za...indisciplinati!) - permettendolo )'interesse degli argomenti, la supplementare ansia conoscitiva dei discenti, la solerzia e lo studio, non sempre provati, dei docenti. • Dire che agli studenti viene offerto «un servizio didattico complessivo» non si può se non evocando la scarsità delle attrezzature, la frugalità delle biblioteche universitarie (almeno nel nostro caso), l'assenza di riviste eccetera; potendo solo in parte surrogare la buona volontà nel procurarsi libri, nell'organizzare materiali di studio in xerocopie, nel promuovere una specie di solidarietà nell'acquisto e nell'uso degli strumenti specifici e specialistici. In particolare il sottoscritto si sforza. quando può, e non riuscendoci stante le esigenze specialistiche di certi argomenti, di fornire agli studenti la possibilità di una bibliografia, per così dire, alternativa (edizioni economiche, fotocopie). Agli studenti sarà richiesto, con la minore 'ingiustizia' possibile, esattamente lo stesso di ciò che l:: stato erogato e comunicato sia nella forma delle lezioni-conversazioni, sia nella forma seminariale (formula non del tutto soddisfacente ma ancora, nel meno peggio, il male minore, soprattutto se intesa e praticata in senso etimologico). Q uelle che vengono definite le «risposte» degli studenti (secondo un linguaggio che mi è ostile. in quanto· personalmente preferisco essere al di là delle domande e delle risposte 'didattiche', secondo1a vocazione, frustrata ad ogni fine dell'anno. di una vera comunità di ricerca per una ricerca in comune ...) sono, nel mio caso, soddisfacenti, tenuto conto della piccola dimensione dell'università senese, dell'attenzione di cui sono gratificato, della buona vocazione 'dilettantistica' e ... autodidattica. Perché, in conclusione, credo proprio che nello stato attuale, istituzionale ed etico, scientifico e politico, dell'università, l'unica speranza, immediata, sia quella di 'salvare la pelle· dell'intelligenza e della sensibilità singolarmente e tra i singoli, augurabilmente tutti e ciascuno di noi, attraverso una qualche riforma 'interiore' di previssuti e di sopravvissuti: e s'intende che queste mie affermazioni muoveranno a sdegno per la loro inefficacia operativa e «sociale»... «Perché ritengo che i temi [da me scelti]siano da trattare oggiall'università», come suona la penultima domanda rivoltami? Qui dovrei rispondere con più parole di quelle che tempo e spazio mi concedono: e dovrei subito dire che non riesco mai a capire perché sia ad <1rbitriodel docente simile scelta; anzi, lo capisco, e lo so, anche troppo bene. (Riesco quasi sempre a concordare o 'conciliare' sul già fatto. mai a decidere sul da farsi) Mi basterà soggiungere che leMyricae pascoliane sono un _librodi poesia grande, sta bene calibrato in una mano, può funzionare anche come dinamite - secondo il giudizio press'a poco di un grande critico-una qualche bomba molotov, eventualmente impiegabile contro la restaurazione (della barbarie) e la barbarie (della restaurazione): è proprio poesia, e della più precisa e decisa, comune e (perché no) 'sublime' al basso. E, poi, non scherziamoci neppure, la «decima» decameroniana è la 'risposta' (voglio dirlo io, ora), più sontuosa e magnifica, più colma di grazia, di gusto della 'dépense', di prodigalità e di bellezza, all'«austerità» e alla «krisis», alle ristrettezze e magagne, traversie e perversioni orrorose cui siamo costretti. alla desolata economia politica della vita cui ci condannano, e ci condanniamo ... Perché, in attesa o in sospensione, non «ragionar di chi liberalmente ovvero magnificamente alcuna cosa operi intorno a' fatti d'amore o d'altra cosa»? Fatti d'amore ce ne sono pochi, o nulli; non dico mica solo da ragionarci. Ma, almeno, da ragionarci. Questa giornata decameroniana è un fatto d'amore. Non è un ossequio, giuro, allo spirante anno dell"innamoramento e amore' che è il 1979, secondo i decreti dell'industria culturale, e non secondo i battiti del nostro cuore e dei nostri sensi. Su questo stesso giornale ho letto, qualche numero fa, una serrata analisi di un collega e amico (non amico politico) sul fatto che le sue lezioni sul Petrarca fossero sorprendentemente frequentatissime (e in una università abnorme come quella di Roma); certo, il professore è bravissimo, ma metteva su carta diagnosi, ricerca di cause, sospetti e congetture complicate e 'dimenticava' qualcosa. Nulla di più semplice: la poesia de: Petrarca è bella (supremamente bella}. (Per tutti, 'buoni' e 'cattivi'). Detto d'un fiato; e basta cosi. Vittorio Strada e ercherò di rispondere alle domande con un'unica risposta, forse qualche volta uscendo un po' da per il terzo corso, alcuni aspetti del romanzo russo dell'Ottocento. Per entrambi i corsi continuerò, come neglianni passati, lezioni-esercitazioni di «teoria e pratica della traduzione». li corso sul futurismo vuol essere un modo per studiare il passaggio dal simbolismo(tema di un corso dell'anno passato) all'avanguardia e dalla letteratura russa prerivoluzionaria a quella sovietica, tenendo conto delle letterature europeo-occidentali (il futurismo italiano in particolare) e rivolgendo attenzione soprattutto a Majakovskij. Un corso un po' polimorfo, dunque, sottomesso alle esigenze didattiche (l'esame del IV corso Ste,·e l'uxtun e Lisa Nelson, Bologna, Galleria d'Arte Modemu, giugno /979 esse, ma forse andando alla loro comune radice. Sono titolare di Lingua e letteratura russa presso la Facoltà di Lingue e letterature straniere dell'Università degli studi di Venezia e sono anche Direttore dell'Istituto di Lingua e letteratura russa, direttore «inamovibile,., essendo l'unico ordinario, e aspetto con impazienzaun collegache possa darmi il cambio in questa carica. Lavoro all'Università di Venezia da diecianni, con miasoddisfazione e con soddisfazione,spero, se non di tutti, di molti o, nel peggiore dei casi, di alcuni colleghi e studenti. 1n questi dieci anni nella mia Università ho assistito.à due soli cambiamenti degni di rilievo, entrambi positivi: la sistemazione del nostro Istituto (e di altri} in una sede adeguata e degna e l'afflusso di studenti non dico migliori,ma certo piùmaturi, più desiderosi di apprendere e più consapevoli delle carenze universitarie e del loro non facile superamento. Con questi studenti è insieme più facile lavorare, perché ci si risparmia unmare di chiacchiere, e insiemepiù difficile,perché ci si accorge che si dovrebbe dare loro di più. Imieicorsidi quest'anno, rivolti agli studenti dell'ultimo biennio, riguarderanno: per il quarto corso, il futurismo russo prima e dopo la rivoluzione e, verte sulla letteratura russa dalle avanguardie ai nostri giorni). In genere, preciso subito, tutta la mia attività d'insegnamento tiene conto più degli interessidegli studenti che dei miei personali di ricerca, senza arrivare però assurdamente a sacrificare questi ultimi. Da tempo, ad esempio, penso di verificaree approfondire certe mie idee sul romanticismo russo e vorrei fare un corso su Kireevskij e Ciaadaev e la letteratura del loro tempo, ma poi lamateria d'esame legata ai miei corsi mi induce a scegliere argomenti ad essa vicini.L'anno prossimo, però, spero di avere la possibilità di legare meglio ricerca e insegnamento, dato che è un po' pesante tenerle distinte (per quanto, magari indirettamente, tutto ciò che è «ricerca,. confluisce nella didattica così come da questa possono sempre derivare impulsi alla prima). Q uanto al corso per il III anno devo confessare, alla vigilia di cominciarlo,di non aver precisato definitivamente il tema. In un primo momento mi animava il progetto ambizioso di vedere il romanzo russo nel suo sviluppo attraverso alcuni «campioni». Ma credo che mi limiterò al romanzo degli anni sessanta-settanta, facendo ruotare il corso intorno a Dostoevskij.Ma di questo parlerò con gli studenti, sentendo i loro desideri e interessi. Sui corsi di traduzion·e(dal russo in italiano) dovrei parlare a lungo. Qui dirò soltanto che il loro scopo non è quellodi preparare dei buoni traduttori e neppure quello di fare generiche esercitazioni, bensì quello di leggere dei testi russi dal punto di vista di una possibiletraduzione, imparando quindi i procedimenti di una particolare tecnica di lettura. Riprendo il discorso sui corsi. Anni fa erano richiesti i seminari. Oggi sono preferite le lezioni. Nelle mie lezioni cerco di essere il più didattico possibile. lasciandoalle mie attività di scrittusame una e tesina• scritta, cioè un elaborato su un tema possibilmente collegato al tema della tesi di laurea. Ciò serve a stimolare lo studente a una scelta tempestiva della tesi e permette al docente una prima verifica delle capacità del laureando. I o penso che il tanto vituperato esame abbia una sua democraticità: il programma è uguale per tutti, frequentanti e non frequentanti, ed è pubblico,di fronte a una commissione. Per cui,anche quando anni fa le lezioni erano sostituite dai seminari, bo sempre sostenuto l'esame, andando incontro alle ovvie accuse di reazionarietà, ecc. Il seminario è un procedimento didattico ottimo, quando non diventa un espediente per creare situazioni particolari di privilegio rispetto a chi non può o non vuole frequentarlo e quando non diventa una specie di pollaio in cuiglistudenti trovano protezione sotto l'ala di una chioccia (la quale, in questo caso, cessa per loro di essere un «barone• e gode fama, tra i suoi pulcini o pollastri, di essere un «democratico•, se non un «rivoluzionario•). Anche in futuro, adotterò indifferentemente il corso di pure lezioni o il seminario epuro• o forme miste, secondo le richieste degli studenti, purché sia sempre rispettata la libertà della ricerca, da una parte, e la democraticità della verifica, dall'altra. Quando faccio corsi di lezioni sono pronto ad accompagnarli con dei seminari, ma mi rendo conto che questi costerebbero fatica non a me, ma agli studenti, perché dovrebbero preparare letture e disaissioni comuni. S'intende che se si fanno dei seminari, del lavoro svolto dagli studenti durante l'anno si tiene il debito conto durante l'esame e la sua valutazione. N aturalmente, la mia attività didattica non è unica né centrale nel nostro Istituto e altri docenti (parlo di quelli di letteratura) svolgono corsi autonomi o complementari. ,.. Forse quest'anno avremo un lettore russo che, oltre alle lezioni di lingua, potrà collaborare anche alla parte letteraria. In genere direi che la struttura delle Facoltà di lingua e letteratura straniera dovrebbe essere modificata. L'attuale docente è appunto docente di clingua e letteratura•, mentre si ba poi di fatto una differenziazione tra chi insegna lingua e chi insegna letteratura. Non solo, ma di fatto (e ingiustamente) si ha una preminenza del cletterato• sul clinguista•. Dico ingiustamente perché un buon insegnante di lingua è più raro, forse, di un buon insegnante di letteratura. È ovvio che c'è una circolarità tra lingua e letteratura e che nessun taglio netto tra esse è possibile né a livello di insegnamento né a livello di apprendimento. Ma dev'essere altrettanto chiaro che l'università deve preparare non generici esperti di una lingua e letteratura straniera, bensi esperti nell'insegnamento di una lingua e conoscitori di una letteratura (più di una, naturalmente). Anche le cattedre e i concorsi dovrebbero essere adeguatamente diverra la parte più personale di me, e cer- si, riconoscendo la pari serietà delle cando, nell'aula, di legarmi a dei testi, due didattiche (linguae letteratura) e i che commento, inquadro e collego. titoli adeguati in entrambe. Questo è Cerco soprattutto (ovviamente non so tanto più importante in quanto buona quanto ci riesca) di suscitare interessi parte dei laureati in lingue insegnerà che poi si manifesteranno al momento nelle scuole medie, luogo dove notodella tesi di laurea. riarnente non si impara la lingua inseNon so se riesco a «comunicare• gnata. con tutti gli studenti, penso di esserci Per quel che riguarda russo, la situariuscito con qualche successo con al- zione è poi particolarissima in quanto cuni, forse con non pochi.Agli studen- in essa si riflette lo stato «anomalo• ti, anche ai migliori, non credo di do- della cultura russa e tutta la malsana ver insegnare o, peggio, imporre un atmosfera politica che la circonda ancmetodo•. Riterrei di aver raggiunto che da noi. L'inglese e il francese relo scopo, se insegnassiloro la diffiden- sl!lOOsempre le lingue mondiali più za verso i «metodi• assoluti (marxisti, importanti (nel senso della comunicastrutturalisti, ecc.), la relatività del ·zior.epratica e anche della produzione loro valore, la necessitàdi evitare una ;culturale). II russo come prima lingua loro combinazione eclettica e l'oppor- •serve a chi ha serio interesse a studiare tunità di usarli variamente in una sin- la Russia, la sua storia, la sua cultura. tesi personale consapevole e critica. Mi limiteròa dire che la situazione non All'esame gli studenti devono «por- è facile. tare> una parte di storia della lettera- . • . • Non voglio neppure parlare dell'u- •tura russastudiatasui manualie sui niversitàitaliana in generale. Se ne testi (tre autori scelti dallo studente, parla già troppo. Voglio solo augucon lettura delle opere e di monografie rarrni che la situazione non peggiori e specifiche). Purtroppo, la difficoltà che si permetta di lavorare a chi vuole della lingua (che si apprende dall'ini- e può svolgere un lavoro di ricerca zio al primo anno) e la scarsezza dei come condizione di un lavoro non ditesti limita e ritarda (solo al III-IV dattico. Ai miei studenti dico a volte anno) la libera lettura diretta in russo. che negli esami rispetto il principio Nel caso nostro un corso di perfezio- dell'eguaglianza: non si può pretendenamento sarebbe doppiamente neces- re più di quanto non si sia dato. Mi sario. Nel secondo biennio ogni stu- augurocheinfuturosipossapretendedente ha l'obbligo di presentare all'e- re di più.
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