Alfabeta - anno I - n. 8- dicembre 1979

Umberto Eco Lector in fabula Milano, Bompiani, 1979 pp. 239, lire 7000 Andrea Bonomi Universi di discorsi Milano, Feltrinelli, 1979 pp. 124, lire 4.000 Daniela Silvestrini (a cura di) Individui e mondi possibili Milano, Feltrinelli, 1979 pp. 280, lire 13.000 '( La revisione che propongo nella storia delle scoperte visive è parallela alla revisione che si è fatta valere per la storia della scienza. Anche qui l'Ottocento credeva nella registrazione passiva, nell'osservazione pura di fatti non interpretati. Il termine tecnico per una tale prospettiva è la fede nell'induzione, la credenza che la paziente raccolta di un esempio dopo l'altro crescerà gradualmente fino a dare un'immagine corretta della natura, purché nessuna osservazione sia mai colorata soggettivamente. [...] La scienza è una registrazione di fatti, e tutta la conoscenza è degna di fede solo in quanto direttamente scaturisca dai dati sensoriali». Oggi questa fede ingenua. così efficacemente descritta da Gombrich in Arte e illusione, è venuta meno. Forse sono le lontane conseguenze della rivoluzione copernicana in filosofia. C'è voluto molto tempo perché si dimostrasse. nella filosofia della scienza come nella psicologia della percezione. che l'ideale dell'osservazione pura non è che un miraggio, che la nostra mente non è un vuoto innocente in cui il mondo esterno si imprime, solo che ci si disponga ad accoglierlo. Oggi sappiamo che ogni osservazione è il risultato di una domanda che attivamente rivolgiamo al mondo, ogni domanda comporta un'ipotesi, e «le ipotesi sono reti: solo chi le getta prenderà qualcosa». Non è la prima volta che un poeta precede un filosofo. come Novalis ha preceduto Karl Popper. Non stupisce allora che i romanzieri abbiano avuto le idee chiare su ciò che avviene quando leggiamo un romanzo. ben prima dei teorici del romanzo. e anticipino le I mondis,epossibili ipotesi del lettore .. lo preparino gradualmente ai colpi di scena. o lo deludano sistematicamente dopo averlo attratto nelle loro trappole - si avvalgano cioè della sua collaborazione ben più che della sua impossibile passività. Stupisce invece che una volta enunciata questa verità. come fa Eco nel suo Lector infabula. qualcuno se ne sia stupito. Ciò che era difficiledimostrare non è che siamo attivi nella lettura di un libro non meno che nell'esplorazione del mondo fisico; difficile era dimostrare come tutto ciò avvenga. Naturalmente non si partiva da zero. Una volta concepita la lettura come una sorta di percezione, non è difficile trovare indicazioni sugli strumenti concettuali da usare. J. Gibson. lo psicologo della percezione. giunse alle sue teorie. così simili a quelle di Gombrich. lavorando durante la guerra sul problema di come riuscissero i piloti a valutare la velocità e la distanza atterrando su una portaerei. Sarebbe così efficiente il nostro apparato percettivo se veramente vedessimo su una superficie bidimensionale le macchie colorate di cui parlava Berkeley. trasformandole poi e corrompendole. come per un peccato originale. con le nostre interpretazioni? Potrebbe uno scoiattolo saltare da un ramo all'altro se tutto ciò che esso in realtà vede fossero strisce nere che stanno per o che si debbono «interpretare come» rami in distanza? È più probabile - concludeva Gibson - che noi e tutti gli animali siamo nati con la capacità di «leggere» le impressioni visive come indizi che suggeriscono uno stato di cose. o un possibile decorso di eventi: un«mondo possibile». È con un mondo tridimensionale che i nostri sensi sono accordati, e in esso noi impariamo a controllare le nostre aspettative e anticipazioni confrontandole con un flusso costante di stimoli. eliminando o confermando le prevedibili melodie che risultano da questo movimento. Siamo così condotti naturalmente alla tesi per cui dire che cosa una persona percepisce è specificare l'insieme dei «mondi possibili» compatibili con gli stimoli che riceve. Supponiamo ad esempio di vedere davanti a noi un animale ignoto: potrebbe essere un mostro in lontananza in un mondo strano e inquietante. M. Santambrogio e G. Usberti Giancarlo Cardini oppure uno scarabeo in un mondo familiare e domestico. Dire che cosa percepiamo non è altro che specificare l'insieme di queste possibilità. ed escludere invece tutto ciò che è in conflitto con gli stimoli che riceviamo. I mondi possibili sono lo strumento logico principale di una teoria dei processi percettivi. ma ancl,1e.come mostra Eco. per l'analisi della cooperazione narrativa. Se i poeti arrivano sempre per primi. subito dopo arrivano i filosofi: Leibniz qui ha indicato la via. Ma ci arrivano anche i bambini: «C'era una volta ... », e tutti: «Un re» - almeno fino a Collodi. C'è una precisa analogia tra le tesi di Gibson (e Popper) e il punto di vista di Eco: «Il Lettore Modello è chiamato a collaborare allo sviluppo della fabula anticipandone gli stati successivi. L'anticipazione del lettore costituisce una porzione di fabula che dovrebbe corrispondere a quella che egli sta per leggere. Una volta che avrà letto si renderà conto se il testo ha confermato o no la sua previsione. Gli stati della fabula confermano o disapprovano (verificano o falsificano) la porzione di , fabula anticipata dal lettore». E ancora: «Nel fare queste previsioni il lettore assume un atteggiamento proposizionale (crede. desidera. auspica. spera. pensa) circa il modo in cui andranno le cose. Così facendo configura un possibile corso di eventi o un possibile stato di cose. [...] Azzarda ipotesi su strutture di mondi». M a naturalmente dobbiamo prepararci a trovare nell'analisi della lettura di un testo molto di più che nell'analisi della v1s10ne. Mentre la natura non sembra aver interesse a ingannare il lettore. il romanziere può essere più perverso. Sapendo che lo si anticiperà a ogni passo. vorrà trarne vantaggio. ritarderà le conferme che intende dare. cercherà di essere imprevedibile, vorrà stupire. Ma neppure il Lettore è un ingenuo: solo che abbia letto qualche romanzo giallo. sa che si può volerlo sviare e cogliere di sorpresa.-E le sue a~pettative ne saranno modificate. (E ovvio, anche se Eco non vi insiste. che Autore e Lettore sono funzioni storiche: le loro stategie sono dettate da scritture e letture precedenti tanto quanto dalle poetiche contemporanee: quello che ci aspettiamo da Cervantes non è quanto ci aspettiamo da Menard, proprio perché la verità ha per madre la storia, e, emula del tempo, è deposito delle azioni e testimone del passato ...) Ma se il Lettore sa che l'Autore è astuto e potrebbe trarlo in inganno, conoscendo le sue attese, e l'autore a sua volta sa che il Lettore lo sa e potrebbe neutralizzare le sue eventuali astuzie... e così via quasi all'infinito - se tutto ciò è la regola e non l'eccezione. allora è ancora possibile ritrovare una regolarità in quel gioco di specchi che è la letteratura e darne una teoria? E come possono Autore e Lettore competere e collaborare, violare delle regole e comunicare? Lo strumento d'analisi fornito dai mondi possibili sembra richiedere una integra:i:ione. e poiché la situazione che abbiamo delineato è strutturalmente simile a quella di certi giochi, viene naturale riformulare il problema. nella terminologia tecnica della teoria dei giochi. come quello di trovare if punto di equilibrio (lo scambio comunicativo) nell'insieme delle strategie di gioco più indirette, quelle che procedono per deviazioni, salti, anticipazioni. flash backs. I mondi possibili sono lo strumento adatto per descrivere la posizione dei pezzi dopo ogni singola mossa, ma quali sono i criteri che dettano la scelta di ogni mossa a preferenza di un'altra, - quali sono le strategie di gioco ottimali? Eco utilizza implicitamente questi strumenti concettuali: codici. sceneggiature intertestuali eccetera. sono trattati nel Lector in fabula come casi particolari di «convenzioni> narrative, e si sa che ogni convenzione può essere presentata - come ha fatto David Lewis in Convenzione- come un punto di equilibrio in un gioco di cooperazione. Ma mentre è dettagliata l'applicazione della semantica dei mondi possibili a ciascuno stadio di informazione dato da una porzione del testo. vorremmo saperne forse di più sui criteri strategici con cui l'Autore procede dall'uno all'altro e sui segnali che suggeriscono al Lettore le sue anticipazioni. M a torniamo ai mondi possibili. Percepire. si è detto. è compiere esperimenti mentali; ma di esperimenti mentali è fatta anche l'indagine scientifica. In alcune scienze non ne sono possibili altri. Quando lo storico e lo stratega si chiedono se Napoleone avrebbe potuto vincere a Waterloo, che altro fanno ~ non compiere un esperimento mentale, e cioè tentare di descrivere o costruire un possibile stato di cose, un corso di eventi in cui Napoleone ha vinto a Waterloo, al fine di precisarne i rapporti con il mondo reale e in tal modo chiarire le caratteristiche strutturali dello stesso mondo reale? Anzi, questo è il solo modo per farlo, sosteneva Max Weber, è i/ metodo. Ma non è solo nel rapporto cognitivo con la realtà che dobbiamo far uso del possibile: anche quando crediamo, temiamo o speriamo che scoppi un temporale. non facciamo altro che far riferimento a un mondo possibilmente diverso da quello attuale e conforme alle nostre credenze, speran7.eo timori: se dobbiamo presentarci in tnbunale, allora c'è un mondo deonticamente possibile in cui ci presentiamo in tribunale. Ma ogni strumento, soprattutto il più utile, pone tanti problemi quanti sono quelli che risolve. Quali sono' i problemi dei mondi possibili? Con l'antologia curata da Daniela Silvestrini Individui e mondi

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