Giuseppe Marchi - Ragionamento encomiastico morale recitato nelle esequie ...

' 7 cui fummo redenti noi, vannosi :~vvolgendo uell' errore e nella idolatria c irrepa rabi lmente si dannano , è stata quella che in Lrev' ora ha dil atato ampiamente fra noi l'istituto della propagazion della fede: ed è stato merito nobili ssimo ùi Guendalina l' aver coll ' esemf>io o con l' antorit1L sua tratti alt ri in molto numero ad abbracciarla e contribuirvi. Ciò stesso potrei io continuare a predicarvi delle altre pratiche di carità che sono in Roma, chè in tutte quasi amò ella prender parte. La q uale amplissima gcne rosiù di cristiaM animo fu in lei anche piLt degna di commendazione per quella sua, come già v' accennai, alacrità e pront ezza giovanile. Non volle aspettare di tributar gli anni tardi della vita a quel Signore che delle primizie meglio che dell' ahbondanza delle offerte compiacesi. Avvisata forse da interna voce che partita sarebbesi ùi q uesta valle poco oltre all'ingresso del mortale cammino , si affrettò di essere caritatevole sin dall 'infanzia. E qui voi stessi, o signori, fate ragione del quanto possano tornare a Dio graditi que' sacrifizi che gli si porgono da cl1i venuto meno nella servitù delle umane passioni, in sul tramontar dell'età od anche in morte si riscrba di mettersi per la via della cristiana beneficenza , e dona a' poverelli ciò che seco recar non può nella tomba. Aggiugnete che non fu improvida Guendalina nelle sue elemosine: saggiamente le dispensò sì per isfamar l' indigenza, r:on già per alimentare l' infingardaggine. La qual provvidenza se di buon accordo tra loro adoperassero i moltissimi limosinieri di questa Roma , non vedremmo t ante braccia di vigorosi cittadini e non cittadini anneghittire fra noi nella oziosità d' una vita la più con-

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