L’Acropoli - anno II - n. 16 - aprile 1946

CONfESSIONI DI UN GIOVANE LIBERALE 185 Ora, noi• gi•ovani, non sdegnammo .mai di dirci liberali, né sdegniamo oggi. Liberali ~iene da libertà, e sta bene : in questo senso tutti; in cui-batte cu~rè d'uomo morale, possono dirsi liberali. Ma libe– rali viene anche da l_iberalismo, e se ad altri, che riguardava alle sue ultime piuttosto sciatte e torpide prove, ripugn.ava .di qirsi li 0 her~le in tal senso, ciò non accadeva per noi che guardavamo piu oltre e rivendicav,.amo come nostre" non le tradizioni di un risorgi– m~nto illuminista e giacobino e m'azziniano, ma quelle laiche e sto– ricistiche ed egregiamente politiche déi. Cavour, degli Spaventa e dei De Sanctis, e queste scorgevamo disce_ndere ed alimentarsi dai 1 filo~i aurei del romanticismo italiano e tedesco, delle riforme e delle lotte. di religione, fino a perdersi nella grande fioritura umanistica e pan• teistica 'del nostro primo rinascimento. Ed ora che il grande rinno– vamento dottrinale ci aveva restituito il concetto della libertà, nella sua chiara luce ideale, e la lunga privazione ce ne aveva· rinfoco– lato l'affetto·, quelle tradizioni avremmo voluto riprendere e nop le altre, ì spurie, 'del trasfor~ismo e ?elle consorterie delÌ'ultima classe dirigeute pseudoliberale. II liberalismo col quale vagheggiavamo l'Italia avrebbe significato 7 a sé stessa ad al mondo d'aver vinto e dissolto per sempre il fascismo non avrebbe ·certo tratto la sua ispirazione dal libera– lismo monarchico, protezionista, classicamente borghese, ma sopra– tutto_ moralmente fiacco e arrendevole e mecèanico; della .generazio.ne che aveva covato nel suo ~eno il fascismo. _Se per altri, i s_òpravis· suti o taluni di essi, H fascismo non aveva significato nulla, per noi era stata una terribile crisi nella quale avremmo potuto anche per– derci ed in cui molti italiani s'erano perduti. E sentivamo allora che avremmo pemeritato fa nostra piu felice sorte se non ci fosiimo di~-– sposti ~on ·tutte le nostre forze a rimuovere quelle condizioni che il fascismo, un fascismQ co~unque, rendessero possibile tra noi: il che sapevamo av:"reboe significato rinnovare tanta parte dèl costume, della ,,soeietà;• dello' stato ìtàliano. A noi- non ·àppariva im.presa qispe• rata costituire un_._nuovo verace wovimento liberai e : in esso, pen, savamo, avr.ebberò trovato posto quegli operai e quei contadini la cui umanità e il cui sènso sociale valicassero gli angusti limiti dell~ classe e degli interpssi di classe; l'artigianato sollecito del valore uni– versale della sull libera operosità, l' imprendito_!e consapevole d~l· debito contratto verso generazioni dì cÒncittadini cospiranti 'còl lo;o

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