Alfabeta - anno IV - n. 42 - novembre 1982

do contemporaneamente compiti di rappresentanza e compiti di controllo sugli stessi soggetti rappresentati. Le contraddizioni e le tensioni costanti tra le funzioni di rappresentanza e quelle di controllo (e dunque tra la spinta a soddisfare le domande dei rappresentati e la necessità di limitarla) pongono il sindacato, sempre più spesso, di fronte a conflitti non facilmente mediabili. In un momento in cui la crisi impone che le ristrutturazioni e le riconversioni industriali passino necessariamente attraverso processi di mobilità e di cassa integrazione, travolgendo anche diritti già acquisiti dai lavoratori, la divaricazione (a volte la contrapposizione) tra interessi generali e interessi collettivi e individuali fa sì che il singolo lavoratore non identifichi più come propri i fini perseguiti dal sindacato. Da ciò deriva una conflittualità che ne rimette in discussione la legittimazione a proseguire la strategia di controllo dei processi di ristrutturazione industriale senza la dovuta attenzione alle garanzie individuali, con la conseguenza di una evidente crisi di rappresentatività. Vicende come quelle del- !'Alfa Romeo, dell'Unidal, di Castellanza sono sintomatiche di tale stato di malessere. Si può capire perché le ordinanze dei pretori di Milano fossero un ottimo spunto per riproporre il tema del rafforzamento della rappresentanza del sindacato e, quindi, quello dei rapporti tra legge e contrattazione e tra interessi collettivi e diritti individuali. D a tempo la dottrina giuslavorista ha faticosamente individuato per l'autonomia contrattuale collettiva compiti primari in settori di sua esclusiva pertinenza. La maggiore idoneità del sindacato e dell'azione collettiva, rispetto alla legge inderogabile, a intervenire nei programmi di riconversione e ristrutturazione delle aziende o di gestione del mercato del lavoro, con prospettive politiche globali anche di lungo respiro, non dovrebbe più essere messa in discussione. Parimenti è un dato ormai acquisito che gli interessi collettivi perseguiti dal sindacato non sono solo la somma degli interessi individuali rappresentati, ma sono interessi del soggetto collettivo che li esercita autonomamente pur nelle sue funzioni di rappresentanza. Sempre più spesso, però, questi concetti vengono dilatati per rafforzare il ruolo dell'azione sindacale, come se si volesse far recuperare sul piano giuridico la rappresentatività perduta nel sociale. Viene così ridiscusso il sistema delle fonti del diritto del lavoro, assegnando in via generale agli accordi e alla contrattazione collettiva un rango pari a quello della legge; spesso si crea artificiosamente una contrapposizione tra diritto soggettivo e tutela collettiva. In quest'ottica, l'azione sindacale - espressione di interessi generali, concretizzata in un atto di autonomia contrattuale - è sovraordinata ai diritti individuali (a volte anche se garantiti da norme costituzionali) e tende ad assumere connotati autoritativi, tipicamente pubblici, con la conseguenza che i diritti soggettivi dei singoli in contrasto con gli interessi perseguiti dal sindacato degradano - per usare concetti appartenenti al diritto amministrativo - al rango di «diritti affievoliti» o di «interessi». Simili concezioni non solo ridiscutono completamente il sistema sindacale in atto, rivisitando opinioni consolidale sulla natura giuridica e sul ruolo costituzionale del sindacato, ma rendono altresì più difficile l'esigenza di un armonico sviluppo dei diritti soggettivi fondamentali della persona contestualmente al dispiegarsi dell'azione delle formazioni sociali preposte al controllo della vita democratica ed economica, secondo i principi della nostra costituzione. L e critiche rivolte alle ordinanze sul caso Alfa, per lo più dirette a dimostrare che le decisioni pretorili riducevano oggettivamente la rappresentanza sindacale nell'àmbito dei processi di ristrutturazione, lasciano supporre l'inevitabilità di un contrasto, in determinate situazioni, tra azione sindacale e interessi collettivi, da una parte, e diritti soggettivi fondamentali, dall'altra. Un contrasto che non dovrebbe sussistere e che è comunque inaccettabile, soprattutto nelle delicate fasi dei procedimenti di ristrutturazione industriale - cioè, nel momento in cui le aziende, approfittando del momento di crisi e degli attuali rapporti di forza, utilizzano la normativa d'ausilio su mobilità, cassa integrazione, ecc., per espellere dalla fabbrica i soggetti non graditi, meno produttivi, con palesi discriminazioni o con atti da «giustizia sommaria aziendale», in un'opera di «risanamento» portata avanti senza il rispetto delle più elementari regole di comportamento e garanzie giuridiche (come ormai è sempre più evidente dalla vicenda dei 61 licenziamenti Fiat in poi). Eppure anche in questi casi il garantismo, inteso come tecnica di t_uteladei diritti fondamentali del lavoratore subordinato, è ritenuto sovente un ostacolo alla capacità sindacale di contro!- lare i processi di ristrutturazione. A volte è persino possibile rilevare in alcune critiche la convinzione che, in situazioni d'emergenza, i livellidi garanzie giuridiche devono essere abbassati: il garantismo diventa allora «d'altri tempi» o «esasperato», e l'intervento giudiziario è considerato «un'indebita azione di supplenza», anche quando (come nel caso Alfa) si limita in sostanza a riaffermare principi fondamentali di civiltà giuridica, senza invadere il campo riservato all'autonomia contrattuale collettiva in materia di mercato del lavoro, tutela dell'occupazione, ristrutturazioni, ecc. Qualche osservazione, infine, su un altro tema che la vicenda Alfa Romeo ha posto in evidenza: il rapporto tra sindacato e magistratura e, più in generale, il ruolo e i compiti della giurisdizione nelle relazioni industriali degli anni ottanta. Le richieste - avanzate anche da alcuni esponenti sindacali appena apparse le decisioni giudiziarie - circa la necessità di riforme legislative che impediscano l'intervento giudiziario sul terreno delle relazioni industriali, non sono, cosl formulate, una novità e si inseriscono bene nella tendenza in atto (in alcuni settori) a ridurre l'area di intervento della giurisdizione. Richieste di tal genere sono state variamente formulate già in altri campi (come il mondo finanziario e bancario, il sistema delle autonomie locali, i reati commessi da parlamentari, da forze dell'ordine, ecc.), a volte per ben individuati fini di parte, a volte per una prospettiva più generale di riduzione della capacità di espansione della giurisdizione. Per quanto riguarda le relazioni industriali, il problema dei limiti della giurisdizione presenta in effetti aspetti più complessi, essendo evidente che gran parte dei rapporti tra imprese e sindacato deve essere lasciato alla autonoma regolamentazione delle parti sociali. D'altra parte, alla risoluzione dei problemi di una società industriale in crisi mal si adatterebbe l'intervento generalizzato di un giudice, che per lo più è portatore di una cultura formalistica e nella maggior parte dei casi non è in grado di percepire tempestivamente i mutamenti che avvengono nel sociale. Tuttavia, anche se con queste necessarie premesse, l'esigenza di salvaguardare principi fondamentali di civiltà giuridica, di garantire il rispetto delle «regole del gioco», di evitare discriminazioni inammissibili e atti vessatori ripropone anche nel campo delle relazioni industriali il ruolo insostituibile (almeno finché resta in vita questo assetto istituzionale) della giurisdizione come ultima istanza di controllo, nei termini minimali ma irrinunciabili sopra indicati. Ma la vicenda Alfa (e quelle dell'Unidal e di Castellanza) e il tono delle reazioni alle decisioni giudiziarie pongono alcuni interrogativi che investono i futuri equilibri istituzionali. In realtà, in una situazione definita d'emergenza, in un sistema fondato sostanzialmente su modelli neocorporativi - vale a dire su accordi istituzionalizzati tra imprese, sindacati e organi pubblici -, più che il contenuto e le implicazioni di alcune specifiche decisioni è la stessa funzione giurisdizionale con il suo insito connotato garantistico a essere vista con diffidenza. Da qui la reale portata dei rilievi critici e dei commenti, che va ben oltre i cas~giudiziari esaminati. Primadelrijt~tdpelrocesso ..,,_ Anticipiamo la notizia introduttiva al libro li dibattito sul processo de/- I' Autonomia (aprile '79 - giugno '82), 91 scritti scelti a cura di Francesco Leonetti e Amedeo Santosuosso, con scritti nuovi di Romano Canosa ed Enrico Rambaldi, in corso di stampa per le edizioni Multhipla, Milano. - scelta indicativa ulteriore nel/'atti- sti, finché si sono dati e quando si dan- primi apporti. Comprende gli scritti vità di responsabilizzazione o colpe- no, sono connessi alla«rottura»di ma- che nelle stesse sedi e in altre hanno volizzazione dell'Autonomia, perché ero-istituzionifisse e a/l'esigenzaegua- posto il caso 7 aprile e 21 dicembre in prolissa piuttosto che critica; litariain prospettiva, pensano un even- una relazione (di effetto e di motivo) -scelta, per lestesseragionio simili, to in cui fenomeno ed essenza si equi- con le trasformazioni involutive o di nelle serie abbondanti dei garantisti e valgono per un giorno almeno, e so- «complessità» della società italiana e di alcuni giornalisticon virtù di «cana- prattutto concepiscono un rapportofra delle sue proprie istituzioni. Questa le» (diciamo per un verso Rossanda - i processi di conoscenza e il riferimen- parte, pur differenziata per un'articafino a un certo punto - e di Ferraioli, to alla base operaia. Ora è certo che /azione orientativaper il lettore, è con- o n gruppo di studenti di filosofia a costrettidalla lotta a ripetere; e per /'al- questi nessi ci sono stati fra il '19 e il nessa alla parte precedente. Entrambe Milano, interessato ai problemi tra Bocca, e Neppi Modana, con valo- '23 e '26, quindi ricuciti, e in fasi della contengono alcuni appelli interessanti. delle libertà civili, ha compiuto re mutante fra la difesa e l'accusa). resistenza, poi ricucita istituzional- Occorre dire infine che solo il supenellaprimavera 1982, per nostro inca- Che cosa ne deriva? a cosa serve mente, infine nella vicendafra '68 e '77 ramento rigoroso, nel quale speriamo, rico, uno spoglio di una serie di perio- l'incompleta esibizione in questo li- in Europa (poco prima in Cina e an- degli equivoci sulla lotta basista ed dici: La Repubblica, l'Unità, Rinasci- bro? Secondo noi, dai periodici spo- che in Usa). Questa vicenda è statadis- estremista (radicalizzata «spontaneata (per cura aggiunta di Virginia Gey- gliali e dai criteri esposti dovrebbe salta, neppure ricucita: e il dissolvi- mente») dell'Autonomia permette nel monat), il manifesto, Il Quotidiano uscire abbastanza chiaro, per la con- mento e la dissolvenza sono soluzioni tempo successivo una discussione /ibedei lavoratori, Lotta continua, Alfa- su/razione dei lettori e militanti e per riuscite, e ora siamo in attesa dello ra e profonda sulla storia degli anni beta, 7 aprile, Metropoli. Ha inoltre l'opinione comune, prima dello svi- spettacolo del processo: da tollerare,e, settanta e delle sue lotte e degli errori. interpellatomolti intellettualiper atte- luppo pieno dei processi pubblici sul- fatti i capri espiatori, dimenticare. Ciò è indispensabile per una piena nere le loro indicazioni di altri scritti: l'Autonomia, l'insieme degli argo- Vogliamo opporci a questo. Oggi consapevolezza nelle nuove generache sono state date, relativamente ai menti del dibattito teorico, politico e non si sa più bene che cosasia la «base zioni: l'esempio per questo passaggio periodici Corriere della sera, Il Mes- intellettuale di sinistra, in merito all'i- generale» dei cittadini, né la base dei utile si è dato in Francia, con effetti saggero, Paese sera, l'Espresso. (Con struttoria e alle sue conseguenze nella partiti di massa, differenziata dai verti- notevolissimi, perché, come osserva qualche lacuna: per esempio non si è lotta politica e nella cultura e vita na- ci; quella era sette-ottocentesca,questa giustamente Deleuze, in Francia vi è trovato in tempo Leonardo Sciascia, zionale. è del Novecento centrale. Tuttavia un stata nel maggio 1968una reale«insurné risultano qui suoi scritti: e dunque Nei limiti, certo, in cui ciò è avvenu- libro come lapresente raccoltadi scrit- rezione» e poi vi è stata una scelta di chiediamo tanto più, ora, a lui e ad to, con «silenzio degli intellettuali»e ti è un libro di base; non è pessimista. riapertura (da parte socialista)al conaltri qui non p~esentidi intervenire). con le eccezioni qui prodotte, poche in Né si può dire ancora utopico. La fronto con le tendenze recenti del '68, Il collettivo ha consultato allo stesso confronto alla gravità degli eventi. E maggior parte degli scritti si schiera in per rendere i giovani militanti soggetti scopo, dopo alcune riunioni, i mate- usiamo il termine «dibattito», già sca- tensione per uno scopo etico-politico attivi del seguente corso di trasformariali raccoltipresso di noi curatori del duro nell'uso, come lo rileggiamoper sentito come imprescindibile. zione istituzionale, con la sinistra ora libro; e ha fatto una prima scelta, ac- esempio in Vemant per dire che, di Qui si presenta non un puro registro al potere. Questo domandano oggi cantonando scritti di cronacagiudizio- fronte all'intelligenza moderna, vale cronologico, ma un atto complessivo molti prigionieri politici «autonomi». ria, di commento immediato, di ripeti- solamente il vaglio assoluto, sviscera- che vuol essere utile alla libertà degli Occorremettere in evidenza che una zione d'interviste. to, delle ragioni. Oc' è violenza su tutti imputati; ed è disposto con una tipo/o- simile riflessionein Italia è statafin qui Con Romano Canosa e Amedeo noi. gia o tematizzazione degli scritti, che bloccata e sospesa, coi suoi sciogliSantosuosso, giuristi, e con Enrico Veda chi vuole che cosa si è detto. giustifichiamo con brevità sobria. menti e anche con le durezze teoriche Rambaldi, che insegna Storia dellafi- Per non dire o per ridire le stessepenè. 1. Argomenti di accusa. Li ascoltia- necessarie. (Queste sono state usate losofia all'Università Statale di Mila- Per dire con la maturità amara della mo qui, dentro l'insieme di posizioni già, nellasituazione degli autonomi in no, abbiamo riconsiderato l'insieme valutazione sull'avvenuto già: in un della sinistra, con stupore e increduli- carcere, solo da taluni imbecilli, per degli articoli procedendo a una se/e- periodo, l'oggi, che è assaidiverso, mih,.~là- Comprendono nella maggior parte esempio C. Preve). zione essenzialepiù strettamente utile, pare, prebellico e bellico, imperialista gli interventi negli organi del Pci, in La riflessioneva considerataper ora dove si è voluto tenere conto di questi e nazionalistico, con disoccupazione e una sceltaessenziale, con valore infor- sospesa sia ne/l'ambito della cosiddetcriteri: carestia, e in ogni caso con ritorno a motivo. ta «crisi del marxismo», quale è per - esclusione delle comunicazioni ed qualche passato, senza più «passato e 2. Il discorso di garantismo, quale si esempio sostenuta, fra gli scritti di queesposti degli imputati e inquisiti; presente». è sviluppato soprattutto nel manifesto sto libro, da Pier Aldo Rovatti e da - esclusione di scritti compresi nel A me pare che col processo del/'Au- con la sua intransigenza (e confronta Lapo Berti nel giornale Alfabeta, sia dibattito generale sul terrorismo (Br) tonomia si voglia celebrare oggi la li- Cesare Donati che ne dà un compen- nel fronte interno - come diceva perché connesso negli strumenti del quidazione delleforme di lotta e degli dio). ' Gramsci-, e cioènella discussionemiPci con quello sull'Autonomia, con in- scopi espliciti, organici o interstiziali, 3. Per l'analisi politica e sociale, e litanie sulla linea politica. decisivi della linea politica, in questo nuovo tempo di rottura! Prima ci si sono messi tutti i media, dedicandosi - essi e non i compagni estremisti - a pubblicizzare alcuni nomi, e ad armare, parlando solo di attentatie di eccessi, i giovani impreparati;poi, alla trascuratezza assoluta dei media, dove non si è mai posto un quesito di linea, ha fatto seguito una situazione repressiva, dove è impossibile il chiarimento netto. Così lastoriapolitica di quindici anni è tutta ancora confusa. Solo la libertàresa ali'Autonomia, a questa componente post-operaista con passione libertaria piuttosto che marxiana, o marxiana in talsenso, permette quindi laprecisazione che ilfenomeno puramente distruttivo e autodistruttivo della militarizzazione - che si è dato presso più componenti nel decennio del '70 in disordine - è stato il motivo di una perdita disastrosa di senso della lotta politica e della scelta di sinistra: di cui portiamo ora il peso generale e paralizzante, proprio in un tempo in cui si rivela anche più di prima come erano marce di logge le nostre istituzioni, e come dunque il rigore di sinistra avrebbe potuto «avere ragione». Va insieme ricordato che l'errore, prima di questo fenomeno atroce, è stato il mancato riconoscimento da parte delle leve comuniste tradizionali verso la nuova storia articolatadi lotte di base proletaria e di maturità di apprendimento del marxismo in Jtalia. (25 ottobre '82. La situazione insopportabile della carcerazionepreventiva dura da 3 anni e 6 mesi, da 1300giorni, da «sempre», senza sapere quando finisce, dopo il 7 aprile). Nel prossimo N.o 43 (dicembre 1982), daremo notizie critico-informative di un altro libro dedicato alla tematica dei processi politici in Italia, di prossima pubblicazione presso l'editore Lcrici. B • I to «ideo/o ic »; di cambiamento sociale: quelle ~ que- anche economica, e anche culturale: Quale sfortuna vi è stata, per i ferri - ,~~~~~~~~~------------------------____.

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