Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

E DE!\IOCRAZIA 1 parte iniqua l'iuscivano ad essere sopraffatti da questa: l'ultimo colla sua fermezza e colla fedeltà al Principe si chiamava sul capo il pugnale dell' assassino; e colla decorosa sua morte giustificava i timori dei tre primi, espiava qualche passato suo torto, e lasciava anche quell'ultima parte della Italia superiore in preda dei demagoghi. Così dalla Dora infino al Tronto il principio di autorità è tradotto nelle piazze : a queste sole appartiene il diritto di sanzionare e di eseguire: ogni onestà abborrente dai politici saturnali dei circoli popolari è tenuta per nimica o almen per sospetta: ìl Principe si ritrasse, come da Roma ; che se resta, come in Torino, a volerne salva la coscienza e illeso il decoro, deve supporsi poco altro che fantoccio per mostrar la persona e prestare il nome. Nella Italia meridionale una felice eccezione fa che si goda qualche tranquillità; essa nondimeno iniziata nelle sanguinose giornate di maggio, non sarebbesi prolungata finora, se non fosse sostenuta da armi valorose e leali. Ma anche così quella tranquillità è precaria; è da una generazione di uomini quasi reliquia di dispotismo maladetta ed imprecata. Ci è dunque , ~ chi potrebbe ripugnare a questa illazione? oltre all' assolutismo che ha ceduto, oltre alla monarchia costituzionale che ha trionfa,to , ci è un terzo elemento ribellante che pug·na , a cui l ' ottenuto non basta, che medita inoltre più innanzi , che tenta ad invadere oR·m cosa ed

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