Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

R LA COSTITUENTE 29 Che se due Sovrani d' llalia patteggia•·ono colla demagogia, dne altri ci videro una violazione dei più sacri loro doveri, anche innanzi che sopravvenissero le scomuniche; e se Ferdinando di Napoli trovò nelle sue armi e nel buon senso del suo popolo appog·gio valevole a g·uarentire il diritto, la specialità pacifica del Pontificato non lasciò al nono Pio che il potere di mettere in salvo con un volontario esilio la sua dignità e la sua coscienza. E di questi Principi eziandio e di questi Stati, anzi dei ponlificii soprattutto e dei Pontefici dovrebbe decidere le sorti la Costituente italiana. Alla infamia della fellonia non vi mancava che l'empietà del sacrilegio; e questo è venuto a cumularne le vergogne, svelandone a tutto il mondo la ipocrisia. I doruinii temporali non dirò dei Papi ma della cattolica Chiesa, costituiscono il principato più antico di quanti mai ce ne siano nella moderna Europa, il raccomandato a più sacri titoli, il fondato su basi più salde. La spedalissima maniera onde ci si vien dai Pontefici, la qualità delle persone che ci posson venire, le salvaguardie , i baluardi di tutte le maniere ond' è circoscritto, assicurano ai suoi sug·getti innumerevoli guarentigie non possibili pure a pensarsi in altri principati. Di quà la storia dei Papi come Principi temporali è la più gloriosa, la più ricca d'illustri fatti di quante mai ne esistano; e se n' eccettuate la sola gloria delle armi, non ci è nazione o regno quan-

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