Alfabeta - anno I - n. 7 - novembre 1979

I o. questi drogati. me li farei tutti. Sì. proprio tutti. È una fortuna per il nostro paese poter vantare ancora qualche fedele paladino del buon senso e del dovere. Di che cosa avremmo mai potuto discorrere. in questi giorni. se non ci fosse stato un Dalla Chiesa a salvarci dalla diossina terrorista? E visto che la compo izione e scomposizione dei governi non interessa più nessuno. che gli autunni si sono fatti più miti e che gli orizzonti da rossi accesi lasciano a stento intravedere un rosa pallido e quasi spento. non è cosa degna e lodevole che esistano - anzi. persistano - in questo paese persone d'ogni parte e rango che facciano pubblicamente mostra di quella sensibilitl1 e nobiltà di sentimenti a cui un paese civilizzato e democraticamente ordinato non può assolutamente rinunciare? E subito un nugolo d'uccellini e d'uccellacci a buttarsi a strapiombo sulla carogna. al grido truce e grottesco di: «Dalli al drogato». «Adesso o mai più». Che sembra riecheggiare quell'altro. non meno tristemente famoso: «A noi. a noi i rossi!». Ciò che colpisce in tanto furore umanitario e terapeutico/ correzionale verso il drogato. in questo affannoso voler inserire o reinserire il tossicomane nella società-come se fosse abitante di un altro mondo e non di questo - previo. beninteso. un corto viaggio non sempre. ahimé. sentimentale in qualche carcere od ospedale. ciò che colpisce - cosi mi pare - è la ragione che l'opinione (democratica-repubblicana-progressista-liberale. ecc.) adduce a giustificazione del suo interesse per la carogna. il deviante-deviato «fatto» oggetto di ogni possibile nefandezza e barbarie: questa gente bisogna assolutamente SALVARLA (leggi: neutralizzarla) altrimenti saremmo noi ad essere PERDUTI. Ed è cosi che dal silenzio delle vittime. come sempre, il fragascio assordante dei discorsi - dal melenzo: «poveretti. muoiono come cani» al drammatico: «inostri figlidecimati dal borotalco» a quello chiaro e trasparente come lucido da scarpe: «state calmi. state calmi. la Rivoluzione aggiusterà tutto» a quello esultante e saltellante: «Finalmente la 'Mamma' s'è decisa a darla la cosa. Grazie babbo. senza il tuo altissimo buon cuore saremmo sprofondati nelle mani di Lucifero» - ha dato inizio alla sua macabra danza attorno al Morto. dopo averlo strappato all'odore nauseante della pubblica merda ed esibito. netto e lavato. allo sguardo avido della buona gente. Tutto secondo gli umani costumi di Roma e d'intorni come quando il corpo del reo-peccatore veniva additato al pubblico disprezzo e alla pubblica commiserazione a testimoniare. al servo. che fa bene a non seguire il suo (del drogato) esempio. se non vuole perdere l'amore del tiranno o subire la ferocia det suo odio. F orse qui tocchiamo quel punto - 11011 situabile sulla carta - in cui il fantasma (i morti per overdose) si fa spettro e comincia ad aggirarsi per i corridoi semibui del Palazzo. terrorizzando i suoi abitanti. non risparmiando né padroni né bestie né servi. O loro o noi! Mi sembra sia questa la parola d'ordine che oggigiorno accoc:, muna dominanti e dominati nella con- "" servazione dell'esistente e dell'esisti- .s to. a garanzia d'un futuro che contig:, nuerà ad esistere tale e quale all'altro ~ ieri. Se non succederà qualcosa. ~ «Se non succederà qualcosa». E qui ~ bisogna intendersi. Il «qualcosa» del ~ succederà non echeggia quello del ..e, «dobbiamo fare». In quest'ultimo è ~ palese una certa agitazione paranoica .6 1z.,. nel definire i contorni di un oggetto (la .~;:[f!'~ajvazione) che si perdono nei buchi aperti dagli interrogativi: da che cosa? che cosa (salvare)? perché? s::: Non so se fa parte dello spirito nazionale e popolare della nostra cultura salvare. ad ogni costo. infermi e moriUn bucoriilsistema Vincenzo Bonau,a Tomas Schmit, Amsterdam, De Kleine Komedie, 18.12.63. ( Foto: Dorine van der Klei) bondi. vecchi bambini e sgorbi. È noto che la cultura dei San Gennari non è qualcosa che si coltiva solo a Napoli. Fatto codesto che. se restasse a questo livello - diciamo cosi - popolare-folkloristico. sarebbe ancora buona cosa. essendo al massimo cosa faceta e comica. Mai. in ogni modo. pericolosa. La cosa invece diventa estremamente inquietante e mortifera quando quell'agitazione s'impossessa delle alte sfere. trasformandosi in furore legiferante. Come è accaduto per la nuova legge sui manicomi. in cui quel «dobbiamo fare qualcosa». salvare cioè i pazzi dai lager di stato. si è trasformato in una espropriazione dei pazzi dalla propria pazzia. a vantaggio. come si sa dalla storia dell'accumulazione del capitale. degli espropriatori. In buona pace dei «malati» che adesso stanno bene come te e me. Al contrario. Il «qualcosa> di cui parlo sopra. quello del «succederà». va inteso come qualcosa che è già successo. e che. perciò. non può non succedere di nuovo. Successo nella storia della droga; successo nella storia sociale della droga. Le rivoluzioni - anche questo abbiamo appreso- non durano mai abbastanza da sostituirsi ad essa. Dopo il «trip» della rivoluzione. il viaggio non può finire. ma deve continuare per altre contrade ed altri mondi. La droga non è compagna della rivoluzione. né l'accompagna. Essa. la rivoluzione. la precede e la segue: e quando quella è stanca e distrutta. lei. la droga. si rimette di nuovo in marcia. danzando e ballando. gridando e urlando. piangendo. ridendo. cantando. Scopando. È forse un caso che le compagne della droga si chiamino Sex and Rock'n Roll? N el panorama del filisteismo diffuso. a destra come a sinistra. in alto come in basso; nei quartieri generali del Terrore. di Stato e no. come pure in quelli speciali dell'ordinamento democratico-repubblicanoliberale-progressista und so weiter. la droga e quelli che si drogano. il loro «farsi• e «disfarsi,. quotidianamente nei cessi pubblici o sui brandelli privati di qualche sudicio lenzuolo. nelle vicinanze di qualche malsana stazione o in qualche tugurio infestato di topi. all'angolo di una strada o al riparo di qualche albero senza foglie. scavano a poco a poco quel buco che presto sarà un cratere. un'azzurra voragine che Loro,.J,ggetti N o, Vincenzo Bonazza. Mi sembra che ti illuda che le cose che dici sui discorsi che si fanno sulla droga sfuggano a quella logica, esi collochino fuori. Invece ne allinei un altro. Ecco un altro discorso sulla droga: dice che la droga è w1 buco nel sistema. Ma dice poco della droga e dei drogati. Loro, i soggeui, come la massa silenziosa di Baudrillard, parlano col silenzio, cioé non parlano: sono sintomi (ma neanche, perché i simomi sono una forma di linguaggio), sono appunto dei «buchi». Buchi neri, se vogliamo continuaread associare:o solo buchi di disperazione. Ed è appumo questo, cioé la morte, che fa problema. Non basta pensare alla faccia di lorsignori per aggiustare il nostro problema della morte. E alloraproduciamo discorsi, di salvazione o di provocazione, come è appunto il tuo. Quando il pezzo è arrivato sul tavolo, è stato dello: finalmente una provocazione, e 1101l1a leuera misera e cupa del drogato, ma un testo, ben scriuo, i111ellige111e. Voglio dire con chiarezza che, nella mia coprofirw, preferisco mille volte la /euera miserabile o anche l'afasìa minacciosa o solo impotente. Da cui non riesco a cavare nulla di gratificame; né segno, né messaggio. Credo che il discorso di Vincenzo Bonazza si aggi1111galla serie perché elabora, costruisce, modella a proprio vantaggio una realtà che opprime e inquieta. In un altro modo, la distanzia e la newra/izza: si colloca lontanissimo. li modo, pur provocatorio, è quello del far cultura: certo in buona fede, pensando, il problema del drogato è anche il mio di i11telle11ualde,ando la parola a lui dico il disagio simile al suo che anch'io provo, i11ie11a11sdoggeuività in /11i anche lamia si darà a vedere. Anziché, come lorsignori, meuersi sul versame umanitario e terapeutico (per sbarazzarsi del puzzo di morte), qui ci si meue sul versame della provocazione culturale. Buona scelta, ma rischiosa. Perché 1101s1i produce effeuo di verità. Lorsignori lavorano verameme alle terapiesociali. I drogati se ne fregano di Foucault, Lacan, Baudril- /ard; sono isole mute, e se solo sospettassero di far buco nel sistema, emrerebbero in un'altra condizione. Ma non lo sospeuano per cemo ragioni, non ultima delle quali perché ciò è falso. Undiscorsos,imileooppostoa q11e/- lo di Bo11a~za,potrebbe far vedere che il sistema ha precisameme bisogno di questi buchi, che il drogato è anche la droga di cui esso si serve (con profiuo) e 1101s1olo perché la droga è merce (è wile 1101s1cordarlo), ma proprio perché il drogato può funzionare da margine su cui scaricare, come in un imbuto, 1111 problema socialmeme scomodo, quello della dis1r1111ivietàdell'a111odistm~io11e. In un'epoca in cui il sistema è una costellazione funziona/e di sistemi particolari e di souosistemi funziona/i (se no, restiamo proprio a Marcuse), perché non è pensabile il souosistema microsociale dei drogati con effeui di assorbimemo e compensazione? Le smagliature di questo tessuto di poteri sono già previste e saranno sempre più tenute in conto. Non possiamo chiamarle contraddizioni e, in que::!~ caso, 11011sono neppure resistenze. Bonazza vorrebbe, per rispondere alle proprie angosce (che riesco a capire e condivido), poter leggere la droga come soggeuo, che se 11011le ha oggi domani potrà avere delle intenzioni, anche politiche. A sostenere ciò chiama a sépezzi dipsicanalisi efoucaultismo e le utilizza per dire che la droga è fenomeno socialme111eauivo. Ma I' auività ce l'ha messa lui con i riferime111ciulturali di cui si è servito. La droga è 1111 fenomeno molto vicino. È giàdemrol'immaginariodi ciascuno, ma in forma precisamente rovesciata. Sono al lavoro le difese, si cercano i modi per sconfiggere questo fantasma ca11i1•0e:d è wt terreno su cui, se11:a scomodare lorsignori (se fosse l'ero e/te sono là a far da bersaglio alle nostre frecceue!), ciascuno elabora s1r11me11d1ii awoterapia, con 1111iampressio11a111perod11:io11espo111a11ea. I drogati nemici del sistema. Eccone forse 1111 'altra, 1101p1oi così ecce111rica. come un immenso cimitero illuminerà la terra col suo suono d'avorio. Certo. ci sono i morti. Ma quale esperienza. condotta al limite dell'umano. non vanta i suoi morti? Quando le classi dominanti mandavano allo ,baraglio le masse infreddolite e stanche. gliocchi ancora gonfi di sonno e di disperazione. di rabbia muta e spaventata. di quelli che rimanevano laggiù si diceva che erano «caduti>. Come oggi ,i dice che è caduto di un operaio morto ammazzato sul lavoro o dalla mano tremante di un poliziotto. armata dalla missione affidatale da Lor Signori a difesa dei loro privilegi legalmente acquisiti. Se volessimo contare i caduti nella guerra del Bene contro il Male. della Giustizia contro l'Ingiustizia. della Libertà contro la Tirannia. quando finiremmo? Più facile. invece. è contare i «morti•. I morti per overdose. e darli in pasto alle carogne per acquietare la voracità della loro pulsione coprofila e sadica. S ono state dette-e si dicono molte cose sulla droga. Questa è stata sempre un piatto ricercato. quasi il fiore all'occhiello della cucina sociologica e antropologica. Come pure di quella della medicina universitaria e giuridico-poliziesca. Per conto nostro. lasciamo volentieri a questi docili servitori dell'Umanità e del Progresso il difficile e nobile compito di capire e possibilmente aggiustare i guasti che la malauia produce sul corpo sociale. È affare loro. almeno sino a un certo punto. Né d'altro canto ci interessa in questo momento parlare del rapporto particolare e specifico che ogni drogato intrattiene con la sua droga. vuoi che essa sia investita di una domanda di liberazione vuoi di assoggettamento e di morte. Neppure ci interessa l'aspetto «letterario• o «creativo• che è legato alla droga (da De Quincey a Baudelaire a Rimband a Benjamin per non parlare di tutta l'esperienza poetica e musicale più significativa e nuova del nostro tempo. da Ginsberg ai Rollings). Il nostro intento è più modesto. Ed è mosso. oltre che da una certa insofferenza per tutti quei discorsi ad un tempo cretini e feroci cui abbiamo accennalo. da quello di rilevare la valenza simbolica e simbolicamente sovversiva della droga. rompendo- almeno così pensiamo - quella rete immaginaria che il discorso dominante getta sul fenomeno. per meglio ridurlo e controllarlo. Ci interessa cioè vedere di che cosa è tessuto il discorso (i discorsi) che si fanno sulla droga e non il discorso della droga. In questo senso. possiamo dire che per noi il buco (quello che il drogato scava nel suo braccio) equivale-simbolicamente- a una breccia aperta nel muro che la cultura dominante ha eretto attorno - e S(lpra- il desiderio. E ci spieghiamo. La droga è sintomo. Come sintomo. è per es.. l'alcolismo diffuso o l'assenteismo. Ora. il sintomo è sempre sintomo per qualcuno. cioè rivolto. voltocontro qualcuno e per qualchecosa. Più sopra abbiamo visto come il 'qualcuno' contro cui la droga è rivolta abbia cacciato fuori i suoi artigli. mostrando di sentirsi colpito-e non senza ragione. Abbiamo anche cercato di connotare questo 'qualcuno' come la serie di discorsi fatti e che non cessano di farsi attorno e sulla droga. Discorsi che sfociano tutti. tanto quelli di sinistra quanto quelli di destra. in quell'unico discorso che sostiene la Società. vuoi che si tratti di conservarla la società vuoi che si tratti di cambiarla vuoi ancora che si tratti di aggiustarla. e che si cancrenizza - in ultima istanza - in quell'effetto paranoico che presiede alla sua (del discorso) destinazione teleologica: la riduzione del sintomo. ovvero~1a sua sparizione. I drogati sono cioè. per quel discorso. di volta in volta. oggetti: da comprendere. da guarire. da punire. da salvare. da disperdere o da ammucchiare (ospedale

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