Non·èsoloRockandroll Franco Bo/e/li Velvet Underground Velvet Underground & Nico Verve, 1966 Velvet Underground White Light White Heat Verve, 1967 Fugs First Album Esp. 1965 Rolling Stones Aftermath Decca, 1965 Jim Morrison The Doors Elektra. 1967 Jimi Hendrix Are You Experienced Polydor. 1966 Lou Reed Metal Machine Music Rea. 1974 Patti Smith Horses Arista, 1975 Patti Smith Radio Ethiopia Arista, 1976 Patti Smith Waves Arista. 1978 Gruppi Vari Live at CBGB's Omfug. 1975 G razie, David Cooper, di spiegarci che «il rock è solo un buon mezzo per ipnotizzare i giovani». Grazie. Timothy Leary, che ci annunci che «sono i musicisti di rock che rendono coscienti le persone e le fanno star bene.» Grazie, ma non ci servite. nessuno dei due. Lasciarvi adescare: proprio voi. dalla tentazione autoritaria di inscrivere il rock sotto un segno unico! È linguaggio dell'ambiguità. il rock. Linguaggio strabico. contraddittorio. biforcuto. Perché fra creatività e spettacolo il rock ha gettato un ponte sospeso. instabile quanto basta per far precipitare chi. da sponde diverse. vi si avventuri con un bagaglio di certezze. Ma il rock stesso è scosso da spinte diverse; il suo corpo, modellato su una struttura grammaticale relativamente omogenea. è lancinato da chi arretra verso la creatività dello spettacolo e da chi invece si protende verso lo spettacolo della creatività. Svelare questo conflitto interiore. allora. Incrinare l'apparenza di un rock a una dimensione. Senza questa operazione preliminare. parlare di rock serve poco o - .. 11, In questo senso l'itinerario di11u1-u , -. .... +" '111Ì Sopra mette 3 scograf1co traccuuv -,- ·--~riel fuoco la tendenza piu progressi, .. __ rock; e implica l'esistenza di un'altra discografia costruita con i mattoni della norma. Perché il rock è due. Non multiplo. dal momento che una proliferazione sfrenata di forme vive altrove. ma nitidamente dicotomico fra economie di desiderio assolutamente altre fra loro. C'è un rock istituzionale. nucleare. sistema chiuso di linguaggio che immobilizza la propria forma in formula. E c'è un rock visionario. imprevedibile. che si profonde a dilatare i contorni del linguaggio. Un rock musica d'ordine e un rock che muta l'ordine della musica. Un rock del qui e un rock dell'altrove. Da Elvis Presley ai Beatles ai Rolling Stones delle stagioni recenti (per tacere dei miseri epigoni). l'identità normativa presiede al culto delle regole grammatjcali del rock come è. Il rock com·e potrebbe essere prende corpo nella tendenza altra. minoritavert1gmose. che si snoda da Velvet Underground e Fugs attraverso Jim Morrison e Jimi Hendrix fino a Patti Smith. E non è certo il sottile diaframma del gusto, a separare queste due metà del cielo del rock: è che al fondo di ogni forma e di ogni suono si esprimono modi d'essere radicalmente diversi. Laddove infatti l'ordine dell'abitudine celebra il rito stucchevole della rappresentazione, nel flusso creativo è la vita stessa ad effondersi nella trasformazione del linguaggio. Anche in questa piccola particella di universo, dunque, il conflitto fra accondiscendenza agli equilibri dominanti e desiderio di nuovo non langue davvero. Indubbiamente ha un suo ambiguo fascino, questa coesistenza sotto il medesimo ombrello di regole autoritarie e impulsi spregiudicati. Più che soffermarsi a rimirarlo, comunque, mi sembra urgente ed emozionante accentuare l'incrinatura, mettere a fuoco la corrente visionaria del rock. Corrente minoritaria, dirà sprezzante qualcuno che ancora scambia per filosofia universale la subalternità contingente del senso comune. Corrente minoritaria, sl, ma come «luogo in cui è possibile leggere i punti di rottura delle strutture sociali e gli abbozzi di una problematica nuova nel campo dell'economia desiderante collettiva» (Felix Guattari). La costellazione da cui questa tendenza sboccia è in questo senso assai sintomatica: allucinazione dell'esistenza metropolitana, percezione isterica della realtà, voglia convulsa di tutto. Straordinaria ed espioria. gravida di intuizioni e aperture A111/1011y Bmxton siva, questa miscela. Da una parte una vitalità stralunata, scossa da quella lucidità che scaturisce dalla disperazione. intensa fino al parossismo («vogliamo il mondo e Iovogliamo ora» era l'utopico manifesto di Jim Morrison; «eroina è mia moglie ed è la mia vita» canta Lou Reed dall'orlo del baratro; «fuori dalla società, è là che voglio essere» è l'ipotesi esistenziale di Patti Smith). Dall'altra una voglia forsennata, assolutamente sconosciuta al rock 'medio', di incrociare trasversalmente le piu raffinate orbite espressive ed intellettuali: per i Velvet Underground fu vitale il flirt con Andy Warhol; i Fugs costituivano l'ala musicale dell'entourage newyorkese di Allen Ginsberg e Gregory Corso; Patty Smith cerca e trova affinità con Arthur Rimbaud e Jean-Luc Godard; Jim Morrison vantava la propria discendenza ideale da William Blake. Nel sintonizzarsi con questa cultura visionaria e onirica, si profonde una tensione spasmodica ad esprimere se stessi, che non va a sfociare tutta quanta nell'alveo del rock: poesia. scrittura. senso della performance, sono i territori altri sui quali le onde alte di questo desiderio creativo vanno a rifrangersi (mi sembra che un'analisi sulla poesia contemporanea non possa davvero dirsi organica se non spalanca gli occhi su Jim Morrison e Patti Smith). Dilatare il linguaggio: ecco l'ipotesi di vita di questo rock. Scorrere sempre oltre ogni enunciazione fissa, dar corpo alla possibilità latente. Suonare l'inesprimibile. (Un'esigenza analoga percorre in fondo anche la mistica della droga e \ \ r ,~1,~c,~ S' < ', u'i~»h 1 •'. .,, t>1'A\).)\_\c a/fabeta 11. I, maggio I 979, pagina 16 i travestimenti ciarlataneschi, che infestano la norma del rock: qui, soltanto, l'urgenza non sa articolarsi in espressioni autonome, e dunque ristagna sul limite della spettacolarizzazione.) È chiaro che in Italia, dove la fisiologia dell'esistenza è altra. dove la condizione metropolitana è meno diffusa e allucinata, dove nel '77 invece del blackout è scoppiato il movimento del marzo. anche il rock ha assunto una fisionomia particolare. nella quale non c'è traccia delle fantasie più visionarie. Da una parte. dunque, la 'new wave' italiana sfodera gli accenti più devastanti del rock: il suono durissimo. la violenza e l'eroina come lunghezze d'onda primarie. Dall'altra - è il caso degli Skiantos - il rock è convo" cato ad un inconsueto incontro con l'ironia (sulla .falsariga del movimento del '77) e ad un appuntamento ancora più stimolante con il nonsense (secondo gli spartiti composti da Lewis Carroll). Dove le regole del rock sono ossequiate sul terreno sonoro, ma vengono radicalmente trasgredite attraverso il linguaggio parlato e i testi(!). e he la consapevolezza di questo solco profondo che attraversa il corpo del rock rifulga nella percezione collettiva, non si può proprio dire, almeno da queste parti. Quei rigurgiti di 'normalità' conservatrice che hanno imperversato nel personale, nella sessualità. nei comportamenti di vita (spazi non certo immunizzati, ora, ma se non altro percorsi da qualche antidoto minimo, da primi embrioni di nuove ricomposizioni) mi sembrano infatti scaricare oggi la loro logica d'ordine sugli orizzonti dell'espressione e del linguaggio. Dove, per non avere mai sbizzarrito su queste lunghezze d'onda le proprie risorse creative. la gente è più impotente a liberare i propri desideri e dunque meno avvertita contro ciò che viene autoritariamente a risolvere questa mancanza. Non sto sgranando - no davvero, sia chiaro - un piagnucoloso cahier de doleances: il cielo della liberazione della musica è lì che attende soltanto di essere afferrato... Soltanto, sarebbe ingenuo credere che sostituire qualche congegno del motore rock, innestando gli inventori più immaginifici al posto dei fantasmi della leggenda e degli agenti dell'artificio, sia sufficiente a tramutare il congegno dell'abitudine in spregiudicata macchina dei nuovi linguaggi. È tutto quanto il modo di vivere la musica, che è da trasformare. Ad impastoiare la percezione, prima ancora che l'emarginazione delle tendenze più creative, è infatti il ruolo stesso con il quale la musica circola nell'es.istenza quotidiana. Sanzionare cosa è 'normale' e cosa 'altro' (e dunque da scansare o da recintare per gruppi minoritari). allestire gerarchie e steccati fra diverse forme sonore: qui è l'origine del contagio. e qui il rock è a seconda delle circostanze vittima degli altrui privilegi, strumento del soffocamento di altri modi d'espressione, a sua volta sottoposto a discriminazione e appiattito alle regole convenzionali. La distinzione fra musica 'colta' e musica 'extra-colta', arrogante normativa coniata da Luigi Pestalozza, è sintomatica di questa logica discriminatrice. Dietro la lusinga dell'invito a palazzo (è il primo riconoscimento ufficiale delle musiche 'altre' da parte della 'cultura alta'), Io smistamento della musica in due aree ben distinte (la finezza di quell"extra' è impagabile) impone al rock, alla musica creativa, alle stesse 'avanguardie' anti-accademiche, il marchio di una perenne servitù. Capovolta di segno, questa filosofia della norma è perfettamente speculare alla logica dell'industria discografica, notoriamente la più sciagurata fra le fabbriche di consenso, che da sempre discrimina fra musica commerciale e resto del mondo. Del resto, tutta quanta la cultura di sinistra in Italia (ma certo non soltanto qui) denota nei confronti della cosa musicale (ma certo non soltanto qui) un atteggiamento poco o nulla in sintonia con i sensi multipli delle tendenze più creative. Cosi, la natura di quel rock che finalmente ricompone mente e corpo scorre del tutto lateralmente all'antinomia artificiosa fra un"impegno' che assunto unilateralmente non può generare che plumbeo moralismo e un 'divertimento' a sua volta relegato in un cantuccio ritagliato e coatto. È inevitabile allora che la percezione collettiva. che istintivamente sente che l'alveo di un discorso freddamente razionale è impotente a contenere una musica che tocca i tasti più profondi dell'immaginario, se costretta a scegliere fra quei sensi unici assuma il rock nell'accezione misera del 'divertimento'. «Non è la necessità, ma il suo contrario. il 'lusso'. che pone alla materia vivente e all'uomo i loro problemi fondamentali» intuiva splendidamente Bataille: ebbene. non ci si può stupire se. in assenza di una cultura del 'lusso' e del desiderio, la percezione si attesta sul limite della necessità, della resistenza. In questo senso, il rock viene vissuto analogamente a «ciò che il crimine rappresenta in rapporto alla legge» (Bataille in Critica de~occhio). In questo senso, la storia del rock in Italia è la storia di una ribellione. in certe circostanze esplosiva in altre più implicita. che individua nel rock un proprio punto di riferimento. E. anche in queste stagioni. che qualcuno dipinge flagellate dal 'riflusso', questa cultura della resistenza esprime la sua continuità nel duello furibondo che il rock sta inga~giando co-;;;;.~ ;;-;;~:~~ r;n della disco-music. ~--Quel!._-.~~riità brulicante, irriduciun,~ . d bile ai comportarne,;:: el conse~so, che trova nel rock un fattore coag::.~nte. non soggiace certo ai modelli normalizzati. 'puliti'. 'perbene'. che campeggiano nelle vetrine dell'ordine dominante. Alla pletora dei locali 'disco'. agghiaccianti fosse comuni nelle quali si è sepolti vivi, si sta così contrapponendo la nascita di spazi altri. che propongono forme non coatte di percezione e di rapporti (il Punkreas è per Bologna. sede della più originale 'scuola' rock italiana. quello che per
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