Alfabeta - anno II - n. 15/16 - lug.-ago. 1980

degna di nota. Probabilmente, in realtà era più grossa di quanto non apparisse, perché il resto del corpo era così enorme, che qualsiasi testa che non fosse la sua vi sarebbe completamente sfuggita•. Quanto a iv). dalla Traccia del serpente all'ultimo romanzo. Nero Wolfe apre la porta al delitto {1975). Nero Wolfe rimane tetragono davanti ai rivolgimenti politici e allo scorrere del tempo: non accusa né infarti cardiaci né attacchi di gotta. così come Goodwin, che dovrebbe avere più di sessant'anni. fino all'ultima avventura rimane il damerino energico e affascinante che era nella prima. li tempo. però. trascorre sullo sfondo e. ancora una volta, provoca. reagendo cof sistema di riferimento costituito da Wolfe. una varietà di situazioni extranarrative. cioè di giudizi sull'attualità. che accrescono lo spessore delle storie e danno l'illusione di una quantità e di una qualità d'informazione assolutamente inattese. Già nel primo romanzo. gli accenni alla crisi del 1929 sono disseminati in gran copia; ma. via via che si susseguono gli anni. ecco aleggiare nelle pagine di Stout gli spettri del maccartismo ( Niente altro che la verità) e del razzismo (Alta cucina). o gli argomenti dell'immunità diplomatica (Nero Wolfe e l'invulnerabile), dell'arroganza del Federai Bureau of lnvestigations (Nero Wolfe contro l'F.b.i.) o dello scandalo Watergate (Nero Wolfe apre la porta al delitto). L a sicurezza con cui Stout svolge il suo mestiere emerge anche nel _punto v): Nero Wolfe è descritto. fino qua.siall'ossessione. come un abitudinario che per nulla _almondo potrebbe derogare dalle regole con cui organizza la sua giornata e i suoi anni. Colazione in camera. due ore nella serra. due ore nello studio. pranzo interminabile. secondo appuntamento con le orchidee. ancora nello studio. e poi cena. lettura e riposo: questa è la giornata di Wolfe sia che segua le tracce del suo avversario. sia che si trovi privo d'incarichi. E. per il resto. esce raramente di casa. aborrendo come visioni infernali il traffico e il caos di New York. non rinuncia mai a sperimentare piatti sempre diversi. si tiene lontano dalle donne. sopporta male gli estranei. ama il denaro. non ascolta la radio né guarda la televisione. riempie la sua biblioteca di enciclopedie. vive. insomma. di manie e di abitudini che s'intuiscono a lui congenite, e che ne stabiliscono. tutte assieme, la condizione d'esistenza necessaria e sufficiente. Eppure. non c'è storia in cui qualcuno di questi elementi non sfugga alla sua immarcescibile collocazione ordinaria. esigendo una profusione d'energie tale da ricondurlo al suo stato originale. Questo gioco di scarti continui dalle condizioni d'esistenza del «personaggio Wolfe» è quello che assicura il movimento alle storie di Stout. È un'alterazione di tipo fisico più che chimico. e cioè più macroscopica che sostanziale. ma la sua imprevedibilità e la possibilità che ciascun elemento vari insieme ad un altro elemento (o a più d'uno) assicura al lettore la curiosità bastante a fargli leggere una storia dietro l'altra. E. ugualmente, ciò dà luogo a vi). e cioè apre le storie a sviluppi su cui si può scommettere. apparendo esse ogni volta. e per la prima volta. generatrici di una serie di eventi equiprobabili. anche se quello che poi si realizza risulta sempre uguale: la restaurazione dell'ordine perturbato. E cosl Nero Wolfe abbandona più spesso di quanto non sia lecito supporre il suo studio di New York. come. e valga questo esempio per tutti. in Nero Wolfe fa laspia. quando si reca addirittura in Europa e scala le montagne su cui ha combattuto per l'indipendenza montenegrina; qualche volta rinuncia all'onorario. preferendo la cessione dell'agognata ricetta delle Salsicce mezzano/le (Alta cucina); nel romanzo Nelle migliori famiglie. dimagrisce di quasi mezzo quintale pur di debellare il suo mortale nemico Arnold Zeck; in Nero Wolfe e il «suo» cadavere. finisce addirittura in galera. Ma si tratta sempre di espedienti narrativi che. come le brezze leggere. agitano l'acqua in superficie ma lasciano immobile il fondo; si tratta di tecniche. di strategie e di ipostasi presuntive sui loro effetti, che danno l'illusione del movimento e della varietà senza alterare la struttura di una formula dal successo garantito. «Sotto l'apparenza di una macchina che produce informazione. il romanzo giallo è invece una macchina che produce ridondanza», scriveva Umberto Eco nel saggio «Le strutture narrative in Fleming» (in li superuomo di massa. Bompiani. 1978. pp. 145-184) e noi sott_oscriviamo senza problemi tale giudizio; Stout ha l'abilità, però, pur negli angusti confini di uno schema narrativo che ricorre abitualmente lungo tutta la saga, di creare l'illusione colpendo di fioretto nei punti che consentono di uscire. in qualche modo, dallo schema. Ai lettori più disincantati. invece, strizza l'occhio. chiedendo loro di ignorare i motivi più propriamènte polizieschi e di soffermarsi su quelli parodistici. talché si può consentire senza problemi anche col giudizio di Alberto del Monte, secondo il quale le storie di Nero Wolfe «sono generalmente dei divertissements arguti ed estrosi. affollati di sapide caricature, composti in uno stile pieno d'umorismo, e appaiono quasi intelligenti mistificazioni del genere poliziesco» (Breve storia del romanzo poliziesco. Laterza, 1962). Erotica d1,i, stampe Tom and Mary Anne Evans Shungwa, the Art of Love io Japan New York. Paddingtan Press Ltd. 1979 pp. 300. dollari 40 Marco Fagioli Utamaro-Koi no Hutosao Firenze, Tipografia Nazionale, 1977 pp. 118, lire 15.000 Marco Fagioli Utamaro, Opere scelte, 190 stampe del più famoso artista giapponese Roma, Savelli, 1979 - lire 7.500 Marco Fagioli Hokusai, Wakan Ehon Sakigake Firenze, La Città. 1980 pp. 69 (con 34 illustrazioni). lire 15.000 A nche se lo sviluppo della critica specialistica dell'Ukiyo-e o «immagini del mondo fluttuante> ha raggiunto in questi ultimi anni un notevole livello, non è stato ancora risolto il problema di una valutazione atta a cogliere, al di là della struttura compositiva ed estetica del messaggio pittorico, i significati sociali e quindi culturali che tale scuola ha avuto in quel periodo della storia del Giappone che va dal 1650 alla caduta dello shogunato Tokugawa e alla restaurazione Meiji; periodo denso di tensioni e di trasformazioni economiche. che vede il nascere e lo stabilizzarsi. nei nuovi centri urbani di Edo, Osaka, Kyoto. del potere e dell'ideologia del Chonin. la nuova classe degli artigiani e dei mercanti, in rapporto a quella dei samurai, guerrieri di alto rango. effettiva classe dirigente del paese (da essa infatti provenivano «gli uomini qualificati a governare• e lo stato e gli «han>) e a quella dei daimyo. l'antica aristocrazia feudale, cui spettava il diritto di riscuotere e distribuire il surplus agricolo. Probabilmente ciò va. per lo meno in parte. ricondotto alle difficoltà oggettive per lo studioso occidentale di rapportare il segno artistico ai profondi mutamenti sociali e politici che il Giappone visse nel passaggio da paese agricolo-feudale arretrato a stato capitalistico pienamente autonomo. Al- ., l'interno poi dell'enorme quantità di stampe prodotte dalla scuola. ritratti di attori del teatro Kabuki. ritratti di cortigiane. raffigurazioni di guerrieri. etc.. gli shungwa o «pitture della primavera>. cioè le stampe a contenuto erotico (xilografie). che furono appunto uno dei soggetti attraverso cui la nuova cultura chonin si espresse e si affermò. pur avendo sempre attirato la curiosità di studiosi e collezionisti. difficilmente sono state oggetto di un'analisi volta a individuare. nel suo funzionamento e nelle sue ragioni d'essere. il «regime di potere-sapere-piacere• (Foucault) che le sottende. Ciò sembra confermare sia il disorientamento del discorso occidentale di fronte alla trasposizione in immagine del sesso. immagine che viene quindi colta nel suo autosignificarsi e mai in quell' «immensa falda d'ombra» Nino Majellaro che il desiderio. la vita e la morte stendono al di sotto di ogni rappresentazione della sessualità, sia, come ci ricorda Foucault in Volontà di sapere, l'estraneità della nostra civiltà ad un'ars erotica in cui «non è in relazione ad una legge assoluta del lecito e del proibito. non è facendo riferimento ad un criterio di utilità che il piacere viene preso in considerazione, ma è innanzitutto rispetto a se stesso ... dunque secondo la sua intensità, la sua qualità specifica. la sua durata. le sue riverberazioni nel corpo e nell'anima»; la società borghese che si sviluppa nel secolo XVIII avrebbe infatti sostituito all'ars erotica una «scientia sexualis» cioè un modello ordinato di sapere. rigorosamente opposto ad ogni forma di iniziazione. in cui la sessualità viene definita come «qualcosa che è 'per natura' un territorio aperto a processi patologici e che invoca dunque interventi terapeutici e di normalizzazione» e il sesso. trasformato a poco a poco in materia di grande sospetto, diventa «il senso generale ed inquietante che attraversa i nostri comportamenti e le nostre esistenze, il punto di fragilità attraverso il quale ci vengono le minaccie del male, il frammento di notte che ciascuno di noi porta in sé». In tal modo l'Occidente non solo ha rinchiuso il sesso nell'ordine di una razionalità scientifica che si aggiudica i titoli della verità ma ha finito per espellervi il corpo, i piaceri, le esperienze particolari. censurati nella loro realtà sovversiva e, al massimo, sussunti sotto il segno della concupiscenza e del desiderio. insoddisfacibile nella sua essenza; il corpo «riappropriato» sarà quindi il corpo come capitale. il corpo come feticcio, il corpo erotizzato. trasparente, pura apparenza del valore, supporto dei segni di scambio, normativamente teso ad un godimento già"stabilitodal codice di una società in cui «sembra che la sola pulsione veramente liberata sia la pulsione d'acquisto» (Baudrillard). -e osl l'ottica attraverso la quale è stato letto il significato delle stampe erotiche giapponesi è stata, quasi sempre, fortemente condizionata dall'ideologia occidentale dell'erotismo e il fraintendimento più comune che ne è logicamente derivato è un'interpretazione licenziosa o provocatoria di queste stampe: uno specialista come Strange, pur sostenendo la grande qualità degli shungwa, li definisce «...completamente oltre tutti i canoni del buon gusto» e G. Calza, nel saggio introduttivo al libro Stampe popolari giapponesi ( dove su 199 stampe riprodotte solo 3 appartengono al genere erotico), confessa la sua perplessità di fronte «alla brutalità della raffigurazione anatomica dei genitali». Ma anche Tom e Mary Anne Evans, autori di un saggio Shungwa, the Art of Love in Japon, che è senza dubbio uno dei pochi tentativi organici di collegare lo sviluppo degli shungwa all'evoluzione della nuova cultura chonin, lasciano senza risposta molti problemi e soprattutto finiscono con l'attribuire alla presenza del tema erotico motivazioni prevalentemente religiose, collegandolo al retroterra arcaico dei culti shintoisti di fertilità: il «divino incesto cosmico» tra il dio Iza- ~ nagi e la sorella Izanami, generatori di .s divinità, che pone l'atto sessuale come o,, mitica origine del Giappone, e la persi- ~ sten te diffusione dei culti fallici, a livel- ~ lo di religiosità popolare, nonostante ~ la proibizione ad opera del perbeni- S! smo Meiji, sarebbero la testimonianza "' ~ di «una disposizione culturale all'uso -S! ai immagini erotiche». _9 Ma questa ipotesi è ben lontana dal- _j lo spiegare il carattere nuovo e specificatamente borghese del diffondersi ~ della stampa erotica come elemento ;;:; dell'ideologia del chonin nei riguardi s:: della vita e dèl sesso (cf. in tal senso 2 l'tamaro-koi no hutosao di M. Fagio- i li); se infatti è indubitabile che lo Shin- <l:1:_ toismo, come concezione animistica, "s;

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==