Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

t26 DRITTO n DOVERE La fozar materiale è stata da Dio messa al ser~ vigio del diritto; e l'autorità non sine causa gladium portat: ]a causa, il perchè è la difesa del diritto, il quale è tra gli uomini un eco imperioso della voce di Dio. Privare di quell'appoggio il diritto, è il medesimo che scatenare tutte le più nefande passioni, le quali non conoscono altro freno che la forza . Talmente che è la Società che ha il diritto di vedere represso il disordine ; e la pubblica autorità non ha in questa parte che uno stretto dovere : dovere sacro che costituisce la più tremenda sua missione, ed al quale non può fallire senza dichiararsi codarda , ingiusta, fedifraga e tmditrice della condizione sotto cui solamente la Società le ohbedi.5ce. Certo l'universale di un popolo compie i doveri di cittadino, rispetta la legge, porta i pesi non leg·gieri delle imposte e dei balzelli a questa precipu1 condizione di essere assicurato nell'eset·cizio dei suoi diritti. Cl1e se, venuta l' ora del rischio, l'autorità per non parer disumana o per parere progt·cssiva e tollerante, lo abbandona; se il gendarme fraternizza coll'assassino; sè il Consiglio di Stato se la intende col club centrale, se in somma il Governo è complice della demagogia, ogni onest' uomo si vedrà alla tremenda alternativa o di sommettersi alla tirannide, come è successo nella Italia superiore, o di lottare cot·po a corpo coll'aggressione e colla rivolta. Allora io chieggo: in che differisce questa condizione da quella del barbaro e del selvaggio ?

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