• Informazioni -Einaudi Morante Ar_acoeli. «Del •drammone" ottocciue1sco... la Morantc non ci risparmianullo. (PaoloMauri,«la Repubblica•). « ... questo schema •ottocentesco" è qui semprepiu travolto da un ventodi assoluto... Senzadubbio, quest'opera è fatta per chi sa che cosa è stata,finché è esistita,la letteratura,._ (Franco Fortini, 4( CorrieredellaSera•). « ... un evento memorabile ... nella narrativa i.t.alianadi questi anni. Una scrittura stupenda per solennità e compiutezza ritmica... •· (GiovanniRaboni,• Il Messaggero>). «Supcrrorallb•, pp. 318, L. 1, ooo. Arte medievale San Bernardo e l'arte cistercense di Geo,ges Duby.Un librodi storia e di cultura artistica. Un'avvincente narrazione. «Saggi•• pp. XJ-184,con 48 illustrazioni fuori testo, L. 28 ooo. Braudel Civiltà materiale, economia e capitalismo. «Bibliotcct di <.ultura storica». Tre volumi. 1. Le slr11/J11re del quo1idia110, pp. xxvm- ,48, con ,2 illuurnioni, L. ,o ooo. 1 n. I iiochi dello w,mbio, pp. xxn-641, con ,1 illustruioni, L. 4, ooo. m. I tempi del mondo, pp. XX',{J-701, con jI illustrazioni, L. ,o ooo. Benjamin Il concettodi criticanel Romanticismo tedesco. Scritti 1919-1922. Le riflessioni su questioni di critica, metodo e politica. « Einaudi Letteratura•, pp. xx1-18.4, L. 10 000. Fruttero e Lucentini La cosa in sé. I due noti romanzieri alla loro prima prova teatrale in un divertentissimo dramma d'azione. «C.Ollczionedi teatro•, pp. 99, L. ,ooo. De Filippo Mettiti al passo' UnlavorodiClaudfo Brachini nato dall'insegnamentodi EduardoallaScuoladi Drammaturgiadell'Universitàdi Roma. «C.Ollezionedi teatro•, pp. ,1, L. JOOO. Grahame Il vento nei salici. Una favolosa storia inglese di animali parlanti, l'equivalente inglese del nostro Pinocchio, nella versionedi Beppe Fenoglio. « Supcrcoralli •• pp. 11,, L. 18ooo. Libri per ragazzi C'eradue volte il baroneLamberto di Gianni Rodari.Nuovaedizione illustrata. pp. 107, L. 10 ooo. Rose nell'insalata di Bruno Munari. La fantasia di Munari rnscita la creatività dei giovani. pp, 68, L. Il 000. Quando passarono le anatre di Giuseppe Bufalari. L'avventura di quattro ragazzi in un'isola mediterranea. pp. li), L. 10 000. Il letterato e le istituzioni Il primo volume di una nuova storia della Lel/eratura italiana. La dirige AlbertoA,or Ro.. e vi collaborano oltre cento insigni studiosi italiani e stranieri. In questovolumedal titolo Il letteratoe le istituzioni, il lettore troverà: le corti medievali, le università e gli Ordini domenicano e francescano, lo Stato rinascimentale e le accademie, la scuola, i giornali e le riviste, i partiti politici. pp. xx11-1on, con 31 1avole a colori fuori testo, L. ]O ooo. una programmazione autonoma, su tempi medi e lunghi. Al contrario, per La Stampa la programmazione avviene in tempi strettissimi; in questo momento, ho scorte di materiali per pochi giorni, e normalmente è cosi, perché cerchiamo di riferirci il più possibile a notizie fresche. È chiaro, però, che ho i miei punti di riferimento. Se so che ad agosto metà dei collaboratori è in ferie, cerco di premunirmi; e poi so di avere due o tre collaboratori che scrivono quasi a comando, in situazioni di necessità. Tutti i servizi vengono concordati, si discute di volta in volta con il collaboratore, per evitare fraintendimenti e trovarci con materiali che non ci convincono. Anzi, soprattutto per Tuttolibri, ma anche per La Stampa, non esitiamo a modificare il pezzo, se ci pare che sia troppo lento nell'avvio, oppure presenti uno stile ostico. Un lavoro redazionale che si fa insieme al collaboratore. Ma non si tratta di casi frequentissimi; accade per lo più con eminenti ma recenti collaboratori, che non si sono ancora familiarizzati con la formula ... A volte c'è la pedanteria professorale, il timore dei giudizi dei colleghi, l'ansia di perdere in precisione quanto si guadagna in chiarezza ... Il raccontare la storia da capo viene considerato più o meno degradante, da molti intellettuali italiani. Eppure, noi cerchiamo di avere delle pagine molto comprensibili; dunque una certa semplificazione nel linguaggio è indispensabile. Così, per quanto riguarda i recensori, chiediamo a tutti di raccontare la vituperata e infame trama. D. E come avviene il reclutamento dei collaboratori? Mondo. È dettato dalle occasioni, dal mercato, da chi è libero o disponibile. Dopo tutto quello che ho detto, è chiaro che cerchiamo collaboratori che non siano infeudati, legati a una particolare posizione: li preferiamo più aperti, anche più diversificati. In qualche caso, bisogna avere un certo talento per scoprire nuovi collaboratori, studiosi un po' defilati che poi si rivelano elementi di punta. Siamo noi a stabilire il contatto, poi si' vede che cosa ne vien fuori. Molte volte, La Stampa ha fatto 'scoperte' importanti. Alcuni se ne sono andati, altri sono rimasti o tornati, anche perché alla Stampa non c'è il rischio (che, per esempio, è molto presente al Corriere della Sera) di essere divorati da una struttura troppo grande, di sparire in una sorta di Moloch, con un abbraccio che può anche essere mortale. D. Qual è la 'genesi' della notizia, di che fonti e canali di informazione vi servite? Mondo. Un canale sono le agenzie di stampa. Per esempio, attraverso una agenzia ci arriva una notizia scientifica (sono quelle che interessano maggiormente il pubblico). Cerchiamo di arricchirla immediatamente servendoci del corrispondente che o ha conoscenze di suo, o riesce a risalire alla fonte. Un sistema, quest'ultimo, che funziona soprattutto per gli Stati Uniti: se si agisce immediatamente, lo stesso giorno in cui ci arriva la notizia dall'agenzia di stampa, riusciamo già a ottenere una informazione più ricca, circoscritta, approfondita. Perché, come è noto, in America è più facile il contatto con il grande ricercatore: spesso basta una telefonata da costa a costa per avere una microintervista. E quando si ha una notizia così fresca, non esitiamo a metterla in prima pagina. È un uso di Le Monde, che abbiamo adottato anche noi da qualche anno. Se per esempio c'è una prima alla Scala, e il pezzo di Massimo Mila è particolarmente felice, lo si mette in prima pagina, nell'angolino in basso. Altra fonte sono i giornali, anche i concorrenti. E poi i giornali con cui siamo collegati: abbiamo da molto tempo il copyright di Le Monde e del Times, e da un anno quello della New York Review of Books; Tuttoscienze, per conto suo, ha contatti con riviste scientifiche americane. Tutto questo apparato ci dà un po' di copertura. Ma, ovviamente, conta81bI1otecaginob I anco no moltissimo i collaboratori. Alcuni sono più abili: sono maggiormente informati e molto duttili, ci offrono un raggio di notizie e temi, si concorda con loro l'intervento che ci sembra più opportuno. Sono generalmente gli intellettuali più giovani, quelli che hanno più disponibilità e dimestichezza con l'informazione. Poi, ci sono i C91laboratori più eccentrici, servono meno da questo punto di vista, li si piglia proprio per la loro eccentricità; ma di quelli bisogna averne pochi, se fossero molti distruggerebbero il giornale. La Gazzetta del Popolo: Giampaolo Boetti, Beppe Ferrero D. Quale immagine di cultura volete rendere attraverso La Gazzetta del Popolo? Boetti. Essenzialmente, facciamo un giornale per il Piemonte. Come ricordo sempre a tutti i collaboratori, vecchi e nuovi, vogliamo evitare l'equivoco cli un giornale regionale ma a diffusione nazionale, e che quindi riporti, anche in terza pagina, elzeviri o 'spalle' nazionali che di fatto non interessano il lettore. Il nostro obiettivo (naturalmente, non è detto che ci riusciamo) sarebbe eliminare l'elzeviro e portare il riflesso fresco della cronaca, soprattutto torinese, anche in terza pagina. E, per evitare il pericolo dell'effimero, che strutturalmente i cronisti portano con sé, vogliamo affianIl treno di John Cage care a essi un pool di specialisti, in .grado di rifare, di ricostruire, la 'storia' del Piero.onte. Questo sia per evidenti obiettivi di vendita, sia per diversificarci dalla concorrenza. D. E come vengono organizzati in concreto gli articoli e le collaborazioni, attraverso quale formula? Boetti. Siamo..ancora in una fase molto magmatica. C'è gente che ci manda gli articoli senza sapere se van bene o no. E stiamo prendendo contatto con molte persone, con possibili collaboratori, per vedere se sono d'accordo con la nostra formula. Il punto decisivo è per noi la scrittura, che deve essere precisa, 'scientifica', se si vuole, ma assolutamente leggibile e popolare. Ed è su questo punto che nascono i problemi, perché gli specialisti hanno linguaggi specifici, e nella scrittura giornalistica temono i giudizi dei colleghi. Però qualcuno prova, in ogni caso il rapporto non è mai formale. Una mancanza cli formalità che si riflette anche nella .collocazione dei pezzi. Ad esempio, abbiamo raccolto tutte le interviste sotto la rubrica «Persone», e questo sia che l'intervista venga rilasciata dal famoso scrittore, sia che, invece, si tratti di un'intervista al sindaco di un piccolo paese, o a un artigiano. D. Prevale quindi un approccio che si potrebbe definire socio-antropologico, rispetto a quello letterario. Ciò suppone canali diversi per la raccolta delle notizie; per esempio, una minore incidenza degli uffici stampa delle case editrici... Boetti. In effetti, ci rivolgiamo direttamente o allo specialista, o al cronista. Alle case editrici, ci siamo limitati ad anriunciare che stavamo per uscire, e che avremmo gradito ricevere libri. Ce li hanno mandati, quindi avremo sicuramente rapporti di questo genere. Però ci proponiamo di trattare diversamente la letteratura, e la produzione editoriale in genere. Sicuramente, non faremo la classica recensione: vogliamo tentare piuttosto un discorso collegato ai fenomeni di cui ci occupiamo. Ad esempio, Torino è un centro nel quale gli studi di elettronica, o di psichiatria, sono molto avanzati: un centro che è più vivo di quanto non si pensi. È in questo senso che si possono tentare agganci culturali con la produzione editoriale. D. E quali riscontri avete avuto, su questa nuova formula? Boetti. Di fatto, ci sono state poche critiche. Abbiamo incontrato difficoltà e diffidenze prima che uscisse il giornale, nel contatto con alcuni cattedratici torinesi, anche giovani, perché paghiamo poco o tendiamo a non pagare (per il momento, siamo un giornale povero); e poi, per la questione del linguaggio a cui accennavo prima. Gli universitari hanno paura di compromettersi, abbandonando i loro usi e costumi. Preferiamo allora ricorrere a giovani laureati, che non hanno nulla da difendere ma tutto da guadagnare, e fanno questo lavoro con maggiore freschezza. Altre critiche ci sono venute dal fatto cli mettere l'articolo di cronaca in terza pagina, una anomalia che costituisce uno shoc per il lettore tradizionale. Ferrero. Tuttavia, mi pare che la nostra strategia abbia almeno due moventi. Il primo è interno al problema del linguaggio dei giornali: si tratta cli rompere il diaframma tra la terza pagina e il resto del giornale. Negli altri giornali, le pagine di cultura sono lo sfogo dei collaboratori importanti esterni e dei giornalisti interni bravi; per noi, invece, anche il cronista che riesce a fare un articolo che va al di là del giorno dopo, può entrare in terza pagina. In sostanza, cerchiamo cli fare delle pagine di cultura che vendano come le altre, e stranamente pare che ci stiamo riuscendo: stamattina ho scoperto che a Torino vendiamo 10.000 copie. C'è poi un'altra considerazione, esterna al giornale. La fase che il Piemonte sta attraversando in questo periodo è molto interessante. C'è un rinnovamento sociale e 'tecnologico', per cui gli intellettuali non si parlano più semplicemente tra loro, ma sono anche interessati a un dialogo con la gente. Ora, questa trasformazione mi sembra consentire una operazione che sia insieme popolare e culturalmente interessante. D. E non vi preoccupa il fatto che in Italia, tradizionalmente, i giornali popolari abbiano scarso seguito? Ferrero. Ma c'è proprio il rinnovamento di cui parlavo prima. Degli eventi in corso: per esempio, il fatto che in un manipolo riusciamo a costruire questo giornale che stranamente vende - per vari motivi, e sicuramente anche per una certa dose di fortuna. È difficile dire se noi rappresentiamo il modo giusto per fare un giornale popolare. Sta cli fatto che fino a oggi di giornali popolari che possano costituire degli esempi non ce ne sono stati, se si esclude /I Giorno degli anni d'oro, che del resto accordava molto spazio alla cultura. Si trattava di un vaso comunicante, cli un tramite che metteva in relazione spazi e campi diversi... L'occhio,.invece, non coglieva affatto la trasformazione. E si può essere contemporaneamente culturali e popolari solo cercando di cogliere gli elementi di cambiamento. In questo periodo in Piemonte c'è un grande risveglio culturale, non un incendio, ma fuochi diffusi, qua e là... Il contributo di un giornale è portare gli eventi alla luce, senza mediazione, fare inter~gire linguaggi diversi senza pretendere di essere la 'testa' della trasformazione. Interviste a cura di Maurizio Ferraris ~ ·$· ~ -:::- ~ -:::• ~ -:~- ~ -~:- ~ -;::- ~ -:::- ~ -:::- ~ -:::- ~ -:::- ~ -:::• ~ -:~:- ~ .:)' ~ ~":- ~ ,:::· ~ -:::- ~ .:;:- :t, ·=~· *e-*•:;:• ~ ·t· Bohumil Hrabal Treni strettamente sorvegliati L. 8.500. Vitczslav Nczval Valeria e la settimana delle meraviglie L. 8.500. Altri titoli delleedizionie/o I. Morgncr Nozze a Costantinopoli L. 8.000. F. Langcr Leggende praghesi L. 7.500. J-Potoclci Viaggioin Turcbia in Egitto e in Marocco L. 7.500. M. Kuzmin Vanja L. 7.500. A.M. Ripcllino Storia della poesia ceca contemporanea L. 10.000. ~ edizioni eIo '°""' Wt1 mo,,re llltis:simo7 ~::- ~ ·$· ~ -:::• ~ ~- ·*· ~ ·$· ~ -::❖ ~ -:::- ~ -:::- ~ ~-=- ~ ·$· ~ ·$- ~ ,;.:- ~ -:~ ~ -:::- ~ -:::- ~ -:)-
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