(non solo nell'uso che ne fece nel saggio ~u Baudelaire) proprio nel momento in cui andava definendo i suoi .concetti capitali di storia e costruzione. In una lettera a Horkheimer (G.S .. I. 3. 1068) Benjamin afferma che ad ogni passo le concezioni psicoanalitiche pre~entano i loro problemi a chi si propone una «presentazione materialistica della storia» e che «tale confronto» può essere definito «urgente». Ma questo non basta a giustificare la mia affermazione. che l'opera di Benjamin e quella di Freud sono in una prossimità impressionante. che insieme fanno una costellazione decisiva al compito di costruire una nuova razionalità che non si limiti a legittimare la pluralità delle sue strategie (da Lakatos a Feyerabend a Kuhn questo è già avvenuto) ma che sappia dare ragione Philippe Ariès Padri e figli nell'Europa medie\lale e moderna Bari. Laterza. 1976. 2 voli. pp. 492. lire 5.600 Giorgio Agamben Infanzia e storia Torino. Einaudi. 1978 pp. 148. lire 3.000 René Schérer - Guy Hocquenghem Co-ire. Album sistematico dell'infanzia Milano. Feltrinelli. 1979 pp. 176. lire 5.000 ou\lelle Revue de Psychanalyse n. 19. Printemps 1979. «L'Enfant». Paris. Gallimard pp. 330. Fr. fr. 55 Recherches n. 37. Avril 1979. «Fous d'enfance. Qui a peur des pédophiles?». Paris. Cerfi pp. 216. Fr. fr. 58 L e celebrazioni del 1979. «anno internazionale del fanciullo». a esaltazione e tutela dell'infanzia. sono state ennesima occasione per definire il bambino in termini di oggetto che è per altro e di cui si parla. ma che non ha discorso. Tuttavia in tale kermesse di ufficialità psicologiche. sociologiche. pedagogiche. sono apparsi discorsi nuovi. diversi da quelli proprii di una certa conclamata scienza evolutiva dell'uomo. la quale si dice valida a dare significato all'infanzia in ogni tempo e in ogni luogo. Al bambino en général. che si può connotare nella misura in cui di esso c'è una definizione previa e univoca. si è tentato di sostituire. appunto da tali ottiche contestatarie e paradossali. un 'infanzia non più assolutizzata. ma calata in vicende storiche e culturali diverse. finora ignote o stigmatizzate. Si è cercato. insomma. di ridefinire - o meglio. di de-finire in modi plurimi - la prima fascia d'età. mettendola in relazione con situazioni e agenti del vivere umano in cui essa si trova impigliata e di osservare. in tali contestualizzazioni. che cosa all'infanzia stessa viene consentito o impedito. Questo allo scopo di fame emergere un discorso di per sé. un insieme di possibilità e implicazioni nuove. meno di comodo. che permettano. nei suoi confronti. trattamenti diversi. non solo e non tanto teorici. quanto morali. sociali. giuridici e educativi. Familiarizzazione del bambino Gli esordi di tale operazione non sono recentissimi e vanno datati nel momento in cui ci si è chiesti quando e perché l'infanzia sia stata istituita a anche di ciò che dalla ragione fino ad oggi è stato escluso. - -ÌI rapporto con il passato. la nozione di verità storica.(quale Freud sviluppa negli ultimi saggi. da Costruzioni nel- /'a~alisi a Mo.1."tela religione monoteistirn ). il metodo micrologico e la centralità gnoseologica della costruzione. sono cÒncetti co'inuni all'una e all'\)ltra opera. Concetti che si sviluppano a partire- in entrambi i testi-dalla radicalità dell'accettazione della Vergiinglichkeit. della caducità. che ci pone inesorabilmente di fronte alla misura del nostro tempo storico. Ciò che in questi anni si è mosso. anche confusamente attraverso una psicoanalizzazione del linguaggio. attraverso la teoria dei bisogni. attraverso l'emergere di frammenti di sapere che pongono al loro centro il tema della corporeità e della soggettività. ha indicato uno spazio centrale alla pratica teorica e politica. Questo spazio è però ancora sile11~ioso. non ha ancora trovato una sua «rappresentazione». Non può essere detto nella lingua (nelle lingue) dei vincitori (di chi cioè ha risolto ogni conflitto). Ora. l'importante per queste nuove «forme di vita» (e per il sapere e i valori che esse già esprimono e producono) non è tanto sottrarsi alla ragione dominante. lasciandone inalterato il parere. Importante è produrre una ragione che abbia più potere. più capacità di rapportarsi al reale e a quelle zone del reale in cui la ragione classica non è mai penetrata. In q';;esto itinerario. in questi percorsi della soggettività. verso nuove forme di ragione. ci troviamo di fronte a questa costellaDe-finirle'infanzia realtà autonoma dell'esperienza umana e le siano stati quindi attribuiti valore e dignità peculiari. qualità di soggetto a sé stante e di destinatario di intervento sociale e educativo specifico. Philippe Ariès ha inaugurato questa riflessione nel 1960. nella prima edizione de L'enfant et la vie familiale sous l'ancien régime. su cui è condotta la versione italiana di Padri e figli. La zona sotto indagine è quella della società francese tra '500 e '700; i gruppi messi in luce. i contadini. la nobiltà. più oltre. e soprattutto. la nascente borghesia. Al centro. la famiglia. le sue vicissitudini culturali e giuridiche. le sue modificazioni strutturali. il suo 'sentimento'. da cui dipende - e che provoca - quello dell'infanzia. Come filo conduttore. il lento farsi autonomo del non-adulto rispetto alla 'classe' adulta. il suo configurarsi quale personaggio in sé e per sé. in un mondo tradizionalmente e persistentemente • ibrido. dove ruoli. funzioni. scopi. condotte sono stati per molti secoli confusi. dove piccoli e grandi. giovani. giovanissimi e meno giovani partecipavano in comune a condizioni. stili e difficoltà di esistenza. L' Ariès segue il progressivo definirsi dell'infanzia dalla e nella società degli adulti. il suo faticoso emanciparsi da una promiscuità. in cui sviluppo biologico e emotivo e atti formativi specifici apparivano impediti. indifferenti. rari. L'analisi Egle Becchi del demografo francese si presenta quindi come il resoconto di un riscatto travagliato. quello del bambino dalla sua implicazione totale nell'adulto. e nella sua storia si vede come una realtà nuova si istituisca a oggetto di sapere e su tale oggetto si siano esercitati. a loro volta definendosi. saperi e soprattutto poteri diversi. nuovi. stimolanti o avvilenti: quello dei moralisti. dei maestri e dei precettori. e soprattutto quello del padre e della madre. La posta in gioco non è irrilevante: è la comprensione - e la conseguente cattura - dell'individuo che cresce. il suo irretimento nel sociale. l'individuazione e responsabilizzazione di agenzie dove e per cui mezzo tale crescita e tale socializzazione vengono promosse. La famiglia ha in questo una funzione sempre più importante; essa si segmenta in progressiva autonomia dal corpo comunitario e diventa tramite tra questo e chi - il bambino - si affaccia alla collettività; ingloba in sé l'infanzia. per difendersi da - e nel contempo prepararla a - il sociale. La definizione dell'infanzia. quale periodo della vita a sé stante. si configura allora come una sua reclusione nel domestico. un suo condividere sempre più fortemente la sorte privatizzata dell'istituzione familiare. un suo inglobamento via via più stretto nella realtà parentale. dove essa assume significato e consistenza. Per essere sociale. il bambino. è quindi pregiudizialmente. della famiglia. ne condivide destino e struttura comunitarii. in forme semmai più eteronome e povere di sostegno. L' Ariès ha continuato questa sua opera di storicizzazione dell'infanzia e della sua immissione in trame istituzionali e culturali diverse. A. J. B. Pontalis e a F. Gantheret che lo intervistano in maniera provocatoria per la Nouvelle Revue de Psychanalyse (Entretien avec Philippe Ariès, spec. pp. 20 sgg.). egli accenna a un «sentimento» più recente e ancora diverso dell'infanzia. iniziato nell'800 e che si sarebbe accentuato progressivamente. secondo un itinerario che va dal bambino centro della casa borghese prima dell'89. all'infanzia martire del proletariato e sottoproletariato del secolo scorso. alla prima età prigioniera e vittima nella famiglia di ceto medio dei nostri giorni. Caduta dei tassi di natalità. disagio pedagogico parentale. progressivo distacco dei luoghi di esistenza del non-adulto da quelli dell'adulto sono i segni di questo riorientamento della cultura dell'infanzia da quasi due secoli a questa parte. E segni che vanno identificati e letti soprattutto nei contesti in cui con ostinata tradizionalità si colloca ancora oggi l'età bambina. Fra questi un posto preminente spetta ancora alla famiglia o meglio alla relazione genitori-figli. dove il non-adulto è quasi soltanto per il pazione - Benjamin e Freud - da attraversare. da dissodare completamente. Con ogni attenzione filologica. ma senza i~sere presi d;illa mag.a di ciò che la filologia sprigiona. senza irrigidire questi testi come «emblemi» del ovecento. E quindi in modo «costruttivo». e dunque avanzando con «!·ascia affilata della ragione». Distruggendo anche. Benja~in ha dipinto cÒ~gesto kafkiano questo paradosso nel testo Il carattere distruttivo (Mewphrorei11, 3): «Il carattere distruttivo ha la coscienza delruomo storico. il cui sentimento fondamentale è un"insormontabile diffidenza nel corso delle cose. nonché la prontezza con la quale prende nota del fatto che tutto può andare storto. Perciò il camttere distruttivo è la fiducia stessa». dre e per la madre. e vive degli investimenti parentali. nel potere e nella legge di chi lo ha generato. Pertanto - e su questo Ariès conviene implicitamente con tutta una tradizione di psicoanalisi ortodossa e meno-l'infanzia risulta una condizione domestica della vita umana e. come tale. è naturale e indiscutibile. Nella famiglia il bambino nasce. cresce. definisce i suoi ruoli e le sue capacità. e a una famiglia «sana» o «risanata» - oppure a un maestro o a un terapeuta che fa le veci di un padre o di una madre buoni. o ancora a un'istituzione modellata a guisa di famiglia - va consegnato. perché sia educato. eventualmente si riabiliti e si salvi. La definizione dell'infanzia si configura quindi. oggi. come una familizzazione del bambino. una sua reclusione in specifiche istituzioni che gli assegnano alcuni significati. sottraendone altri. gli permettono determinate vie e modalità di crescita. impedendogliene molle e diverse. La storia del bambino è. allora. il susseguirsi delle sue vicende singole. dei suoi scambi con certi adulti e non altri. del suo ritagliarsi nel privato per poter essere sociale. Solo così recintata. dell'infanzia sembra darsi non solo sapere ma anche potere sotto forma di censure e divieti. che sono tutto sommato quelli della famiglia e della scuola. E questo tanto più in quanto la prima età è considerata oggi. come dice Foucault (M. Foucault. G. Hocquenghem. J. Dranet. «La loi de la pudeur». in Fous d'enfance. p. 77). «frazione fragile della popolazione». «fascia sociale che va protetta». A un gruppo sociale in pericolo non si riconosce né pienezza di diritti né di conoscenza. Esso va gestito pertanto da quella pedagogia della sorveglianza e in quel registro di impedimento conoscitivo di cui i testi di Foucault sono testimonianza. E tra i saperi e i poteri che in tale ottica custodialistica sono negati all'infanzia. quello del corpo è in primo piano; di un corpo come sessualità e piacere che una resistente pruderie borghese ha minimizzato. consegnandolo con cautela a genitori e maestri. guardiani di un eros esclusivizzato al generare. Certo. tanta scienza del profondo ha insegnato che il bambino ha una sua sessualità. con sue pulsioni specifiche. sue latenze. suoi periodi di forza genuini e determinanti per il suo divenire. Ma proprio per questo tale sessualità non va contaminata dall'adulto. bensì da lui salvaguardata. tanto da non essere oggetto né di discorso («si crede che [i bambini] non siano suscettibili di sessualità né siano capaci di parlarne» afferma ancora Foucault. ibid .. p. 81) né di insegnamento né di incontro erotico. È proprio qui: nel sapere e nel potere della sessualità. di cui l'infanzia dev·essere ignara e deprivata. e a cui non va dato ascolto. che sta il punto di peri-
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