L’Acropoli - anno II - n. 13 - gennaio 1946
RASSEGNE 47 germ'anico. Ricorda poi il dis~rie~tamento sorto dal patto russo-tedesco, dall'oc. cupazione della Polonia e dall'aggressione alla ·Finlandia, concludendo pensiero· eamente: 'La politica ·di ·Stalin dall'estate del '39 aWestate del '41 rappresenta un grosso problema storico che farà consumare molto inchiostro ai futuri studiosi'. · li libretto si chiude con il mònito di Lawrence, il leggendario condottiero degii Arabi : ' Molte vite abbiamo vissuto... Quando l'alba del mondo nuovo sorgeva la vecchia gente riapparve e ci den1bò della vittoria, rimodellandola sul mondo antiquato ch'essa conosceva'. E. O. Z. SIGNORA DI STAEL, Dieci anni di esilio, introduz'ione di Carlo Anioni, Roma, Atlantica, 1945. Nel_ 1821, a cura del figli Augusto, appariva postumo il manoscritto dei Dix années d'exil che madame de Stael aveva lasciato incompiuto nella seconda parte. Con vivo senso di opportunità la casa edi]rice Atlantica ne dà ora una edizione italiana tradotta da Corrado Rossi Saxer e preceduta da una acuta e limpiqa prefazione .di Carlo Antoni. Nell'attuale copiosa attività di ristampe e riesumazioni (ii scrittori, pensatori e politici del secolo scorso; sono stati certo ripubblicati scritti che superano di gran lunga la presente opera _per acuto senso storico o per le concrete soluzioni politiche proposJe, ma in nessuno d• questi 'il lettore italiano può cogliere una _rappresentazione drammatica dell'an– t\tesi libertà-~irannide che possa sostenere il confronto con quella che ci dànno , i Dieci anni di esilio della Stael. La lettura di quest'opera è un richiamo con– tinuo a rivivere quella che è stata la tragedia delle migliori coscienze italiane in quest'ultimo quarto di secolo. L' i~portanza dell'opera e dell'azione della Stael è .colta benissimo dal- 1' Antoni quando scrive che 'prima di lei, in fondo, non si, può ·parlare che di preistoria del liberalismo '. Il vero liberalismo non è né semplicemente garantismo né un singolo sistema politico-costituzionale; è essenzialmente va– lore della personalità umana. Quando, nei Dieci anni, la Stael scrive: ' Bona– parte voleva soltanto che i Francesi capissero una cosa : che egli era onnipo- ·' tenie ; perché gli fossero grati del male che non faceva, come ad altri si è grati di una buona azione. Lo trovavan clemente quando lasciava vivere: s'era visto bene come gli era, facile far morire ! ' (p. 92) ; oppure·: 'Bonaparte crede, e h_a avuto l'abilità di convincerne molti apprendisti_ machiavellici della nuova generazione, che ogni sentimento generoso sia segno d'infantilità. Sarebbe tempo che· imparasse che la virt6. ha. pur qualcosa di virile, e di pi 6. virile che non il delitto, con tutta la sua audacia' (p. 100), si sente che la lama tagliente dei suoi giudizi è stata temprata all'austera concezione etica del filo- sofo di Konigsberg. I LI potente lievito etico-del liberalismo della Stael è, oggi, un richiamo energico alla coscienza del lettore italiano. La Stael, che scriveva quando an– cora Napofeone era al vertice dell~ potenza, poteva ~on ".igore drammatico u impersonare in lui la fonte unica del male e scrivere : 'In una grande fucina si osserva con stupore la· violenza ·delle macchine che una sola volontà fa muo– vere : quei martelli, quei laminatoi, sembran persone o ~u-ttosto animali vo-_
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