Alfabeta - anno IV - n. 42 - novembre 1982

C..'ì, Nuovecollane Narrativa J. Neruda I racconti di Mala Strana pagine 239, lire 12.000 Introduzione di Claudio Magris Undici storie di gente comune ambientate nella Praga magica dell'Ottocento per «sentire, come il conte Morstin di Joseph Roth, più familiare la vastità del mondo lontano, e più nuova e misteriosa la vicinanza del mondo quotidiano». Saggistica K. Bloch Memorie della mia vita pagine 247, lire 14.000 La moglie del grande filosofo marxista Ernst Bloch racconta la sua vita: dalla rivoluzione d'Ottobre agli incontri con Adorno, Lukacs, Benjamin, Brecht, il nazismo, la fuga in America. Un lungo viaggio alla ricerca di una società più umana. Filosofia H. Gollwitzer - W. Weischedel Credere e pensare pagine 366, lire 22.000 Un teologo e un filosofo a confronto sul tema «credere e pensare». Una nuova proposta per sfuggire dal vicolo cieco della situazione nichilistica e «affrontare su un piano di consapevolezza filosofica gli interrogativi fondamentali dell'esistere umano». caseaditrimcearietti .il. - Provincia di Mantova CASADELMANTEGNA officine & oteiers produzione artistica scuola committenza pubblica 21 novembre 19 dicembre 1982 2 MAURIZIO CALVESI presenta Bruno Ceccobelli Stefano Di Stasio Concetto Pezzati 18 aprile - 16 maggio 1982 FLAVIO CAROLI presenta Giosetta Fioroni Omar Galliani Gianfranco Notargiacomo 2 21 novembre 19 dicembre 1982 MAURIZIO CALVESI presenta Bruno Ceccobelli Stefano Di Stasio Concetto Pezzati 3 febbraio - marzo 1983 ACHILLE BONITO OLIVA presenta Maria Patrizia Cantalupo Marco Del Re Andrea Nel/i MANTOVA·CASA DEL MANTEGNA Via G. Acerbi, 47 • Te/. 03761326685• 360506 Orario 8,30/12,30 - 15.00/18,30 umanità, immersa nella paura cosmica del mondo neo-moderno. La casa privata come scena personale, come ultimo simbolo della propria capacità di scelta, come spazio disomogeneo, come accumulo di oggetti, come foresta, groviglio di avventure e di passioni anche anti-progettuali. È il fascino, per così dire, del progetto «molle» contro l'ostentata sicurezza del progetto «duro», quello premonitore, demagogico, che nasce più per affermare se stesso e le sue regole che per esistere in quanto nuova realtà. I materiali del progetto duro sono quelli del costruire classico: pietra, ferro, cemento, metallo, vetro. Invece è proprio dentro all'arredamento, cioè dentro al guscio più protettivo e più vicino all'uomo, che esiste l'essenza del progetto tenero, molle, sentimentale. Quali sono i materiali per il progetto molle? Sono la stoffa, il colore, il clima, la memoria, la luce, che toccano e accarezzano il corpo senza fargli male. Allora tutti gli oggetti, le stanze, le facciate, gli archi, le statue. i mobili soffici e molli. Perché l'architettura è fatta di parti nude e ostili, che i materiali teneri riscaldano, rivestono, attutiscono, riconducono nel ventre materno. Guardiamo dentro a una casa privata, dentro al palcoscenico di una persona qualunque. La tradizione tipologica moderna propone una semplificazione estrema delle sue funzioni, le sintetizza nei locali destinati a cucinare, mangiare, dormire, lavarsi. Tutto l'incredibile intreccio delle altre mille funzioni sensoriali e mentali è dimenticato, si irrigidisce dentro a questa griglia architettonica di riferimento, elaborata sul concetto di sopravvivenza elementare, tipico degli scherni produttivi e degli standard seriali delle società contemporanee. Ma l'uomo ha bisogno urgente di altri generi di sopravvivenza, una sopravvivenza sottile; invece di soggiorno, cucina, gabinetto e camera da letto, occorrono a tutti nuovi tipi di stanze e abitacoli: forse stanze per nuotare, per tenere i fiori, per telecomunicare, per leggere libri. Le funzioni elementari possono essere assorbite, come sottoproblemi, dentro alle funzioni sofisticate, si può mangiare nella stanza per nuotare, cucinare nella serra, lavarsi nella stanza delle telecomunicazioni. li letto - che oggi è quel luogo insignificante destinato a riciclarci verso i nostri quotidiani impegni - diventerà un oggetto centrale, il delicato strumento deputato da un lato al nostro misterioso letargo, alla nostra lenta progressione verso il sonno eterno, dall'altro alle relazioni notturne e alla seconda vita di tutti noi. li massimo isolamento, assieme alla massima comunicazione. Luogo del sogno, della follia, del riposo, del pianto, della gioia, della penombra, dell'istinto, del presagio, dell'immaginario, la camera da letto del futuro sostituirà il soggiorno tradizionale con un soggiorno mitico, in un nuovo tipo di locale meditativo intimo e protetto, considerato come quel nucleo attorno a cui articolare tutta la casa. Opposte e crudeli, invece, le previsioni per la cucina e il cibo. Qui il problema, dai secoli dei secoli, è erimane la fame nel mondo. C'è chi mangia per sopravvivere, chi mangia per vivere, chi vive per mangiare, chi mangia da morire. Mani, ciotola, cucina da campo, bicchiere in plastica, caffettiera in acciaio, piatto in argento, cucina componibile, cucina computerizzata, sono gli oggetti per quell'atto sociale, intimo, animale, sensuale, colto, del deglutire. Ma !'«oggetto· cibo» in sé deve raggiungere uno standard geografico sempre più omogeneo, se l'ipotesi è che tutti gli uomini possano mangiare in modo nutritivamente paritetico. L'oggetto alimentare deve essere industriale e di massa, anche se questa tendenza verso un cibo banale avrà il risvolto negativo di far perdere la tensione culturale verso il pranzo come rito. E poi il corpo umano: considerato oggi finalmente come un oggetto fra B1ql1otecag1nob1anco altri oggetti, naturale, piacevole e ricco di possibilità. Molte porte che nelle case erano rimaste chiuse con cura per nascondere atti quasi illeciti, hanno perduto chiavi e serrature. Oggi le persone, padri, madri, amici, bambini, si pettinano in soggiorno, si lavano assieme, fanno colazione nude, fanno ginnastica in cucina, come dei nuovi primitivi. Perciò al locale da bagno bisogna cambiare nome. Non si può considerare il corpo, infatti, come nuovo protagonista, se lo si ripulisce chiuso e costretto dentro a un buio stanzino da bagno, dove i quattro apparecchi sanitari assomigliano a strumenti di tortura. Allora ci sarà una «camera per il corpo,. nelle nostre case future, pubblica come la terma romana, purificatrice come il battesimo cristiano, con qualcosa dei ruscelli islamici in pietra, con qualcosa delle grotte artificiali dell'epoca barocca. E poi il problema della metropoli, che oggi è solo il rovescio scostante e indurito delle famiglie e degli arredamenti piccolo-borghesi falliti. li progetto molle considera come positiva una condizione di non-progetto della superficie del globo, una nuova città fisicamente indeterminabile, aperta, disponibile, fluida, galattica, realizzata per groviglio di mosse minime, non per decisione e istituzione di programmi massimi. Le nuove architetture non saranno mai grandi, mai vicine tra loro, saranno piccole, artistiche, intense affermazioni intellettuali puntiformi. Scomparirà la terminologia tipica dell'urbanistica moderna: piano regolatore, regolamento edilizio, zo- • nizzazione, insieme alla demagogia della partecipazione. Si potrà paradossalmente riproporre il ghetto, se ghetto vuol dire riconoscere l'esistenza di piccoli gruppi con linguaggi omogenei; si potrà pretendere di rinunciare agli eccessi di trasporto e di informazione, perché di eccesso di comunicazione si muore; si potranno riproporre dei piccoli giardini, per cosl dire esclusivi, se si crede all'utilità che esistano nel territorio delle fortissime presenze spirituali ed estetiche; si potrà dimostrare che la periferia è più bella del centro storico; si lascerà che l'edilizia si aggreghi e si autogeneri spontaneamente, forse sottoterra, in nuclei abitativi che non si chiameranno più «appartamenti,.. Nuovo design All'interno di questo quadro, quali •sono le caratteristiche del nuovo progetto? Una prima fissazione: càpita ancora oggi, ma è stata una regola nel passato, che chi disegna abbia in mente di fare una cosa vera, certa, esemplare e valida per l'eternità, una cosa il cui senso non abbia mai a cambiare. Proviamo a pensare l'opposto: in questi tempi in cui non si sa bene dove si va, pochi minuti dopo aver fatto un disegno esso è già scaduto e sorpassato. Perché delle cose forse importa più la mutazione che la stabilità, più l'indeterminatezza che la certezza, più il senso romantico che quello razionale. Un disegno è un avvenimento provvisorio, caduco e artificiale, poco legato alla statica freddezza del reale e dell'autentico, legato invece alle effimere vibrazioni dell'apparente e dell'ignoto dove prevale la labilità dei sospiri della vita sulla compiutezza della morte, il disegno amoroso sul disegno funzionale. Per questo si può pensare al nuovo design come a un sistema minimalista di oggetti eclettici, cangianti, di strumenti sempre più piccoli e virtuosistici, di spazi intimamente costruiti attorno alla persona, direttamente collegati al suo corpo. Ecco allora la seconda fissazione: che oggi non solo l'arredamento, ma anche la decorazione può prevalere sulla progettazione e sull'architettura e addirittura contrapporsi tecnicamente a esse. I decori svaniscono nel nulla alla velocità con cui arrivano, e in quel transitorio momento d'esistenza piacciono morbosamente, rendono energetiche, tese e violente anche le strutture più aride del quotidiano. Cedere a una totale decoratività, a una infra-professionalità del mondo, significa prendere atto che gli uomini non sono in grado di comunicare razionalmente, e nel profondo - che nella sostanza intima sono solitari -, ma che quello che può entrare bene in circolo fra loro è la pelle, l'odore, l'istinto, la superficie, la «profondità del superficiale,., il redesign. È il recupero di un nuovo umanesimo informatico, tramite il dilettantismo: l'uomo futuro potrebbe essere, per così dire, «specializzato in dilettantismo,.. li disincanto dell'uomo neo-moderno, il suo pessimismo, la sua coscienza infelice lo garantiscono ormai dal rischiare fantasie troppo intense, drammatiche o impossibili. Sono finiti i tempi dei messaggi e delle rivoluzioni radicali: l'accelerazione dei tempi, che fa scadere ogni valore nello stesso istante in cui viene proposto, ci dà i connotati del nuovo progetto, ci indica il possibile cinismo positivo, la «fantasia limitata» dell'oggetto informatico.

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