Alfabeta - anno III - n. 22 - marzo 1981

Mensile di informazione culturale Marzo 1981 Numero 22 - Anno 3 Lire 2.000 Spedizione in abbonamento postale gruppo 111/70 Printed in ltaly GLENGRANI" il puro whisky dipuro malto d'orzo. P. Virilio: Tra~litica * G. Giorello: Scienza e modelli * G. Polini: Il dio d~li incroci S. Salvestroni: Fantascienza, URSS-USA* P. Bertefto: C'è qualcosa sulla carta* Cfr. L. Bentivoglio: Gec»grafia della danza * B. Manullo: L'aNore senza volto * Poesie di V. Giuliana Testo: J. Habermas: Moderno, Postmoderno e Neoconservatorismo M. Vallora fa cura di): Televisione secondo Kosinski * ~l!ello ~r Balestrini J.P. Faye: I.a lettera e l'irragjone * Blackout: Pensieri politici di F. Leonetti Immagini di M. Dolcini .-.. • San3a: Folk e cultura popolare * LeNere Giornale dei Giornali: La sia ea creditizia e altre storie italiane

, .Pdrole· dJ.poesia \ Comune di Bologna Assessorato alla cultura Quartiere lrnerlo Commissione cultura Dipartimento d'Italianistica e sezione d'estetica dell'Università di Bologna con l'adesione della rivista Alfabeta Conferenze, seminari, dibattiti Poesia e Critica Stefano Agosti Anagrammat1smoe anasem1e nella Jeune Parque d1Valèry 6 marzo. ore 10.00 Dipartimento dltalianist1ca Mario Lavagetto Freud e la letteratura 9 marzo. ore 20.30 Centro c1v1coImerio Guido Davico Bonino Poesia e parola teatrale 13 marzo. ore 10.00 Dipartimento d'Italianistica Maria Corti Oral,ta e poesia 17 marzo ore 20 30 Centro civico Imeno Giorgio Barberi Squarotti Poesia simbolo e allegoria 3 aprile ore 1O00 Dipartimento dlta/1anist1ca Mario Perniola Poes,a e d,tterenza 14 aprile. ore 16 00 Dipan,mento d ltal1anist1ca Ezio Raimondi Testo poetico. lettura ed esecuzione 30 aprile ore 20 30 Centro c1v1colrneno I Poeti e la Poesia Edoardo Sanguineti. Giorgio Celli. Luciano Serio Poesia. musica teatro 27 marzo ore 20 30 Palazzo Montanar, Giuseppe Conte. Cesare Viviani Il poeta critico 2 panie ore 20 30 Centro c1v1coImeno Aldo Rossi. Cesare Ruttato Poesia trans-verbale 24 aprile ore 20 30 Centro c,v,co lrneno La situazione della Poesia anni '60/'80 Renato Barilli, Fausto Curi, Antonio Porta Ilfars, della poes,a Da, «Noviss1m.1. a1nuov, 3 marzo. ore 20.30 Palazzo Montanar, Mariella Bettarini, Dacia Maraini Maschile e femminile. I generi della poesia 7 marzo. ore 20 30 Centro civico Imeno Vincenzo Accame, Lamberto Pignotti Scrittura verbo-visuale 10 aprile ore 17.00 Centro c1v1coImeno Incontro discussione sull'apertura di un centro di documentazione per la poesia 5 magg,o. ore 20.30 Centro c1v1coImeno Per informazioni rivolgersi al Centro culturale R. Tolomelli Via G. Petroni 9. telefono (051) 277616 Leimmagini diquestonumero Manifesti e altro Le immagini di questo numero sono dedicate ad una serie di manifesti. La cosa in sé non presenterebbe particolare interesse, anche se il suo autore, Massimo Dolcini, è un grafico di ottima qualità, cresciuto alla scuola di Albe Steiner,di MicheleProvincialie del maestro ceramista Franco Bucci. E ciò perché AHabeta, nelle sue proposte di immagini, solitamellle non si cura di seuori disciplinari delle arti cosiddetle applicate, né si preoccupa che i propri documenti visivisiano «belli». Non è la , didattica professionale, insomma, né l'estetica secondo tradizione che perseguiamo, bensl la possibilità di articolare «discorsi» per immagini. Ecco, il lavoro di Dolcini ha qualcosa da dirci proprio in questo senso. I manifesti che mostriamo nel presente numero, infatti, sono parte di una vasta produzione commissionata negli ultimi dieci anni dal Comune di Pesaro. E questo è già un primo argomento di interesse: è abbastanza raro trovare un'istituzione pubblica che concepisca in modo strutturato e continuo l'universo della propria comunicazione con il pubblico degli utenti. Pochi altri casi ci vengono alla mente. Fra questi, gli ultimi dieci anni della Regione ToscaI letterati e Giorgio Bocca Su/l'Espresso tlel 22 febbraio 198/ Giorgio Bocca sostiene che i «lei/erati» di Alfabeta si disinteressano della situazione in cui il nostro condirettore Nanni Balestrini è stato posto dalle accuse mosse contro di lui e ribadite nell'istrul/oria Ciampani. À Bocca, ai nostrr lettori, e all'opinione pubblica, teniamo a precisare che Alfabeta si è avvalsa e si avvale del lavoro di Baiena, che si è affidata ad un gruppo di giovani grafici locali; o la Biennale di Venezia, che spesso ha tentato con successo di fornire una immagine coordinata delle proprie iniziative; la Scala di Milano, infine, che ha avuto anche progeui di molta qualità. Di fronte a tali colossi, il «piccolo» comune di Pesaro appare dunque una sorta di pioniere. Ma il punto non è soltanto questo. Non è importante, cioè, il fatto che un'istituzione pubblica apprenda e applichi strategiecomunicative che da anni sono proprie della grande industria e del management più razionale. Interessa invece il fatto che tecniche e strumenti di questo tipo siano applicati al problema della comunicazione fra istituzione e cittadino, facendo penetrare nel mondo destinato da sempre al puro incremento dei consumi privati anche messaggi destinati alla crescitadei consumi collettivi, e in particolare del consumo di cultura. Ultimo problema di qualche interesse, infine, è il rapporto fra grafico e committenza pubblica, che nel nostro caso assume un valoremolto propositivo. Solitamente, tale rapporto è occasionale o eterodireuo: qui invece il grafico può avere un'immersione diretta strini, ed è frutto -insieme con la nostra -della sua costantepresenza intelleuuale nelle pagine della rivista. Quanto al giudizio sulle sue poesie, cuipure Bocca allude, non ci risultache Alfredo Giuliani faccia parte del gruppo che pubblica Alfabeta e siamo in completo disaccordo con quanto egli hascritto su Repubblica de/ 22 gennaio '81. li Comitato di Direzione di Alfabeta nei problemi di sostanza della comunicazione istituzionale, e con l'istituzione instaurare una collaborazione efficace. La creatività insomma non è intesa come fatto separato, ma come lavoro di equipe. Quanto a Dolcini e al tipo di immagini proposte, possiamo subito notare alcune discendenze. Ilprimo riferimento obbligato è a certagrafica americana post-pop, quella del Push Pin Studio per intenderci, che ha avuto in Italia un grosso successo, sia direuo (ha molto lavorato qui Mi/ton Glaser, e John Alcorn si è trapiantato a Firenze) sia indiretto (la grafica dei numerosi toscani, come Innocenti, Lo Vergine, Rauch e altri ha la medesima matrice anglosassone). Altre familiarità le troviamo con i fumetti «colti», di tipo tedesco e francese, e qualche reminiscenza di Steiner, sia pur molto rielaborata, rimane. li concetto di base, comunque, è quello di una interpretazione allegra, fantasiosa, divertente dell'opera dell'istituzione, a contrapporsi idealmente al luogo comune per il quale l'ente pubblico è il luogo deputato della noia e dell'immobilità. o.e Nota redazionale per tutti gli scritti di collaborazione (richiesta o proposta) ad Alfabeta Gli articoli devono essere sempre dauiloscrilli con chiarezza sufficieme. Gli scrilli di carattererecensivo devono recare in testa tutte le indicazioni bibliografiche (awore, titolo, eventuale traduttore; luogo di stampa, editore o stampatore, numero di pagine, e anche ----------------~-----------------1 prezzo di vendita) dei libri a cui la reSommario Paul Virilio Transpolitica pagina 3 Appello per Nanni Balestrini pagina 3 Giulio Giorello Scienza e modelli pagina 5 Gaspare Polizzi Il dio degli incroci (Hermes I. La communication; Hermes IV. La distribution; Hermes V. Le passage du Nord-Ouest; Lucrezio e l'origine della fisica, di Miche/ Serres) pagina 7 Simonetta Salvestroni Fantascienza: URSS-USA (Immaginazione e creatività, di L.S. Vygotskij; L'opera di Rabelais e la cultura popolare, di Michail Bachtin; Testo e contesto, di Juri M. Lotman; Models and Metaphors, di Max Black; Modelli e analogie nella scienza, di Mary B. Hesse; I modelli dellascoperta sciemifica, di Norwood R. Hanson) pagina 8 Paolo Bertetto C'è qualcosa sulla carta (La vocazione interrotta, di Pierre Klossowski; Se una notte d'inverno un viaggiatore, di Italo Calvino; li re del magazzino, di Antonio Porta; Il mondo interno dell'esterno dell'interno, di Peter Handke) pagina 10 Cfr. pagina 12 Testo Jurgen Habermas Moderno, postmoderno e neoconservatorismo pagina 15 Leonetta Bentivoglio Geografia della danza (Physionomie et gestes. Methode pratique d'aprés le systeme de F. De/sarte, di A. Giraudet; Le rytme, la musique et l'education - Souvenirs. Notes et critiques, di J. Dalcroze; Die Sprache des Tanzes, di Mary Wigman; The mastery of movement, di Von Laban; A Movemem Perspec1iveof Rudolf Laban, di Sam Thomthon; Hanya Holm, di W. Sorel/; La danse moderne, di J. Bari/; Bai/et 1979, di AA. VV.) pagina 19 Benedetto Marzullo L'attore senza volto pagina 20 Jean Pierre Faye La lettera e l'irragione pagina 23 Glauco Sanga Folk e cultura popolare pagina 25 Poesie Vito Giuliana pagina 18 Finestre Marco Vallora (a cura di) Televisione secondo Kosinski pagina 24 Giornale dei giornali La stretta creditizia e altre storie italiane A cura di lndex. Archivio Critico del- /' Informazione pagina 30 Lettere Lettere di Franco Fortini, Giuseppe Longo, Maurizio Bernardelli Curuz, Ruggiero Romano, Luigi Di Ruscio pagina 28 Blackout Francesco Leonetti Per Nanni Balestrini (pensieri politici) pagina 26 Immagini Massimo Dolcini censione è riferita; di quelli di cui la recensione fa menzione esplicita nel ~uo cllt1testovanno pure dati fra parentesi i dati bibliografici utili. Lo scriuo destinato a tenere una pagina di Alfabeta è di cartelle 6-7 di battute 2000 l'una. L'autore è invitato a inviare il suo articolo in triplice copia, perlomeno e a comunicare: indirizzo, telefono, e anche codice fiscale. Occorre in fine tenere conto che il criterio indispensabile del lavoro intellettuale per Alfa beta è l'esposizione degli argomenti-e negliscriui recensivi dei temi dei libri - in termini utili ed evidenti per il lettoregiovane o di livello universitarioiniziale,di preparazione culturale media e non specialista. Manoscritti, disegni e fo1ografienon si restituiscono. alfabeta mensile di informaiione culturale della cooperativa Alfabeta Comitato di direzione Nanni Balestrini, Omar Calabrese. Maria Coni, Gino Di Maggio. Umbeno Eco. Francesco Leonetti. Antonio Pona, Pier Aldo Rovalli, Gianni Sassi. Mario Spinella, Paolo Volponi Redazione Vincenzo Bonazza. Maurizio Ferraris. Carlo Formenti. Marisa Giuffra (segretariadi redazione). Bruno Trombe11i (grafico) Art director Gianni Sassi Redazione, amministrazione Intrapresa Cooperativa di promozione culturale - via Goffredo Sigieri, 6 - 20135 Milano, telefoni, (02) 541692, 541254 Coordinatore editoriale Gigi Noia Composizione GDB fotocomposizione via Commenda 41. Milano, Tel. 544.125 Tipografia S.A.G.E. S.p.A., Via S. Acquisto 20037 Paderno Dugnano (Milano) Distribuzione Messaggerie Periodici Abbonamento annuo L. 20.000 estero L. 25.000 (posta ordinaria) L. 30.000 (posta aerea) Inviare l'impono a: Intrapresa. Via Goffredo Sigieri, 6 20135 Milano Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 281 del 1975. Responsabile G. Di Maggio TUn t: ooc::uNDm DtU.A fUQa ANDREA CAPmLLANO DE AMORE Ul'CtuJ'O ~AU 0UL.A LaTTD.AlUaA ~ Aa.laADIIOII.AUAl«la~ aJlJOrt:CA 0EU.A f'DOCE MARruSSCHNEIDER PIETRECHE CANTANO LU.I IOlolO l UMI CNl ,on()M) GUnl.U:E I.A VffA Dli CHI U UGQ._o2:'t: f: UJIIO Dli USL ~ .if ::.,..:.J ~ DW.A FE<lCE WILHELMFRAENGER ILREGNOMil.LENARIODI HIERONYMUSBOSCH L nrrnc:o DllU Oh.Ila: AU.A UJCl C. UJilAstaMJa!MO'.U.Lt..ottSlcan'ICII, .. r-1, ....... J,!:"_ <,l \'-Il\ PIOSACON'nNPOI.ANtA WERNERHERZOG SENilERI NEL GlilACCIO AMOQII.IUTO~N,IDlnnTilliml,._. -- (,l \'-Il\

cBisogoa vedersi sempre per l'ultima volta• (Pascal Jardin) S e ieri il primo atto POLITICO consisteva nel far apparire la forma della città, contemporaneamente alla figura della cittadinanza, da cui l'interesse, il senso stesso dei riti di fondazione e dei riti autoctoni nello spazio civico antico('), sembra che oggi, al contrario, si assista alle anticipazioni di un rovesciamento fondamentale: non formare più cittadini «autoctoni> da stranieri usciti da un qualsiasi sinecismo, com'era il caso della città ateniese; ma, all'inverso.far scomparire la cittadinanza trasformando in «stranieri dell'interno> i residenti, nuovo genere d'intoccabili, in uno Stato transpolitico e anazionale in cui i viventi non saranno che dei «morti viventi> in libertà provvìsoria permanente. La cerimonia delle «folli di Maggio> fa dunque eco a quella degli antichi riti, poiché essa punta a far riapparire gli scomparsi d'Argentina sostenendo, attraverso la presenza delle donne sulla piazza di Maggio a Buenos Aires, la presenza politica degli uomini assenti. Se l'agorà o il foro circoscrivevano una scena per la liturgia, per gli atti del popolo, la piazza di Maggio non delimita più che uno schermo per la proiezione di un teatro di ombre i cui veri attori sono effettivamente scomparsi. Al giornale murale di una nazione condannata al silenzio politico succede dunque logicamente la processione di una popolazione votata all'assenza. In effetti, se la stella gialla faceva uscire l'ebreo dalla folla anonima, il foulard bianco che portano le pazze della piazza di Maggio evoca il rifiuto del lavoro del lutto, la negazione della vedovanza. Al segno di appartenenza succede la segnalazione degli scomparsi, la dichiarazione di assenza. L'inversione sembra dunque radicale: se lo Stato politico prescriveva un diritto di città o un'identità nazionale, lo Stato transpolitico implica al contrario una perdita d'identificazione, il discredito pcogressivo di ogni cittadinanza di diritto. «Dove sono gli scomparsi?>... Lo slogan delle donne e delle madri della piazza del Maggio segnala un'innovazione, l'invenzione di una nuova economia della messa in disparte, in cui le prigioni e i campi di detenzione saranno essi stessi in via di scomparsa. Ultima forma della nazione, Losterminio avrà così sterminato il campo, cioè il principio sostanzialmente politico della sua limitazione. Estendendosi all'insieme del vivente, lo Stato transpolitico realizzerà, come temevano gli strateghi della guerra politica, un rigetto completo( 2) in cui la POLIZIA invisibile di una inquisizione generalizzata succederà alla POLIS visibile di una popolazione di diritto. Come dichiarava recentemente il cancelliere della Germania occidentale: cl/ valore supremo non è più la nazione, è la pace>. Questa frase traduce perfettamente l'al di là del politico, il rigetto civico. La pace tende a sostituire la nazione, lo stato di pace totale succede allo Stato nazionale, da cui l'importanza accresciuta della nozione di «sicurezza» al di là del principio di «difesa», troppo implicato nell'antico stato, geograficamente limitato. Poiché ormai la volontà del potere pubblico consiste meno nell'assicurare la perennità di una nazione attraverso la difesa o l'estensione delle sue frontiere che nell'assicurare perpetuamente la pace, la realtà politicamente dichiarata del «nemico» scompare a ~ua volta a profitto dell'indeterminazione di «minacce» costantemente rinnovate. Secondo l'espressione di un presidente americano: «Gli Stati Uniti sono la nazione più potente del mondo, ma una nazione la cui natura è nuova, poiché la sua potenza non è imperialista e le conquiste territoriali non l'interessano assolutamente. Ciò che essa propone è solamente un modo di vita, ciò che essa vuole è che le altre nazioni possano studiarlo e adottarlo» (Richard Nixon). Come abbiamo capito, questo modo di vita è: lapacifiàJzione che sostituisce Lanazionalizzazione, e divenendo l'ultimo ciuadino più passivo che attivo, il nemico della costituzione non è ormai tanto «un nemico interno» dello stato nazionale, quanto una «minaccia» per la pace civica, un pericolo per la costituzione della pacificazione interna. In questa specie di lotta di classe che oppone quasi esclusivamente i_ cmiiiTransR.Qlitica tari» ai «civili», in cui il guerriero si muta in poliziotto, si indovina che lo sterminio come forma superiore dello stato di pacificazione sterminerà la morte, cioè la de/imitazione della vita transpolitica: attraverso l'incertezza minacciante di una improvvisa scomparsa, l'innovazione di un soggetto «morto-vivente», non più del tipo dell'ilota spartano o dello schiavo romano, ma di un ultimo genere di «zombi» che popola i limbi di una vita pubblica avvilita. La pace totale li sottocontinente latino-americano sembra dunque divenuto un'immensa laboratorio in cui le popolazioni-cavia Cosi interi paesi divengono progressivamente luoghi di sterminio sociale, campi di manovra per forze armate incapaci di superare le proprie frontiere, forma insidiosa di coalizione «militar-poliziesca» paragonabile all'Interpol, congiura tra eserciti per sacrificare la potenza civica e politica dei popoli, in cui anziché sacrificare se stessi per la salvezza della nazione si sacrifica la propria popolazione in nome di uno stato di passività generalizzata ... già ai tempi della guerra totale, guerra ai civili più che alle forze armate (ricordiamoci del calcolo comparativo delle vittime civilie militari), si era superato un limite, quello del «campo di battaglia», per entrare nello sterminio masdella guerra civile che permetterebbe all'ONU di intervenire contro forze dell'ordine che praticano l'eliminazione sistematica della propria popolazione nazionale, come fu il caso della Cambogia, come è oggi il caso del Salvador. Notiamolo, la soppressione brutale del potere politico civile non è, nel colpo di Stato latino-americano, che il primo stadio (sic) di un rigetto di ogni istanza civile, di ogni opposizione, perfino di ogni esitazione alla collaborazione con la polizia, poiché, come scriveva nel 1977 uno dei signori della guerra interna, capo della Zona Strategica 232, nella provincia di Misiones in Argentina: «Il sostegno della popoAppelloperBalestrini Il 7 aprile di due anni fa veniva spiccato un mandato di cauura per «associazione sovversiva» e «banda armata» nei confronti di Nanni Balestrini, ideatore e coordinatore del giornale Alfabeta, di cui stava allora per uscire il primo numero. Nanni Balestrini, poeta e romanziere già noto a livello internazionale, è un esponente di grande rilievo della vita intelleuuale italiana negli ultimi venti anni anche per la sua a//ività di organizzatore cui/Lira/enel campo de/I'editoria, del giornalismo leuerario, dello spellacolo. È stato costreuo alla latita11za, alla lontana11zadal suo co11testo,in una privazione panicolarn:_zentedolorosa. Balestrini 111//aviaha continua/o la sua collaborazione e la sua presenza auiva e sollecitaw nelle pagine del nostro giornale, il quale ha voluto professare il rispeuoso ri11vioal giorno delle precisazioni della magistra1ura, prima di dichiarare la propria posizio11e, nonoswme la lunga e assai discussa vicenda dell'is1ruuoria del 7 aprile. Oggi, con l'esame della requisitoria relativa, deposita/a dalla Procura geneservono a sperimentare procedimenti transpolitici per una «classe militare» dispensata dal combattere il nemico esterno dalla geopolitica delle zone d'influenza; incapaci d'altronde di partecipare alla dissuasione nucleare e allo sviluppo dei nuovi armamenti, gli eserciti dell'America latina perseguono indefinitamente la sofisticazione della guerra psicologica introducendo continuamente nuove minacce, nuove opposizioni per perfezionarne la loro liquidazione. Dopo aver abbandonato su domanda del Pentagono il Principio dell'avversità esterna, principio di legittimazione della potenza militare, si inventa una serie infinita di varianti, di rischi o di pericoli con lo scopo essenziale di riattivare il principio dell'avversità interna, principio pol,ziesco per eccel\;nza ... 'O' I ~ raie, noi conswtiamo che sul conto di Ba/estrini non è st(l(Oindividuato alcun fauo concreto, né alcuna precisa responsabilità che possa giustificare le pesanti incriminazioni a s110carico. ( li Jrauo della requisitoria che riguarda Balestrini vie11eintegralmente dato nella rubrica « 8/ackow» in questo numero di Alfabeta.) Rite11iamodunque quanto meno sostenibile che la persecuzione giudiziaria nei confronti del nostro co11dire11ore voglia invece colpire la sua libera auiviJàdi scriuore politicamente impegnato ne/l'ambiJo del movimento di nuova sinistra. Ne siamo allarmati profondameme, tanto più se collochiamo questo episodio nel/'auuale corso repressivo della libertà di opinione in Italia, di cui sono segni gravissimi i recenti casi di arresti di giornalisti e di responsabili di pubblicazioni. Noi riproponiamo perciò, mentre no11ci è parso wile prima, il mezzo de~'appello firmato dagli intel/euuali, già da noi stessi criticato perché di tipo solidaristico e di scarsa efficacia. Oggi il deterioramemo di alcuni seuori delle istiwzioni ripropone 1111 significato siccio delle popolazioni avverse. ella pace towle (latino-americana), si persegue la stessa logica, ma interiorizzandone le procedure, non è più in nome della guerra ad oltranza che si sacrificano le popolazioni civili nemiche e che si accetta il sacrificio dei suoi da parte dell'avversario, questa volta è in nome della pace ad oltranza (la sicurezza nazionale) che si decide di sacrificare da se stessi una parte crescente della propria popolazione. Con la dissuasione atomica i militari non dichiarano più la guerra se non ai civili, wuo quello che non è direuamente arruola/O ne/l'esercito diviene una minaccia potenziale per la swbililà interna dello simo, da cui la proposta recente di una estensione della convenzione del l 948 sul genocidio a questo •~lato di guerra interna», al di là orientativo agli schieramenti di opinione. E riprendiamo questo mezzo allo scopo di chiedere, per un necessario senso di giustizia, che dopo due anni Nanni Balestrini - e insieme a lui tu/li gli altri imputati del 7 aprile a carico dei quali no11risultino aui penalmente rilevanti - venga immediatamenle pr<>- sciolto dalle gravi imputazioni di cui viene fauo oggeuo e restituito al suo lavoro di scriuore. Richiediamo agli intelleuuali italiani e degli altri paesi l'adesione alla nostra iniziativa, che vuole assumere ogni sviluppo utile ad ouenere l'auenzione e l'imervemo in questa vicenda rapprese11wtivasia della scella politica rigorosa di 1111 ir;telleuuale sia della recente situazione repressiva in Italia. li gruppo redazionale di Alfabeto: Vincenzo Bonazza, Omar Calabrese, Maria Corti. Gino Di Maggio, Umberto Eco. Maurizio Ferraris, Carlo Formenti. Marisa Giuffra. Francesco Leonetti. Gigi Noia. Antonio Porta. Pier Aldo Rovatti. Gianni Sassi. Mario Spinella. Paolo Volponi. /azione deve essere totale, ed è per questo che elimineremo i neutrali fino agli indifferenti, perché nessuno deve essere 'assente' da quesw loua». Da qui il carattere forzatamente utopistico di una pacificazione pubblica incapace di trovare un termine, di ·mettere un freno politico, poiché:« La lolla intrapresa non riconosce alcun limite, né morale, né naturale, essa si situa al di là del bene e del male» (tenente-colonnello Pascarelli). Si comprende meglio ora il principio del «rigetto completo» enunciato da Clausewitz: Al di là del POLITICO, è totalmente illusorio sperare un termine allo sterminio. Lo scivolamento progressivo del nemico reale verso la minaccia e il sospetto potenziale implica di fatto una perpetua riconduzione dei fini ultimi, una perpetuazione dell'eliminazione: delle persone anziane che si ricordano del passato, degli adolescenti che conoscono i costumi e la lingua del paese, memoria coUettiva abusiva per i nuovi p9droni del Tempo come l'ANGKAR cambogiano, che dichiara a proposi/o della popolazione Khmer di età adulta: «Conservarli in vita non ci è di nessun vantaggio, lasciarli morire non ci è di nessun svantaggio». Da qui l'avvento, al di là della regolazione biopolitica tradizionale, di una deregolazione tra11spo/itica, la finzione di uno «stato di pacificazione» che non accetta più il termine dellà vita fisiologica come la persistenza di limiti naturali e morali e che non si contenta più solamente di uccidere categorie successive di oppositori, di esitanti o di indifferenti, ma che si arroga anche ilpotere di decidere chi è vivo echi è morto, o «morto vivente»(3). Questo messianismo militare procede assieme a un tentativo nuovo di favorire in America Latina l'apparizione di «culti di sostituzio11e» molto largamente sostenuti dalle autorità e destinati a soppiantare progressivamente il monoteismo giudeo-cristiano, ultimo avversario ufficiale delle tirannie nell'insieme del subcontinente( 4). Sotto il pretesto di assicurare la salute, la salvezza di un «Essere nazionale», contro la minaccia di una sovversione generalizzata, con l'assistenza degli squadroni «parapolizieschi», specie di anticorpi secondo l'espressione dell'ammiraglio Guzzetti, il «guerriero» tenta di impadronirsi degli attributi del «prete», da cui l'opposizione concorrenziale agli intellettuali e poi ai religiosi. Fedele una prospettiva escatologica, in cui l'ideologia della sicurezza allarga all'intero corpo sociale i sintomi clinici dell'ideologia sanitaria, il «falso prete» sostituisce la sopravvivenza eterna promessa dopo la morte con una sopravvivenza potenziale in cui bisogna vivere per meglio morire, cioè per perpetuare lo sterminio, ilculto dello Stato, la STATOLATRIA di uno Stato allo stato puro, monoteismo di una «divinità presente» presentita da Hegel... Come spiegava uno specialista anglosassone del «diritto alla morte», variante del diritto alla scomparsa: « La gente non vuole morire, vuole essere morta». La scomparsa legale E cosi se dopo il 1945 i paesi sviluppati hanno saputo perfezionare logisticamente lo Swto nucleare, i paesi sottosviluppati dell'America latina hanno sofisticato indefinitamente lo Stato suicidario, sforzandosi ciascuno alla propria maniera al superamento, al rigetto completo dello Stato politico. La logica della dissuasione si è anch'essa sviluppata a due livelli: quello di una dissuasione nucleare strategica e quello di una dissuasione popolare politica, costantemente rinforzato dall'arsenale giuridico di legislazioni speciali. Questa vocazione particolare del subcontinente americano può spiegarsi a mio avviso, non solo per il suo ruolo di rifugio privilegiato dei criminali della guerra totale, ma specialmente per l'esistenza al suo centro di una delle ultime sottopopolazioni: gli indiani d'Amazzonia, il cui statuto politico è inesistente poiché sono ufficialmente considerati come minori, e perciò quando non sono puramente e semplicemente abbattuti si meuono og11isorta di imralci alle relazioni tra tribù, con lo scopo evidente di perseguire più facilmente la captazione fondiaria del loro territorio( 5). Il progetto di legge depositato il 22 agosto 1979 dal governo argentino che concerne la scomparsa di massa delle persone, e che tanto ha commosso le organizzazioni internazionali, non è dunque in nessun modo la soluzione finale del problema ma un'anticipazione della politica del peggio. // progeuo puma in effeui a considerare come morta ogni persona che non si presenta entro 90 giorni davanti al giudice, e la convocazione viene falla unicamente a//raverso la stampa ... Questa legisla- "'> zione che permette alle famiglie degli _ 5 scomparsi di ritirare l'indennità di ~ morte, la pensione e le assicurazioni "'- stabilisce ilcortocircuito tra «sicurezza ;;;; nazionale» e «sicurezza sociale»; il ~ principio dell'assicurazione contro tutti i rischi si estende cosi dalla salute dei corpi alla sicurezza del corpo dello Stato. "'l AIJesocietà massacranti di un passa- : to arcaico, adepte della messa a morte S! rituale e legale, erano succedute nel- ~ l'età classica società reclusionarie, dal- .s;, l'incarcerazione giudiziaria e sanitaria <i

...... oO °' fino alle cliniche psichiatriche dei sovietici nell'era moderna( 6). Sembra chiaro che l'era post-moderna prepara ora procedure di sparizioni a vista con l'arrivo di società della scomparsa legale, forma originale di esecuzione capitale in cui il potere transpolitico punta a identificarsi totalmente con il potere medico decretando chi è «morto» e chi è «vivente», ma specialmente quali sono i «mortiviventi», cittadini del non-diritto, in libertà provvisoria permanente. L'attuale dibattito clinico sulla morte medica o coma superato si trova qui trasposto sul piano civico della morte sociale degli assenti, non importa se scomparsi o uccisi ... Forma sofisticata di ostracismo nell'era post-storica della guerra del Tempo, al di là dell'era storica delle guerre, dello spazio territoriale, il progetto di legge argentino diviene l'abbozzo di una scomunica civile, figura agonistica di sterminio senza processo, senza arene e senza campi di concentramento, al di là di ogni delimitazione di diritto e·di luogo. Contrariamente al passato, in cui lo Stato di diritto si identificava politicamente con lo Stato di assedio (sociale) della Città e poi della Nazione, lo Stato di non-diritto in via di costituzione in America Latina eccede tutti i limiti verso uno Stato di urgenza «transpolitico», forzatamente delocalizzato. È dunque del tutto logico, non solo che i/ morto scompaia ma specialmente che la morte cessi... è ormai un imperativo urgente, una necessità assoluta, non già con un fine umanitario ma in una prospettiva escatologica: quella di perpetuare indefinitamente lo sterminio, figura ultima dello Stato. La generalizzazione progressiva del rapimento come della cattura di ostaggi da parte dei differenti «terrorismi» (individuali o di stato) aveva da molto tempo preparato l'opinione-pubblica a questo tipo di procedure paniche, in cui la scomparsa dalla vista inaugura una sorta di magia pubblica, fenomeno di sostituzione transpolitica, al di qua di ogni costituzione (politica) in cui gli «spettri sociali» succedono definitivamente ai soggetti di diritto, in una cinetica civica dove la fine verrà costantemente rinviata, nell'impossibilità di poterla mai raggiungere ... La sindrome di Robinson È in questo senso che bisognerà ben presto analizzare, a lato dei dibattiti morali e giuridici sul «diriuo alla morte» (eutanasia attiva e passiva...) e dell'interruzione volontaria della gravidanza, quelli che non mancheranno di sorgere sul «diriuo allascomparsa». In effetti, anche se «la liberazione della scomparsa» non è ancora rivendicata dal conformista liberale ambientale, molti segni precursori la annunciano. Da una parte, il termine esotico di sindrome di Robinson designa il caso di adulti in fuga desiderosi di rifarsi la vita altrove, sotto falso nome. D'altra parte, la protezione del nome patronimico non sembra più seriamente assicurata, la legge del 1966 sull'adozione permette per esempio la falsificazione dello stato civile del bambino il cui nome reale viene cancellato dai registri, mentre i duemila bambini nati in Francia con la procreazione artificiale restano senza vero stato civile legale. Infine, in provincia, il carattere inquietante di una scomparsa è lasciata all'apprezzamento dei poliziotti o dei gendarmi: «Le nostre strutture di polizia sono mal organizzate per i casi di sparizione», confessa un ispettore di Vaucluse, «da una parte abbiamo molto lavoro da fare coi malfattori, dall'altra è molto rischioso meuere in opera grandi mezzi, poiché nella maggior parte dei casi si scopre che è una sparizione volontaria». Numerosi avvocati insorgono contro queste pratiche che tolgono allo scomparso involontario ogni possibilità di essere oggetto di un'inchiesta approfondita. Un ·comitato VERITÀ SULLE SPARIZIONI si è d'altronde recentemente costituito, e come dichiara uno dei suoi fondatori: «È un problema molto ambiguo, in nome delle libertà individuali si proteggono curiosamente le fughe volontarie. Questo va bene, però si passano sotto silenzio le sparizioni involontarie. Si pensi che nessuna cifra esalta su questo fenomeno appare nelle statistiche ufficiali ... Su 7000 persone non ritrovate, io valuto a circa 2000 il numero delle persone scomparse involontariamente ogni anno in Francia» (Patrick Giros, prete). Quando si sa. che la cifra ufficiale degli scomparsi argentini si colloca tra le 5 e le 15 mila persone, ci si può effettivamente inquietare sulla stima del Comitato sulle sparizioni in Francia. In Unione Sovietica si assiste egualmente da sei anni a una misteriosa manipolazione delle statistiche demografiche relative ai tassi di mortalità (vedere il testo di Roland Pressai: «Situazione demografica dell'URSS alla vigilia del suo quinto censimento», in Population, 1979, n. 4/5, p. 863). Ma torniamo al punto di partenza, in America Latina. Prima che la scomparsa delle persone divenisse un mezzo eccezionale di coercizione, l'informazione era ancora disponibile e si poteva osservare uno straordinario· fenomeno di massificazione della marginalità sociale abbandonata alla propria sorte, cioè alla disoccupazione e all'autogestione di una penuria crescente nelle nebulose suburbane, esse stesse prodotti di una auto-costruzione selvaggia, che arrivavano a accogliere fino a 100.000 abitanti come Villa Salvador presso Lima, in Perù. Infatti, si trattava in questo caso di una situazione pseudo-coloniale(') interna. Diventando le masse paradossalmente marginali, il trattamento poliziesco classico diveniva inoperante. A meno di accettare una guerra civile dichiaraw, e quindi indirettamente da parte dei militari la possibilità di una tinazionali, banche del sangue che sfuggono al controllo dei governi interess<1ti,come quello Brasiliano, dove esistono ben 700 banche di questo genere e dove la polizia rifiuta sempre di riconoscere il problema, benché in certe maternità delle favelas non si lasciano andare le puerpere e i bambini se esse prima non danno il sangue ... Cinque milioni di litri di plasma sanguigno vengono cosi commercializzati ogni anno in America latina da compagnie che realizzano benefici dell'ordine del I0.000 per cento. Queste pratiche rituali di liquidazione del vivente si sono potute realizzare su scala internazionale solo dopo l'invenzione di un metodo detto di «frazionamento» che permette di isolare chimicamente gli elementi costitutivi del sangue e la ricostituzione di un plasma industria/e ad alta capacità di conservazione( 9). Ritorno al passato, ritorno al passivo, dove lo Stato di pacificazione interna non sarà più solo un'aberrazione militarista transitoria, ma l'alba sinistra di una lenta regressione della nazione, dello sterminio di una società civile in cui la repressione degli intellettuali e dei lavoratori e la restaurazione del latifondo costituirebbero i risvolti complementari di una tirannia neo-feudale implacabile e di lunga durata, stereopolitica del peggio, destinata ad assumere storicamente il rigetto completo dello Stato nazionale a profitto di uno Stato transpolitico e transnazionale in· via di costituzione ovunque e da nessuna parte al tempo stesso( 11 ). Autoctono o emigrante ... indigeno o straniero ... dibattito mitico che introduce un'opposizione divenuta classica, l'autoctonia rappresenta uno dei miti fondatori del POLITICO. Alla comune matrice, alla Te"aMadre delle origini, succede il sesso esclusivo della Ciuà Vergine che procrea per «partenogenesi» il cittadino autoctono, nato dal suolo democratico della città di Atena, divinità presente, insieme madre e patria di un soggetto divenuto cittadino di diritto di uno Stato-Città, di un idolo civico innalzato da mani di uomini. «Ai filosofi di interrogarsi sulla perennità della Città, il discorso politico ha da sempre già risolto Paul Virilio Nato a Parigi nel I 932, Paul Viri/io si è occupato inizialmente di piuura; poi - e con molta fortuna - di urbanistica (ha direuo, tra l'altro, la rivista Architecture principes). Nel maggio '68, ha abbandonato l'insegnamento universiwrio per divenire uno dei protagonisti dell'occupazione del/'Odéon. I suoi i111eressi sono spostati verso la riflessione sociologica e politologica. P.ur continuando a insegnare architettura (alla Sorbona, sino a due anni orsono; ed è stato direuore dell'Eco/e d'architecture, dove insegna tult'ora) ha iniziato, sul finire degli anni sessanta, la pubblicazione dei suoi saggi «transpolitici» sulle riviste Esprit, Critique, Cause commune. Auualmente è membro del comitato di redazione della rivista Traverses. La seconda fase, post-urbanistica, del lavoro di Viri/io, è raccolta in cinque libri: Bunker-archéologie (Paris, Ed. Centre Georges Pompidou, 1975); L'inséc1,1ritédu territoire (Paris,Stock, 1976); Vitesse et politiqu~ (Paris, Galilée, 1977); Défense populaire et luttes sociales (ivi, 1978); e Esthétique de la disparition (Paris, Balland, I 980). Poco noto in Italia, è intervenuto a un dibauito sulla geopolitica e l'insegnamento della storia in Francia, curato da Alessandro Fontana e Jacques Donzelot, che la rete Due ha trasmesso il 13 febbraio. La riflessione transpolitica di Viri/io costituisceuno degli esitipiù interessanperdita del potere, l'ultimo trattamento delle popolazioni oppresse diveniva quello del supplettivo dell'ordine sociale, figura estrema di un «lavoratore sociale» arruolato nelle unità speciali in commandos «parapolizieschi», grazie all'instaurazione di uno stato di guerra interna non dichiarata in cui l'autodifesa delle milizie andava a sostituire l'autogestione della penuria e dell'auto-costruzione di ripari, favelas, barriadas, e altre bidonville posturbane. (Come ci spiega nel suo rapporto su7/adifesa il deputato francese Daillet: «La difesa civile è destinata ad assicurare la sicurezza delle retrovie e a impedire, nel caso di crisi gravi, la nascita e l'azione cieca dell"esercito del rifiuto' contro il quale la difesa militare è impotente».) La liquidazione del vivente In queste zone infraumane, abbandonate al racket dei «gruppi di sterminio» paramilitari e parapolizieschi, si è potuto osservare dopo 12 anni, la comparsa di traffici e poi lo sfruttamento commerciale della materia vivente, che si sarebbe trasformato poco a poco in una imposta del sangue, non più del tipo di quella della guerra in cui ogni cittadino richiamato è tenuto ad assicurare anche al prezzo della vita la salvezza della patria, ma questa volta in una ingiusta pace in cui i più diseredati vengono costretti ad alimentare, per il maggior profitto di società ,mul- , -=~-:!t, ti della «scuola francese» (Deleuze, Baudrillard, Lyotard .. .). Con Baudrillard, Viri/io condivide l'immagine del sociale contemporaneo come trasparenza assoluta, non mediata da alcun tramite rappresenwtivo (partiti, stati, istituzioni), per cui la politica risulta vanificata dal potere di una massa anonima, incontrollabile e implosiva -ma per ciò stesso souoposta alle imposizioni più brutali di un potere non più legiuimato. La transpolitica si pone poi, esplicitame111en, el campo della riflessione sul «postmoderno» inaugurata da Lyotard (fine di ogni metadiscorso ideologico legiuimame, transizione verso una società post-storica e postpolitica). Infine, la condizione della soggeuività transpolitica, espropriata da ogni vincolo di appartenenza a una comunità stabile, e resa pertanto «nomade», ha molti punti di contalto con il nomadismo teorizzato negli ultimi testi di Deleuze e Guauari, che a Viri/io fanno spesso riferimento. in questa area, la specificità del discorso di Viri/io è costituità dalla tonalitàapocaliuica delle sue riflessioni (confortate del resto da analisi di situazioni concrete: l'America latina, nel testo qui presentato); e, soprauuuo, dalla fondazione «urbanistica» della fine del politico. In sostanza, scrive Viri/io, abbiamo accertatoda tempo l'esplosione dello spazio urbano, che ha perso pgni riconoscibilità per diventare un territorio «desertico», 1101c1odificato, in cui si Così, con la crisi dell'energia e l'esaurimento dei giacimenti di materia prima ecco sorgere, nei paesi i:liseredati la materia ultima, il giacimento di sottopopolazione in via di sfruttamento biologico intensivo ... Al di là dello sfruttamento estensivo e migratorio della forza-lavoro di un proletariato trapiantato, che permette il ridispie-· gamento industriale mondiale, ecco un'ultima forma di trapianto e perfino di «trasfusione transpolitica». Rese incapaci di assicurare una produzione tecnologicamente sempre più sofisticata, le souopopolazioni autoctone d'America latina sono effettivamente «liquidate» come manodopera, per divenire impercettibilmente un'ultima miniera, l'ultimo giacimento di componenti chimiche organiche destinate a rivitalizzare le popolazioni privilegiate. Non ha forse l'Argentina in progeuo d'importare prossimamente 1Omilioni di giapponesi? Un tale discredito dell'indigeno, e non più unicamente dell'indiano, una tale «dequalificazione professionale» della propria popolazione nazionale, chiariscono brutalmente le recenti pratiche della scomparsa di massa, il sottosviluppo organizzato di intere regioni, zone strategiche di uno stato suicidario in cui: la recessione industriale e il disarmo doganale sono il risultato di un trasferimento di reddito da tuui i seuori economici e sociali verso il settore agrario( 1°). j• esercita un potere privo di ogni legittimazione. Ma lafine del conceuo classico di ciuà, cioè di polis, non è privo di conseguenze politiche rovinose nel campo di insiemi più complessi: dopo la città, scompare anche lo Stato-Nazione. Non restapiù alcun legame rappresentativo che congiunga il cittadino (dellame1ropoli e dello S1ato)al po1ere. Non sopravvive più alcuna società civile, ma si afferma un territorio mondiale e sovranazionale in cui si eserci1aun potere transpolitico. Le conseguenze per i «soggeui» sono • evidenti. Scomparso il legame sociale, ogni ciuadino rischia, a sua volta, di sparire. È allora necessario che ogni individuo si faccia presente in prima persona, si renda riconoscibile agli occhi del potere-diversamente, è come se non esistesse. Così che/informazione, un tempo veicolo di opinioni politiche, si riduce a delazione di massa (ognuno deve notificare allo Stato la propria esistenza). E i soggeui di ques10 Stato mondiale sono costreui a essere onnipresenti, ad assumere la velocità come principio politico, per non essere dimenticati. Finisce la politica, e finisce la guerra come proseguimento della politica con altrimezzi. Ma proliferano le polizie, e ci troviamo tutti i una si1uazione di insicurezza. M.F. Il testo di Viri/io appare qui in prima pubblicazione. I titoli interni sono della redazione. la ques1ione»(12 ). «Topos» obbligato in cui si cristal- •lizza l'immaginario civico del «demos» ateniese, l'autoctonia è dapprima un luogo vuo10 in cui sotto i discorsi politici traspare un discorso sulle strutture di parentela dello Stato: nasciamo da uno o da due? Il medesimo nasce dal medesimo o dall'altro? In una parola, si nasce dalla terra o dagli uomini? A questa alternativa, il mito dell'autoctonia risponde rifiutandosi di scegliere: si nasce dalla terra e dalla sessualità. t3 La rivoluzione dromocratica Più tardi, molto più tardi questo dibattito riprenderà con la querelle dei determinismi sociali. Con l'antropogeografia di Ratzel e la morfologia sociale di Mauss, l'alt~rnativa proposta si sposterà dal «sesso» alla «società> e dalla Città alla Nazione, ai continenti interi fino ai deliri interpretativi del Lebensraum del generale Haushoffer, maestro della geopolitica del terzo Reich e del Lebensborn biopolitico di cui Rosenberg sarà il teorico e che contaminerà durante la seconda guerra mondiale la geostrategia degli Stati Uniti, poiché la famosa dourina della sicurezza nazionale nascerà dalla guerra con la Germania nazista, prima di pervenire ai confini del subcontinente andino, con l'aiuto del generale Golbery, ispiratore della geo-politica del Brasile, e attraverso di essa di un professore di «geografia militare> di nome Pinochet, per ritornare alla fonte con i recenti sviluppi dello «spazio giudiziario europeo> ... Forma degradata del «politico> nel senso antico del termine, che si rifiuta sempre di scegliere tra luogo e ambiente, la «sociologia> introdurrà la persistenza dell'illusione morfologica omettendo il 1empo, a beneficio esclusivo di una referenza/riverenza alla Storia. Pertanto, all'opposto del «sinecismo», messa in moto degli uomini col raggruppamentocIT «demos rurali> in una sola città, l'autoctonia appariva come una messa in molo del 1empo, di un tempo che non ha niente di storico poiché è quello di un perpetuo ricominciamento dell'origine. Come spiega Nicole Loraux: «Per esistere nella storia della città democratica, il mito dell'autoctonia deve essere ugualmente inscritto nel 1empo rallentato, ripetitivo, che anno dopo anno riporta le stesse feste, le stesse celebrazioni, delimitando così lo spazio della Città>. «Topos> obbligato dei discorsi ufficiali, l'autoctonia ateniese è dunque prima di tulio un «Kronos» mitico, una ritmica politica, una cerimonia che si svolge dalle panathee sull'Acropoli al cimitero del Ceramico, dalla nascita alla morte pubblica dei «figli della Patria> per i quali i/ tempo si annulla nel/'i"evocabile ritorno della fine all'origine. Eterno presente inscritto nel tempo della «polis>, il mito dell'autoctonia scandisce il tempo «politico> del cittadino alienando i suoi idio-ritmi tribali o familiari, e ciò dalle origini agrarie fino agli inizi dell'era industriale, in cui la rivoluzione dromocra1ica succederà alla rivoluzione democratica introducendo un lempo acceleralo in cui le tecniche energetiche sopprimeranno progressivamente il mito del radicamento territoriale dello Stato. Al «culto della materia>, Terra-Madre e Vergine delle origini, si sostituirà quello della luce, in cui la «sostanza assoluta> sfumerà, si esaurirà, a profitto di un necessario accidente di transfen. Alla «erezione» ateniese, al passaggio ctonio delle origini del mito, verrà sostituito il passaggiocrip1ico dall'ombra alla luce. Alla chiusura politica tradizionale succederà allora un grande disordine ctranspolitico>. Au1oc10no di un tempo, molto più che di un luogo, più fot6geno che indigeno, poiché: il tempo è il ciclo della luce( 14 ), il soggetto che vedrà il giorno nascerà più visibile che «mortale»; più cronico che topico, esso nascerà alla luce del tempo di un cronotropismo del vivente in cui il condizionamento mitico della liturgia lascerà il posto ai condizionamenti tecnici di popolazioni sfruttate nei loro bioritmi. Di fronte a questo traumatismo, il principio dell'identità geo-morfologica del cittadino tenderà a sfumare, più «societario> che originario quest'ultimo non tarderà a divenire impercettibilmente che un semplice supplente. Ai residenti privilegiati, titolari del «diritto di città> di uno Stato democratico, succederanno visi1atori, cittadini transitori, turisti. spettatori di uno Stato dromocratico in cui la vista è la vita ... Se ieri nell'unità di vicinato l'altro era conosciuto e riconosciuto nella ripetizione, nel rituale degli incontri e delle manifestazioni, con la rivoluzione dei trasporti il «vicino> diventerà uno speltro che non si rivedrà se non accidentalmente. Il grande disordine provocherà dunque più questa presenza passeggera di quanto non favorirà il perfezionamento degli scambi. Questa assuefazione cinetica alla sparizione del congenere avrà il carattere di un divorzio sociale: passante, passeggero, la presenza fisica del simile perderà di realtà a beneficio della «immagine di marca>. Allargandosi gli angoli morti coll'accrescersi della confusione dei corpi, la fugacità delle persone ci circonderà progressivamente di sconosciuti ... Lo stadio e il cimitero Il discredito della nozione di nemico a profitto del sospetto e della minaccia segnalerà dunque che l'assenza di alleali che il declino della difesa, il discredito dell'alleanza civica. Al carattere estensivo delle localizzazioni provinciali e nazionali, vedremo succedere allora quello di un'intensa visualizzazione trans-nazionale in cui le lunghe teorie della liturgia democratica scompariranno, rinnovate da «sequenze di sfilate> accelerate che suppliranno agli atti di un popolo assente. Arte del vedere, del prevedere, il

politico non sfugge dunque alla regola secondo cui: cL'arte non rende il visibile ma rende visibile»( 15 ). In questa' riconversione del campo della rappresentazione, la Città cessa di essere un cteatro> (agorà, forum), per divenire una sala oscura, un cinema in cui la visibilità sostituisce ogni territorialità, ogni localizzazione di diritto. Ma torniamo a osservare l'invenzione di Atene: eia alto c'è l'Acropoli e in basso l'Agorà, il Ceramico. C'è anche un dentro - l'Acropoli e l'Agorà - e un fuori, fuori le mura della città, il Ceramico, in cui la democrazia ateniese seppellisce quelli che l'hanno servita. In questo cimitero pubblico la prosa laica si consacra a celebrare un'idealità: la polis, unità indivisibile, che deriva la sua autorità dalla cancellazione dei suoi 'andros' cittadini-soldati valorosi ma identici e intercambiabili»( 16 ). Curiosamente in questo genere di eroizzazione storica un luogo manca: lo stadio, in cui l'eguaglianza democratica della Città cessa a profitto di una cpubblicità dromocratica> momentanea( 17). Qui il punto di vista civico si inverte: c'è un alto, i gradini sui quali andranno a installarsi gli spettatori, e c'è un basso, la pista in cui sfileranno gli attori ... All'interno di questo teatro di prestazioni motrici, quelli che restano hanno lo sguardo degli dei, mentre quelli che passano sono dominati dall'insaziabile curiosità della folla dei voyeurs. Siamo lontani dall'ideale livellamento degli eguali dell'agorà, qui non c'è alcun esimile>, solamente l'analisi spettrale di una popolazione che si espone alla rivelazione di una élite del movimento(1 8 ). Se la piazza è dunque il luogo del démos, la pista è parallelamente quello dell'invenzione 01un dromos in cui l'eterno ritorno delle origini politiche viene rinnovato dalla rivoluzione di uno spettacolo ctranspolitico> che porta in germe le tirannie di un impero in cui gli ideali logistici sostituiranno progressivamente le ideologie politiche della democrazia ateniese. Quando l'agorà e il foro repubblicani saranno scomparsi da tempo nel recinto dei parlamenti, la cpubblica piazza> sopravviverà divenendo lo stadio delle sfilate militari, prima di scomparire a sua volta nell'ingorgo della rivoluzioI n una delle sue accezioni più rilevanti il termine cmodello» designa un artefatto, un marchingegno, una sorta di macchina reale o immaginaria che simula un frammento di realtà. Non solo la scienza, ma anche ingegneria e politica, per non dire magia e religione, cpensano per modelli». Si tratti della bambola di cera di un sortilegio o di un sofisticato modello numerico di una struttura fisica o biologica, si è in tutti questi casi di fronte a modelli astratti che troncano dei legami, concentrandosi su cdettagli> ed abbandonando le connessioni cdi ogni cosa con ogni cosa>. Sherlock Holmes stupisce Watson con la sua capacità di mettere in relazione la cenere di un sigaro o la piega di un vestito con il delitto che sfida l'intelligenza di Scotland Yard solo • perché una teoria (di cui l'attonito Watson o l'onesto ispettore Lestrade spesso non sospettano nemmeno l'esistenza) gli permette di cogliere la rilevanza di quel particolare per il caso in esame ... / Il rilievo appafentemente più lontano può rivelarsi in questo mo"do (cioè mediante una teoria ) pertinente alla situazione problematica che spinge alla modellizzazione e otterrà dunque la considerazione opportuna entro il modello. Ma questo non vuol dire in assoluto cedere alle lusinghe della totalità. Per dirla con Clark Glymour (Theory and evidence, Princeton University Press, Princeton 1980, p. 146) echi avesse argomentato pro o contro l'innocenza di Nixon nel Watergate adducendo il colore dell'erba nell'Okne dei trasporti. Cosi dopo il ginnasio, il circo e l'ippodromo giocheranno il loro ruolo in attesa che l'aerodromo e i satelliti installino in orbita le loro cerimonie periferiche. Secondo l'etnologo J.C. Melati: cTutti gli indiani del Brasile, riuniti nello stadio di Maracanà a Rio de Janeiro, non lo riempirebbero che a metà ...>. Luogo di sovraesposizione morfologica, il recinto sportivo non è dunque soltanto un cratere per l'irruzione popolare, ma è anche una forma di censimento. In questo inventario,/a forma è il fondo che risale alla superficie(19). La sorveglianza diviene !'«ultimo quartiere» della eclissi della comunità, il quartiere di massima sicurezza della delocalizzazione logistica del potere. Logico dunque vedere lo cstadio nazionale» di Santiago del Cile trasformato in campo di concentramento, poiché l'impresa delle apparenze politiche cede il posto all'estetica della scomparsa militare ... ( 20). Modello ridotto di uno spazio civico abolito, lo stadio è senza dubbio la fine dell'illusione morfologica dello Stato, lo cstadio> ultimo della Città e dunque, indirettamente, della cittadinanza di diritto. Ciò che si gioca in America latina, al di là di ogni «ragione di Stato», è una polemica tra antichi e moderni, una sfida «post-politica». In effetti, se l'assalto dei carri armati nella piazza davanti al palazzo della Moneta si conclude con un imprigionamento classico degli oppositori nelle palestre e nello stadio di Santiago del Cile, la cerimonia settimanale delle madri sulla piazza di Maggio a Buenos Aires segnala un disordine tragico, una perdita di riferimenti. Senza destinazione, senza scopo, laprocessione delle folli tenta di ritrovare il cammino per riguadagnare terreno, la piazza perduta davanti alla sede del governo argentino. La loro liturgia prende il posto del focolare comune, del cratos ateniese(21 ), cerimonia agonistica, il loro movimento perpetuo si situa al di là della morte del «simile», al di là del politico; essa ci pone la questione dell'identità del vivente. La «pubblica piazza» diviene insieme cimitero del politico e foro «transpolitico». Se le donne degli internati cileni potevano ancora recarsi allo stadio per avere notizie dei detenuti, se le vedove degli iraniani dovevano riunirsi nei cimiteri, quelle degÌi scofnparsi argentini non hanno altro ricorso che quello di rendere pubblica la loro assenza ... Rifiutando con insistenza l'incertezza sulla sorte dei loro congiunti, dei loro parenti, le «folli della piazza di Maggio» inventano una domanda decisiva; tra l'agorà dell'identità politica e il cimitero pubblico bisogna scegliere, poiché la loro comune.abolizione è resa impossibile dalla nostra stessa presenza qui(22). L'atto di presenza sostituisce l'atto di nascita dell'autoctonia, l'opposizione alla tirannia non è più quella dell'ideologia, essa è quella della vita, dell'enigma dei corpi viventi misteriosamenti presenti nel tempo. Si può sopprimere lo spazio civico o evacuare la capitale politica( 23 ), ma-non si abolirà il cimitero pubblico se non sterminando simultaneamente ogni discendenza. La fondazione funeraria delle società è più forte dell'erezione della Città, la vendetta della presenza impedisce il carnaio dello Stato. Note (') L'autochtonie athénienne - Le myth dansl'espacecivique- N. Loraux, Anna/es. Gennaio-febbraio 1979. ( 2) Per Clausewitz,lo Stato politico è «un mezzonon conduttore che impedisceil rigetto completo...• ( 3) li primo agosto 1793, la Convenzione votava lo sterminio completo della Vandea. «Incendiamo i villaggi,questa misura di rigore sarà un atto di giustiziaperché gli innocenti che sono in mezzo ai rivoltosi sono dei vigliacchiche non dobbiamo risparmiare». E Carrier (quello degli annegati di Nantes) esclama: «Faremo della Franciaun cimiteropiuttostoche non rigenerarla alla nostra maniera!• (4) In particolarein Brasile.In Argentina, dal febbraio 1978, il governo richiede la registrazione di tutte le associazioninon cristiane per megliocontrollarle. (5) Vedere su questo argomento, nel Monde Diplomatique, dicembre1980- «La révolte des indiensdu Brésil•. (6) Nascita della clinica e l'insiemedei lavori di M. Foucault. ( 7) La planète des bidonvilles, B. Granotier, éditions du Seui!- 1980. ( 8) Vedere «Io squadrone della morte•, «lamano bianca»,e «Orden• l'organizzazione creata dal generaleMedrano... Scienzae modelli lahoma sarebbe stato giudicato almeno frivolo e un po' tocco». Dai modelli siamo quindi rimandati alle teorie. Esse saranno, nella fattispecie, generatori di modelli. Naturalmente questa caratterizzazione è puramente descrittiva: nulla dice sui meccanismi interni di quella sorta di «scatola nera» che è la teoria stessa. Eppure sono questi «meccanismi interni» che permettono di mediare tra la analogia - di necessità vaga e ambigua-che permette al modello di simulare un frammento di realtà e gli aspetti linguistici, calcolistici, ecc. che d'abitudine sono presenti (almeno nei modelli scientifici). La mia prima tesi, in questa comunicazione, è che se sappiamo qualcosa di più su questa «scatola nera» lo dobbiamo alla grande filosofia scientifica del Novecento, quella filosofia che si venne costruendo per gli sforzi congiunti di filosofi e scienziati militanti, Giulio Giare/lo intrecciandosi fortemente con alcuni dei più vivi programmi scientifici. Tanto per fare nomi: la filosofia dei Mach, dei Poincaré, degli Einstein, dei Boltzmann e ancora, di coloro che sono stati posti sotto l'etichetta comune di «neopositivisti» pur nella loro notevole diversità: Schlick, Reichenbach, Carnap, ecc. Che poi la filosofia della scienza oggi più viva sia nata in contrasto con tesi neopositivist~ o che comunque con tali tesi si sia trovata a polemizzare (come è stato più volte il caso: da Pop-. per a Kuhn, da Lakatos a Feyerabend) è uno dei meriti più notevoli del neopositivismo, almeno se crediamo che il conflitto tra programmi rivali sia un fattore di crescita nella scienza come nella filosofia. Sarà opportuno allora muovere proprio da quelle «procedure di controllo» dei modelli che sembrano caratterizzare la modellizzazione scientifica. Intanto, con cosa controlliamo? Usualmente si risponde che un controllo scientifico non può avvenire che mediante «.constatazioni» di specifici eventi spazio-temporalmente localizc zati. I «fatti» dei (vecchi) positivisti, le «constatazioni elementari» di Schlick, gli «enunciati protocollari» di Neurath e anche gli stessi «asserti base» di Popper non sono altro che alcune caratterizzazioni - più o meno riuscite - di quello di cui ci si serve per controllare un modello. Ma, dato·anche il diffuso impiego di «modello» e di «teoria» come sinonimi in molte versioni della spiegazione scientifica, vale la pena di chiedersi anche: che cosa è davvero controllato? Leggi scientifiche universali - osservavano agli inizi degli anni Trenta non pochi neopositivisti - in virtù della loro stessa formulazione linguistica sfuggono al controllo (inteso come verifica), dunque non scientifici ( 1) Si può anche osservare una industrializzazione del vivente con le banche di organi per i trapianti, le banche di sperma per la . fecondazioneartificiale,la recente utilizzazione di feti umani per il trattamento dei diabetici,cosicome quella di cadaveri freschi usati come «manichinispeciali• nelle ricerchedella sicurezzaautomobilistica. ( 10 ) Etudes - ottobre 1977.L'articolodi A. Rouquié: «Argentine, anarchie militaire ou Etat terroriste?» e «Argentine: dossier d'un génocide• - éd. Flammarion, 1978. Nel numero di nov-dic. 1980 della rivista Economie et humanisme, l'articolo consacrato al rapporto industrialenord-sud. ( 11) Il 31 gennaioe il 1°febbraio 1981si è tenuto a Parigi, al Senato, un incontro internazionel su: La politica di scomparsa forzata delle persone, organizzatoda numerose associazionidi giuristi. ( 12) Nicole Loraux - Anna/es, genn-febb. 1979. ( 13) NicoleLoraux. ( 14) DietrichBonhoeffer. ( 15) Paul Klee. ( 16 ) NicoleLoraux. ( 17) Philostrate, «Perygymnastiches•. ( 18) In questa«civilizzazionediconcorso», incui lademocrazianon è che un nomeche dissimula«ilgovernodell'élitecon l'approvazionedella foUii• (Platone): «Maratona è come il prologo indispensabilealla storia di Atene e quindialla storiadell'Impero di Atene, Impero che Salamina inizia realmente e che il partitodemocraticosognadi ricostituire.Ora, il primo atto storicosi allontana .sempre poco dalle frontiere· del mito; è qualcosadi analogoalleprimegesta del nobileo alla provache deve affrontare l'eroe per affermarsiin quanto tale, qualcosa di iniziatico: inparticolare, la rapidità con cui la villoria appena riportata è stata subi/O annunciata, non evoca forse una corsa, rito di transizione e di integrazione in una società guerriera?», NicoleLoraux- «Marathonou l'histoire ideologique», (p. 29), in Revue des Etudes Anciennes, 1977. ( 19) Victor Hugo. ( 20) «Esthetiquede la disparition• - Paul Virilio,ed. André Balland, 1980e Traverses n. 7: «Maquiller•. ( 21) Jean-PierreVernand - Mythes et pensées chez /es grecs, ed. Maspero. ' ( 22) AParigi,comeinaltrecapitali,la stessa cerimoniaha luogo davanti alle ambasciate ogni giovedlà mezzogiorno,da due anni, e ciòmalgradoil rapimentoe la tortura di numerose «folli del Maggio»,come Noemi Esther Gianotti de Molfino,scomparsa a Lima il 12 giugno 1980, ritrovata morta a Madrid il 21 luglio,giustiziatasecondo suo figlioda agenti argentini in collaborazionecon membridei servizisegreti peruviani. ( 23) Per esempio:Phnom- Penh, evacuata durante il regnodell'Angkar cambogiano. in senso proprio, ma solo «regole» per formulare asserti verificabili in senso stretto mediante constatazioni elementari - e dunque scientifici. Nella stessa epoca Popper rovesciava il guanto: se ammettiamo che le leggi scientifiche siano tali proprio in quanto vietano particolari accadimenti, sarà possibile «controllare» teorie universali mediante asserti singolari, cercando cioè - detto in breve - l'esempio contrario che le falsifica. In linea di principio dunque, una teoria scientifica deve essere falsificabile; tanto meglio poi se, di fatto, essa resiste a «sinceri tentativi di falsificarla». D ue brevi osservazioni: a) Lo stato delle proposizioni organizzative della conoscenza (delle «teorie») è dunque diverso da quello delle descrizioni di eventi spazio-temporalmente determinati. Solo questi ultimi ci sono «noti»: sia per Schlick come per Popper «spieghiamo il noto mediante l'ignoto» (le teorie); b) per ammissione dello stesso Popper si falsificano sempre teorie applicate ( cioè «leggi» o «teorie pure» più ipotesi ausiliari, come condizioni iniziali, ecc., cfr. per es. Logica della scoperta scientifica, tr. it., Einaudi, Torino 1970, p. 63 e anche p. 74). Un caso storico sarà qui pertinente. 1781: W. Herschel identif;ca telescopicamente un nuovo pianeta, Urano. Nei decenni successivi A. Bouvard calcola la traiettoria del nuovo pianeta facendo uso della meccanica newtoniana, della legge di gravitazione universale e delle condizioni inizia/i accet-

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