Alfabeta - anno III - n. 24 - maggio 1981

incredibilmente v1cma alla sessuale, alla sua doglia e alla sua gioia, che i due processi sono propriamente solo diverse forme d'una sola brama e beatitudine». Ma non è forse questo che sempre i poeti hanno operato, questo connubio disperato e felice di parole e d'amore, fino a indurci nell'equivoco (peraltro greve di verità) che poesia sia sempre, soprattutto, poesia d'amore? Poesia di un desiderio e una mancanza, poesia di un moto inesauribile verso ciò che si sottrae al «tempo, alla patria del dicibile». Dalle nozze sacre di questo moto del cuore con lo spazio del linguaggio nasce il canto del poeta, nasce la sua parola di lode, che eccede la ragione del dire. Per questa parola, dire sarebbe troppo e troppo poco. Essa soltanto allude, indica, richiama. Si effonde oltre se stessa, oltre il visibile delle cose. (Di «effusione poetica» parla precisamente Bataille, assimilandola agli altri linguaggi dell'esperienza e dell'eccesso: l'ebbrezza, l'erotismo, il sacrificio, il riso ... cl.a poesia ... esprime nell'ordine delle parole i grandi sprechi di energia ...»). I ntendere il canto di lode rilkiano come parola esuberante, dispendiosa. non deve però trarre in inganno. Misurati e gravi, teneri e incerti sono i passi che lo fanno sentire, e solo a volte, cin cammino verso una gioia», come scrive in una lettera a Lou Salomé. Occorre allora vedere da vicino di quali figure si compone la costellazione del mestiere di poeta. «Poiché i versi non sono, come la gente crede, sentimenti ... sono esperienze». scrive Rilke in una pagina famosa del Malte, in cui enumera le Blackout Blackout è una nuova rubrica di Alfabeta. Rubrica assai particolare e delicata, comeil lettore si accorgerà.Essa è destinata a raccogliereinterventi,documenti,informazionicheper varieragioni(politiche, giuridiche,di mercato)subiscanouna forma di silenziostampa. Alfabeta non per questo condividerà necessariamentei contenuti dei testi pubblicati,anzi talorapotrà esserein disaccordo con essi. Né Alfabeto sarà falsamente neutrale: gli scritti saranno frutto di una sceltae non di atteggiamentoindiscriminato. Blackoutconterrà infattiriflessionie notiziecon le quali riteniamogiustoconfrontarsi (aldilàdellesingoleopinioni)e ingiusto mantenere il silenzio. La libertà di espressionee la qualità dei contributi restano dunque i nostricriteri fondamentali,• le ragioni stesse della nostra rivista. SuBasituazione attuale dell'istituzione giudiriaria (Intervento elaborato da alcuni magistrati milanesi: Romano Canosa, Oaudio Castelli, Anna Conforti, Laura Curcio, Sergio D'Angelo, Michele Di Lecce, Nicoletta Gandus, Francesco Greco, Bianca La Monica, Maria Luisa Martino, Gianfranco Montera, Amedeo Santosuosso, Gianni Turri) La sistemazione de/l'istituzione giudiziaria nel nostro paese si presenta per molti versi paradossale. Si è andato costiluendo dal '74 in poi, con cadenza annuale, un corpo di leggi speciali o dell'emergenza, che da un lato hanno più che neutralizzato le aperture garantiste della corte costituzionale degli anni precedenti e dall'altro hanno portato al definilivo accantonamento e snaturamento di riforme come quella del nuovo codice di procedura penale. Il segno fondamentale delle inrwvazumi è nel senso dello spostamento di poteri dalla magistratura alla polizia e, all'interno dellamagistratura, da quella giudicante a quella inquirente, senza contare la più accentuata caratterizzazione polilica del diritto penale attraverso formule quali «ordine democratico», «legalità democratica» ecc. introdotte in varie norme. Non è qui possibile passarle in rassegnasingolarmente. Va comunque rilevato che anche se alcune di queste norme sono state relacittà che si devono conoscere, e gli uomini e le cose che si devono vedere, e le notti d'amore da consumare, e le morti da incontrare, e i ricordi da custodire e quelli da dimenticare, perché alla fine si possa dare, cin una rarissima ora», la possibilità che «esca la prima parola di un verso». I versi, prima di prender forma. devono saper ascoltare: far silenzio intorno per poter accogliere e l'ininterrotto messaggio che dal silenzio si crea». Soltanto ponendo tregua al frastuono che, dentro e fuori, ci confonde. incontreremo quei «momenti. in cui qualcosa di nuovo è entrato in noi, qualcosa di sconosciuto; i nostri sentimenti ammutoliscono in casta timidezza. tutto in noi indietreggia. sorge una calma, e il nuovo, che nessuno conosce. vi sta nel mezzo e tace». L'ascolto. che è fratello della notte e amico dei chiarori crepuscolari. implica disponibilità infinita all'evento. all'accoglimento di ciò che accade. Esso respinge i suoni già u~iti, le immagini già composte, già guardate. Refrattario ad ogni prefigurazione. ad ogni tensione di progetto, conosce un tempo solo, quello dell'attesa. «Qui non si misura il tempo, qui non vale alcun termine e dieci anni son nulla. Essere artisti vuol dire: non calcolare e contare...» Attendere, nell'universo della poesia. significa infrangere le sapute coordinate del tempo. Il passato è un non-più. il futuro un non-ancora: tra essi. impalpabile una sospensione sul filo del divenire. L'ascolto. l'attesa. queste virtù passive (queste virtù al femminile. si potrebbe dire con Barthes). sono le sole a indicare l'orizzonte di un'esperienza. Soltanto nei ritmi allentati della passività il suono dell'esperienza si compotivamente poco «sfru11a1e»(come per es. il fermo di polizia e le perquisizioni per blocchi di edifici introdotti dalla legge Cossiga, legge oggi sollo referendum) pur tuttavia esse hanno notevolmente contribuito ad instaurare un clima di restrizione di fondamentali libertà. I Ne sono derivate preoccupanti innovazioni nelle prassi giudiziarie e di polizia. Un esempio: l'interrogatorio da parte del giudice dell'arrestato presso le caserme dei C.C. stravolge persino l'immagine dell'arrestato che tradizionalmente deve essere portato davanti a/l'autorilà giudiziaria. Il caso più emblematico è indubbiamente il processo «7 aprile». Qui vi è un uso assolutamente spregiudicato delle norme penali e processuali: dai mandati di cattura che vengono «sostituiti» uno dopo l'altro via via che si rivelano non confortati da prove, fino alla forzosa permanenza della competenza romana, anche dopo che è stato riconosciuto inesistente il concorso con le Br. I reati associativi, ed in particolare quello di associazione sovversiva e di insurrezione armata, sono stati usati dagli inquirenti come assunto di base, permanente, utile a tenere insieme una massa cangiante di fatti e situazioni spesso eterogenee, tanto che delle originarie contestazioni non è rimasto all'esito dell'istruttoria pressoché nulla. Da questo continuo mutamento dei falli contestati, fatta eccezione per i reati associativi, emerge chiaramente come l'individuazione degli imputati sia avvenuta in prima istanza non tanto sulla base di precise responsabilità quanto per «tipi politici d'autore», per il fatto di appartenere ad una certa area politica. Ma un'inchiesta del genere, un processo politico come il « 7 aprile» segna anche un nuovo rapporto tra stampa, partili emagistratura. Quanto maggiori sono le deviazioni e le strumentalizzazioni delle norme processuali, tanto maggiore deve essere il contributo dei «media» per una legittimazione prevalentemente politica, piuttosto che legale, del processo. Il fatto nuovo sta nel ruolo dellastampa, non più esterno, ma organico e pienamente complementare alla costruzione dell'inchiesta. In questo clima di crociata ideologica e di riscrittura di dieci anni di storia ne. Passività non ha, in Rilke. alcuna connotazione negativa. alcun colore di viltà. Passività è, al contrario. il nome in cui il patire. il sopportare, il sostenere quel «difficile» che è cifra della nostra capacità di esistere. si declina assieme alla passione. all'amore che schiude la lontananza dell'Aperto. Passività e passione si trovano sulla stessa linea retta. se solo le si congi1inge col tratto del patire. Esse significano semplicemente poter accogliere. poter amare. Ma ancora c'è un'altra virtù - silenziosa e inattuale. modesta e servile al suono - che salda a spirale questo cerchio. «Pazienza è tutto». dice Rilke. E in questa pazienza rinserra la linfa preziosa del farsi «servo». e del sottomettersi, per amore, alla signoria di tutto ciò che accade. Pazienza non è tratto dialettico di superamento di uno stato verso un altro (subire. accettare. per andare poi oltre). ma è accettazione - nello stesso non-tempo dell'attesa- indiscriminata accettazione dell'accadere. « Di questo si tratta. di vivere tutto»: la tristezza e la gioia. il vuoto e la pienezza. il no e il si. Pazienza è dire di si a tutto. anche al no. ma nello stesso istante. Pazienza è questione di non essere nel tempo. «Solo chi è disposto a tutto. chi non esclude nulla. neanche la cosa più enigmatica». avrà sentore di un accadere d'esperienza. In cui esperienza non è da intendersi come un aderire a ridosso delle cose. bensl come un rifrangersi della parola nell'«invisibile» delle cose. quell'esser-lontani che solo può muovere il desiderio. Desiderio di dar nome. di dar lode alla lontananza delle cose. Esperienza è; per il poeta, un lasciarsi consumare nell'avventura senza compimento del linguaggio. italiana in chiave giudiziaria diventa difficile e mal tollerata ogni posizione· garantista esprimentesi nel paese. Elementi di novità, questi ed altri, che, segnando una svolta nella concezione del processo e del rapporto stato-ciuadini, hanno una capacitàdi diffusione in tutto il sistema penale. In questo contesto è inevitabile che il dirillo alla difesa subisca una compressione non indifferenie. Destano perciò preoccupazioni i provvedimenti restrillivi emessi in questi ultimi anni nei confronti di numerosi avvocati. È preoccupante che l'indispensabile rapporto di fiducia tra assistito e difensore, rapporto esistente e ritenuto lecito nei processi non politici, possa invece essere visto ed inquadrato in termini di favoreggiamento o, addiriuura, di partecipazione ad associazioni, bande armate ecc. E per certi versi è ancora più preoccupante il diffondersi di prassi secondo le quali sembra sia l'organo inquirente a definire «apriori» quali siano le linee difensive ammissibili secondo l'ottica dell'accusa, tagliando così alla radice la possibilità di una dialetticapiena ed ef ficace, ai fini dell'accertamento della verità, tra accusa e difesa. Non sembra peraltro che sulle vicende ultime delle libertà in Italia (come negli altri paesi dell'Europa occidentale) abbiano influito in modo decisivo i fenomeni di terrorismo manifestatisi a più riprese. Questi, anche se hanno funzionato come l'occasione per la introduzione di una serie di norme «speciali» ne/l'ordinamento giuridico, non sembrano essere stati la causa effet1iva e reale delle involuzioni riscontrate: ciò sulla base di una analisi dei dati, comparata non soltanto tra le varie fasi della vicenda italiana, ma anche tra quest'ultima nella sua globalità e quelle di altri paesi europei. In Italia, ad esempio, la svolta restauratrice rispetto agli interventi «liberali» a cavallo del 1970 comincia nella prima metà del 1974 -quando ancora il terrorismo non si è manifestato in modo sanguinoso - ed è chiaramente giustificata nei lavori parlamentari e nelle dichiarazioni politiche con la necessitàdi impedire che alcuni delinquenti comuni accusati di gravi delitti possano riacquistare la libertà per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva. In Germania federale, dal canto suo, N el linguaggio del desiderio si compie l'evento della creazione. Evento intorno a cui tutto l'epistolario con Lou sembra ruotare, quasi che la vita del poeta fosse « un bello e doloroso giorno nella storia di una grande gestazione». All'immagine della donna. della madre, Rilke sembra chiedere. nella dolorosa incertezza di chi non sa. la chiave del mistero della creazione. Ma nelle lettere al più giovane F.X. Kappus. Rilke pare già anticipare la soluzione dell'enigma. «Tutto è portare a termine e poi generare. Lasciar compiersi ogni impressione e ogni germe d'un sentimento dentro di sé, nel buio, nell'indicibile, nell'inconscio irraggiungibile alla propria ragione. e attendere con profonda umiltà e pazienza l'ora del parto di una nuova chiarezza». Solo in quest'ora. può darsi la creazione. A chi sa attendere, fuori dal tempo. «Si stende forse su tutto una grande maternità, quale aspirazione comune». Creare non è, nel Tempo della poesia. gesto del Padre. Non è gesto primordiale del «creatore». che dona verbo e legge. e norma e senso. Ma è una «maternità» del creare, in cui la carne si trasfigura. esito naturale di un disporsi all'abbandono. a una passiva passione. In questo Rilke è interamente figlio del suo secolo. epoca senza Padre, senza il suo nomos. il suo Nome e la sua Legge. In questa assenza. tutta la geografia familiare dei sessi risulta sconvolta. L'ombra della trasgressione incestuosa non si allunga più ad o;curare-illuminare i rapporti tra i figli e i padri. ma si consuma tra fratelli e sorelle. indotti da una sorte orfana ad una «mistica» unione. «E anche nell'uomo è maternità, mi la legislazione sullo stato di emergenza, matrice di tu/la la legislazionl!cilliberale degli anni successivi, risale al 1968, abbondantemente, prima, cioè, della comparsa sulla scena del gruppo Baader, avvenuta nei primi anni sellanta. L'esempio più evidente di come l'irrobustimento delle leggi penali e di polizia in questa fase sia del tu/lo svincolato ed indipendente dalla esistenza di fenomeni di terrorismo è rappresentato dalla Francia (nella quale questi fenomeni non esistono neppure allo stato endemico). Questo paese ha visto anch'esso nell'ultimo quinquennio affermarsi una tendenza alla dilatazione dei poteri degli apparati di polizia e della magistratura inquirente, tendenza culminata nell'approvazione della legge «securité et liberté» avvenuta alla fine dello scorso anno. Questa legge, voluta da tulio lo schieramento conservatore, ha escluso per tulla una serie di imputati la possibilità di beneficiare delle circostanze a/lenuanti e della sospensione condizionale della pena, ha esteso i poteri del pubblico ministero e ridallo quelli del giudice istrullore, ha infine es1esodi fatto, nello stesso tempo in cui formalmente dichiarava di volerli ridurre, i poteri delle procure di portare a giudizio direuissimo gli imputati, con tu/li i limiti che questa procedura porta con sé, ecc. Accanto alle disposizioni della legge, appare preoccupante anche il tono adoperato dal suo padrino, ilguardasigilli Peyrefiue, il quale, con accenti mussoliniani, ha affermato che «la paura del gendarme è l'inizio della saggezza, oggi come ieri». Un altro elemento che desta gravi preoccupazioni è quello costituito dalle cosiddeue carceri speciali. La loro creazione, falla con decreto ministeriale, lascia non pochi dubbi sulla stessa legalitàdella loro istituzione. Di fallo i criteri in base ai quali si è destinati alle carceri speciali, sempre nell'ambito di una discrezionalità totale dell'amministrazione carceraria, sono costituiti: a) dalla condo/la del detenuto (sequestro di agenti, evasioni, tentata evasione, violenza, mancato rientro dai permessi, ma anche segnalazioni confidenziali, rapporti disciplinari ecc.); b) dalla natura del reato contestato (banda armata, rapina amano armata ecc.). In contrasto radicale con lo spirito sembra, fisica e spirituale; il creare è anche una maniera di generare e parto è quando crea dalla più intima abbondanza. E sono forse più affini che non si creda i sessi. e il grande rinnovamento del mondo forse in questo consisterà. che uomo e fanciulla, liberati da tutti gli errori e disgusti, non si cercheranno come opposti, ma come fratelli e vicini, e si uniranno come creature umane, per portare in comune, semplici gravi e pazienti, il difficile sesso che è loro imposto». Ancora. incerta è la figura del poeta. Ibrida la sua creatura. Dall'unione neutra di fratello e sorella, si genera la creatura poetica. Creatura androgina. Creatura angelica. L'Angelo delle Elegie è il frutto di questa creazione. L'Angelo che solo può accogliere il linguaggio poetico, che solo può ascoltarlo. e apprenderlo, e restituirlo. Il Tempo della poesia è il Tempo del1'Angelo: tempo del distacco e della lontananza, tempo che non placa e non consola. ma può indicare soltanto quella direzione senza méta che alimenta l'erratico andare verso del canto di lode. L'Angelo sta ad indicare che dall'unione delle creature non ci si può attendere «null'altro che una crescita di solitudine». E che il movimento del lodare non può ricevere risposta o restituzione. Esso muove verso le stesse regioni da cui il Dio di Spinoza non promette reciprocità all'amore che gli viene rivolto. «Ma poteva il suo cuore veritiero ingannarsi su questo - che Dio è soltanto una direzione dell'amore. non un oggetto d'amore? Non sapeva che da lui non doveva temere di essere corrisposta?». della riforma che aveva tentato di istituire un simulacro di garantismo carcerario, con aspeuative «giuridicizzate» del detenuto nei confronti dell'amministrazione carceraria, il decreto del maggio 1977 crea una situazione caratterizzata dallapiù totale assenza di controllo giurisdizionale sulla pericolosità penitanziaria, dalla quale «si fa discendere la più grave conseguenza in assoluto per la condizione di recluso: l'assegnazione o il trasferimento in un carcerespeciale. Un cerromargine di errore è evidentemente inevitabile; ma I' aver affidato la decisione ad un organo centrale-ministero -condizionato dà/- leproposte per lasicurezza fatte dall'uf ficiale generale (che finisce per avere una responsabilità soltanto politica per la sua azione), se per un verso diminuisce lapossibilità che elementi pericolosi restino in carcereordinario, per contro aumenta notevolmente il pericolo che detenuti comuni finiscano in carceri.. speciali». Quanto alle condizioni della detenzione in carceri di questo tipo esse sono notevolmente peggiori di quelle riscontrabili nelle carceri ordinarie in materia di isolamento, colloqui, visite, «aria» ecc. Sia sollo il profilo dei requisiti per l'invio in queste carceri sia sotto quello delle condizioni falle alla popolazione carcerariain esse raggruppata, le carceri speciali possono a buon dirillo essere considerate ai margini e spesso fuori della legalità costituzionale ed ordinaria. Come è staro deuo non c'è stata nessuna legge, o regolamento, che le abbia istituite. La loro esistenza ed il regime praticato al loro interno sono in contrasto con alcuni principi fondamentali della riforma di qualche anno prima; con l'art. 42, ad esempio, che vuole che i detenuti siano destinati ad « istituti prossimi alla residenza delle famiglie» (le carceri nelle isole sono difficilmente raggiungibili), con l'art. 151 che pone a base del trai/amento carcerario i «contatti con il mondo esterno e i rapporti con la famiglia», con gli articoli 18, 28 e 29 sul «particolare favore che deve essere accordato ai colloqui con i familiari», sulla «particolarecura» che deve esserededicata a mantenere, migliorare e ristabilire le relazioni dei detenuti con le famiglie e sulla possibilità che i detenuti devono avere di «informare im- -. oO °'

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