L’Acropoli - anno II - n. 13 - gennaio 1946

42 DALLA STAMPA ITALIANA E STRANIERA colpevoli, sono profondamente colpevoli coloro che, trovatisi con lo stomaco· vuoto, con scarse vesti, senza casa e Senza lavoro, completamente abbandonati di fronte· ai miliardi di carta che hanno iniziato la loro ripda sùbito dopo la avvenuta liberazione, hanno scelto talora l'unica via che, comunque, poteva garentire loro la vita immediata? . . . La_presenza di un esercito di occupa– zione, apportatore di apparente ricchezza e di desiderio di godimento, il tutto avallato dalla emissione di moneta a getto continuo, ha fatto il resto. (Leo Levi, Il Momento, 16 dicembre 1945). Tra poco le province setten"trionali saranno trasferite al governo: italiano. Passerà ancora un po' di tempo e il controllo anglo-americano sparirà del tutto, dopo essersi attenuato via via. È ,una. evoluzione di natura giurid.ica e politica molto deiicata e importante, e tutti dobbiamo augurarci che sia rapida e senza scosse. Ma una evoluzione psicologica deve avvenire insieme a quella politica e giuridica, se il Paese no~ deve· cadere nell'anarchia. O.ccorre che lo Stato italiano riacquisti il suo prestigio e la sua forza, cioè che i suoi cittadini io rispettino e lo temano (Domenico Bartoli, La paura in Italia, L'Europeo, 9 dicembre 1945). È bene tener present~, e i compagni ·delle TTade Unions lo hanno affer– mato con molta lealtà, che in Inghilterra molti sono ancora restii a conside– rarci liberi da ogni influenza imperialista e fascista, e alcuni episodi della vita politica italiana, tendenti a valorizzare vecchie posizioni reazionarie, sono giu– dicati con molta severità. È necessario perciò rompere definitivamente con lutto ciò che ci lega al piu recente passato se vogliamo affiancarci alle nazioni democratiche e conquistare la fiducia dei loro popoli. (Oreste L_izzadri, Avanti!, 18 dicembre 1945). li maresciallo Tito ha avuto buon giuoco nel non prendere sul serio la i;iuova Italia democratica, che costituzionalmente non esistf, perché la monar– chia fascista sopravviveva nei primi conati di trasforma:lli.one con Badoglio primo ministro, mentre c'era stato un Badoglio complice necessario della ag– gressione. E ~opo Badoglio il linguaggio d'ell'Italia ufficiale noq è s.tato. cale– genicamente esplicito sulla trasformazione politica, morale e sociale dello Stato. Noi ci siamo fètmati_ a mezza strada. La monarchia fascista non _c'è piu, ma c'è sempre la monarchia, fisicamente, costituzionalmente la stessa: l'Ita~ia de– mocratica non è ·anèora sorta: Per ristabilire rapporti nuovi con i popoli vi– cini occorre un regime. veramente nu~vo, occorrono uomini nuovi, idee n.uove, propositi nuovi. Con la vecchia Italia che si vergogna del suo passato, e non ha il coraggio di incamminarsi risolutamente verso l'avvenire, è difficile pat– teggiare: troppi equivoci sull'orizzonte, troppe colpe da espiare, troppe nebbie da 8issipare. (Urbanus, La Voce Repubblicana, 20 dicembre 1945). La Francia, l' Austria, la J ugostavia aspergono di sale le. nostre ferite. Siamo accerchiati da creditori effettivi o pos\icci, che prgfittano del nostro stato di necessiià per presentarci i loro conti, compilati a ·prezzi di borsa nera. Come uscire da questa impasse paurosa,. da questo vicolo cieco ? Non a prezzo Bibliote,caGino-Bianco

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