Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

E LA COSTITUENTE 31 gliesse quella sua indipendenza, e fosse condotto alla condizione di un Vescovo dei nostri Stati? All' Europa, al mondo, diciamo ancora alla umanità tutla intera , imporla ben poco che la Italia sia Vecchia o Giovane) e che l' aquila rapace torni ad aleggiare sul Campidog-lio. Ma troppo importa alla Europa, al mondo, alla umanità lulta inlera che resli accesa quella fiaccola che sola potrebbe illuminarla un'altra volla se le sue follie ed i suoi delitti la ricacciassero nelle tenebre: troppo importa che il prezioso deposito de~ sommi veri di ogni civile culto resti indipendente dai capricci e dalle corrullele degli uomini. Se il sommo custode di quelli non governa, sarà governato; e se fia governato, non finirà certo la Chiesa, ma la fonte delle benefiche sue influenze nel mondo sarà inaridita per sempa·e. È questa forse la nuova gloria a cui aspiriamo? Noi non abbiam bisogno che i nostri demag·oghi riformatori ci ricordino che i Papi stettero otto secoli senza che fosser Principi; noi anzi diremmo loro che stettero tre secoli latitanti e perseguitati nelle catacombe. Ma che perciò? vorreste dunque per questo spogliarli dei loro dominii, metterli alla dipendenza di un Principe o di un Parlamento? pérseguirli e ricacciarli nelle catacombe? Oh! lo sappiamo ! il voto è questo, c ci sta suonando da tre secoli negli orecchi! ci si è detto in prosa e in versi. È la eterodossia che nella indipendenza della Chiesa avendo trovato il mags·iore ostacolo

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