U n'aura di originalità un po' misteriosa circonda il personaggio Russolo e le sue macchine sonore, sfrane e inquietanti (gli intonarumori, il rumorarmonio, l'arco enarmonico), dall'aspetto di congegni degni della fantasia di Verne, tecnologicamente arcaiche ma proiettate nel futuro per la concezione musicale che propongono. Russolo, che aveva un fisico da asceta e il profilo caratterizzato da un inconfondibile pizzetto, sembrava portare perfino nell'aspetto i segni di uno spirito bizzarro e geniale, destinato, però, a divenire spesso bersaglio della satira. Con la sua tipica dose di umorismo l'«Almanacco purgativo» di Lacerba nel 1914annota infatti tra le sue «strofette malthusiane» che «Gigi Russolo è la cosa/ che fa il lampo e la saetta,/ porta bionda la barbetta/ ma ti parla veneziam,. Nelle descrizioni fatte dai suoi compagni futuristi, egli occupa un posto di tutto rilievo proprio per quella sua prerogativa di produrre l'arte con la macchina. Il poeta milanese Paolo Buzzi, per esempio, gli dedicherà un intero romanzo, trasformando Russolo in Marzio, dove il protagonista, musicista di intonarumori, è al limite tra il medium in contatto con forze incontrollabili e il dandy stravagante: «Il seme metallico trapiantatogli nel vaso del cranio dà le sue fruttificazioni meravigliose. Non è più l'uomo di ossa, di nervi e di carne che dirige i volumi polifonici; l'uomo virgola (perché sotto le stelle vibranti di gelo, su quella cima estremamente bianca della terra, Marzio dirige imperterrito nella consueta assisa dei direttori d'orchestre ordinarie, frak e cravatta bianca) è diventato l'uomo-pila. Un fascio di fili elettrici passato da tutte le intersezioni più misteriose e complesse di migliaia e migliaiadi volts» ( Cavalcata delle vertigini, 1924). Seguendo sempre ciò che la passione gli detta di fare e restando perciò al di fuori delle norme precostituite, r; -~,-, ' ~ ~1- 1 ~ ) vo Russolo nella sua vita percorre un iter da irregolare: da principio, infatti, non si adegua alle inclinazioni musicali della famiglia e preferisce dedicarsi alla pittura, senza per altro frequentare Accademie. Dopo le prime prove di tipo simbolista, partecipa alle nascenti vicende pittoriche futuriste, firmando il Manifesto dei pittori futuristi (11 febbraio 1910}con Boccioni, Carrà, Bonzagni e Romani prima, Severini e Balla poi. Intraprende quindi la sua ricerca sul rumore proprio quando l'unica stella dell'universo musicale futurista è Francesco Balilla Pratella (18801955) - iniziatore del rinnovamento musicale con il Manifesto dei musicisti futuristi (11 ottobre 1910}, La musica futurista. Manifesto tecnico (11 marzo 1911}e La distruzione della quadratura (18 luglio 1912}- il quale solo, secondo Marinetti, avrebbe potuto competere con gli sperimentatori di livello europeo. Ritagliandosi un posto come «intonarumorista», e non come musicista di professione, Russolo sceglie dunque una dimensione del tutto nuova e atipica rispetto a quella della musica tradizionale (non a caso le sue opere sono «spirali di rumori» e il suo lavoro è «arte» appunto, che sta tra il segreto artigianale e la magia per iniziati) e disloca il proprio operare, oltremodo temerario e libero, fuori dai recinti, nello spazio dell'estremo avanguardismo. Trovando, una corrispondenza tra musica e poesia, si può dire che, mentre Pratella nel portare avanti istanze di rinnovamento tecnico-formale, che però non escono dal seminato della tradizione musicale, esprime un momento che equivale alla fase del «verso libero», Russolo, invece, pensando in termini di scardinamento del linguaggio musicale, si pone sullo stesso piano delle «parole in libertà». Infatti, come la pagina marinettiana diviene il campo in cui analogie e immagini, senza i legamenti della sintassi, si / /.,·-~ . ... . .. dispongono in parole, onomatopee e fonemi che riproducono l'andamento stesso del pensiero e le impressioni che esso riceve dalla realtà esterna, analogamente, nel sovvertire la grammatica dei suoni puri, lo spazio sonoro di Russolo si apre liberamente all'infinita varietà del «suono-rumore». Spetta dunque a Russolo il merito di avere per primo creato nella musica quel taglio che Jacques Attali ha definito «frattura essenziale» e che ha permesso di introdurre nello spettacolo, oltre al rumore, «la provocazione e il blasfemo. il grido e il corpo». LUIOI RUSSOLO Se dunque la sensibilità musicale di Pratella è caratterizzata da un substrato romantico in cui l'adesione al moderno è tutta emotiva e sentimentale, è proprio nella 'musica concreta' di Russolo che si esprime in pieno quella sensibilità dell"uomo moltiplicato' dell'era della macchina, che maggiormente gode «nel combinare idealmente dei rumori di tram, di motori a scoppio, di carrozze e di folle vocianti, che nel riudire, per esempio, I"Eroica' o la 'Pastorale'». Si realizza dunque un accordo perfetto tra il ruI {. I I, morismo e quelle prime proposizioni marinettiane che intendono mettere al bando tutto ciò che è sentimentale per far posto ali' a-umano della vita moderna, emblematicamente rappresentato dalla macchina. Lo stacco che separa il 'rivoluzionario' Russolo dal 'moderato' Pratella non sfugge però a due protagonisti dell'avanguardia europea quali Stravinskij e Diaghilev, venuti appositamente a Milano per conoscere da vicino la musica futurista: durante una serata, organizzata in casa Marinetti (1915), tutte le loro attenzioni si indirizzano agli intonarumori di Russolo. Nello stesso anno in cui Marinetti teorizza l'«immaginazione senza fili» e la «distruzione della sintassi», Russalo firma il manifesto L'Arte dei rumori (11 marzo 1913), prima tappa di una ricerca tesa a restituire dignità artistica al rumore, che non poco interesserà alcuni dei massimi esponenti dell'avanguardia musicale, da Stravinskij appunto ad Arthur Honegger, Edgar Varèse, Cage. Da artefice completo della propria musica Russolo non si limita a teorizzare, ma realizza in pratica gli strumenti che gli servono per raggiungere la méta della totale enarmonia. Lo affianca nei primi esperimenti Ugo Piatti, altro pittçre futurista. Nel 1916, per la Edizioni Futuriste di Poesia, esce L'Arte dei rumori in volume. Dopo l'esperienza della guerra, in cui tutta una generazione di intellettuali si è buttata, sperando in una rigenerazione sociale e culturale, lentamente la figura di Russolo entra neil'ombra in Italia. All'estero, invece, si registra ancora dell'interesse per le sue ricerche. Una certa notorietà gli viene dai concerti, con orchestra e intonarumori, tenuti al Théatre des Champs Elysées (17, 27, 28 giugno del 1921). Per un po' di tempo Russolo ha in mente di far produrre in serie i propri strumenti, poi, abbandonato questo progetto, realizza il rumorarmonio, più comodo negli spostamenti, con cui parteciperà nel 1927 agli spettacoli del Teatro della Pantomima Futurista, organizzato da Pra.mpolini, in scena per la prima volta al Théàtre de la Madeleine, a Parigi. Ma le delusioni, legate alle difficoltà incontrate nell'imporre una musica interamente intonarurnorista, nonché ai tentativi, mai andati in porto, di creare uno sbocco di mercato alle proprie invenzioni, inducono Russolo ad abbandonare la musica e a buttarsi inaspettatamente in una nuova impresa: la sua personalità eclettica, il suo spirito nomade ricercheranno nuove soddisfazioni nello studio dell'occultismo. Il mago che addomesticava i nimori depone la sua bacchetta e sceglie asceticamente il distacco dal mondo, trasferendosi per seguire i nuovi interessi da Parigi a Tarragona in Spagna, nel 1932. Frutto di questa stagione spirituale e meditativa è il libro Al di là della materia (1938), pubblicato negli anni che seguirono il suo rientro in Italia. Dopo aver dunque liberato il rumore dallo stato di sudditanza nei confronti del suono e aver fatto irrompere la vita stessa nell'universo musicale, egli, come altri protagonisti dell'avanguardia, abbandona tutto, con la fredda determinazione tipica degli 'spiriti liberi', per ascoltare esclusivamente le 'frequenze' del pensiero, svincolandole dall'obbligo di riprodursi in opere d'arte. Per una cronologia completa della vita di Luigi Russolo, si veda G.F. Maffina, Luigi Russo/o e farte dei rumori, Torino, Mariano, 1978,che contiene gli scritti musicali di Ruswlo. Claudia Sa/aris Le immagini in colore del «rumore d'oggi» sono tratte da « L'arei/le oubliée» catalogo di una mostra al Beaubourg. Centre Georges Pompidou, Paris 1982 Disegno di Carlo Erba eseguilo a Peschiera nel 1915. Caricature dei futuristi raccolti nel Battaglione Volontari Ciclisti (Luigi Russo/o l il primo da destra mentre suona una canzonetta napo/elJJIIQ). .. . .,, ~ .!:, '= ~ ,è ~ .,, ..!!, è '= <:: ~ ~ E: .. j ,...._ ___________________________________________________________________________ __.;;; lioteca Gino Bianc
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