automaticamente esente da rischi involutivi. Ed è anche un fatto che i percorsi intrinseci scienza-potere non vi sono tematizzati quanto i percorsi scienza-filosofia. Ma sembra piuttosto riduttivo, per esempio attraverso un'equazione lineare e frettolosa Prigogine = Serres = metafisica dei fluidi versus metafisica dei solidi= morale scie_ntistae di dominio", indicare in un rinnovato e più duttile positivismo la miglior chiave di lettura di un lavoro tanto articolato e complesso. «Un po' come Diderot, noi ci troviamo oggi di fronte a un mondo concreto e proliferante, ma conosciamo ormai il peso della responsabilità politica che accompagna le nostre invenzioni; abbiamo potuto misurare non soltanto la fecondità con la quale il mondo può risponderci, ma anche il terribile potere che deteniamo d'imporgli l'ordine sistematico che inventiamo per lui» ", recita la chiusura della voce «Sistema» dell' Enciclopedia Einaudi (anch'essa affidata a Prigogine e alla Stengers), ripetendo tra l'altro toni simili a quelli che tanto hanno indisposto Silvano Tagliagambe, preoccupato - è l'ultima delle curiose «divaricazioni• che citerò - dell'antiscientismo qualunquistico, del tipo tutto va bene, fomentato dalla nuova alleanza". Allora: a ciascuno il suo Prigogine? Ho piuttosto l'impressione che occorra rinunciare a voler comprendere l'arco di concetti della nuova alleanza entro un sistema «forte», conchiuso e compatto (e dunque inevitabilmente contraddittorio, e nelle direzioni, appunto, più diverse, una per ciascun punto d'attacco), e che meglio convenga rapportarsi a tali concetti come a un sistema dinamico, aperto ed esso stesso ... irreversibile. (Un ringraziamento e delle scuse. li primo a Giuseppe Mambriani, che ha discusso con me t1lcuni passaggi «tecnici»; le seconde a Isabelle Stengers, per non averla quasi nominata, in ossequio a ragioni di praticità e a un uso ormai invalso, ancorché ingiusto). Note (i) G. Bocchi, «L'arricdùmento della natura», in A/fabeta n. 30, 1981, p. 5. (2) R. Nobili, «La nuova alleanza di llya Prii:ogine», in Il Centauro n. 1, 1980, p. )69. (3) A. Illumipati, «Innovazione ed equilibrio nelle. nuove tendenze metodologiche», in La crilica sociologica n. 57-58, 1981, pp. 77..ffl. (4) S. Manghi, «Sulla 'natura' del sociale umano•, in Quaderni di sociologia n. 2, 1982, pp. 116-49 (in corso di stampa). . (5) Cfr. A'.' Signorino, «Per Prigogine•, in Alfa/man. 41, 1982, p. 5. (6) L'affermazione è seguita dalla curiosa «rivelazione» che la Master Equatioo proposta da Pritogine (cfr. La nuova alleanza, Milano, Longanesi, 1979, p. 301 sgg.) sarebbe «rigorosa, ma nient'affatto originale», curiosità per altro rafforzata dal capoverso successivo: «Prescindendo dall'originalità dunque, è probabile che l'approccio sia rigoroso». (7) Cfr. G. Nicolis e I. Prigogine, Le strunure dissipative, Firenze, Sansoni, 1982, pp. 76-77 e 173-76. (8) G. Giannoli e A. Illuminati, «Nel giardino dei sentieri che si biforcano», in Pace e gue"a, nuova serie, o. 4, 1982, p. 72. (9) La «dimenticanza,. rimproverata è il contributo di Onsager, iniziatore della moderna termodinamica, alla separazione dell'uranio 235 impiegato nella costruzione della bomba atomica. Il riferimento non pare però lampante come vorrebbe l'autore - il quale respinge tra l'altro, e giustamente, un'analisi mea:anica del rapporto scienza-società. (10) Cfr. C. Formenti, «La macchina, il cyborg, il mana. L'immaginario scientifico di Lyotard», in aut-aUI n. 179-180,1980, particolarmente pp. 7277. Merita qui ricordare che Signorino (cfr. nota 5) ba segnalato l'esistenza di una soluzione al caso della turbolenza sviluppata (la cui omissione da parte di Prigogine è sottolineata da Baracca e Vulpiani), probabilmente compatibile con l'impostazione dello stesso Prigogine, in B.H. Lavenda, «La 'dinamica' della termodinamica», in Le scienze n. 131, 1979, p. 49. (11) I. Prigogine e I. Stengers, «Ordine/disordine», io Enciclopedia Einaudi, Torino, Einaudi, 1978, voi. 10, p. 1013. (12) L'equazione, preciso, non è pari pari di Galzigna, il cui riferimento a Serrcs (autore assai citato da Prigogine) è molto sintetico; i due passaggi centrali sono costruiti tramite il commento a M. Serres ( Lucrezio e I' origine della fisica, Palermo, Sellerio, 1980), per più versi tra l'altro condivisibile, svolto da M. Vegetti, dal titolo «Lucrezio e il 'materialismo paàficato'•, in aut-aUI n. 186, 1981, pp. 12333, commento che contiene un riferimento, positivo per quanto telegrafico, all'articolo di Galzigna (cfr. p. 132). (13) I. Prigogine e Isabele Stengers, «Sistema», in Enciclopedia Einaudi, Torino, Einaudi, 1981, voi. 12, p. 1021. (14) Cfr. S. Tagliagambe, «Una problematica 'nuova alleanza' tra scienza e cultura» in Critica marxista o. 1, 1980, pp. 117-32 (cfr. pp. 130-32).

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