Alfabeta - anno II - n. 19 - nov.-dic. 1980

T i-e ci sembrano le domande fondamentali che si pongono, dal punto di vista dell'informazione, a groposito delle recenti lotte operaie contro i licenziamenti alla Fiat. I) Quanto hanno influito i mezzi di informazione sul corso degli avvenimenti durante la lotta? 2) Come sono intervenuti i mezzi di informazione nel determinare il significato politico e sociale dell'accordo siglato da azienda e sindacati a metà di ottobre? 3) In che modo i media, e l'ambiente culturale di cui fanno parte, stanno orientando il «fall-out» della vicenda Fiat nei diversi settori della vita nazionale? Questo servizio del Giornale dei Giornali vuole offrire qualche strumento per rispondere alla seconda domanda e per cominciare a rispondere alla terza. Tuttavia esistono alcuni elementi utili anche in rapporto alla prima domanda. Partecipando all'incontro fra lavoratori Fiat e operatori dell'informazione che si è svolto il 9 ottobre davanti al cancello 5 di Mirafiori- mentre la lotta era dunque ancora in corso - abbiamo potuto constatare che vi era una valutazione generalmente critica sia nei confronti dell'informazione stampata sia nei confronti dell'informazione radiotelevisiva. I limiti di questa rubrica non ci consentono di prendere in esame il comportamento della radio e della televisione. Ci accontentiamo di alcune annotazioni. Tolte alcuJe sporadiche eccezioni come quella di Radio Flash di Torino, le emittenti private hanno brillato soprattutto per la loro assenza, limitandosi ai consueti notiziari. Diverso il discorso per la Rai, i cui microfoni e telecamere erano presenti sia davanti ai cancelli delle fabbriche sia nella sede delle trattative. Ma, anche qui, non si è andati al di là dei consueti spazi nei telegiornali e nei radiogiornali. È mancato quasi totalmente un lavoro di inchiesta e di più ampia comunicazione dei significati in gioco nella vertenza. Fra le rare eccezioni varrebbe la pena di citare «Cronaca-Prima Pagina», rubrica della seconda rete televisiva, se non fosse che la sua inchiesta andrà in onda solo a metà dicembre e ne siamo a conoscenza unicamente perché l'Index collabora alla realizzazione della rubrica. li sindaco di Torino, Novelli, ha avanzato il 6 ottobre, in un discorso davanti a Mirafiori, una proposta che ci sembra indicare il minimo che il servizio radiotelevisivo pubblico avesse l'obbligo di fare: trasmettere un dibattito televisivo in cui la Fiat esponesse, pubblicamente e con il contraddittorio dei rappresentanti sindacali, i criteri con cui aveva proceduto a compilare l'ormai famosa lista dei 24.000 operai da mettere in cassa integrazione. Quello era il punto attorno al quale lo scontro stava inasprendosi giorno dopo giorno nella più grande industria italiana, quello era il punto che occorreva chiarire alla pubblica opinione. La Rai non ha fatto nulla di simile a quanto proposto da ovelli e si è quindi assunta la sua parte di responsabilità nella disinformazione che ha accompagnato l'ultima fase della vertenza, successiva alla caduta del governo e all'annuncio che la Fiat accettava di sospendere i licenziamenti. Si trattava di spiegare come mai, dopo il ritiro dei licenziamenti, gli operai avessero continuato il presidio degli stabilimenti. Agli occhi dei meno attenti dev'essere sembrato strano che Giornale dei Giornali Fiat:Dopol'accordo A cura di lndex-Archivio Critico dell'Informazione. il sindacaio'rifiutasse il provvedimento di cassa integrazione, dopo averlo posto come alternativa ai licenziamenti durante la prima fase della vertenza. Anche le cifre potevano trarre in inganno, dal momento che il sindacato aveva chiesto la cassa integrazione per 74.000 operai, mentre la Fiat si era «limitata» a 24.000 lavoratori. In sostanza era in gioco l'isolamento degli operai della Fiat dagli altri lavoratori, a Torino e nel resto d'Italia; di conseguenza, anche l'isolamento ideologico degli operai Fiat più impegnati nei presidi dagli altri operai del «pianeta Fiat» .. È proprio su questo terreno che la radiotelevisione e la stampa hanno giuocato un ruolo importante. Analizzando i grandi quotidiani «indipendenti» nei giorni cruciali che vanno dal 28 settembre all'8 ottobre, si può constatare con sorpresa che il motivo del contendere solo raramente compare nei titoli o anche soltanto negli «occhielli» e nei «sommari» dei titoli. Si mettono in evidenza il blocco delle fabbriche da parte dei presidi operai, le denunce della Fiat alla magistratura contro i picchetti, l'andamento deludente delle trattative. Perché tutto ciò accadesse bisognav~ andarselo a recuperare, più o meno faticosamente, nelle frasi di qualche sindacalista all'interno degli articoli. Anche nei giornali, come nei programmi Rai, il lavoro di inchiesta e di approfondimento è stato quasi assente. In sintesi, una pietanza informativa insipida e reticente, frutto di un modo burocratico e subalterno di concepire la notizia. Vediamo qualche esempio: - il 30 settembre, La Stampa titola in prima pagina: Continuano blocchi e scioperi alla Fiat dopo la sospensione dei licenziamenti. Perché, si chiede-rà il lettore? Mistero. Ma lo stesso giorno la Fiat provvedeva a interrompere i contatti con la Flm, decidendo unilateralmente la lista dei 24 mila da porre in cassa integrazione. - il 2 ottobre La Repubblica titola in prima pagina: Respinta la cassa integrazione / «Agnelli vuole buttarci fuori». È un titolo che fa rinascere l'equivoco: il sindacato respinge la cassa integrazione dopo averla proposta. el sommario di un titolo del Giornale apprendiamo che «sono state respinte le accuse di discriminazione nella scelta degli operai da sospendere dal lavoro»: chi le respinge è Annibaldi,_responsabile delle relazioni industriali Fiat. È un'informazione contorta, ma almeno sappiamo che la scelta della Fiat è accusata di discriminazione. - il 4 ottobre nella pagina cittadina del giornale della Fiat, La Stampa, si legge il titolo Attesa segnata di stanchezza e nel sommario: «L'Flm accusa di discriminazioni nella scelta dei sospesi e cerca con ogni mezzo di galvanizzare gli operai». - il 7 ottobre la Repubblica esce con un articolo, nella pagina dei commenti, del giurista Neppi Modona, che, analizzando le modalità di applicazione della cassa integrazione da parte Fiat, vi riscontra una violazione dello Statuto dei Lavoratori. L'indomani Il Giorno reca sotto un titolo di prima pagina un sommario sufficientemente chiaro: «Si discute sui criteri di selezione e sulla possibilità di rotazione del lavoratori da porre in cassa integrazione»; in seconda pagina Franco Pierini intervista un gruppo di operai sospesi, sotto il titolo «lo, operaio Fiat sospeso». Le copertine dei settimanali «di opinione» Panorama (n. 758) Foto di un corteo operaio Torino / Il giorno più lungo del sindacato / Chi ha sbagliato / ~erlinguer? I capi della Fiat? Lama, Camiti, Benvenuto? I Chi pagherà. Panorama (n. 759) Disegno di Gianni Agnelli in tenuta da cacciatore che regge per la criniera un leone con la faccia di Berlinguer. Berlinguer e l'avvocato / Guerra aperta tra Fiat e Pci / Chi vincerà? L'Espresso (n. 43) Foto in negativo di un gruppo di operai Sindacato / Dopo la sconfitta / Guai ai vinti! L'Espresso (n. 44) Foto di Berlinguer Nel Pci e fuori del Pci / Processo a Berlinguer • L'Europeo (n. 45) Disegno di Gianni Agnelli che beve una coppa di champagne, servito da Berlinguer vestito da cameriere. Il dopo Fiat / Sinistra a pezzi, destra alla riscossa / Quanti italiani scelgono Agnelli? - Siamo giunti così all'8 ottobre: lo stesso giorno La Stampa titola in prima pagina I «capi» Fiat si ribellano. La mattina stessa vi è il primo tentativo di sfondamento dei picchetti da parte di gruppi di capi. Sono passati dieci giorni dalla sospensione dei licenziamenti: ciò che abbiamo riportato è quanto di meglio la grande stampa abbia fatto per attirare l'attenzione sui motivi della lotta operaia in questa seconda fase della vertenza. Si badi bene: non si tratta di valutare la posizione più o meno favorevole alla Fiat o al sindacato. Il Giorno, ad esempio, ha assunto un atteggiamento apertamente critico verso le opzioni sindacali e verso le forme di lotta adottate; ciò non gli ha impedito di esporre con una certa chiarezza, «OGNI VOLTA SI RICOMINCIA DA CAPO. Scioperi, stabilimenti fermi, merci bloccate, paghe ridotte. La Fiat ha sospeso i licenziamenti e ha chiesto la cassa integrazione, che significa conservare il posto di lavoro e ricevere il 90 per cento della retribuzione. MA DI UOVO, LA RISPOSTA È: SCIOPERI, STABILIMENTI FERMI, MERCI BLOCCATE, PAGHE RIDOTTE. È QUESTO L'INTERESSE DEI LAVORATORI?» Non solo questo annuncio costituisce uno strumento insolito nei conflitti sindacali, ma dimostra, da parte della Fiat, una piena comprensione dell'ambiente informativo creatosi nellaseconda fase della vertenza, a conferma della nostra diagnosi precedente. L'annuncio presenta il proseguimento della lotta come un evento immotivato e assurdo dopo che la sospensione dei licenziamenti aveva tolto la ragione della lotta stessa. L'opposizione operaia e sindacale viene implicitamente presentata come opposizione alla cassa integrazione in quanto tale, occultando peraltro il fatto che la revoca dei licenziamenti era limitata al 31 dicembre 1980. L'efficacia dell'iniziativa «pubblicitaria» Fiat era perciò direttamente proporzionale al vuoto di informazione sulla natura, suJla composizione e sui fini della «lista» di operai compilata dall'azienda. Per queste ragioni, riteniamo che la situazione informativa determinatasi nella seconda fase della vertenza abbia avuto un effetto importante sullo sbocco finale, un effetto di «isolamento» e di «incomprensione» verso gli operai più immediatamente impegnati nella lotta, diversamente da quanto era accaduto nella prima fase. Naturalmente questo fattore informativo non può essere disgiunto dagli altri fattori politici, culturali e ideologici che hanno operato nella vicenda, ma è essenziale per comprendere lo spettacolare ribaltamento di tendenza che ha preceduto e accompagnato l'emergere dei «capi» come protagonisti dell'ultima fase, quella che ha condotto all'accordo. Su questo sfondo si devono collocare anche la seconda e la terza domanda che avevamo posto, sul ruolo cioè dei mezzi di informazione nel determinare il significato dell'accordo e nell'orientare le conseguenze degli eventi Fiat nella società italiana. A questo aspetto dedichiamo la rassegna dei commenti con cui i principali quotidiani hanno accolto l'accordo e gli sviluppi ad esso concomitanti. Abbiamo ritenuto interessante riportare anche il contenuto delle copertine dei settimanali «opinion-makers». e emerge una generale tendenza a leganche se tardivamente, le ragioni della. -----------------.. lotta contro la cassa integrazione. Quanto hanno pesato l'informazione, la disinformazione e la misinformazione nell'esito della lotta alla Fiat? Una risposta esatta è ovviamente impossibile, ma sappiamo con certezza che l'azienda torinese ha dato una grande importanza al fattore informativo. Non paga della «comprensione» dimostrata nei suoi confronti dalla grande stampa, e pur controllando il quotidiano che gode di una posizione di quasi-monopolio a Torino e in Piemonte, la Fiat ha intrapreso due spettacolari iniziative. Il 25 settembre in: viava ai dipendenti più di centomila lettere per diffondere capillarmente il punto di vista aziendale sulla crisi e sui licenziamenti. Il 2 ottobre, durante la fase cruciale seguita alla sospensione dei licenziamenti e all'invio delle lettere di cassa integrazione, sui principali quotidiani uscivano intere pagine a pagamento, in luogo dei normali annunci pubblicitari. Vale la pena di riportare il testo di quelle pagine: ~ ! '\lf-'7 I I gere la conclusione della vertenza secondo le seguenti linee interpretative: - sconfitta della classe operaia, in particolare della sua ala «massimalista» e del Pci che aveva puntato su di essa; -affermazione di un «nuovo» strato di lavoratori (quadri, capi, tecnici e anche operai) che contestano la linea sindacale «da destra»; - svolta nelle relazioni sindacali, legata alla crisi del «sindacato dei consigli», erede di un autunno caldo ormai sepolto, incapace di rappresentare tutti i lavoratori; - sostanziale vittoria della Fiat, che, pur sotto il peso della crisi mondiale dell'auto e di errori di politica aziendale, ha saputo collegare ai valori dell'impresa e del mercato gli strati moderati dei lavoratori e dell'opinione pubblica; - riaffermazione del ruolo centrale <jel sindacato nella vita produttiva e democratica, ma su basi strutturali e politiche del tutto mutate (istituzione del referendum, ipotesi del «sindacato-imprenditore>, maggiore centralizzazione delle decisioni, ecc.). A questa tendenza generale sfuggono solo i quotidiani vicini al Pci (L'Unità, Paese Sera) e alla «nuova sinistra» (/1 Manifesto, Loua Co111inuo). È una tendenza che marcherà profondamente il clima politico, culturale e sociale dei prossimi mesi; inserendosi nel vasto Scenario del Riflusso, moltiplica sinergicamente le spinte in direzione moderata, conservatrice e antimarxista. Già in altre occasioni abbiamo rilevato il meccanismo pe.rverso che sta alla base dello Scenario del Riflusso: gli Eventi, se interpretati secondo i canoni dello Scenario, provano la validità di quest'ultimo; via via che lo Scenario viene così corroborato esso rafforza la sua presa interpretativa sugli Eventi. Nel caso degli eventi che hanno portato all'accordo Fiat, la tendenza generale delle interpretazioni è stata appunto di questo tipo: dare per «ovvie» e «scontate» interpretazioni che ovvie e scontate non erano, fino al punto di scambiare le Interpretazioni per Fatti. In particolare, appare opinabile che l'accordo costituisca, di per sé, una secca sconfitta della classe operaia, avendo scongiurato i licenziamenti e rinviato molte cose al futuro. È opinabile che il sindacato sia stato messo in crisi «da destra», dai «quarantamila» di Luigi Arisio, dal momento che nelle assemblee circa la metà dei lavoratori ha respinto l'accordo «da sinistra». E nelle assemblee c'erano anche i seguaci di Arisio. È opinabile, di conseguenza, che si possa parlare di «svolta moderata» e di «liquidazione dell'autunno caldo», come ha fatto la maggior parte della stampa e come vuole un luogo comune ormai diffuso anche a sinistra. Si ha la spiacevole sensazione che, dando per scontate cose che scontate non sono, la «vittoria di Agnelli» si sia realizzata solo nel momento in cui i mezzi di informazione l'hanno sanzionata come tale e come tale imposta all'opinione pubblica. In questo caso, si tratterebbe di una viuoriasulla carta, che conta soprattutto per l'effetto-valanga che potrà produrre nei grandi flussi ideologici collettivi e negli orientamenti politicoculturali. Ma proprio per questo la «sconfitta operaia» rischia di essere più grave di una semplice sconfitta sul campo, essendo questa più facilmente reversibile.

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