date, aggiungendo informazioni preziose in prospettiva critica. Si viene a sapere, tra l'altro, che il trittico « toscano > Tempi di Bellosguardo, da ricondurre alle ultime battute compositive delle Occasioni, in origine vol!va essere più vasto per analogia con i nove pezzi di Mediterraneo degli Ossi; la notizia non è una chicca squisita per il lettore filologo, ma un'indicazione di continuità rispetto a una serie a torto deprezzata dalla critica, ponte gettato tra la prima e la seconda raccolta, che mette finalmente a fuoco un passo assai noto di Intenzioni (Intervista immaginaria) del '46. «Negli Ossi di seppia tutto era attratto e assorbito dal mare fermentante, più tardi vidi che il mare era dovunque, per me, e che persino le classiche architetture dei colli toscani erano anch'esse movimento e fuga>. Uno dei pregi di questa edizione è appunto il corredo di autocommenti. da lettere edite e inedite, interviste e altri scritti, che vengono stralciati e posti in calce ai singoli componimenti. di modo che il lettore sia, volta a volta. agevolato nell'interpretazione o riceva un benefico pungolo al ripensamento. Caso esemplare, le autospiegazioni contenute nella lettera a Silvio Guarnieri, già a stampa e ora diluite nei luoghi di riferimento, offrono continue smentite al preteso ermetismo montaliano grazie alle caparbie dichiarazioni sul« realismo >costitutivo dei particolari. Qualche altra volta l'integrazione di dati ricavabili dagli autografi e pi notizie epistolari può diventare una freccia indicatrice. Oggi sappiamo che Meriggiare pallido e assorto in origine si intitolava Ro11a111i e che il titolo alla Sbarbaro a un certo punto era sembrato degno di coprire il primo nucleo della serie « ossi brevi ». In una lettera a Giulio Einaudi, in vista della prima edizione einaudiana degli Ossi ( 1942), si legge a proposito del verso « Amarra la tua flotta tra le siepi »: « ... nel 1925 di certo fui influenzato dal ligure amurrà che vuol dire arenare, proprio quel che volevo esprimere ». Pezze d'appoggio del genere sono lusinga e viatico a una lettura del primo Montale attenta alla componente ligure e alle sue implicazioni critiche, Che la presente edizione sia un perpetuo invito a tenere gli occhi aperti, lo mostrano anche i molti errori passati di edizione in edizione e ora corretti. Sarebbe divertente, ma fuori luogo qui, darne un ragguaglio disteso; pertanto mi limito a un solo esempio. Al v. 9 di Keepsake delle Occasioni, per una svista tipografica, i Briganti di Offenbach, invece che al « castello » di Mantova, finivano al« convento » con i Moschettieri di Ferriere Prevel e cosi l'esistenza puramente nominale dei personaggi d'operetta, evocati nel testo per accumulazione memoriale, diventava un vero scambio di maschere. Come sempre quando un lavoro è accurato, ci si appiglia alle briciole; e allora perché manca tra le Disperse edite l'epigrammino d'occasione che figura nella Biografia montaliàna del Nascimbeni a p. 165? Ma è ora di chiudere, gettando sul trionfalismo di Barilli e anche sulle glosse della sottoscritta l'acqua di La poesia li:« Con orrore/la poesia rifiutane glosse degli scoliasti. Ma non è certo che la troppo muta/basti a se stessa/o al trovarobe che in lei è inciampato/senza sapere di esserne/l'autore». Ce n'è per tutti. Gliultimiventottosecondi S ignori, vi sarete chiesti perché il 40" Congresso dell'Unione Internazionale Scrittori si svolga quest'anno con notevole anticipo sui tempi tradizionali e molti di voi si saranno chiesti anche perché sia stata affidato a me l'onere non lieve della relazione introduttiva. Certo l'aver diretto per veni'anni il nostro Bollettino, l'aver contribuito allo sviluppo internazionale dell'Unione, l'aver strenuamente difeso il diritto alla libertà della scrittura, forse - lo dico senza falsa modestia - mi danno, se non altro per conoscenza diretta di dati e problemi, qualche vantaggio rispetto ad altri e abbreviano la fatica che chiunque avrebbe dovuto affrontare per mettere ordine nei risultati dell'inchiesta che da qualche anno stiamo conducendo. Ma, scusatemi l'emozione, ... come vedrete tra poco non è retorica, quest'anno il nostro congresso rischia di segnare una data storica: dirò di più: segna senz'altro una data storica. Ma conviene procedere con ordine. li nostro presidente, l'anziano scrillore italiano ( • • • ) ha dettato il motto per questo quarantesimo simposio. Esso suona cosi: «Non è bello scrivere, bello è l'aver scritto>. E quanto suoni giusto e appropriato lo scoprirete voi stessi tra poco. Ma veniamo alle formalità dell'apertura, esaurite le quali passeremo alla relazione vera e propria. Risultano iscritti ali' Unione Internazionale Scrittori 8.466 soci in regola con le quote e con le prescrizioni dello Statuto. I nuovi soci di quest'anno sono I 06. I soci deceduti 28. Sono presenti al congresso 2.556 soci, di cui 350 con.delega nazionale. Come ben sapete, ma mi è fatto obbligo formale il dichiararlo, il paese ospitante è quest'anno l'Australia, al cui governo rivolgiamo il nostro saluto e ringraziamento. Ali' Australia è quindi per Statuto assegnato il compito di provvedere alla gestione del congresso medesimo, alla raccolta di ogni intervento, allasua traduzione nelle ventotto lingue stabilite ed alla pubblicazione degli atti che deve avvenire entro sei mesi dalla chiusura del convegno stesso. Scusatemi, sono cose che sapete benissimo ma ho l'obbligo di ripeterle. Non c'è bisogno che vi ricordi quel che è successo esattamente venti anni fa, quando l'adozione dei computers da parte della grande editoria mondiale determinò addirittura una spaccatura nell'Unione, con una scissione che diede vita Jd una Unione dissidente, rimasta infruttuosamente divisa da noi per ben sei am;i. Che si temeva? Che l'editoria programmata uccidesse la libera invenzione narrativa_ I fatti hanno smentito quelle paure: i computers non hanno servito soltanto il mercato, indicando di volta in volta i gusti del pubblico, ma hanno messo tutti gli scrittori in grado di capire che cosa volesse il pubblico da loro. Bisogna riconoscere oggi che il computer è stato un o/limo committente e dalle indicazioni date sono nati numerosi capolavori che non è mio compito oggi ricordare, ma che tu/li conoscete. Perché ricordo questo? Perché circa sette anni fa la nostra Unione rischiò una nuova spaccatura, allorché i Grandi Traduttori Meccanici imposero di fatto una rivoluzione stilistica, richiedendo agli scrittori l'uso di una lingua standardizzata, pronta per la traduzione simultanea e adattaalle esigenze di milioni di lettori. Non voglio qui riprendere lapolemica, che oggi ci appare datata e fuori luogo, sui cultori della traduzione umana ovvero della ri-creazione del testo in altro contesto linguistico e sociale. Snobismi ben presto vanificati dall'esigua entità delle tirature previste: giochi che volontariamente si volevano sottrarre o intendevano ignorare la regola fondamentale secondo la quale Non c'è nessun linguaggio che non possa essere sostituito da un altro linguaggio. li computer ha dimostrato ampiamente che non esiste forma che non possa essere trasposta in altra forma Conosco le obiezioni: che ci pensi dunque il computer a tradurre da una forma all'altra! Tutto ciò, signori, non è serio. Questi capricci sono una pura perdita di tempo e ritardano il compito dello scri11ore,che è quello di scrivere per essere leuo dal maggior numero possibile di lettori. Chi scrive per non essere letto è semplicemente un essere antisociale e chi scrive per non essere capito o per ritardare al massimo la comprensione del proprio pensiero da parte del maggior numero possibile di utenti, si pone al di fuori della storia, deliberatamente. Ricordo queste cose, del resto a voi ben note, soprauuuo per comodità di discorso. Già nel congresso statunitense di cinque anni fa, l'Unione ebbe a pronunciarsi a favore della massima diffusione del Testo e della collaborazione internazionale. È vero che non sempre il computer si è comportato da galantuomo: dato il calo improvviso delle vendite dei libri e in particolar modo di quelli di narrativa, escogitò soltanto pochi anni fa dei metodi di propaganda a dir poco sconcertanti. I libri furono confezionati in materiali commestibili in modo da poter essereconsumati dopo la lellura e ad alcuni libri fu abbinata la vendita promozionale degli oggetti più disparati, fino a quell'abominevole campagna che non esito a definire orgiastica che tulli ricorderete per il mouo guida: Leggi&incontra, che prevedeva copie «personalizzate», maschili e femminili con l'incontro tra /et/ore e lettriceorganizzato dallo stesso computer. Si seppe poi che il Computer era stato programmato per errore sulla base di dati provenienti da altri se/lori, persino dal sei/ore chimico: un errore imperdonabile che ha portato l'Unione sull'orlo del collaso. Uncollasso drammatico, se si pensa che solo in quell'anno si Paolo Mauri ebbero quarantasei suicidi da parte di scrittori di libri-torta che si rifiutavano di lievitare. Né meno grave è stato il momento della prima grande razionalizzazione, quella che portò alla chiusura definitiva dell'Era della Poesia, considerata ormai conclusa e percorribile solo all'indietro. Anche qui molti soci non seppero comprendere né adeguarsi... Dio ne abbia pietà. (lieve brusio in sala) Signori, non starò a ricordarvi tutte le tappe del cammino che insieme abbiamo percorso. Non voglio nemmeno prendere in considerazione i momenti terribili in cui il computer tentò I' Unilibro, tentò cioè vanamente di scrivere un libro che riassumesse tutti i libri e che divenisse quindi indispensabile, né quando - programmato in senso opposto - dichiarò leggibile ogni cosa e decretò la Bambini dell'Ulster nascita del Librinomnia Fu allora il periodo di massima confusione. Le librerie diventarono luoghi infrequentabili e puzzolenti, viste le giacenze. Alcuni lettori morirono per non aver saputo leggereconvenientemente dei libri a gas. E fu proprio in quell'epoca che il computer dichiarò chiusa l'Era della CriticaLetteraria, la cui sopravvivenza era del resto ormai affidata a pochi cultori, ormai del tutto inutili, visto che il computer era in grado di farne benissimo a meno. Ma questa è ormai storia passata e lontana. Spero che ciò che sto per dirvi non sia foriero di gesti disperati, ma debbo dirvi che la situazione è ormai catastrofica. Voi sapete tutti che il programma affidato due anni fa al computercentrale prevedeva lo spoglio di tulle le storie già scriue e di conseguenza l'indicazione delle nuove vie da percorrere. Nei mesi scorsi il computer, molti di voi lo sanno, ha evitato lavori inutili e dannosi per la psiche degli seri/lori: bastava infatti consegnare una trama trauaradi poche cartelle perché il computer fosse in grado di certificare il tasso di originalitàdella storia e il grado di variazione rispetto al più vicino o lontano antecedente. L'esame dell'opera di molti anziani scrittori, il cui nome sarà taciuto per sempre, per morivi umanitari, ha stabilito che essi non hanno mai serino una riga che non fosse già stata scritta da altri e che quindi nella prossima razionalizzazione l'intera loro produzione verrà cancellata e distrutta. Vi sono stati poi scrittori ancora in piena attività, lacui opera ha un tasso di originalità dello O,9 per cento: il che è molto al di sollo del tasso minimo di originalità acce/labileche è, come sapete, del I 8 per cento. Sui circa ottomila soci de~'Unione gli scrillori che superano il tasso minimo sono soltanto cinquecento. Le cifre sono impietose, ma ve le devo comunicare egualmente: di questi cinquecento solta1110 ventisei salgono allapercellluale del 40 per cento e due di essi alla fatidica percentuale del 70 per cento. È chiaro che il computer ha tenuto conto, nell'esame, di tutti gli aspelli che costituiscono l'originalità di un'opera e non soltanto dell'idea generica della trama, come qualche non competente potrebbe supporre. Ma sebbene quanto vi ho dello sia già abbastanza allarmante devo chiedervi il massimo di attenzione per quest'ultima notizia che vi debbo dare, che esito a darvi, che ho paura e quasi timore di divulgare. L'esame del possibile narrativo ha dato uno spaventoso risultato: ogni storia è già stata narrata. li computer prevede che siano possibili soltanto due storie nuove con un tasso di originalità non superiore al 20 per cento. (Brusio nella sala, grida di «assassini!» voci disordinate. Per una buona mezz'ora non è possibile riprendere i lavori). Signori, capisco il vostro starod'animo. Non era e non è diverso dal mio: ho solo avuto il vantaggio di sapere la cosa con qualche giorno di anticipo. So quello che vi state chiedendo, so quali sono le obiezioni che spontaneamente vengono alle labbra dopo un simile annuncio. li computer è stato minuziosamente interrogato proprio sulla base di queste obiezioni. La risposta è stata immediata. Non c'è nulla da fare nel campo della fantascienza: il possibile narrativo ha esaurito tutto il raccontabile. Per quante cose possano accadere esse sono già state raccontate, in tulle le forme possibili. Conosco la seconda obiezione: raccontiamo ciò che si sta svolgendo! Anch'io pensavo che in questo modo avremmo aperto un filone nuovo di possibili narrativi, ma il computer mi ha dato torto. Non e'è nulla di ciò che sta accadendo, a chiunque e dovunque accada, che non sia già stato raccontato. Per rabbia ho consegnato al computer la relazione che vi sto leggendo. li computer ha risposto che si tratta di un mediocre racconto con un tasso di orginalità del 5 per cento e se volete posso consegnare a chi ne fa richiesta laschedatura delle fonti. lo stesso sono stato sorpresissimo, eppure quanto io ho scritto sulla base di dati da me raccolti eragià stato seri/lo con varianti minime da altri salvo appunto i dati medesimi, che ai fini di un racconto sono come ben sapete ininfluenti. Non c'è dunque illusione che regga: tutto ciò che si poteva scrivere è stato seri/lo. Esaurito il filone delle parodie e delle riscritture, delle semplificazioni e complicazioni, dei pastiches, della fantascienza e della fantasy. Non c'è saga, poema, biografia, racconto, romanzo... non c'è nulla che valga la pena di scrivere, d'ora innanzi, perché è già stato scritto e nulla potrebbe convincere il compwer che sia più utile riscriverlo daccapo. È staro chiesto al compwer che fine avrebbero fatto gli scri11ori viventi, come avrebbero vissuto. li problema non è di facile soluzione, ma l'opinione amichevole del computer è che si trai/i di un falso problema. Divisi per nazione gli scrittori sono esigue pauuglie: la loro disoccupazione eventuale non costituisce un problema in senso economico. Caso mai i problemi saranno di ordine individuale e psicologico, ma qui il computer si è dichiarato incompetente e privo di dati sufficienti aprospettare situazioni e soluzioni. Prima di aprire il diba11iro(che a questo punto ritengosuperfluo se non per chiarimenti di dettaglio) desidero avvertire che porrò ai voti lo scioglimento dell' Unione e la divisione dello stato patrimoniale in quote pro capite da liquidarsi entro la gestione del corrente anno. Mi sia consentito aggiungere qualche parola. Mai come quest'anno il mollo prescelto e prescelto assai prima che i dari forniti da me esistessero mi appare giusto e profondo. Da quando esistono ad oggi gli scrittori hanno assolto un compito di capitale importanza per l'umanità: non sappiamo per certo chi abbia incominciato, ma sappiamo oggi che a questa nostra generazione conviene mettere la parola fine. Non è drammatico: altre cose, che apparivano eterne, sono finite e sono state dimenticate. Non voglio dire di più. Restano da scrivere due storie, forse nemmeno tanto belle, forse mediocri addirittura e poi più nulla. li computer si è offerto di scriverle lui direttamente. Chi desidera fargli concorrenza glielo faccia sapere. E sappia che ha molto, molto tempo a disposizione. Esattamente ventotto secondi. ..... "' ~ c.. ..... 00 °'
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