L’Acropoli - anno I - n. 9 - settembre 1945

.. / . ' I GIOVANI NEL VENTICINQUENNIOFASCISTA - ' Storia dolorosa, ma piena· anche di anfrattuose felici deviazioni e di reticenti ~peranze, questa storia dei giovani nel venticinquen– nio fascista. Chi scrive queste pagine era giovane ai principi del- • i;era, e si avvia verso la zona preartica dell'undicesimo lustro, ma portando ancora un po' di fuoco di ,quella sua lontana giovinezza, per difendérsi dal gelo precoce del sopravveniente autunno·. E pare che ciò gli riesca; perché, per il suo stesso mestiere di maestro di scuola e di letterato, egli è vissuto e ·vive sempre in mezzo ai gio– vani, prima come contubernale, poi come pedotriba e sofromista, prefetto di disciplina e censore e polemico ammonitore. Però ha l' illusione di non aver abbandonato del tutto la stia cara età no- ' vellà, per codesto suo ufficio di confessore, che lo affiata con le anime giovanili, avvicinate senza sussiego e senza dommatici cate– chismi, ma anche con un'inclemenza cdtica che non.concede scap• patoie, quando i suoi penitenti. vorrebbero aggirarlo con lo specioso pretesto deJla loro minore età, che per diritto divino dovrebbe avere una piu pronta sensibilità e un piu sicuro fiuto degli avvenimenti. Egli non. ha mai cr~duto al mito della ·giovinezza, anche quando , gli era permesso e gli sarebbe stato comodo credervi, mito di cui ha mostrato i mille pericoli pedagogici e politici nel momento del pieno sviluppo e trionfo, risalendo e illustrando con dura acribia la sua bastarda genesi romantico-dannunziana. ' Non e::' è in arte, in letteratura, nella scienza, e forse anche in campi finitimi, il problema dei giovani come classe, come non c' è un problema delle ragazze da marito, le quali, si sa,, provvedono da sé, specialmente se bel– locce, ai loro casi personali, e non invocano l' intervento delle su- I

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