Alfabeta - anno I - n. 2 - giugno 1979

Habermas,O'ConnNoer,gri: nonlegit"tipaapreiù Jiirgen Habermas "Problemi di legittimazione nello stato moderno" in: Per la ricostruzione del materialismo storico Milano. Etas libri. 1979 pp.241. lire 7.000 James O' Connor. "Prefazione" in: Le grandi imprese e lo stato Napoli. Liguori, 1976 pp.353. lire 5.800 (e cfr. La crisi fiscale dello stato Torino. Einaudi. 1977 pp.313. lire 9.000) Antonio Negri Dall'operaio massa all'operaio sociale Intervista sull'operaismo. Milano, Ed. Multhipla, 1979 pp.176. lire 5.000 (I saggi di Negri risultano nelle collezioni "Materiali marxisti" e "Opuscoli marxisti" della casa ed. Feltrinelli; una bibliografia minima sui problemi figura nel libro indicato). lf occhio. uno dei migliori risultati dell'evoluzione. vede l'esterno corrispondendo a taluni bisogni (non altri) e dando avvertimenti di un certo tipo (non altri): per questo non riguarda i corpi come "insiemi di particelle" quali essenzialmente sono: dice cosl Jacob nell'aureo libriccino Evoluzione e bricolage (Torino, Einaudi. 1979). È la famosa fallacia dei sensi che è centrale nel problema gnoseologico. Ugualmente possiamo imparare dall'astrofisica che - se non sbaglio - sussiste ancora la "radiazione" non captata dai sensi. che è residua dell'originario nesso di luce e di materia (anzi la luce sarebbe anteriore, nella genesi, sarebbe il Verbo) ... Ecco come e perché la cultura ha la funzione di effettuare una disincrostazione continua rispetto alle abitudini mentali-linguistiche, acquisite e ritardanti. E ciò è noto. In alcuni casi però non avviene solo una rottura dell'ignoranza, quale nel caso classico di Galileo. Come ha osservato Althusser a proposito di Marx e di Freud, si dà ;i volte un problema di rigetto, di sconnessione perpetrata e di parziale assorbimento; come appunto per Marx e anche per Freud. Ed è dove si tratta di scoperte di "natura conflittuale" - che già hanno comportato all'autore stesso uno spostamento necessario dall'ambito tradizionale dove opera. Questo è il terreno in cui possiamo esercitarci e batterci, con la chiarificazione, non a scopo intellettualistico soltanto. Su un punto di natura conflittuale ci proviamo ad interessare I 'alfabeta (l'uomo alfabetizzato, il non analfabeta): che ha tutti i mezzi per capire,, oggi, ma è sottoposto, attraverso le letture e immagini più capillari, a un tentativo mistificatorio diffuso. La legittimazione che cos'è E c'è un nuovo concetto emergente (come attorno al '60 la generalizzazione in ambiti specifici del concetto marxiano di "struttura" che diede avvio allo strutturalismo). È il prodotto forse migliore della nuova sinistra nel suo periodo "radicalizzato," che ha fulcro iniziale fra '70 e '73, e che segue al periodo precedente invaso dall'ideologizzazione e smania del "basismo." La sua definizione folgorante è, per esempio, in un Habermas del '76, che citiamo, in brevissimi tratti. "Legittimità significa che ci sono buoni argomenti perché un ordinamento politico venga riconosciuto come giusto ed equo; un ordinamento legittimo merita riconoscimento. Legittimità significa che un ordinamento politico è degno di essere riconosciuto. Con questa definizione si sottolinea che la legittimità è una richiesta contestabile di validità, e che è (anche) dal riconoscimento (almeno) fattuale di tale richiesta che dipende la stabilità di un ordinamento di potere" (pp. 207-8). "Le corporations multinazionali o il mercato mondiale non sono passibili di legittimazione" (p.208). "Se eguagliamo potenza (Macht) legittima e potere (Herrschaft) politico. dobbiamo fra l'altro affermare che senza ricorrere a delle legittimazioni non è possibile ad alcun sistema politico di assicurarsi la lealtà delle masse. cioè la disponibilità dei suoi membri all'ottemperanza" (p.209). "Problemi di legittimità. secondo questo uso linguistico. non sono inoltre una specialità moderna. Diffuse sono a Roma e nel medioevo europeo le formule del 'legitimum imperium' o del 'legitimum dominium';" " nelle società tradizionali i conflitti di legittimità prendono tipicamente la forma di movimenti messianici o profetici" (p.210). Non è casuale affatto che questo concetto ricongiunga la nostra società posteriore alla rivoluzione dei diritti formali (francese-americana) a società classicamente imperialistiche. Ma prendiamo ancora da Habermas. scioltamente e riassuntivamente. talune considerazioni. Egli discorre di "livelli di giustificazione" (che pone fra virgolette) ed insieme di "scatti verificatisi nel processo di invalidazione" dicendo di questi ultimi che egli suppone "siano collegati ai passaggi a nuovi livelli di apprendimento avvenuti nell'evoluzione sociale" (p.213 ). Sul riferimento alla società in cui viviamo Habermas si giova centralmente di una citazione di Offe. che va forse ritenuto oggi il più acuto indagatore di questi fenomeni; la riproduciamo da Habermas: "Poitesa è "la forbice di potenza fra i centri e la periferia." di cui lo storico e teorico di riferimento più solido è Wallerstein (già edito in Italia in edizioni del Mulino di Bologna). Per finire questa esposizione semplificata. va riprodotta la definizione attuale dello stesso Habermas: "Il problema di legittimazione dello Stato non consiste oggi nella questione di come possano venir celati a favore di definizioni ideologiche del bene comune i rapporti funzionali fra l'attività dello Stato e l'economia capitalistica. Quanto meno in tempi di crisi economica questo non è più possibile - e non ne è più necessario il disvelamento marxista. Il problema sta piuttosto nel dimostrare o almeno nel suggerire che i risultati dell'economia capitalistica siano il modo migliore, confrontando i sistemi fra loro, per soddisfare gli interessi generalizzabili; e qui lo Stato si impegna programmaticamente a tenere in limiti accettabili i sub-effetti disfunzionali" (p.223 ). Inutile aggiungere che per H. vanno collocati in una tradizione che "risale a Platone ed Aristotele" quegli autori che su tali argomenti - e ce ne sono anche in Italia. alcuni anche uscenti dalla nuova sinistra addirittura - "dispongono ancora di un concetto sostanziale dell'eticità. e di concetti normativi di ciò che è buono. virtuoso. di ciò che è bene comune. ecc." (p.228). Secondo Miliband la trattazione dei processi di legittimazione proverrebbe da Weber; sui meccanismi funzionalizzabili alla gestione di potere si muove la "teoria dei sistemi" - in auge recente da noi Nanni Balestrini, "Mille/una." Mimo: Valeria Magli, voce: Demetrio Stratos ché(lo Stato] è nello stesso tempo tanto escluso quanto dipendente dalla produzione capitalistica [...] esso è costretto a creare le condizioni e premesse formali ed anche - in misura storicamente crescente - materiali perché la produzione e l'accumulazione possano continuare, e perché la loro continuità non si interrompa scontrandosi con i fenomeni di instabilità materiale, temporale e sociale che sono immanenti alla socializzazione anarchica del processo capitalistico" (p.217); si osservi qui la precisazione sottile sulle condizioni e premesse "materiali," che sonç, uno dei punti di contesa degli specialisti sulla subalternità relativa agli interessi multinazionalistici da parte degli stati nazionali con la loro "sovranità" (non riducibili alla banalizzazione del SIM bierrista per nessun teorico!); mentre l'altro punto di conpresso i socialisti (e cfr. le note stesse di Habermas nello scritto citato). • La conseguenza principale di questo criterio. che dagli studiosi comincia a pervenire all'uso corrente, è dunque un rovesciamento di ottica, nella critica e nell'opposizione politica. Decade • la lunga illusione dal '45 in poi. Non si sa più su quali principi possa essere ribasata un'assolutizzata difesa delle istituzioni democratiche: e come mai, al contrario, si sia posta una questione assurda sul concetto marxista di stato ... Diventa infatti pacifico e continuamente evidenziato il fatto che viviamo entro rapporti di forza: i quali, certo, per essere mantenuti stabili devono sviluppare, piuttosto che un incremento di forza, una propria giustificazione etica-razionale, democratica: e anzi può darsi che una formalizzazione giustificativa in altro campo o ad altro livello consenta il protrarsi della rovina di un settore o la corruzione clientelare. Come in tutta la storia. La democrazia rappresentativa borghese. con i suoi conflitti nelle frazioni di potere. va intesa come ordinamento politico ben diverso dal fascismo: rispetto al quale è l'altro momento di una rotazione, alternativo. Ma un mutamento di regime, attraverso cui essa diviene forte o speciale, può darsi quasi insensibilmente colla carenza di talune legittimazioni ... Prima di riprendere da qui il nostro filo raziocinativo, su problemi su cui far lunghi discorsi. aggiungiamo qualche nota al capitoletto per Habermas. Egli è autore che rinnova, e media, la tradizione francofortese attraversante il secolo: dal negazionismo di essa, che segnala con criticità sempre aperta le tecniche moderne di dominio, spostando all'intelligenza una lotta che negli anni Trenta non veniva più sostenuta dalle masse organizzate in occidente, si perviene con Habermas. che ha conosciuto Dutschke e Krahl del '68. a una "teoria dell'agire comunicativo": che è attenta ai processi di apprendimento. per risolvere i conflitti in una integrazione sociale di tipo ottimale o ideale, in quanto evolverebbe verso nuovi rapporti di produzione. Svolgendo anche la consolidata attenzione francofortese al marxismo, qui Habermas propone metologicamente uno "smontaggio" dei testi originari per ilmigliore utilizzo e sviluppo del marxismo stesso (invece del prolungamento lineare, o della serialità stretta. o della revisione progressiva, ecc.). È proposta affascinante per un'operazione che va effettivamente compiuta, sormontando le sterili dichiarazioni di crisi, come le difese categoriche astratte, per un'altra epoca del marxismo. Da questi versanti, a nostro avviso, ci viene altrettanto e più che dalla corrosività recente dell'intelligenza francese, che va pur tutta utilizzata. La schiera larga criticistica e funzionalistica tedesca-americana di teorici e analisti (rispetto a cui H. è un precedente) presenta un lavoro assai vivo del dopo-Sessantotto: che si finge che non ci sia, che non viene riconosciuto quando si manifesta con quel riferimento, che si evita di porre in rapporto colla rottura degli anni Sessanta. Ed è proprio di questo lavoro il porsi alla frontiera delle discipline, l'agire in una giuntura di campi e di tradizioni, al limite dell'inagibile, con mutazione e invenzione di altro modo se occorre, controcorrente. E riconoscendo in temperamenti affini i propri maestri, anticipatori. incompresi. Ora. ripetiamo, l'emergenza e la crescita di utilizzo del concetto o principio di legittimazione (e delegittimazione). relativo alla caduta di illusorietà sulle forme democratiche, proviene da lungo periodo e da varie componenti della nuova analisi, critica del diritto. esperienza di lotta e più livelli: di cui non si deve accelerare e neppure trascurare la consequenzialità. Nello stesso Habermas l'accenno attualistico è minimo ma limpido, dove parla del processo di erosione del nazionalismo: "non è più tanto semplice identificare nemici interni ed esterni secondo contrassegni nazionali; come surrogato si usano i contrassegni dell'opposizione di sistema (per esempio nel senso del Radikalener/ass, il decreto contro gli estremisti. adottato nella RFf nel 1972); ma l'essere membro di un sistema non sembra all'inverso lasciarsi fissare a segno positivo di identificazione" (pp. 224-5). Un tipo di doppiezza: il rapporto c:ol "movimento" O' Connor ci dà l'autoritratto, in lui nettissimo. dell'intellettuale connesso al movimento, dell'intellettuale di massa (dal quale ci attendiamo tanto, nel periodo in corso, e con questo giornale stesso). "Ero troppo vecchio per immergermi totalmente in tutte le correnti della New Left degli anni '60 (pur essendo troppo giovane per non partecipare direttamente a molte attività del movimento). Altrettanto chiari sono i vantaggi e gli svantaggi di questa situazione. Essendo più vicino al movimento del radicale medio della mia età, ho avuto il vantaggio di coinvolgermi direttamente in lotte di vario genere. E, più vicino al mondo accademico dell'attivista medio del movimento, ho avuto il vantaggio del tempo libero e di un'atmosfera eccezionale per svolgere un serio lavoro intellettuale." In una sola occasione le due posizioni si sono trovate insieme: durante lo sciopero di studenti e professori del San Francisco State alla fine degli anni '60 ... E O' Connor conclude: "Vorrei dire però che essere in parte in un mondo e in parte in un altro ha un vantaggio e cioè di fornire un certo scetticismo su entrambi questi mondi, almeno per le persone per temperamento capaci di muoversi avanti e indietro tra l'uno e l'altro" (op. cii, pp.19-20). Avanti e indietro, fra critica culturale o ricerca, e movimento: è soluzione ottimale-se non viene strappata o censurata - per tenere aperta la rottura stimolante, per evitare la supposta coerenza interna delle istituzioni culturali maggiori; una freschezza necessaria di valutazione ne abbisogna. Ci avvaliamo di questo riferimento, come potremmo di altri, per considerare il rapporto col movimento. Né sono forse concepibili certi lavori dello stesso O' Connor senza diretta frequentazione di nuovi ambienti; è infatti assai nuovo il terreno di analisi a cui perviene, e nuova è la proposta teorica nei riguardi del "contrattacco dello stato" quando esso proibisce gli scioperi dei dipendenti statali "esclusi quelJi contro le imprese fornitrici del govemo" (cfr. pp.280-1 de La crisi fiscale dello stato). È facile dire che da noi non ci può essere penetrazione degli apporti contestativi e innovativi; viviamo da un decennio in una crisi di delegittimazione dello Stato post-resistenziale, che si esaspera. E l'assetto recente di accordo, autocontrollo e partizione di servigi, fra i partiti maggiori, che i politologi dicono "bipolarismo imperfetto" (proprio, se perfetto, del sistema tardo-capitalistico), e la nuova sinistra

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