Alfabeta - anno I - n. 8- dicembre 1979

(da~ New York Times Book Review, settembre 1979. Titolo originario: Job KeanetlaGalbraitlain Penoo and Prist) P u arrivare alla residenza estiva di John W. GalbraiJh, nel Vennont, bisogna seguire l'indicazione di un candJo che reca la scriJta «~ Wastdand,. E in effdli, la strada asfa/Jata che un tonpo si snodava attraverso i boschi è oggi un se.ntioo di teff a battuta tutta auve e buche. Quasi impraticabile. Il visiJaJore,ex studente di GalbraiJh,procede a velocità ridotta, cercando di non mancare la svolta a destra, che conduce alla «casa con legabbie di uccelli>. «LA casa di Galbraith?», fa uno del posto. «Cè appena stalJJuna signora con una CadiJlac bianca a chiedermi ddla tenuta di GalbraiJh.Piuttosto piccola come tenuta, mi sono detto. Ma lei insisteva che doveva essue una tenuta. U>mLUUJue, vada avanti, non si perda d'animo. Segua le indicazioni>. LAcasa è una COltruzionebianca con il teJIQrosso. I soffiltisonoa voltaecosl bassi che GalbraiJh,un metro e novanta di staJura, quasi tocca con la testa. «Quando presi questa casa, nel 1947, collaboravo a Fortune, e allora l'alteua dei prezzi contava più de/1a' lteua dei soffilti. LA comprai per 6.700 dollari. Da qui il canale Eire è vicinissimo». Galbraith era approdato a Fortune dopo aver ricoperto un posto nell'amministrazione pubblica durante la secondague"a mondiale; anche in seguito, ndl'amministrazione Kennedy, ricopri un incarico pubblico, come ambasciatore americano in India. Ma la maggior parte ddla carriera di GalbraiJhsi è ùkntijicaJa soprattuJto con Harvard, che l'economislJJha recentemente lasciato al compimento dei settant'anni. I tre figli di Galbraith si occupano rispettivamente di legge, economia e politica. Galbraith e sua moglie Cotherine, di quarantadue anni, hanno ospitato in questa casa di campagna personaggi illustri: Edward Heath e Gloria Steinem. Un'équipe televisiva canadese ha appena finito di girare un documentario sull'infanzia di GalbraiJh nell'Ontario. GalbraiJh si è laureato all'Ontario Agricultural Collegeed ha esordito nella vita professionale come esperto di economia agraria. Chi scrive lo ha conosciuJo come docente universitario (piuttosto monotono), in occasione di dibattili (ascùttto,ma pronto asfruttare gli umori del pubblico), e infine come abik polemista. Ora, più pacato, dimostra meno degli anni che ha. Il suo studio è in una costruzione a parte, disegnata da un architetto di Cambridge in armonia con il resto della casa, ma più spaziosa e con i so IJilti alti. GalbraiJhè un economista celebre, ma nei modi e nel linguaggio ricordapiù uno scrittore che un economista. Nello studio di un economista c'è quasi sempre un terminale, se non addirittura un sofisticato calcolatore. Galbraith, invece, ha soltanto una lunga scrivania, una macchina da scrivere e qualche libro. «ureo di scrivere ogni mattina. A Cambridgemi ero organiuato in modo che i miei corsi non inÌ.l.iasseroprima di meu.ogiomo e negli ultimi dieci anni ho tem,to solo i corsi del periodo autu,male. Negli ultimi venticinque anni za politica (si vedano, ad esempio, i due volumi a cura di Luigi Graziano e Sidney Tarrow, LA crisi italiana, Einaudi 1979). Questa descrizione del sistema socio-economico, insomma, ha dalla sua un ragionevole grado di verosimigiianza. Due interventi di apoleoni Vediamo ora altre prospettive. In un recente saggio su Rinascita, Gaudio Napoleoni riprende il problema dell'inflazione in rapporto alla dottrina keynesiana. In regime di piena ocIntervista J.K. Galbraith ho passato l'inverno a scriveree asciare a Gstaad, e l'estate qui. Comincio alle otto e meu.o e una volta andavo avanti sino alle due o alle tre del pomeriggio. Oggi, alle undici sono già stanco. A un mwvo libro bisogna lavorare da soli, finché non se ne può più, soltanto cosl riesce bene. Prima di scrivere un libro verificavo le mie tesi con i miei allievi per sei o seJteanni. Le sarà capitato fra lemani Countervailing Power1 che antipica i concetti di La società opulenta». • Nella sua recente raccolta di saggi Annals of an Abiding Liberal, Galbraith scrive: «Chiunque si provi a scrivere di denaro cercando di farsi capire coffe un grosso rischio. Sarà accusato di eccessiva semplificazione. L'accusa verrà innanzitutto dai suoi stessi colleghi, per quanto ottusi e incompetenti siano, e troverà ascolto nell'uomo della strada. Perché, in realtà, l'uomo della strada non pensa di poter capire qualcosa in fatto di moneta, in- /lai.ione o Fondo Monetario lntemaziona/e. Se questi problemi sono presentati in modo comprensibile, si sente quasi truffato. Solo chi riescea confondere le idee ottiene rispetto. Ma in economia non ci sono concetti importanti che non possano essere espressi in un linguaggio semplice». E un'affermazione provocatoria, ma nessuno ha mai affermato che Galbraith non è chiaro. Non sente la mancanza di un computer e del relativo linguaggio? «Un'economislJJha bisogno di senso quantitativo per deJerminare i diversi ordinidigrandeu.a. Penso che i modelli matematici rendano un economista troppo staccato, troppo rassicurante, troppo simile a un calcolatore. Un buon economista deve sentirsi coinvolto, deve provare il gusto della lotta. lo ho provato il piacere di sentirmi paliticamente impegnato. Ma anche se111.a impegno politico non si può fare a meno di essere coinvolto nella cosa pubblica». Lei è ancora cosi impegnato? «No, sto scrivendo le mie memork. Dovrei finirle nel giro di sei misi e darle alle stampe fra un anno circa. Poi vorrei scrivere un romanzo politico. Mi piace la narrativa. Ho scritto Tue Triwnph in Svi.u.era, a Venezia e a Majorca, e alla fine di ogni giornata di lavoro provavo una soddisfazione quasi orgiastica. Un tempo, se non andavo almeno una volta alla settimana a New York o a Washington mi sembrava di essere tagliato fuori dal mondo, ma poco alla voltami sono liberatoda questa sorta di riflesso condizionato». Memorie e naffativa: non si occuperà più di economia? «Nulla di particolarmente importante. Con l'età vienemeno il senso critico e, più lentamente, la capacità di scrivere. Ora mi voglio dedicare a generi meno impegnativi». Allora, facendo un bilancio dellasua opera dovrebbe essere in grado di dire quale è stato il suo contributo maggiore, e quale ha lasciato la traccia più profonda. «Oh, penso senza dubbio a Il nuovo Stato industriale: il concetto di economia come di una struttura bimodale - una metà dominata da poche centinaia di impresee l'altrada migliaia di piccoli imprenditori. Questa concezione ha modificato il mio modo di pensare e ha eclissato l'idea di una teoria unitaria cupazione, spiega Napoleoni, il saggio dei profitti non può che decrescere perché aumenta il potere contrattuale della classe lavoratrice, ton conseguente lievitazione dei costi non recu- • perabili se non con l'inflazione galop: pante frutto di una poLiticamonetaria esageratamente permissiva. L'inflazione si può combattere essenzialmente attraverso il controllo delle rivendicazioni salariali, m'llnon è ovviamente possibile chiedere al sindacato autodisciplina salariale in nome della logica del mercato la quale,,.semmai, impone ai rappre~entaoti della classe lavoratrice lo sfruttamento, senza remore, del loro potere contrattuale. George erome Goodman dell'impresa. LA tesi centrale di La società opulenta era che la crescita economica va valutata alla luce dei suoi effetti sull'ambiente, ma si trattava di un'idea che sarebbe comunque venuta fuori. lo ho solo anticipato di poco il passaggio del corteo, per cosi dire, ed è una buona tattica in economia. LA prenda per quello che vale: briciole di saggeu.a. Mettiti sulla porta, cerca di capire quando staper arrivare il corteo in modo da riuscire a precederlo di poco. Basta un po' di tempismo». E adesso il corteodove si sta dirigendo? In altre parole, qual'è il problema più grave che abbiamo di fronte? «li problema più importante, e non è certo originale, è l'inflazione. Un sistema sociale che si rispetti tiene fede a quella sorta di contratto sociale che consistenel garantire,per il futuro, l'attualepotere d'acquisto. Bastaandare al supermercato per cogliere i segni concreti della preoccupazione. Il danno maggiore ricade su chi non dispone di redditi agganciati all'inflazione, che si tratti di salari o di pensioni, e sulle istitUl.ioniche si basano su redditi di capitale. Detto da un professore di Harvard, potrebbe suonare interessato, ma vorrei solo aggiungere un dato. Fui nominato assistentedi economia a Harward nel 1936 e l'altro giorno mi sono sorpreso a fare un calcolo: tenuto conto delle tasse e dell'inflazione, il mio stipendio di allora differisce di poche migliaia di dollari dal mio ultimo stipendio come titolare della cattedra di economia». In cifre di che cosa si trattava? «Ventiseimila dollari all'anno». Oggi,giuristi ed economisti freschi di laurea sui venticinque anni partono da una base superiore. «SI, è un fallo che tradisce la miseria delle istituzioni: c'è qualcosa che non funziona. Un mio amico, ordinario di economia, guadagna meno di quanto i suoi studenti appena laureatisi vedono offrire dalle aziende». Per correggerein maniera generalizzata gli squilibri, i nuovi economisti invocano il ritorno al libero mercato ... «Anch'io mi considero un nuovo economista, avanti negli anni, ma nuovo comunque ...». ...e auspicano una ridU1.ionedel controllo pubblico. LA direzione del corteo, alla fin fine, sembra proprio questa. «Non sono contro gli incentivi, ma il fatto è che il liberomercato non c'è più. Chi è immune dall'inflazione? Exxon, Generai Motors, Afl-Cio, Opec possono ovviare ali'aumento dei costi alzando i prezzi di vendita. Penso che la gente se ne renda conto. L'altro giorno, parlando ai parlamentari del Massachussets ho dello che le compagnie petrolifere, con il loro comportamento, rendevano desiderabile l'imposizione di controlli, come per i servizi pubblici: è scoppiato 1111 applauso, che mi ha colto di sorpresa, perché sono dei conservatori. I paesi che meglio sono riuscitia controllare l'inflazione sono la Germania, la Sviu.era e l'Austria perché hanno saputo contenere i prezzi agricoli e i preu.i degli oligopoli. Poco fa lei ha parlato degli attacchi a Keynes da parte dei cosiddetti nuovi economisti. Le tesi keynesiane sull'inflazione non sono state ancora messe alla prova. Sappiamo cosa fare per creare domanda, per promuovere la piena occupaLa prospettiva di Napoleoni - in questa semplificata versione pubblicistica - ha punti di contatto con quella del presidente della Confindustria, Guido Carli. Entrambe si contrappongono alla spiegazione cosiddetta monetarista, che individua l'origine dell'inflazione nella crescita incontrollata della quantità di moneta a disposizione del pubblico, e indica nella progressiva dilatazione del disavanzo del settore pubblico la fonte di tale crescita della quantità di moneta. La ragione è ovvia: indebitandosi, per far fronte a spese sistematicamente superiori alle entrate, la pubblica amministrazione «crea» moneta, in i.ione,ma nei primi vent'anni del dopoguerra le teorie di Keynes non sono state realmentemesse allaprova perché l'economia fanzionava al di sotto delle capacità. Gli economisti preferiscono raccomandare provvedimenti per la piena occupazione: riduzione delle tasse e spese sociali. Optare per la soluzione opposta è più difficile. Le restrizioni monetarie e dellaspesa pubblica vanno contro questo obiellivo. Agli economisti non va di suggerire la diminuzione della spesa sociale e l'aumento dei tassi di interesse e di provocare beghe con i sindacati. Non si trailasolo di misure sgradevoli, ma di autentiche aggressioni al fondamento della costruzione economica, al mercato. LA strada opposta dà spazio almercato, mentre la ricettaaustera comporta il riconoscimento del fatto che il mercato è modificato dalla Generai Motors, dal potere sindacale e dai sussidi ali'agricoltura. . Riconoscere questi mutamenti del mercato significa renderli espliciti, e questa è una rivoluzione più profonda della rivoluzione keynesiana. Non si può più fare ameno di meccanismi restrittivi. Lo ammette anche l'amministrazione Carter. I seguaci di Friedman sono disposti ad accettare un livello di recessione e di disoccupazione che io non sono disposto ad accettare. La scommessa del ritorno al mercato del XIX secolo è troppo rischiosa». Qual'è la posta della scommessa? Chi perderà? «Il rischio è l'inflazione galoppante. Sul mercato incombe una grande massa di a11ivitàlUfuide:depositi a risparmio, credilisu poli.u.edi assicurazione, eccetera. Se la gente perde realmente fiducia nel denaro, si avrà un improvviso balzo dellaspesaprivata che nessuna restrizione di bilancio riuscirebbe a frenare. Sarebbe una catastrofe. La prospettiva più immediata e preoccupante è la demoraliu.azione di chi non riesceastarealpasso con l'inflazione». Il concetto che le grandi imprese e i grandi sindacati controllano I' ecu1<vmia è familiare a voi economisti, ma la capacità del governo di disciplinare il sistema che ne risultaè assai controversa. L'inflazione non è un problema più complesso? « Vi sono altrecause. LAproduttività diminuisce. Ma è un fatto inevitabile. Quando le economie giungono alla fase della maturità, lagente comincia a lavoraremeno. Durante lamia infanzia nell'Ontario, i contadini andavano a lavorare a Detroit. Poi a Detroit ci andava la gente degli Appalachi, poi i negri e infine, penso, i messicani. Da quando nelle loro fabbriche i tedeschi sono stati sostituiti dai turchi, i tedeschi, nonostante la loro fama di grandi lavoratori, non lavorano più come una volta. Ci sono stati anche cambiamenti sociali:lo statusoccupazionale non costituiscepiù un limite al tenore di vita. Un tempo ogni classe - operai, impiegati, progressisti - aveva aspeuative ben definite. Oggigiorno chiunque può andare in Europa, a/l'universitàe tulio ciò si traduce, inevitabilmente, in più forti pressioni sui servizi pubblici, compresa l'assistenza sociale». Tutto ciò, in realtà, spiega l'allargamento del settore pubblico. Tu//avia, per quanto il controllo pubblico si estenda, non èproprio insenso opposto quanto i titoli rappresentativi dei suoi d~biti si .trasformano in mezzi di pagamento. [I processo è un po' più complicato, ma nella sostanza i~risultato è questo. _ Di nuovo, la ricetta è relativamente se.mplice: trovata" la fonte del male,-il rimedio consiste nell'inaridirla. Quali considerazioni suggeriscono, queste diverse immagini dell'inflazione? Risponde assai bene, senza volerlo, Paolo Forcellini in una breve e vivace nota su/' Unità. l «partiti» che si contrappongono nella «guerra civile» dell'inflazione (l'immagine è ripresa da Daniel Beli), sono: «da un lato il partito di coloro che non vogliono che sta marciando il corteo? «Non ho mai creduto, per quanto mi riguarda, che le aziende con meno di mille dipendenti debbano essere soggette a controlli.Anche in Europa orientalesi staabbandonando l'idea di un controllo cosl capillare.Ma vi è un ristretto numero di imprese che domina gran parte del mercato ed è su questo che dovrebbero concentrarsi i controlli». Lei si è attivamente impegnato nelle file del Partito Democratico. Secondo lei Jiminy Correr ha qualche speranza di sopravvivere, politicamente? «Innanzitu//o io non faccio mai previsioni: possono solo creare imbarazzo. L'altro giorno ho ritrovato una previsione di Milton Friedman, non più vecchia di cinque anni: secondo Friedman, l'Opec non avrebbe mai portato ilpreu.o del greggio a I O dollari il barile2 , perdié questo avrebbe significato la distrU1.ionedell'Opec stessa. Chifa previsioni pecca d'ignoranza, oppure di presunzione. In materia di previsioni politiche ho il record degli errori. Non ho mai saputo distinguere le mie previsioni dalle mie speranze. Fatta questa premessa, posso dire che Kennedy riuscirà ad arrivare alla nomination, ba11endo Ronald Reagan, assieme al quale ha fondato« The Americans /or Democratic Action». Lo sapeva , lei, che Reagan partecipò alla fondazione dell'A.D.A., quando era a capo dello Screen Actors Guild?». Quali sono le sue letture preferite? «Sono passati i tempi di Cambridge. Ora mi limilo a leggere Robert Lekachman e Bobby Heilbroner e, fra i giovani economisti, Lester Thurow. Della naffativa mi piace Trollope. Mi affascinano i romanzieri del XX secolo, e in proposito non ho dubbi su chi sia il più grande di tutti». Cioè? «Evelyn Waugh, e mi piacerebbe aggiungere Joseph Heller per il suo Comma 22, se non fosse che la sua vena, con quel libro, si è esaurita». Lei ha seri/lo un libro sul grande crollo che sarà ripubblicato in occasione del cinquantesimo anniversario del I 929. È un'esperie111.cahe potrà ripetersi? «Potreichiedere a lei di fare una previsione a questo proposito. Fondamentalmente sono ottimista. La forza, il segreto,del capitalismo è che è aperto a qualsiasi tipo di aggiustamento. Se fosse vincolato ai principi che la sinistra e la destra gli attribuiscono, il capitalismo sarebbe finito da un peu.o. Cosi, con l'aumentare delle convulsioni gli aggiustamenti si faranno sempre più pragmatici e continueranno ad assicurare la sopravvivenza del capitalismo. Ecco, l'ultima briciola di saggezza che posso confidarle è questa: il capitalismo sopravviverà». traduzione di Gabriella Bernasconi Note 1) American Capitalist: The Concept of CountervailingPower, Houghton, Boston, 1956 (trad. it. Il capitalismo americano, Milano 1965). 2) Nell'ouobre 1979 il prezzo di riferimento del greggio Arabian Light superava 18 dollari/barile, mentre il greggio libico era quotato intorno ai 24 dollari/barile. prendere atto della necessità di una redistribuzione reale delle risorse a livello mondiale e all'interno, che cercano di ritornare a· vecchi rapporti di forza e a vecchie distribuzioni della ricchezza dietro il paravento delle politiche antinflazionistiche; dall'altro le forze che vogliono mantenere nella sostanza le conquiste strappate dai lavoratori nell'ultimo decennio, ma sanno anche che ciò può diventare un'acquisizione stabile solo nel quadro di una qualificata estensione della base produttiva che impedisca un trasferimento di nuovi costi sulle spalle dei 'meno garantiti'». È difficilenegare che il linguaggio di

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