L’Acropoli - anno II - n. 16 - aprile 1946

DI UN NUOVO ESISTENZIALISMO A chi ebbe ad esaminare da v1cmo, pur. senza una diretta par– tecipazione, l'esistenzialismo durante il s.qo rapido fiorire in Italia negli anni precedenti allo scoppio della guerra, parve assai naturale di dire che questa nuova filosofia, riesumatrice di un pensiero che stava a testimonianza e a rappresentazione della dissoluzione della grande filosofia hegeliana, fosse una filosofia della crisi. E quando io stesso, quasi à trar le conclusioni dell'esperienza, o della moda, esistenzialistica in Italia, la designai col riome di ' filosofia del de– cadentismo ', questo giudizio non fu né scandaloso, né temerario, perché non aveva alèun motivo, né del resto alcuna pretesa, di no– vità. Era tutt'al piu un chiarimento, raggiunto mediante una categoria storica abbastanza ben d'èlimitata, di un giudizio corrente. E tale giudizio conduceva a pensare che, esaurite le ragioni storiche che una filosofia della crisi avevano determinata o convalidata, della fi. losofia dell'esistenza non si dovesse piu parlare nel mondo rinnovato, o soltanto ritrovato, della cultura, o se ne dovesse .Parlare come di una esigenza importante, si, ma ormai esaurita, poc'anzi fondamen– tale, ma ora e per sempre condusa. Oggi, invece, l'esistenzialismo, non che esser morto, ci offre lo spettacolo. di una seconda fioritura. Riviste di avanguardia, non soltanto culturali ma politiche, ne ri– parlano; i- giovani ne discutono; proprio là dove si prevedeva fosse inaridito, rigermoglia ; la filosofia della crisi assume, qua e là, tono e colore di filosofia della rinascita. Era errato il nostro giudizio ? o è falso il nuovo modo di intendere questa filosofia ? oppu~e sono giusti l'uno e l'altro, perché il tempo non è mutato e oggi perdura la stessa crisi di ieri ?

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