La quistione romana nell'Assemblea francese

LA . QUISTIONE IlO~IANA NELL' ASSEMBLEA FRANCESE.

G M MAZ 0700 001 79 MAZ ~820 p H Pl\rigi.- Dai tipi di Firmino Didot, slJ·a<la Jacob, 56.

LA QUISTIONE ROMANA NELL' ASSEMBLEi\. :FR.ANCES.E IL 14, 18, 19, 20 OTTOBRE, I' IIECEDUTA DA UN' AVYHETENZ,\ E COli riOTE. Ousccro cos, qui lmnc librum lecturi snnt, ne abherrcscanl prop tcr adversos casus , sed reputc nt qum accidcrunt, non ad intcritum, sed ad corrcptionem esse generis nost ri. rr. MACH,, cap. VI, 12. PARIGI, PRESSO GIACOMO LECOFFRE, EDITORE; :FIRENZE, PRESSO PIETRO DUCCT, LIBRAIO. 1849. •

AVVERTENZA. Allorchè le armi francesi , di conserto con tre altre Potenze cattoliche, ristoravano novellamente l'opera di Pipino e di Carlomagno, snidando dal Campidoglio l'orda schifos-a e selvaggia che ci si era impiantata sotto il nome ambizioso di repubblica romana, i meno accorti si saran persuaso che il potere temporale dei Papi avesse ricevuto una nuova sanzione e come un nuovo pegno di perenne stabilità nella Penisola. Ma i più sperti deJle umane cose e più chiaroveggenti non ebbero ragione di essere gran.fatto allegri di quella vittoria, e per poco . non vi dovettero vedere il contrario. Il vero nimico del Papato in Italia è la idea semieterodossa, è il pregiudizio patriottico, ispirato apertamente forse dal Machiavelli pel primo, che ogni grandezza e prosperità italiana è impossibile, fin che impera un successor di S. Pietro sul Quirinale. Or noi non crediamo che le idee si sbarbino dalle menti colle baionette , o i pregiudizi si spazzino di mezzo ai popoli col cannone ; e gli antichi Frana

VI AVVERTENZA. chi che, ritti ed armati asroltando nel tempio di Dio il santo Evangelo, tiravano ammezzo il ferro dalla guaina, non avran per quell' atteggiamento feroce persuasa la Fede a veruno . Anzi mi pare che una prevalenza armata su di un preteso diritto lo può rendere più formidabile, in quanto gli aggiungerebbe quel non so che di reverendo e di sacro, che gli verria dal protestarsi violato a viva forza ed oppresso. A fare che la vittoria fosse intera c profittevolc , ci volca un trionfo sulla idea ostile e sul pregiudizio per un convincimento profondo e universale sulla giustizia e sulla santità della causa; di qualità che la forza sembrasse a tutti , com' è stata veramente , adoperata per la tutela di ùno dei diritti pitl incontestabili , per un bisogno dei più stringent i della società europea , senza che ne sia seguìta la menoma violazione di diritto sia verso la libertà o la nazionalità di popolo, sia verso qualunque ragionevole pretensione degl ' individui. Un somigliante convincimento era vano aspettarlosi dalla ILalia: essa è inferma troppo , o per dir meglio non ha ancor tanto sofferto , che le sofferenze le possan valere una di quelle tremende lezioni, onde la Provvidenza addottrina i popoli e gli adduce al disinganno ed al pentimento. La Francia che nello sviamento intellettuale e nelle sventure che ne furon frutto ci sta precedendo di mrzzo secolo, la Francia, dico, si è trovata in condizione di avere quel convincimento , c di coronare colla dirittura delle sue idee il trionfo che già avea portato col valore e colla disciplina delle sue armi.

AYYEllTEl'\ZA. VII Le tornate del 18, H) e 20 di ottobre 1849 nell' Assemblea nazionale francese fur destinate dalla Provvidenza a questo trionfo di una idea eminentemente cattolica e sociale sulle bieche arti della ipocrisia, c sui velenosi attentali della eterodossia volteriana; esse testimoniaron del profondo sentimento cattolico che vigoreggia tuttavia nella Francia , ad onta di tante seduzioni e di tanti errori; esse modificarono anzi cangiarono dal fondo una opinione ostile alla Chiesa e troppo dolorosamente lll1iversaleggiata; ed in somma esse col voto che apparecchiarono mi son parute uno dei più memorabili avvenimenti del nostro secolo. Sarà questo una vergogna, un rimprovero o un ammaestramento per la Italia? può essere tutto insieme , c le sarà oltremodo salutare se giunga a sentirlo. Di qui mi surse il pensiero di rendere italiana questa rilevantissima discussione che la riguarda sì da vicino , aggiungervi quà e là qualche nota dichiarativa, c inviargliela come ultimo frutto del lungo mio esilio. Anzi non potrà essere che utilissimo il preporvi alquante osservazioni generali sulla discussione stessa, perchè meglio il lettore ne intenda e ne apprezzi il valeggio. La quistionc sul potere temporale dei Papi era una • di quelle che , attenendosi a un diritto immemorabile c confortata di antichissime tradizioni , restano alquanto offuscate dal tempo, c lasciano appena un sentimento oscuro, vago, indefinito sulla loro convenienza. Dall' altra parte essendo quel potere raccomandato ad una idea eminentemente cattolica, fu naturale che collo

VIU AVVERTENZA. scadere ed illanguidirsi le idee cattoliche, si spargessero delle dubbiezze, delle diffidenze, delle antipatie sul potere stesso e sulla sua opportunità pei tempi presenti. Riputandosi una istituzione voluta da altre età diverse assai dalla nostra, si venìa pensando che nella moderna Europa fosse oggimai divenuta un' anticaglia, un vecchiume da medio evo, un fuordopera della civiltà moderna, nella quale non si trovava quasi un addentellato per innestarlavi acconciamente. La Francia universalmente se n'era curato ben poco ; e gli astii filosofici , le mene parlamentari, le astuzie gallicane, le violenze convenzionali ed imperiali aveano ispirato non so che diffidenza e quasi dispregio per la dominazione temporale dei Pontefici. Quanto alla Italia, il clero studiava la quistione sotto l'aspetto meramente dogmatico, giuristico e tradizionale; i laici ci studiavano , ma quasi al solo intento di schiantarlo , ed oggimai erasi venuto a tale , che appena la riverenza alla pratica della Chiesa bastava alle timorale coscienze per adagiarvisi. La quistione nondimeno per apparire nella sua verità non avea uopo che di essere studiata davvero, di buona fede e con quella calda sol4ccitudine che si reca nello studiare, quando si fa non per sapere ma per operare. E la Provvidenza vi ha condotto la società moderna per una via che minacciava di quasi travolgerla nel precipizio. Perchè la quistione sul principato pontificale si librasse seriamente e davvero, si dovca venire al punto di annientarlo. Allora sonosi aperti gli occhi ed il mondo è stato compreso dallo sgomento

AVVERTENZA. IX e dal capogirlo ; allora si è capito che smovendo quella pietra angolare, la società andrebbe in fasci, e gl~ intelletti più arditi han dictreggiato a questo pensiero. Por somiglianza di un antico maestoso edifizio che, ammodernato ed abellito tutto novellamcntc, tenesse tuttavia in un luogo recondito non so che pilastro o colonna, che a molli sembrasse una sconciat.ura c un soprappiù da gettarsi via ; e innanzi di venire al fatto SO llC volesse Sell· tiro il giudizio degli architetti e degli sporti. Ma questi, scandngliato parte a parlo l'edifizio, dicessero al fine : guanlatevi di toccare a quella colopna, quanto vi è cara la esistenza medesima di questa mole : potrete bene ammodernarla anch'essa, nbcllirla, metteda)n accordo con tutto il resto ; ma quanto a schiantarla, dcponctcnc ogni pensiero, se non Yi piace seppcllirvi sotto le sue ruine ! Sono appena tre anni cd il togliere il patrocinio del potere t.em· poralc dei Papi Yi avrebbe fatto accogliere poco meno che colle fischiate, appena sariasi tollerato in un professore della Sapienza o in un monsignorino dell' accademia ecclesiastica; tanto eravamo tutti storditi c accoppati dal gridar che faceasi all' insopportabile abuso ! oggi il non togliere quel patrocinio, almeno in Francia della quale so solamente , se non vi fa tenere per gonzo, vi chiarirebbe poco meno che socialista! Or uon vi par questo un progresso vero , incalcolabile nell' interesse pontificate ed ecclesias-tico? A mc certo pare di cosi alta rilevanza che, quand' :mche un triennio di sventure italiane non aYessero fruttato che questo , esso non mi parrebbe comperato a troppo caro prezzo. Chi sa che questo non inten·

x AVVERTENZA. desse la Provvidenza, la quale sì spesso permette le nostre follie per l'adempimento degli arcani suoi fini che sono mai sempre pel nostro meglio ! l\faraviglioso soprattutto fu il disputarsi che fece questo suggetlo nei quindici così delli bureaux in che tutta l'Assemblea francese è partita. lvi pel parlarscne che si facea in piccoli drappelli, vi fu agio di sentire i giudizi che se ne portavano da un numero grandissimo di Rappresentanti; e dall eggerne il rendiconto , io posso far sicurtà che su. dicci almeno nove discorsero con una giustezza c precisione inaudita sulle vitali attinenze, che legano la conservazione e la prosperità della moderna società al Principato dci Pontefici . N è solamente la suprema convenienza per questo Iato, ma la legittimità del diritto, la ingiustizia dci reclami , ma le forme governative compatibili con quel potere , ma il nessuno scapito che ne viene ai diritti dei sudditi pontifidi, tutto è stato librato, approfondito , discusso da farci sperare che passerà ben qualche.>:'secolo prima che le ire anticattoliche riescano a sparger tenebre su tanta luce. Non so promettervi che non si abbia a vedere un altro trionfo mazziniano ; ma per un Giannone redivivo ci vorrebbe troppa impudenza ! · L'Italia laicale, già per lo addietro sì mal prevenuta su tale suggetto, nelle presenti condizioni non ha avuto motivo di entrare in questo esame più di quello che portasse la curiosità ~egli eventi, o il cicalio dei giornali; e non chiamata a dcciùerc non si è brigata di studiare. Nondimeno trattandosi di cosa che la tocca così dappresso , avrebbe potuto pensare che oltre al Sarpi codiato da nu-

AVVERTENZA. Xl merosa scuola fino a Pietro Giordano ed al Niccolini, si possa leggere e studiare qualche altra cosa per raddrizzare i torti giudizi. Questo studio si troverà fallo nel rapporto di M. Thiers, nella esposizione della politica ministeriale nella quistione romana per M. dc Tocqucville, nelle due stupende arringhe di Thnriot de la Rosière e del conte de Montalembert. Tutti e quattro ci sembrano laYori pcrfelli e da onorarsene qualunque statista cattolico ; ma i due ultimi sono tali da rendere malagevole il pensare qualche cosa di più ragionato e di meglio inteso. Notcyo)issimo è il tutto nuovo cammino in che è entrato per questo rispetto il signor Thiers. Chi ha letto con quanta acrimonia abl>ia egli parlato dei Pontefici c della santa Sede nella Storia della rivoluzione francese, non può non congratularsi conesso lui di quest' ultimo suo scritto. Che lezione pcl mondo non dovrà essere questa! il volgo dei pubblicisti volleriani si sfoga in impotenti c ridevoli ingiurie contro l'uomo eminente che, condotto per ragione alle illazioni medesime ove i cattolici vanno per fede, non ha dictrcggiat.o, cd ha avuto la generosità di professarlc. Hanno essi un bel chiamarlo capJJUccino, gesuita c sagt·estano ! ma non si accorgono che più essi strabiliano , più si stupiscono di questa nobile mentita che l'illustre pubblicista ha dato a sè stesso, più fanno rifulgcre la forza delle ragioni che ve lo hanno condotto. Possa la :Provvidenza multiplicar questi esempi,_darne qualcuno alla povera Italia, ùovc ci ha pur troppo piaghe e ferite;

XII AVVERTENZA. ma è pure sì raro un somigliante balsamo per molcerle e guarirle! Nella esposizione della poliUca ministeriale fatta pel signor de Tocqueville, Ministro per gli affari esteri, nulla 110n potrìa desiderarsi di più umano, di più temperato e quasi starei per dire eli più cattolico; c le interruzioni , le smanie, i farnetici insulti ùella opposizione socialista gliene possono essere un argomento. Vero è che entrato nell' arduo impegno di giustificare la sgraziata lettera del Presidente della repubblica, non l' ha potuto fare che con qualche stiracchiatura; ma questa è stata tutta a solo dispendio del buon senso, e i principi cattolici, la riverenza verso la santa Sede c verso il Pontefice, l'onore e la dignità della Francia non ne han portato il menomo detrimento. Ma il bello, il maraviglioso sono i due discorsi di Thuriot de la Rosière e di Montalembert; non dubiterò di asseverare che, in diverso genere, sono due capolavori di eloquenza parlamentare. La profondità, la sccltezza di pellegrine idee, la lucidità dei concetti c la intelligenza vasta alla stess' ora cd acuta negli studi politici, forman le doti del giovane ùiplomaticò, e gli fan sorridere l' avvenire più lusinghiero nell' arringo, in cui egli è entralo la prima volta con sì lieti auspicii. Il rinomo del signor de Montalembert pei scrvigi resi alla causa cattolica colla forte sua parola, ci potrebbero dispensare dal dirne nulla; nondimeno ci si asserisce che questa volta è stato maggiore eli sè stesso. Egli ha parlato, come sempre, da cattolico ; ma questa volta ha fatto mostra di un coraggio,

AVVERTENZA. XIII di una destrezza, e diciamo la sua parola, di un'audace tenerezza per la Chiesa cattolica, che si sarebbe detto la Provvidenza averlo ispirato e sostenuto in proporzione de1la causa grandiosa che avea per le mani. Chi è uso ad ascoltarlo da lungo tempo, asserisce che esso è stato udito dall' Assemblea legislativa con più di attenzione, con più di amore, con più di plauso, di quello che già lo ascoltasse la camera dei Pari, quando egli vi tenne quella memorabile e profetica orazion funebre del Sonderbuncl, nella quale pronunziava aila monarchia la sua caduta, in pena di aver lasciato opprimere il diritto, calpestar l' innocenza e rapire ad un popolo cattolico la libertà. Ho fiducia che questi quattro lavori saranno Ietti in Italia con amore e con profitto; ma vorrei che all' amore cd al profitto seguitasse un segreto rammarico, che parole sì bc1lc, sì dignitose e sì calde per la causa cattolica e pontificalc le debbono venire, come merce forestiera, da oltremonte. Il rammarico c 'quasi una generosa invidia potrìa forse spoltrire i neghittosi, che a~endo pure mente c cuore da emulare a questi esempi, se ne restano per manco di coraggio ci\·ile l Questi quattro discorsi sono la sostanza dello scritlo che mando alla Italia. Ma perchè non fermarsi a questi? perchè frammetterci i discorsi in contrario senso? percltè soprattutto aggiungervi quelle incessanti interruzioni, che turbano così spesso l' incesso maestoso del dicitore, e fino quelle note sui vari atteggiamenti in che recavasi l' Assemblea dall' uno e dall' altro lato? perchè in somma presentar quattro discorsi continuati nell' andamento e b

XIV AVVERTENZA. nc11' idea , frastagliali da perpet.ue interruzioni, fino a renderti immagine di una scena, che spesso s'innalza all' altezza del tragico, ma che forse pitl spesso dechina al vulgare cd al ridcvole della commedia? Tutto questo dovè certo, riuscire stranamente fastidioso a chi ascoltolli, nè può riuscire piacevole a chi dovrà lcggcrli. Molte ragioni mi han persuaso a ritenere la discussione nella sua interezza, non pure riportando i discorsi pro e contra, ma riferendo per intero le interruzioni, c fino i più minuti particolari notati dal JJ!onitore. Oltre al debito <li lealtà che mi correva di far sentire l'una e l'altra parte, oltre a quella forma quasi drammatica che pure potea avere la sua attrattiva, io ebbi un intendimento gmvissimo, il quale dcc dichiararsi perchè il lettore, ammonitone maluramente, possa tener l' occhio a coglierlo. Ho voluto in questa discussione e nell' Assemblea francese che ne fu il teatro, offerire al lettore, come in miniatura, l'immagine della presente condizione sociale, la quale è in Francia un sottosopra quello che è in Ilalia c per tutto. La distinzione di due parti belligeranti, cou una frammezzo barcollante tra due; il valore numerico, le qualità morali, intcllettuaJi e civili di ciascuna; i principi che professano, le simpatie che spiegano, le ragioni sn cui si appoggiano, le armi di che si valgono, sono questi gli elementi da integrare una tal quale cognizione della società moderna; e tutti questi io credo siano abbastanza delineati e coloriti nella miniatura ch'io ne p l'C· sento nella discussione sulla quistione romana. Quanto alle distinzioni dci partiti cd al rispetti vo loro

AVVERTENZA. XV valore numerico, è affare di cifre : una gran parte savia, moderata, istrnit.a, cattolica; una piccola parte, meno di nn quarto, socialisti, democratici, arrabbiati; il resto certe tinte mediane, certe sfumature ambigue che baleuano, tentennano incerti fra ùue; or si rannodano ai primi, ora si gettano coi secondi; ma fortunatamente nella quistione romana, erano risoluti col partito cattolico. Perciò che riguarda le forze rispettive non ci è bisogno per farne stima che paragonare discorso con discorso, argomenti con argomenti, principi ed affetti con principi ed affetti. Che povertà, che ambagi, che menzogne, che paralogismi dalla parte degli oratori socialisti! Il meglio che abbiavi è il luogo comune cd umanistico dell' eroismo patrio, dello spasimo per la nazionalità e indipendenza; a cacciarvi un po' di pathos, è giuocoforza fingere scuri c patiboli in Roma, dove finora non si è ancora torto un capello a veruno; ricorrere alle esecuzioni di Ungheria, che nulla non han che fare col Papa e con Roma. Intendete però che i così tenerissimi, che mi~vengono c basiscono alla vista di un salassa, essi proprio ci dinunziano che il popolo si leverà, a che fare voi lo sapete; fanno plauso all'assassinio, e si sollucchcrano di Luigi Capeto gettato al carnefice. Dalla contraria parte, che dirittura di ragionamento, cl1e elevatezza di principi, che r,alma serena, che puro aere_, che santità tli affetti! Se alcun i)OCO s'intorbida il discorso, ciò è solo per la vicinanza e quasi pel contatto in che travasi con tristi obbielti, e tristi sono per lui l'errore c la foga degli · affetti stemperati ; come un ruscello che , dechinando

XVI AVVERTENZA. limpidissimo tra verdi sponde, infosca per poco i suoi argenti pel traversar che dee una putrida gora; ma si rimonùa toslo nel suo cammino, c torna uu' altra volta alla lucentezza natìa. La stessa libertà, che oggimai tra gente oncsla non può ~ominarsi senza brivido c sgomento, come non ci appar bella sulle labbra ùcll' oratore cattolico l Voi quasi obbliatc i suoi torti, c siete soavemente invogliato a ingraziarlavi! Ma come dunque, mi direte , come avviene che una minorità, la quale rimpctto alla maggioranza, è nulla , propriamente nulla , in quanto la maggioranza è sovrana cd è tutto, come, dico , avviene che una minorità così sprovvista di cligL1ità c di ragione, possa menare tanto scalpore, darsi tanta importauza e fin talora pericolarc la cosa pubblica? Oh! come avviene? avviene per la qualità delle armi che brandisce. E non è stata la minorità che ha messa in soqquadro l' Italia, dal Ccnisio fino al lembo piLt australe d0lla Sicilia? O t· fate conto che altrettanto intervenga nell' Assemblea francese ; c questo è un altro capo ùi somiglianza nella miniatura. Ci corre nondimeno una differenza notevolissima, c questa è che dove nello scompiglio c nella baruffa delle piazze, la minorità non islà al cospetto della maggioranza, c riesce a JWevalerc, perchè ha più strillato e più ardito; nell' Assemblea, dopo le strida, le minaccio, le baruffe, i parapigli, i tumulti spavcntcvoli si contano i capi, e per conclusione i democratici restano abestemmiare il loro idolo, nientemeno cioè che la sovranità popolare , ]a quale per

AVVERTENZA.. XVII un abuso già lamentato da RobespietTe, è la sovranità della maggioranza. A questo riguardo, non m' incresce di aver riportate le interruzioni per minuto, dalle quali il lettore può giudicare che sia questo lato veramente sinistro dell' Assemblea, il quale rappresenta degnamente il lato sinistro della Francia, e potrebbe ùirsi del genere umano. A V· verta però il lettore che egli non ne vede neppure una centesima parte nelle fredde parole morte morte sulla carta: converrebbe vcderlo vivo quello spettacolo ! È cosa altrettanto impossibile a descriversi che a dimenticarsi chi l'abbia visto una volta ! Quegli accenti pieni d'ira ! quei visaggi,! quei ceffi! quel levarsi in piedi, protender le braccia e mostrar le pugna! quelle furie, quelle minacce e suon di man con elle! Ma soprattutto quello che il Monitore qualifica sì.spesso per 7'iso ironico (rire ironique), è una certa cosa che nel linguaggio umano non ha nome, in quanto tiene assai del satanico; ma non ricordo che Dante s'imbattesse in alcun che di somigliante nel suo viaggio all' inferno. Quanto a ciò che questo lato approva e plaudisce, ed a ciò che insulta c detesta, non potrebbe sapcrsi meglio che dal Presidente dell'Assemblea, M. Dupin, il quale ha il carice, c lo compie con una gravità maravigliosa, di contenere quelle furie che non irrompano in peggio. Il lettore troverà a suo luogo questo brandello, manon gli sia grave di leggerlo fin d'ora. Lungo il discorso di M. 1\Iontalembert, ad una delle piùprocaci interruzioni, il Presidente pronunziò con una solenne gravità queste parole: b.

XVIII AVVERTENZA. <c Io devo contestare, c no cada la vergogna su cui è di ragione, che oggimai qui non si può censurare l'assassinio, l'anarchia e la'demagogia, senza eccitare reclami , c che non si può rendere omaggio a ciò che ci ha ·al mondo di rispettabile, senza eccitare la derisione e lo scherno. Voi offendete tutti gli onesti sentimenti.» E questi sono gli uomini che dovrebbero riformare e governare il mondo! questi sono gli amici e i difensori dei nostri patriotti della Penisola ! questi perorano la causa della nazionalità c indipendenza italiana! Oh ! lo intendesse una volta la patria mia! se lo intendesse ! Si getterebbe forse in braccio al Turco prima di accettare la indipendenza c la libertà per queste mani ! Essi governerebbero il mondo come discuton gli affari, cioè opprimendo quanto ci ha di giusto, di ragionevole c di santo, c innalzando quanto ci ha d'iniquo e di laido nel profondo della umana malizia; e questo, offendendo calpes· tando ogni sentimento onesto. Chi stimasse incredibile <rucsto voto si riduca al pensiero la repubblica del 03, il tempo del terrore: essi vi fanno all'amore senza cerimonie, o beati se potessero gustarne qualche settimana o qualche mese ! Innanzi ad una minorità così scarsa ma così impronta c procace, sotto il peso di reclami ed ingiurie così rubcste e quasi farnetiche, si consideri che gran cosa sia stata che una maggjoranza di 470 contro 165 vi portasse un trionfo solenne e risolutissimo l La politica moderata, rispettosa alla santa Sede e diciamo propriamente cattolica, esposta da M. Thicrs e da M. de Tocqueville, vi fu

AVVERTtNZA. XIX adottata; e i plausi universali, gli assentimenti molteplici, onde f'l'ano accolti i discorsi di M. Thuriot e di M. de 1\lontalembert, indicavano abbastanza a quale intendimento, con quali ampliazioni ed in qual senso si ammetteva col voto quella politica. Ma noi non possiamo pretcrire un tratto che è stato il primo e forse resterà unico negli annali parlamentari . Il veterano dei due oratori cattolici con un arte maravigliosa, ridcstando il sentimento cavalleresco sì possente sul cuore francese , rilevava la vile sovcrchieria che sarebbe nel far violenza alla Chiesa debole materialmente ed inerme, immaginandola sotto la sembianza di una donna, anzi di una madre venuta alle prese con un guerriero : la debolezza sarebbe oppressa ma non vinta, e il vincitore sarebbe disonorato dalla vittoria. Ciò era un dire: voi siete invitati aferi1·e la vostm macke. Aquesta parola d'un figlio il cuore dei figli rispose : un subito grido , un applauso concorde, uno scoppio di affetti generosi c cattolici fu la risposta. Sì! sì ! volean dire • la Chiesa cattolica è nostra madre l noi non la feriremo, non la oltraggeremo, non l'abbandoneremo giammai! c i cuori batleano, e s' infiammavano i volti, e fremean le mani. Ohi sì! ha scrittoM. Lenormant nella sua Rivista, son ben leggieri i Francesi, voltabili c svagati : razza troppo celtica che si lascia trasportare a tutte le seduzioni c ad ogni vento di dottrina si lascia volgere; ma nel cuore, oh! nel cuore ci ha sempre nn cantuccio di catechismo e di prima comunione, che Iddio nella sua mise-

xx AVVERTENZA. ricordia tiene in sua guardia come una celletta segreta, di puro oro. Ma prescindendo cziandio da questo slancio spontaneo del cuore, c stanclone al voto solo, esso suppone eJ acclude questi tre clementi: t o che la Francia vuole restare cattolica; 2° che non crede poter restare cattolica senza restare unita alla Sede romana ; 3° che ad avere i vantaggi di questa unione si crede nel dovere e nel diritto di tutelare il dominio temporale al Pontefice, senza restrizione di sorta, e senza che stimi aver con ciò leso popolo alcuno od individuo. Si considerino sensatamente questi tre capi , e si giudichi se io ebbi ragione fin da principio di dire che questa discussione c questo voto si debbono riputarc uno dei più memorabili avvenimenti del nostro secolo, e segnaleranno tre giornate di Parigi bene altrimenti gloriose. Mi si permetta ora una inchiesta : da un' Assemblea italiana si potrebbe aspettare altrettanto'? Dio mio ! chi potrebbe presumcrlo ! è questo un pensiero sconsolantc che mi stringe l'anima, me la empie di un desolato desiderio e mi renderà men caro , se pure non mi amareggerà l'istante in che io saluti i bei soli e i bei vigneti della patria mia ! Oh! povera Italia l chi conterebbe i tuoi dolori e le tue vergogne ! Che abbian saputo fare le nostre Assemblee, che sappia far tuttavia l'unica che 'sia superstite, l'ha veduto e lo sta vedendo tutta Europa; e quanti abbiamo il sì in bocca cd un poco di pudore in fronte, ce ne abbiam dovuto coprire la faccia con ambe le mani. La camera di

AVVERTENZA. XXI Todno, salvo qualche piccola eccezione, è ambisinistra, e però non ha avuto contro di chi sputar la bile antipapale per manco di contrasto, in quanto colà appena si leYÒ una rinomata, ma t.imida voce italiana per ricordar qualche storia dci scrvigi fatti dai Papi all'incivilimento cd all' Itnlia; cd eziandio quel pochissimo vi fu accolto cogli urli, coi fischi c colle risate. Nel resto i prodi non avendo con chi accapigliarsi, ebbero tutto l'agio :di oltraggiare, tl' irridcrc, di schernire la Madre con una procacilà plebea da disgradarne gli eterodossi i più villani. N è questo dico quasi si dovesse aspettar meglio da altri Stati della Penisola ; niente affatto ! il pcndìo era Io stesso per tutto : quello che si fa nella metropoli subalpina, fcccsi anche })Cggio in Roma, cominciavasi fare in Firenze c sari<lSÌ fatto perfino in Napoli, se colà un parlamento qualunque avesse pigliato piede. In sustanza il primo frutto delle istituzioni rappresentative dovea essere una guerra anticattolica cd antipapale. Dovrà dunque dirsi che l'l tali a sia meno cattolica della Francia? io no'l credo. Nondimeno il .fenomeno lta sufficiente spiegazione in questo, che in Italia le Assemblee sono riuscite c riuscirebbero forse per lungo tempo le espressioni di partiti, non quella della nazione; e così quest:.t sarebbe condannata a vedere insultata la sua Fede c quasi Yiolata la propria coscienza: frutto a vero dire troppo doloroso della sovranità popolare~ ma gasligo abbastanza meritato colla inesplicabile inerzia di non prender parte alle elezioni. Aggiungete che la borghesia addottrinata, dalla quale al trar dci conti esce la rapprob.

.XXII AVVERTENZA, scntanza nazionale, è troppo guasta tra noi : essa o non crede ed è nemica, o se crede non è battagliera, in quanto finora tra noi la fede è stata un'abitudine, un convincimento, una pratica se volete, ma non una palestra. E così fin che non formisi in Ilalia una scuola laicale cattolica, che studi e pratichi la polemica , che s'ispiri dei grandi veri rivelati e delle loro attinenze con ogni parte di civile culto, fin che, dico; non formisi questa·scuola, come è già formata e forte in Francia, leAssemblee non saranno che anticnttoliche dove abbonderebbe il fiele , il)ofisma c la menzogna, c la verità sarebbe mutola o balbettanle. Questo esempio della Francia può essere di una immensa portata per la Italia , non pure per raffermarvi la opinione cattolica, ma per destarvi e apparecchiarvi dei caldi propugnatori della opinione medesima. Sarebbe certo una forse doverosa, ma sempre utile compensazione che dalla contrada onde i nostri popoli han succiato tanto veleno ed hanno accolto tanti errori e tante bieçhe prevenzioni contro la Chiesa, da quella contrada medesima, io dico, sarebbe bello che loro venissero gli elementi onde rinsavire da quegli errori , e rifarsi in parte di quelle sventure che ne furono la conseguenza. In questa maniera di utilità noi abbiamo non poca speranza e diciamo anzi non poca fiducia; chè quanto al contegno del Governo francese nelle negoziazioni col pontificio, noi non potremmo rispondere, anzi non saremmo molto sorpresi a veder]e infoscarsi un' altra volta e minacciare : quasi diremmo che ne abbiamo timore per la mutazione del Ministero proclamata sono appena quattro

AVVERTENZA. XXII giorni, e per l'aria cupa ed altezzosa di un Messaggio presidenziale all'Assemblea. Ma che che sia per avvenire, il :voto dell' Assemblea sovrana, della Francia sovrana, è pronunzia,to; e potenza creata non varrà a ritrarlo. Se fosse violato, se fosse interpretato a rovescio, si avrebbe un' altra ripruova che nessuna forma governativa può rendere efficace il voto nazionale se la lealtà ed il disinteresse non preseggono al Potere esecutivo. Senza mancare alla integrità del soggetto ci siam creduto permesso di preterirne una parte nel mezzo ed un' altra alla fine ; e ciò per ischivare lunghezza e perchè non ci parevano aggiunger nulla di rilevante alla discussione, esaurita abbastanza da ciò che rechiamo. La diceria del generai Cavaignac , che abbiam tolta via dal mezzo, non contiene che esplicazioni personali, come 'disse egli stesso, e tutta riducesi a dimostrare che egli nel prepararsi che fece ad una spedizione per Roma non era stato ispirato da un sentimento cattolico. Tal sia di lui ; e nessuno vorria sorbirsi una dozzina di pagine per farsene capace. Le parole di Emanuele Arago e di Odilon Barrot, troncate daUa fine, non dicon nulla quasi di nuovo; e dal proconsole di Lione non si ebbe che una miserabile riproduzione della diceria di Vietar Hugo ; ii già Presidente del consiglio non fece che esporre la stessa politica dichiarata da M. de Tocqueville ; ma collo innestarvi del falso nei concetti e nei fatti e fino qualche minaccia al santo Padre, aspirò al privilegio di piacere a tutti e non ottenne che di scontentar tutti e nonpiacere averuno. Benchè siasi procurato di vestire alla italiana i con- /

XXIV AVVERTENZA. colli e le parole francesi, la fretta nondimeno onde è stato fatto lascerà sicuramente non poco a desiderare ; ma quanto a molte maniere da asseml;>lea e quasi tecniche come, per esempio , dare, avere , domanda,re la parola, ordine del giorno, chiamare alt' ordine e se ce ne ha qualche altra, queste si sono fasciate nei loro gallicismi, ed il lettore, speriamo, non sarà.così schifiltoso da farcene un delitto di leso purismo. Noi non abbiam lingua parlamentare per la buona ragione che non abbiamParlamenti : il solo che sia in piedi ha avuto troppo da fare per pigliarla con frati e suore e per tartassare i Vescovi, sì che non dee stupire che siagli mancato l'agio e la voglia di arricchire .il Vocabolario della Crusca. Le cose discorse in quest' Avve1·tenza, e più forse ancora quelle che si leggeranno nella discussione, non sono certo tali da blandire le nostre ambizioni nazionali; potrebbero anzi ferirle e tirarci sul volto molta vergogna. Ma se non ci riconosciamo del male, sarà nulla del cercarne il rimedio. Questo la Provvidenza ce lo ha preparato, ce lo stà soavemente apprestando , e noi lo troveremo ripensando che i casi avversi sostenuti fin qui sono stati per lei ordinati non a ruina, ma a correzione del nostro popolo. Però scrissi nell'epigrafe: obsecro eos qui lwnc librum lectu1·i sunt ne ablwrrescant propter adversos ca .~~ts, sed reputent ea qum acciderunt non ad interitum sed ad correptionem esse generis nostri. Parigi 7 noYcmhrc 18r.9. CARLO M. CURCI, D. C. D. G.

LA QUIS1,IONE ROMANA NELL' ASSEMBLEA FRANCESE. NELLA TORNATA DEL 13 OTTOBRE. : IL PnEsiD.ENTE. M. Thiers ha la parola per riferire sugli affari di Roma. M. THIERS. Ho l'onore di presentare all' Assemblea il rapporto sui progetti di leggi riguardanti i crediti chiesti per la spedizione romana. Da tutte parti : Leggete, leggete. M. THIERS (legge). Signori, l'intervenzione della Francia negli affari di Roma è stata subbietto di frequenti discussioni, sia nell'Assemblea Costituente sia nella Legislativa. Pel succedersi di nuovi fatti il governo ha avuto il provvido pensiero di prevenire egli stesso qualunque interpellazione, proponendovi spontaneamente un séguilo di progetti di leggi necessarie pei dispendi della spedizione, ·e le quali vi avrebbero fornita alla stess' ora l'occasione di più ampi schiarimenti. Una Commissione eletta nel vostro mezzo ha esaminati di nuovo lutti gli aspetti morali, religiosi e politici della grave quistione onde è parola ; essa ha ascoltato i Ministri; ha preso contezza di . 1

.2 LA QUISTIONE ROMANA parecchi documenti, c incarica me di sommcltervi il risultamento delle sue riflessioni. E primamente sui crediti chiesti non può muoversi difficoltà di momento, trattandosi ·di dispendi necessari ed in gran parte già compiuti. Ma l'atto politico che ne addusseil bisogno,malcconseguenze chequell'attomedesimo l1a già avuto, e quelle che potrebbe avere per l' avvenire, debbono essere oggetti di molto seria discussione. E così 1 a vostra Commissione m'incarica di signifìcarvi che essa sulle spese non ha alcuna osservazione a fare; solamente potrebbe dubitarsi se i crediti chiesti possano bastare per occorrere a tutti i bisogni della spedizione fino al termine di quest'anno; ma la Commissione, dopo averne prese informazioni opportune, mi dà facoltà di darvene piena sicurezza. lo m' affretto pertanto a discorrere ciò che più direttamente vi preoccupa; cioè la spedizione in sè mede· sima, nei suoi motivi e soprattutto nelle sue conseguenze o seguìte di già o che solamente se ne attendono. Queste conseguenze sono elleno vantaggiose? onorevoli? conformi infine allo scopo che la Francia si proponeva?. Che ci ha egli a desiderar tuttavia perchè gli effetti rispondano alle intenzioni che voi aveste nell' ordinare una spedizione che se avea qualche difficoltà militare, ne incontrava assai più gravi nell' ordine politico? Son questi i subbietti che io intendo in nome della vostra Commissione esaminare speditamente. Allorchè, ha già tre anni, un grande Pontefice ricambiato sì iniquamente delle generose sue intenzioni, dall' alto del Vaticano levava l'insegna delle riforme politiche e sociali, tutti gli uomini d' intelletto facevati voti che l'italia entrasse con avvedutezza nella via a lei dischiusa per Pio LX; che e.s.sa v' innoltras.se misuratamente e non

NELL' ASSEl\fBLEA. Fl\ANCBsg. a per sal li ; che essa non compromettesse anche un' altra volta i suoi destini per una avventatezza dissennata ; che essa in qualche suo Stato si restasse contenta a riforme amministrative siccome mezzo a maturarsi per le politiche; che in qualche altro non sognasse a trapassare i limiti della monarchia rappresentativa, alle cui difficoltà appena si troverebbe uguale; che per tutto essa si costumasse alla concordia all' unione per procurarsi compenso all' unità italiana che certo da lei non dipendeva ; ma soprattutto che essa non tentasse sconsigliatamcnte una guerra d'indipendenza : guerra intempestiva, senza speranza per lei, finchè l'Europa non avesse la sventura d' es· sere ravvolta in una guerra universale; che infine ove a questa guerra si venisse per circostanze più forti della volontà umana, tutti gli Italiani di conserta coi loro governi rinunciassero alle miseral.>ili discordie intestine per volare sul Po c sull' Adige. • Questi, noi dicevamo, erano i voli degli uomini d'intelletto amici della vera libertà, amici soprattutto di quella cara e bella Italia che è come una seconda patria degli animi bennati e generosi. N è son voti questi, vedete, conceputi dopo il successo, frutti di una prudenza tardiva che prende lume sol dagli avvenimenti; quei voti furono espressi da questa tribuna stessa all' aspetto di un trono che non è più; quando voi eravate tutti speranzosi alla vista di quell' universal movimento che si stendeva da Napoli fino a Berlino ed aVienna, e che per suprema sventura invece delle rigenerazioni promesse non è riuscito che alle tempeste. (Benissimo! a dritta; rumori asinistra.) Egli ci ebbe colà una generazione di uomini che ponendo lo sfogo delle proprie passioni molto al dissopra della causa nazionale, s'impadronì dell'Italia e la precipitò

4 LA Q UISTIONE ROl\1ANA in un abisso. Questa parte della nazione sospinse i popoli a cercare istituzioni in disaccordo colle disposizioni degli animi e colle abitudini ; questa ha cacciato fino alla forma repubblicana popoli incapaci nel present.e di levarsi al dissopra di libertà municipali e provinciali; questa ha falto ancor peggio commettendo il fallo più enorme, c che avrebbe lutto perduto, il fallo di provoèare intempestivamente la guerra d' indipendenza, rivolgendo per giunta contro i governi d' Italia i popoli italiani, i quali doveano anzi esclusivamente riunirsi contro un potente nemico provocato con tanta follia. Il séguito di questi fatti non vi è ascoso. L'Austria usando il diritto incontestabile della guerra, ha riconquistata la Lombardia, invaso il Piemonte, i Ducati di Parma e di :Modena, la Toscana, una parte degli Stati pontificali. L'indipendenza italiana lungi dal progredire ha dietreggiato; e la sua libertà non se n' è tr;ovata meno pregiudicata. (Brontolio a sinist1·a.) IL PnRsm. È senz<l esempio che in un'Assemblea s'inten:ompa un rapporto! UNA vocE a sinistra. Noi siamo in un' assemblea repubblicana.( Ila'l'ità generale.) l\1. THrEns (seguitando). I governi mal compensati delle concessioni già fatte, non fur certo vogliosi di rinnovarle; i nemici delle riforme trovarono poderosi argomenti negli eccessi commessi; gli uomini chiaroveggenti furono scoraggiati, e le moltitudini scatenate con tanto rischio furono ridotte per la forza ad una dura sommissione. Tuttavia nel mezzo di così vasto naufragio è egli uopo abbandonare ogni speranza? non vi avrebbe qualche resto a raccogliere? non si troverebbe a salvare qualcuna delle speranze concepnte nel quaranta-

NELL' ASSE!11BLEA FRANCESE. 5 sette? Ma soprattutto non ci sarebbe a far qualche sforzo per ricondurre in Italia un equilibrio, sul quale le Potenze europee han diritto di vegliare, e che era rotto pel vantaggio di una, colpa di chi aveala provocata?La Francia ha pensato che sì ; e quinci apparisce l' origine della sua spedizione a Roma; spedizione che non può essere giustamente apprezzata senza risalire alle circostanze che l' han prodotta. L'Austria dopo la giornata di Novara si accingeva a raccogliere i frutti della sua vittoria contro gli Stati italiani che le aveano rotta guerra, e marciava su Parma, Modenn, Bologna, Firenze, c Roma. Attentati deplorabili consumati negli Stati romani porgevano colà più che altrove un appiglio al suo intervento ; e le Potenze cattoliche riunite a Gaeta negoziavano pel ristabilimento di un' autorità indispensabile all' Universo cristiano. E di vero senza l'autorità del sovrano Pontefice l'unità cattolica sidisciorrebbe; senza questa unità il cattolicismo finirebbe sminuzzato in sette, e il Mondo morale, di già sì fortemente scosso, sarebbe sconvolto dal fondo alla cima. (lnterntzioni a sinistra.) Ma l'unità cattolica che esige sommissione religiosa nelle nazioni cristiane appena potrebbe sussistere se il Pontefice che n' è il depositario non fosse nella mani0ra la più esplicita ed al tutto indipendente, se nel mezzo del paese che i secoli gli hanno assegnato, che tutte le nazioni gli han mantenuto, si levasse un altro sovrano, principe o popolo non monta, a dettarglì la legge. Pel Pontificato non ci ha altra maniera d'indipendenza che la sovranità : è questo un interesse universale di suprema rilcvanza, iunanzi a cui gli interessi particolari delle nazioni debbon tacere, come negli Stati innanzi all' intcrcss0 pubblico tace il privato; così 1,

6 LA QUISTIONE ROMANA quell' universale interesse è più che bastevole perchè le Potenze cattoliche abbiano il diritto di rimettere Pio IX sulla sua Sedia pontificate. Trovandosi sulle mosse per recarsi a Roma un' armata austriaca sia per usare il diritto della guerra, sia per rispondere ai voti delle nazioni cattoliche, fu cercato tra noi se la Francia dovesse guardare inoperosa che l'Austria innoltrasse fino al Tevere, e dominasse così moralmente cmaterialmente quasi tutta intera la Penisola. A troncarle i passi non vi aveano che due vie : o la guerra o l' occupazione di Roma per un' armata francese. La guerra era un mezzo onde il nostro governo nel suo più gran caldo per la indipendenza italiana, e quando se ne presentava il destro negli Austriaci rigettati di là dall'Adige, pure non avea voluto usare. Saria stato spensierato consiglio il volerlo quando il destro era svanito, quando più riposati pensieri sui veraci beni della Francia erano succeduti ad avventate pretensioni. Posta così da l>anda la guerra, non ci restava che un mezzo solo , val qnanto dire che la Francia andasse essa medesima a soddisfare al grande interesse delle nazioni cattoliche rimettendo sul suo Trono il sovrano Pontefice. L'Austria allora non avrebbe avuto alcun motivo di recarsi a Roma, a meno che essa non avesse preteso cogliere dalla sua vittoria un frutto che nondimeno ha avuto la moderatezza di non pretendere. Conveniva pertanto o arrestar l'Austria per le armi , ciò che nessun partito in Francia non avea voluto nè fatto, anche quando stringeva in pugno il potere; o compiere ,l'opera che l'universo cristiano desiderava veder compiuta per una delle grandi Potenze cattoliche. t Ed era il triplice interesse della Francia, della cristia-

NELL' ASSEl\fBLEA FRANCESE. 7 nitlt c della libertà italiana che vi ci chiamava. Era l' interesse della Francia; perciocchè l' equilibrio delle influenze, rotto in Italia a vantaggio dell'Austria, vi sarebbe in certa guisa ristabilito se i Francesi fossero a Roma quando gli Austriaci trovavansi a Modena , Parma, Fi ~ renze ed Alessandria. Era l' interesse della cristianità, perciocchè il verace interesse della cristianità è posto in questo, che il suo sovrano Pontefice sia veramente indipendente. Ora la sua indipendenza aveva meno a temere dall' azion della Francia, la quale nulla non possiede in Italia, che non dall' azione dell' Austria, la quale possedendone una gran parte, domina delle sue influenze su quello che non possiede. Era infine l' interesse della libertà italiana ; perciocchè gli è vero che l'Austria ha can giato i principii della sua politica; gli è verQ!che nuove idee preseggono al suo governo ; ma gli è vero non meno che la naturale irritazione sorta dalla lotta coi popoli italiani, il timore di nuovi sconvolgimenti in un paese ove essa ha sì grandi interessi, il desiderio di contenere in istretti limiti una libertà riuscita tanto perniciosa, questi motivi, diciamo, dovean condurla a comprimere la libertà stessa al di là del bisogno, e forse a lasciar seguire una piena controrivoluzione, alla quale immani eccessi avean pur troppo fornito il pretesto. In una parola, senza cercare qual sia la misura di libertà desiderevole e possibile ai popoli, quistione assai grave ma fuori del nostro proposito, niuno vorrà negare che questa misura sarebbe riuscita più angusta sotto le influenze austriache che non sotto le francesi. Mi sembra pertanto che, avuto ri guardo agl'interessi

8 LA QUISTIONE ROMANA francese, cattolico c liberale, non si sarebbe potuto stare in forse su questo, che unà intervenzione, già inevitabile per la colpa di chi avea perduta la Francia, sarebbcsi fatta con migliori auspicii dalle nostre armi che non dalle tedesche. Potean seguirne senza fallo difficoltà, dispcndii, sangue versato, e queste erano, nol neghiamo, considerazioni gravissime. Ma se queste poteano essere allegate dagli spiriti misurati, che non vorrebbero in alcun caso ·compromettere la Francia in affari esterni ; certo avrebbero mal garbo ad allegarle coloro che vorrebbero versare tutto il sangue e tutti i tesori della Francia, per la propaganda più folle, più sterile, più impotente di quante mai ne sorgessero in umano cervello. Egli è strano davvero che, mentre da una parte si vorrebbe pericolare l' esistenza medesima della nostra patria in una lotta formidabile per imporre a tutti i popoli non so che forma unica di governo, si rifiuti dall'altra uno sforzo moderato per mantenere l' equilibrio delle influenze europee, e·per impedire una controrivoluzione in una contraùa che ci riguarda in così alta maniera come l' Italia. Tuttavolta, se gli sforzi che dovea costarci la spedizione romana, non possono recarsi in coutrario da chi propone la guerra universale per ogni nonnulla, quegli sforzi, dico, debbono essere considerati quando sono proposti da coloro che credono la Francia dover restringere la sua azione, finchè le alleanze europee si mantengono nel presente stato. A questi noi risponderemo che, se la Francia si fosse restata irnmota c chiusa in sè stessa, lasciando all'Austria tutto fare c tutto decidere in Italia, forse essi medesimi, vcggendonc le conseguenze, avrebbero condannato una inerzia portata a cosi nlto gl'ado di anncgnz10ne. Tra coloro rlt c Yorrch-

NELL' ASSEA1BLEA FRANCESE. 9 bero, ad ogni menomo avvenimento, gettare la Francia in un torrente devastatore, e coloro che la vorrebbero assiepata in propria casa, senza brigarsi di nulla, vi avea una via di mezzo, temperata e pratica; e questa era che, chiamate le armi straniere in Italia per le follie di una fazione, essa vi si mostrasse a compiervi la sua parte di bene·per salvare dal naufragio delle libertà italiane qualcuna delle spe.canze concepute all' avvenimento al trono del nono Pio. Or questo, appunto, ha fatto la Francia con provvidenza e risolutezza uguale. Gli è vero che essa così movea le armi contro di una Repubblica, ma forsechè l' essere ·di repubblica bastava a rendere legittimo e sacro il -governo istituito sul Campidoglio? Noi noi crediamo; stimiamo anzi che una tale abbiezione zoppichi da più di un lato. UNA vocE a sinistra. È vano il dirlo! -voi l'indebolite L anche più i M. THIERs (seguitando). La nostra. Costituzione avrebbe sconosciuto ogni principio di ragione, se avesse inteso che questa o quella forma di governo dovesse renderei uno Stato vicino odioso o sacro. L'essere amici o nemici non si misura dalla forma di un governo , ma dalle condizioni che lo accompagnano. Così la nostra Costituzione si è ristretta a dichiarare , che la Francia non prenderebbe le armi contro la libertà o nazionalità di alcun popolo straniero. Questo testo risolve per uoi la quistione costituzionale. È forse ila a Boma la Francia per nuoc8re alla libertà d' Italia, e in particolare a quella del popolo romano? Su tal proposito, i fatti parlano troppo alto, sl che alcuno non può restarne in forse. E che vuoi dire, che si grida contro i risultamenti ottenuti? Che si dice non abbastanza domo il partito ostile alla

10 LA QUISTI<lNE ROMANA libertà? Che si pretende non essersi abbastanza ottenuto dal governo pontificate .in fatto di franchigie politiche c di clemenza? Si confessa adunque che la Francia è locata in mezzo ad influenze contrarie, colle quali è quasi in contesa per ottenere ciò che sin qui si è concesso. Essa non è dunque in Roma contro la libertà italiana, ma in suo favore. Si dirà che non fa abbastanza, e sia; ma alla fine, essa favorisce e non contrasta. Conchiudo che lo spirito della Costituzione non fu in alcuna maniera violato. (Bisbiglio a sinistra.) UNA vocE a sinistra. Ma pur vi ha la coscienza pubblica! M. THIEns (seguitando). Così tutte le considerazioni politiche, morali e religiose, doveano portare la Francia a intervenire in Roma: ed essa vi spediva un' armata. La fazione che per due anni tenne in mano i destini d' Italia, in luogo di prenderei ad arbitri, pretese tenerci fronte. I nostri soldati, sempre uguali a loro stessi, superarono ogni ostacolo, come già a Lodi e ad Arcole ; ma più che mai, altra volta contenuti e disciplinati, essi si meritarono l' ammirazione dell'Europa per l' assegnatezza e l' umanità del loro procedere. Quand' anche dalla nostra spedizione non avessimo colto altro frullo che questo nuovo rinomo di virtù guerriere , noi non dovremmo tenerla per perduta; per noi, nel mezzo dei ùolori che c' ispira lo spettacolo dei tempi che corrono, il contegno dei nostri soldati ci è valuto un conforto. La Franci;t portatasi in Roma colle sue armi non vi poteva commettere l'incoerenza di violentare essa medesima il S. Padre, quando pure vi era venuta a liberarlo dalla violenza di una fazione. Essa ha dovuto pertanto rcndergli il suo trono c la sua libertà : la sua libertà

NELL> ASSEl\1BLEA FRANCÈSE. 1 1 piena cd intiera, perchè questa c non altra doveva essere la sua missione. Ma le circostanze le davano un diritto che si ha assai rado, quello cioè dei consigli. Se nelle conùizioni consuete un sovrano dicesse ad un altro : voi vi governate male, togliete il tale o tale altro partito, esso commetterebbe alla stess' ora una sconvenienza ed una usurpazione. Ma un sovrano venuto a ristabilirne un altro pei riguardi universali di ordine, di umanità, di religione, truova nella gravità delle circostanze che ve lo hanno condotto , e nei servigi resi un diritto a suggerir dei consigli. La Francia compiendo una impresa difficile non certo per le sue armi, ma per gli intoppi politici che le si frapponevano, la Francia, diciamo, acquistava il diritto di supplicare il S. Padre a prendere i mezzi opportuni per soddisfare ai suoi popoli. (Numerose sclamazioni a sinistra.) UNA vocE a sinistra. Ma codesto l' è un rapporto da cappuccino ! M. THIEns. L' interruzione mi stupisce, quasi non voglia intendersi il valore delle parole! (Seguitando a leggere.) La Francia aveva dunque il diritto di consigliare delle riforme che riconciliando i sudditi Pontifici colla sovranità pontificale, non la obbligassero a rivenirvi essa stessa o lasciare che vi venisse l'Austria : due mezzi ugualmente spiacevoli. La Francia non ha trovato il S. Padre men generoso o men liberale di quel che fosse nel 1847 ; ma le circostanze erano sventuratamente cangiate! Coloro che aveano abusato i suoi benefici per isconvolger l'Italia, per iscacciare dalle loro metropoli i Principi più liberali, vi avean cresciuti e rinfrescati i pregiudizi nei mal disposti verso le libertà italiane , delle quali pure Pio IX .scontrava con

i .2 LA QUJSTIONE ROl\lANA tanto coraggio le conseguenze fin dagli inizi del suo principato. Il pensiero di non riaprir la sorgente di tanti mali occupava le menti di quanti avcan mano nella cosa pubblica in quello Stato : le difficoltà già per sè grandi della libertà romana erano oltremodo ricresciute per l' abuso fattone due interi anni. La Francia pertanto ha dovuto intendere che se vi avea pericolo di ruina nel valicare i confini delle istituzioni convenevoli a quel popolo, vene aveanon meno nel restarsi al di qna di quel confine; e che in somma nèlle concessioni avvenire si correa rischio pel soverchio non meno che pel manco : s' intendea bene che l'amministrazione romana , quale trovoIla Pio IX nel suo avvenimento al trono, non avrebbe potuto mantenersi più lungamente; e però se può contestarsi ai Romani il diritto di crollare a nome della loro sovranità l' autorità temporale del Papa necessaria altrimenti all' Europa cristiana, non si può certo contrastar loro la facoltà di avere un governo equo, chiaroveggente ed accordato ai costumi del' nostro tempo. Pio IX intende queste verità in tutta la loro pienezza e ne ha dato argomento nell' atto rilevantissimo emanato dalla sua volontà libera e ponderata. Volli dire nel Jfotu p'roprio, oggetto tra noi di così calde discussioni. La vostra Commissione ha posatamente ~saminato questo atto, non perchè essa creda che la Francia abbia il dritto di decidere sul merito d' istituzioni conferite a popolo straniero; ma per certificarsi se i consigli dati avessero prodotto il loro frutto da non farle increscere la sua intcrvenzione negli affari di Roma. Or bene ! una maggioranza in proporzione grandissima (1) vi dichiara di scorger nel (l) !"ella Commissione conh~yan5i qnindeci rappresentanti eletU

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