L’Acropoli - anno II - n. 13 - gennaio 1946

•✓ , I I, LA DISTRUZIONE DELLE CLASSI MEDIE I Nella pa~alisi d'ogni provvedimento finanziario, nell'incapacità di ricostituire i redditi dello stato, di colpire le ricchezze formate col fascismo prima e coi mercato nero dop~, c_'è nell'aria mi pré– sentimento d'inflazione. Alla quale si dice finirebbern a consentire plutocrati e partiti operai, in r{uanto e gli uni e gli altri si sentono in grado, facendo vale__renecessità ineliminabili di produzione, ,di galleggiare sul grande diluvio. S~rebbero quindi sacrificate le classi medie. Le quali"- è bene stabilirlo fin da principio - non sono classi economicamente costituite (lo dimostrano col fatto che non hanno veri, mezzi di difesa economica) ma formano una mediazione permanente, sul piano superiore politico e culturale, fra gli interessi costituiti. Può-la classe media non esser simpaticà à molti; a quella ita~ liana si possono muòvere aspri ed amari rimbrotti, ed io non ho esitato piu di u'na volta a farlo. M~ tali critiche muovono sempre . dal fatto. che si considera tale classe inferio,re al suo còmpito, che si vuole irrobustirla,. incorarla, educarla; non dal presupposto che essa debba scomparire. Potremo si disti;uggerla, ma sarà insipienza nostra, non saggezza. Faremo una seconda rivoluzione cieca, non di– retta dalla mente, òome abbiam fatto con la guerra. Ma poi si: dovrà rièostituire la classe mediatrice : gli esempi della Germania e della Russia lo mostrano, e per lunghe generazioni mancherà la trasmis- 1 · sione d'esperienze, di pensieri, d'educazione. Il 'giunto'· distrutto ·sarà malamente sostituito con ripercussioni grav~ssime in tutta la strutturai della società. Grosso modo, la classe media abbraccia la, magistratura, l'alta e la ·media cultura dai professori d'università al maestro elementare, ' , '

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