Acpol notizie - Anno II - n. 8 - Giugno 1970

Già le ACLI venete hanno dimostrato come lo "schema di piano regionale". approvato dal CRPEV non potesse risolvere nella sua impostazione nessuno di questi problemi, in quanto basato suI mantenimento del vigente meccanismo di sviluppo a spese dell'occupazione e delle condizioni dei lavoratori, a spesedi un effettivo sviluppo secondo fini sociali. Questo fatto di fondo e la totale mancanza di' strumenti e di volontà politica rendeva impossibile al "piano" di realizzare obiettivi pur parzialmente in sè accettabili, come quello del riequilibrio territoriale tra aree depressee sviluppate. ' Una verifica alla fine del periodo di validità del "piano" mostra chiaramente come nessun obiettivo sia stato raggiunto, e come le tendenze in atto rivelino un peggioramento delle contraddizioni della regione e della condiz~one dei lavoratori. E' lo stesso"rapporto sullo stato di attuazione del piano" elaborato dal1'1 RSEV a confermare questo giudizio: ■ l'occupazione infatti è cresciuta solo ad un tasso pari alla metà di quello previsto (il quale si noti bene, era dimensionato sulla accettazione di una emigrazione dalla regione pari a quella del periodo precedente il piano I ), nel mentre nell'agricoltura la diminuzione dei contadini è avvenuta in modo molto più massiccio di quanto previsto dal piano; ■ l'esodo agricolo, che comporta una grande distruzione di ricchezza sociale, vede rinforzarsi le aziende capitalistiche le quali assorbono parte rilevante degli stessi investimenti pubblici per il settore e lo sfruttamento capitalistico sull'agricoltura; ■ il divario tra le aree depresse e sviluppate non è stato colmato, nel mentre il "riequilibrio civile" della regione, cioè la creazione di un diffuso sistema di servizi civili, è rimasto una enunc1az1one senza seguito; ■ la popolazione scola.stica è aumentata più del previsto, e si prevede esplicitamente una situazione disastrosa dell'edilizia .scolastica; . . ■ il divario tra il Veneto e le regioni più sviluppate è aumentato anzichè diminuire, vanificando così l'obiettivo principale del piano di "superare i I ritardo storico" del Veneto; ,.,, ■ le politiche settoriali relative all'industria, all'agricoltura, alle infrastrutture, non sono state di alcuna . utilità per raggiungere l'obiettivo del riequilibrio territoriaJ~ · ■ non è stata awiata una "finanziaria" di carattere pubblico per lo sviluppo industriale, nel mentre !e aree industriali attrezzate hanno proceduto per prevalente iniziativa locale; . ■ l'ente Tre Venezie ha conservato la sua struttura antidemocratica e i suoi orientamenti discrezionali. Biblioteca Gin.o Bianco 3) La logica di gestione del piano Le ACLI venete hanno già denunciato il modo privatistico, clientelare e antidemocratico col quale sono state fatte le scelte per il primo "programma regionale 66-70" nel quale si è operata una mediazione di interessi di potere e locali senza minimamente affrontare le radici strutturali dei problemi della condizione dei lavoratori nel Veneto. Le ACLI venete si trovano ora a rilevare come nel periodo di attuazione del piano nulla sia stato fatto non solo per intaccare le posizi9ni di sfruttamento e di potere capitalistico nelle campagne, nelle fabbriche e nelle città, ma neppure per attuare quei minimi e parziali interventi di razionalizzazione pur previsti dal piano stesso; mentre la logica di gestione del potere a tutti i livelli e in tutti gli Enti e settori è perseguita immutata. seppellendo anche il ricordo degli scontri e delle scelte politiche operanti all'epoca dell'elaborazione del "programma". Per continuare ad operare in tal senso,_siè giunti al punto di bloccare l'attività politica del CRPEV e l'elaborazione tecnico-scientifica sui problemi della regione, le quali proprio nel momento di supposta attuazione del piano avrebbero dovuto avere il massimo sviluppo. Si è giunti così alla completa negazione e al fallimento del mistificato tentativo riformista di affrontare e risolvere le condizioni fondamentali del Veneto, e non si sono toccati i problemi nodali della condizione dei lavoratori della regione. 4) La risposta dei lavoratori Le ACLI venete constatano come, anche grazie al loro contributo, sui problemi della loro condizione sociale ed economica i lavoratori tutti e la classe operaia i.n particolare sono venuti esprimendo anche nel Veneto una grande maturazione di coscienza di capacità di lotta unitaria dentro e fuori luoghi dì lavoro in tutti i ·settori: ■ nelle lotte contro lo sfruttamento e la subordinazione in fabbrica, già prima durante e dopo l'autunno '69 (Montedison e altre industrie di Porto Marghera, metalmeccanici, tessili, calzaturieri, edili ecc.); ■ nelle lotte contro l'emigrazione e. il sottosviluppo (Rovigo, Belluno, BassaPadovana); ■ ·nelle lotte contadine (per i contratti bracciantili, contro l'affitto e la mezzadria, contro i monopoli zuccherieri, contro la politica agricola · dei poteri pubblici nazionali e del Mec, dell'ente Tre Venezie, della Coldiretti); , · ■ nelle lotte degli impiegati e dei tecnici dipendenti da enti pubblici e privati; · 21

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