Ettore Vollo - Maurizio Quadrio

SEillE J.a PUBBLICAZ IONI POPOLARI UM. 3. (doppio) CIRCOLO MAURIZIO QUADRIO ·· ROMA SEZIONE o' APOSTOLATO MAURIZIO QUADRIO ROMA PER CURA DEL 44 _ CIRCOLO , 1884

P ropr ielit lettertlr in del Cb·colo MAZ 0700 00198 MAZ 3839

« È !ungi da me la temeraria presunzione di dare , in. queste poche pagine , tutta in tera la figura michelangiolesca di Maurizio Quadrio. Opera sitfatta noi l 'attendiamo solo da chi, per lunghi anni , confuse il suo palpito con quello di lui, nell' adorazione della pak ia e della repubbli ca : dallo strenuo patriota Vincenzo Brusco-Onnis, che vi consacra, già da lungo tempo, la virtù dell'ingegno e la fiamma del cuore. < Questi sono pochi e brevi cenni biografici - tratti malsi~uri di un profilo gagliardo - all'intento di suscitare nel popolo la bramosia di conoscere tutta quella vita santamente operosa. Poichè talvolta la vista di un umile frammento fa nascere il desiderio dell'intera statua.

« E la buona in tenzione valga a scagi onarmi dall' accu8a di aver profanato l'alto soggetto >. Così l' amico nostro Ettore Vollo p•·elude al suo sc•·itto - che noi pubblichiamo in questa luttuosa ricorrenza - onorando la memoria di Giuseppe Mazz ini, nel suo più grande discepolo. E , in attesa della biografìa promes8a da Vincenzo Brusco-Onnis, gli operai - i n gran parte pressochè ignari d'ogni notizia su Maurizio Quach·io - apprendano in tanto, da questi cenr.i, i tratti principali di quella vita gloriosa. ROl[A, x MARZO 1884. IL IJO.'Ul'l'.tlTO

ALLA GIO\'ENTÙ DEGLI AULICI AYYOLù l)fENTI SDEGXOS.\. A L IBERTÀ E A GJUS 'i' JZIA SOCIALE PER LA DIRITTA VI A DEL!.' AZ!Oì'\E ANlllOSA~I J.:NTE INCA:'> l :'IIINAT,\. Al PATRIOT I CHI•: LA l:EDE REPUBB!..ICA:\A S ULLA TOMBA DI MAURIZIO QUADlU O H INYERDlT.\ DA ABJUR E E DA TRANSAZlOXI H\ TEGRA l~ ) l\Ill ACOLATA SERBAROXO

, j, 1Jalla ~elfo/a rl< G. Jln;:illi ' 'ennero mohl fl''fllldi, e grand! non :t. parolo Jlè t.crincenliidiseue,siù~oneper opereche dura.noe!eg:a.no :ùl:t.rh·ert>nu. dc i contemJIOrJ.llei e de i pos teri nomi di Qt'A.P•IO, di SafU e Campanella. G. fiO'I IO. I. Nella parte più settenti·ional e d'Italia , !t•a il lago di Garda e quell o di Como, si estende una regione montuosa, ser rata fra le giogaie dell e Alpi, che cbiama•i Valtellina. Il fiume Adda scorre per e~sa e l'attraversa, sg01·gando .giù dallo Stelvio. Sondrio ne è la città pt·incipa!e . Poco !ungi da Sondrio, sulla riva destl'a -dell'Adda, havvi una t enicciuola , che Je carte geografiche segnano appena, e che il viaggiatore sogguarda distrattamente : il suo nome è Ponte di Valtellina. Quivi appunto, il 2 novembre 1800, da famiglia il cui ca.alo non è ignoto alla storia

-lOImmaginate or dunque quanto tesoro df affetto e di odio dovettero accumulare quelle trjsti giornate nell'animo suo: affetto per la patl'ia oppressa, odio contro lo straniero. Tesoro d'odio, abbiamo detto e pensatamente, poichè- ·radio contro l'oppressore è santo; e, in mezzoalle spogliazioni, alle confische, ai supplizi, un popolo cui rimanga quest'unico retaggio, non è povero interamente. Ad un patto però: eh 'esso non si ri solva in vane ciancie, · come vapore innocuo ' ·via per l'aperto del cielo, ma scaldi,. concentrato, gli animi, suscitando i vendicatori e commovendo l'onda delle moltitudini. E quell'odio e quell'amore si abbarbicarono al suo cuo re tenacemente, poiché egli ritraeva quasi dai rnotJti natii una saldezza incrollabile. Saldezza che poi, al martellare degli anni e delle vicende, s'andò temprando e affinando in quel carattere ad_amantino, cui non poterono domare nè povertà, nè persecuzioni , né fatiche,. nè delusioni lungamente e costantemente durate . Maurizio Quadrio, giovanissimo ancora, si· recò all'univer~itc.\ di Pavia, per compiervi gli studì e si iscrisse nella facoltà di legge. A Pavia convenivano allora tuttf gli ingegni eletti della gioventù lombarda, stante-

- 11- -cbe quella università aveva g rido di rinomanza, e, pochi anni addietro, nelle sue aule aveva tuonato la libera voce di Ugo Foscolo. Non è a dirsi quindi come l'Austria ivi raddoppiasse ·di vigilanza. - Innumerevoli erano le vessazioni, intese dapprima a procludere l ' ingresso -dell ' Ateneo, quindi ad inceppare la Yita scientifica e letteraria, e a comp1·imcre tutta quella primavera italiana. l giovani ven ivano spiati uno per uno, qt~oti dianame n te: ai professori ·s'imponevano i limiti e il tenore dell e lezioni. Un insieme di brutali tà e di scal trezza, d nauseante e di ridicolo, che fu poi - dopo i moti del 21 - fedelmente riprodotto nelle uni versità del Piemonte dal sabaudo Carlo Felice, secondo narra Giovanni Ruffini, fratello del martire Jacopo, nelle sue Memorie di Lorenzo Benoni. Ma lo straniero non poteva raggiungere il ·suo intento: la gioventù nello studio anzi veniva ravvi vando l'amore di patria o ringagliardendo l'animo alla prossima lotta. Poich è il sapere è ·scala luminosa alle vette dei più sublimi ideali, <l le1•a potente in prò del diritto - non vana parola, checchè ne cianci Fausto, tedesco , dottore, egoista, incartapecorito. Malgrado lo spionaggio vastissimo, gli stu- -denti s'accoglievano a caldi ragionari, si con-

- 12 - tavano, si ordinavano e, da ultimo, si legavano in falange segreta, ..:ome l' Etaira greca che nell 'epica ultima lotta usci improvvisa dalle tenebre, opponendo ai Musulmani migliaia di petti bronzei e donando alla s toria i nomi immortali di Botzaris, di Ypsilanti, di Maurocordato. Il carbonarismo, sorto nell e montagne dogli Abruzzi, durante P ultima oc.-::upazione francese del napoletano, aveva diramato le sue file in gran parte d' Italia, ed era perveo uto anche a Pa\'ia, l:ipecialmente tra i g·iovani dell' università. Maurizio Qt1adrio entrò risolutamente in qu ella associazione segreta, e sp iegò una attività singolare a diffo nderne i }ll'incipì tra i compagni di studio e h·a i popohni. E t'n. meta precipua del carbonarismo allora l' indipendenza della patria e la conquista dell e franchigie costituzionali; mezzi: la raccolta d·a rmi e l'affigliamento su vMta scala per la lotta di popolo . E l'ora della lotta non tardò a suonue. Primo insorse il regno di Napoli, nel luglio del 1820, e la rivoluzione vittoriosa strappò al re la costituzione; quindi il moto si propagò alla Sardegna, e n'era già prossimo lo scoppio in Lombardia, quando l'Austria, a scompigl iare le file dei patrioti e i disegni ch'essa, pur

- 13 - ignorando, sospettava, subitamente pos'! le mani sui J>iÙ noti liberali e ne empì le prig ioni. Tra gli altri, in quei di, furono arre.stati il Pellico e il ~1aronce lli, questi anima di leone, quegli di agnello : dalla lunga prigionia l'uno usci monco d' una gamba ma di fede e d'animo intatti , l'ultl'O mis ll revolmente rattrappito e curvo nell'invilimeuto cattolico. I n quel crollo di speranze i carbonari lombardi guardarono ansiosament e al Piemonte, pronti a yarcare il confine e a so\•venire i fratelli neila lotta. Maurizio Quadrio, ardendo di generosa impazienza, vigilava col fucile tra mano. E il Piemonte si mosse. La sera del 10 gennaio 1821, gli studenti del l' Unive rsità di Tol'ioo comparvero in teatro con in capo il berretto frigio. Durante la notte la sbirraglia procedette al l'arre:;to di alcuni fra essi. E all' indomani, corsane la voce, tosto l'Ateneo appan•e affol lato di gio,•ani che, tumultuando, chiedevano la liberazione dei compagni. Per ordine di Vittorio Emanuele I , accorse l'esercito, circondò l'Università e rintronarono le prime scariche di moschetteria. Gli studen ti si ass erragliarono animosi, ma certi del sacrifi cio. Dall 'alto il campanone mandò i suoi tocchi, che parvero ruggiti, poi, spesseg-

-14 - giando, si allungarono in ululati a tempestarono infine il mal' tellare della rivolta. Emno armat i di pistole e di pugnali alcuni, gli altd di sarmati: irruppero ne l gabinetto di chimica, e i bottigl ioni, impugnati, divennero armi, divenne ro proie ttili gli altri utensili. - Combat t erono . Giovanetti Cl'oi, t ennero Ja barricata, avventando strofe e piombo, manrovesci e mottL sa laci - degnissi mi che un altro romanziere- poeta ne pennellcggi sembianza e moYenze trasfi gurate nel combattimento, come fece l'Ruga nei suoi Mism·abili, e poi dedichi il libro a certi studentucoli dell'oggi, ansimanti all a conse r vazione dell a croce sabauda. Furono mitragliati: le baionette dispersero i superstiti. l\fa, come sempre c dovunque, il sangue dei martiri ricadde , pioggia di fuoco, su t utto il popolo, e nel marzo la rivoluzione scoppiò. Maurizio, esul tante di giubilo, senza frapporre l'indugio di un' ora, abbandona Pavia celatamente: sotto vesti òi contadino, ricolerando a tratti la lena sui carri nei quali s'imbatteva e che tenevano l o stesso suo cammino, attmver'a pedestre l'alta Lombardia, a ttinge il eonfìne, che varca inosservato, e si unisce agli insorti. Il moto intanto aveva progredito rapida-

-15 - mente: sulla cittad ella di Torino, cacluta in mano dei costituzionali, ondeggiava la bandi e1·a. tricolore. Si narra\·a che il princi pe di C;uignano, Carl o Albe1io, affigliato alla carboneria, favorisse l'insurrezione. Da ultimo il r e aveva abd i~ cato in favo r e di suo rratello Carlo F elice , che trovavasi lontano, alla Corte di Modena. Carlo Alberto fu nominato reggente. Strana amalgama costui! Cospiratore e traditore, liberale e uccisore delle libertà co:;tituzionali spagnole, sommesso ai v01eri di casa Asburghese c aperto avversario deJl ' Austria. Ma la stranezza s,·anisce a osservazione accurata. Egli era principe, ambiziosissi;no, privo di energia e di sagacia: cuore di sparviero, cerve1Io di lumaca, al i di papero. Mirava alla corona del Piemonte, forse a que1la d'Italia, e, per afferrarla, oggi s'appoggiava agli omeri dei cosr iratori , domani n o calcava le t este. Tentennò troppo, fece o troppo presto o · troppo tardi, scivolò sul sangue. Lo storir.o dell 'avvenire gli scriverà il vesace epitaffio e, pietosamente , cancellerà il nomignolo di magnanimo. Anche per un r e è sovercbiamente atroce l'ironia di quell 'epigramma! Appena eletto reggente, questo principe di Carignano, pressato dai capi della carboneria, e, meglio ancora, persuaso di procedere cosi all'at-

- 16 - tu azione de' suoi disegni, promulgò le franchigie costituzional i. Ma qna~ i tosto, in grossando l'Austria ni confini, pauroso di Eè e delle sue mire, abbandonava Torino, sconfessando i cOmpagni di co~ p i razione e inyocando il per dono di Ca rlo Felice e della casa Asburgh ese. L'Austria invase il Piemonte: 27,000 tedeschi affrontarono 6000 costituzional i sotto le mura di NoYara, e la riYoluzione cadde . A qual e prò r itessere la cronaca della brutale r eaz ione che susseguì 1 I l popolo, che aveva fi dato le sue sorti nell e mani di un principe, meritamente pagò la pena del suo errore, insègnando col fatto alle gener azioni av~ Tenire come sia più agevole comporre in pace lupo ed agnell o, che privil egio e diritto ad un medesimo intent0. All'Ita l ia .del 2 1 appunto G io~anni Berchet cantava, ammaestrando : c Libertà volle; ma, stolta! credè n.i Jlrenci , e osò commettere ai lor giuri il suo "olor. I suoi prenci l'han trn.volkl., l'hrm rici nta di perfidia, l'han venduta n.llo st ro.nier. ,. I patrioti, a campare dai snpplizl e dallo prigioni, esu larono in numero di forse 1500, esodo miserando dopo tante speranze.

- 17 - Ed esulò anche )tfaurizio Qnadrio. Ma innanzi di lasciare la patria, egli tenta,·a tutte lo Yie possibili a r estaurare la causa del popolo. Genm·a sola resbteva ancora , ed egli s'avviò, col battagli one degli studenti, a quella volta per di!~mdere sino all ' ultimo, la bandiera della costituzione. Lo narra egli stesso in una lettera agli operai di Vultri, così: « n battagl ione èegli studenti subalpi ni e lombard i er a YE'Duto da Torino per Alba, Acqui, Caifo, Dego, aveva traversato l'Appennino, e , serbandosi intatto, era sceso a Savona. Era la prirr a volta ch'io vedeva il mat·e. Avm·a appena lasciato i monti e le nevi , o ad un tratto trovav a dinanzi a me la 1erdura e i fiori di primavera , e il mare immensò e mobile, immagine del Prog resso. Da Savona il batta.. glione mosso Yerso Voltri, tendendo a GenoYa, o,·e la gioventù sperava ancora poter difen dere , Libertà , e d'ond", invece , dovette imbarcarsi per la Spagna. Noi cominciammo allora quel lungo e dol oroso esodo dell'esiglio, che durò enza interruzione ci nquant'anni. Uscendo da Savona ci raggiungeva un ru~ stico carrettino: sopra sacchi, di cui era carico, !!edeYa un Yecch io contadino con un giovinetto suo figlio. Passando dinanzi a noi, che proccdcYamo stanchi e l enti, il padre e il figlio guar-

- 18davano con meraviglia a questo grosso drappello di giovani, il più vecchio dei quali non avela forse 25 ann i, ancor vestiti tra il borghese e il soldato, e lo sgltardo con cui ci guardavano qtioi contadini era malinconico e amorevole. Mi ricordo eh 'io camminava fnor di fila, zoppicando, con una scarpa in mano e con uu piede }Jiagato, che , tre giorni prima, una contadina dell'appennino mi a,·eva fasci ato. Padre e fi glio bisbigliavano qualche cosa tra }oro e ad un tratto il carrettino si fermò, ne scese il giovane, e prendendomi tra il rispettoso e il cortese, per mano, mi di sse : - Noi siamo di Voltri, prendete il mio posto e mio padre vi condurrà fi no a ca.osa nostl'a e in tanto vi riposerete. - C' era una santa pi età nella voce del giovane e nello sguardo del padre, che dal carretto mi faceva cenno. Natu ralmente a~ettai e salii a fian co del vecchio su d' un sacco, e siccome il povero cavalluccio aveva un bel peso da tirare, il fi glio fece la strada a piedi, facendomi amichevoli segni colla mano. Arrivai cosl a Voltri e dalla famiglia del contadino fui accolto, fasciato e ristorato colla cordialità dell' ospitalità dei tempi antichi, e che la pi età della donna r ende ancora più consolante. ~ Esulò con l'animo traboccante di amarezza, ma tuttavia fiducioso dell'avvenire.

-19 - A Genova s'imbarcò alla volta ùel1a Spagna, donde gi ungeva il fragore di un' altra insurrezione. Co1à - pensava - avrebb e potuto offrire ancora il suo braccio alla causa popolare, alla causa dell'umanità. E, mentre il naviglio metteva lo vele, i poveri proscritti salutavano la patria c maledictnrano al traditore, pilt colle lagrinH! che colle parole. E, via per le foscaggin i della notte ampia ::.ul mare sconfinato, correvano i primi fremiti ancora indi s tinti, oscil - lavano l e prime nota di una lirica stillante ~angu e e pianto. E lont..'lno lontano le spiaggia la ripercotevano; e la lirica diceva: c Esecrato, o Carignano, yn, il t uo nome in ogni gente : non v'è lido sì l ont::~. no ove il tedio e lo sq uallor, la bestemmia d'un fuggente non t'annunzi tra.ditot'. » Il. La Spagna in quei giorn i era in piena rivolta. Scoppiato nel 1820 al grido di vit•a le franchigie costituzionali, il movimento dapprima ave,,a dettato le sue condizioni al re

- 20 - Ferdinando VII, poscia progl'ediva oltre, con aspirazioni r epuhblican e. Maurizio Quadrio si gittò dove più ferYeYa la lotta, accanto la band iera del popolo. I n breve la sua virtù di in trepido soldato e ]a sua sagacia nel!e co:Se di guerra, gli conquistarono l'amore e il rispetto grandissimi dei compagni e dei capi che, rome per antonomasia, lo chiamavano il valoroso ita~iano. Era instancabile n ell ~ lunghe e difficili marcia su per quei monti, attraverso quelle gole dell e Sierre, che sono il fattore principale della guerriglia; pazientissimo alla sete e al digiuno, sempre sereno, sempre entusiasta; immobile n elle imboscate, irrefrenabile negli assalti: il prototipo del soldato di banda. Durante i suoi studi, .lveva appreso i rudimenti fonflamentali dell'idioma spagn olo: talchè prestamente quivi, per la pratica quotidiana, riuscì a parlarlo. E, n elle ore del bivacco, amava appartarsi e leggere l e opet e più cele~ brate di quella letteratura. Così combattendo, studiando e sempt·e col ricordo del la patria confitto nel cuore a guisa di pugnale, visse nella Spagna fino al 1823. L'interesse dei troni, per legge che }lermane dalla più lontana antichità e che durerà quanto la logica, collega i re e gli imJleratori

- 21contro l'animarsi dei popoli soggetti. P ertanto la Francia imperial e si apprestò a interYenire nelle cose di Spagna in nome del pri\•il egio . ·n 28 gennaio 1823 infatti, Luigi XV!ll così parlava - è prezzo dell'opera il ricor.:larlo - all'apertura delle Camere: c La Francia doreva all'Europa l'esempio di una prosperità, che i popoli non possono ottenet·e altro clte col ritorno alla religione. alla legittimità, all'ordine, alla vera libertà: questo s~lubre esempio e3sa roffre a l presente. ~'la la giustizia divina permette che, dopo aYere l ungamente fatto provare alle altre nazioni i t erribili effetti delle nostre discordi e, siamo noi stessi ora esposti ai danni arrecati da calamità ~iffatte in un popolo vicino. Io ho tut to tentato per garantire la sicurezza dei miei popoli e peeservat'e la Spagna stessa dalle ultime sciagure. L'acciecamento col quale sono state respinte le rimostranza fatte a Marlrid, lascia poca speran;-;a di conservare la pace. Cento mila ft'ancesi, comandati da un principe della mia famiglia, sono pron,ti a marciare invocando il Dio di S. Luigi, p2r mantenere il trono di Spagna al nipote di Enrico IV. • Così parlava Luigi XVIII, rappresentante della santa alleanza, e, nell 'aprile seguente, le armi fl'ancesi invadevano la Spagna.

- 22 - La. rivoluzione contese il terreno pe..lmo a palmo, con una r-esistenza eroica. quanto disperata, ma fi ni per soccombere sotto la prepotenza del numero. E il P ottobre, a Cadice, fra il silenz io della Spagna domat..:'l, Ferdinando VII abbracciava il duca d'Angoulèmo, generalissimo francese, esclamando: Ah, mon cousin, quel ser-vice vous m'avez rendu! La vigliaccheria abbracciava la prepotenza sulla bara di un popolo assassin:t to. Dopo ciò cominciaJ·ono fi erissime le persecuzion i contro i liberali, che venne l'O cercati a morte. E 'Maurizio Quadrio dm•e tte abbandonal'e la Spag"•· Era l'inverno rigidissimo fra i monti, le Tio difficili, quasi impraticabili pe r la n eYe e per i ghiacci. Il giovane proscritto ~i pose in cammino, lacero e scalzo, attralel·so i Pirenei, indomito sempre, sempre sereno, fra l'incalzare dei regì, il pericolo dei lupi, l'impor\'ersare del mal tempo e i disagi inenarrabili d'ogni sorta. Campava miseramente, riparando, a lunghi intervalli, sotto le capanne degli alpigiani e dei contrabbandieri; e nelle serate buie, quando la tormenta mugolava tra le forre e impedi,-a il

- 23 - cammino, sed uto al povero focolare, narra\a delPital ia , dei suoi splendidi soli e dell e sue sciagure. E quando, commossi al triste racconto, quei senwlici montanari si !ergevano col dosso della mano call osa una lagrima di compass ione, egli provava un vi,·o refri gerio, come di un gran beneficio ricevuto, per la pietd della patria infelice. In qu ella sua narrazione era diffusa una larga vena di poesia mesta insieme e forte: ed egli , illuminato a tratti dal guizzo del rovere crepitante, appariva come un bardo medioevale intento a narrare l e bellezze e le sventure della castellana. dai capelli d'oro e dagli occhi colo1· del mare . Quando toccò il confine, innanzi di pr<'cedere oltre, si ch inò a baciar e la terra che racchiudeva tante spogli e di compagni trafitti dal piombo r egio: salutò la patria di Danton, e scese. L'idioma francese gli era famigliare per i . studi agevolati da una singolare facilità ad ap. prender e le lingue, innata in Jui; tanto eh a, in seguito, pereg rinando, apprese il tedesco, il polacco, il russo, lo slavo e l'inglese. Epperò, inosse rvato, percorse la Francja, sempre in att esa .fiduciosa che sorgesse il giorno della risurrezione italiana. Sprovveduto di mezzi e costretto, dalla t'i·

- 24 - gilanza della polizia imperiale, a battere le campagne - si aggirò ramingo tra i casolari dei coloni, sdigiunandosi alla loro mensa e dormeildo nei loro pagliari. Ma, nella sua nobile alterezza, non To11e mai accettare neppure un tozzo di pane, che non fosse guadagnato dal suo la v oro. Epperò Ect:iveva lettere per gli analfabeti, e, più spesso, sudava a p;paccar lf!gna, a portare acqua, e in altri consimili lavori manuali. Commovente spef..tacolo questo, oggi in singelar modo, fra la gazzarra dei pseudo-fattori d'Italia, arrampicantisi alla cuce agna degli impieghi. Egli, giovane di cultura eletta, primo alla prima battagl ia per la patria: costoro quasi analfabeti. eroi della sesta giornata, oggi lucranti le ]aule sinecure dello Stato. Vagò a lungo. Poi, vinto come da fiera noslalgia, furtinlmente ent.rò in Italia, nella sua Valtellina. I parenti trcpidando nell'abbracciarlo, gli narrarono come l'Austria lo cercasse a morte per Ili sua partecipazione ai moti del 2 1. Gli dissero di un processo svoltosi a Milano, contro di lui e chiusosi colla sentenza capitale. Ma egli, pensoso solo dell'Italia, ansiosamante domandò solt~nto se c'erano speranze di vicina battaglia, se i patrioti vigilavano orerosamente. - Nulla,

- 25gli fu risposto. E infatti erano, quelli, giorni di ten ore e il germe della r edenzione pareva annientato pet· sempr~ . Allora, cedendo alle preghiere dei suoi, r iprese la via dell 'esiglio e si ridusse in Germania. Una buona zia monaca lo fornì ampiamente dei mezzi di v,iaggio e lo benedisse cristianamente - e fu quQl)a, forse, l 'unica volta che da un convento· usci'Sse danaro e benedizione sincera ,a sovvenire un soldato della libertà. ,In Germania, p P, t' vivere, il cospiratore si tramutò in maestrp di scuola. .Il suo nuovo uffi cio egli rigu~rdò come un'alta e gentile missione, recando in esso la delicatezza dell'anima, tutta la possibile sollecitudi ne . Quei piccoli alliev i divennero il suo amo:·e, e tra lot·o vi~se confortato, come dentro il tepido e profumato ambiente di una serra, fiorita in mezzo ai ghiacci inve t·nali. . .. Sopraggiunse l'anno l830, e la :Polonia si rilevò, e _balzò sul suo cavallo di battaglia, sfi - dando a morte l'oppressore moscovita. Il pensiero della riscossa, colpito fi eramente m.a .non spento, era•~uan ma:no v enu to germogliando e fruttificando da alcuni anni, ma co-

- 26 - pertamente , nel più · alto sil enzio . Una vasta associazione segreta pre.siedeva alla grande opera pa t l'i otica , ~cuotendo gli animi , diffondendo mezzi e armi. E , infine, il 29 novemb re , il luogotenente Pietro Wysoçki, capo della scuola militare di Varsasia, iniz!ò primo l'insurrezione per l'indipendenza polarua. Quel fragore di armi echeggiò per tutta Europa e pervenne fin dentro la tranquilla scuola di Maurizio, rompendone la serena consuetudine: tosto, sotto l'abito del maestro, palpitò il cuore del soldato e del co 3piratore . Afferrato un'altra volta dal geni o della libertà, egli abbracciò, non senza commozione, i suoi piccoli sr..olari, abbandonando qnel riposato soggiorno, e corse ad arruolat·si nelle fil e polacche. La Russia frattanto aveva dichial'ato la guerra di repressione e nel febbraio 1831 il suo esercito compariva sulla pianura di Varsavia , dove la Polonia le opponeva 28000 combattenti, 100 cannoni e 60 milioni di :Cranr.hi. Ebbe principio allora quella lotta memoranda che insegnò al mondo come l'amore della. patria trasmuti i forti in eroi da epopea.: poichè gli insorti combatterono, a luogo, v ittoriosament€>, uno contro cinque, e, 4opo la giornata .di Grochow, rimasero sul campo 8000 polacchi e 22000 rus~ i.

- 27 - Quaùrio apparve valoroso quanto i l eggendari paladini della tavola rotonda, talcbè meravigl iò la stessa rigida nobilt<\. che compi\•a il suo dovere alla testa dol popolo. A più riprese gli offersero gradi di comando e distinzioni onorifiche: ma egli costantemente se ne schc t•mì e volle restare semplice soldato, facendo intendere come la sua meta: e il suo premio fossero nella coscienza di combattere per la fratellam:a delle nazioni. In pari tempo, aveva fondato un giornale, bollettino e tribuna di guerra, dal quale ammoniva, incitava , predicava la crociata contro l'o}Jpressore. Verso il declinare della guerra, in uno scontro sanguinosissimo, rimase assai gravemente ferito, e, lasciato sul campo per morto, cadde prigione. - Santa Polonia, il sangue ita1iano più puro ti bagnò allora, c quella non fu nà la prima nè l'ultima volta; quando fatalmente suonerà l'ora della tua riscossa, i generosi del nostro paese non mancheranno all'appeno. Intanto al nome di Quadrio uniamo r iverenti quell o dell'ero ico Nullo, trafitto dal piombo russo, durante i moti polacchi del 1863. ' Il prode valtellinese penò a lungo per riaversi, e in questo mentre l'insurrezione cadeva più per la mancata neutralità dell'Austria che

- 28 - per il numero preponderante dei nemici - e il 26 febbraio 1832 lo czar Nicolò, abol iva con un tl'atto Ji penna, tutte le franchigie polacche. Il patibolo attendo,•a Maurizio Quadrio, stran iero, cercato a morte da11 'Austri a, insorto contro la Russia, animatore del moto con la sua calda parola; e la fer''tcie. moscovita s'appre~tava a sacrifì.carlo. Quando.. Ma qui l'epopea cede il campo all' idd lio soave e pieno di mi:;tero. Anzi non è proprio un idillio : sòno a~cuni h·atti fuggevoli, intr:vvisti ap pena, quelli che ci è dato fermat·e in questa pagina. Pochi petali di un fi01· e, caduti su ll 'onda di questo fium i] incamminato al mare del:a libertà. Una giovine donna polacca, in cui l'affetto della }iatr;a era pari alla elevatezza dell'animo.... forse d ei nata l i, certo della belle7za, uden rlo narrare l'eroismo òel forte italiano, nel rapimento dall' entusiasmo era corsa a ringraziarlo in nome della sua Polonia. Gli fu collaboratrice nel giornale, compagna nell e battagli e. E Quadrio le venne insegnando l' idioma della sua Italia. (!; Amoi'e o. cor gentil rn.tto s'apprende.. .. . Caduto prigione, la bolla amazzone giurò di ~attrarlo al capestl'o moscovita, e teiJE.e il

- 2\l - gi nramen.to. Cauta e sollecita, apprestò i mezzi di fuga, comprò i carcerieri, penetrò fin o a l ui e lo ridusse in libertà, lontano dalle mani del carnefice. E ·poi~ - S'ignora. La pagina rosea è, a questo punto, o strappata o mancante. i\Ieglio così : nei suoi contorni sfumati, interrotti, r idillo spande più l arga vena di poesia. Meglio così, perchè l'analisi ciarliera e impudente de' nostri giorn i no n trova presa alle sue pinzette anatomiche, nè campo ad affondar e il suo coltello, che· recide spi etatamente l e fibre del sentimento. Maurizio Quadrio pPr tal modo uscì dalla Russia e, pellegrino dell a libertà , s' incamminò alle contrade degli Slavi meridionali. Fra quei popoli egli Tedeva ce lata una scintil1a capace, in tempi non remoti, di divampare nella gran fi amma dell e n azionalità europee ; e , con amore, ne studiò lingua, storia o costum i. Dopo lungo aggira rsi per quelle t erre, sedata la rabbia moscovit a, si spinso alfine in Ocl es~a, e quivi s' imbattè in un·a !famiglia di onesti n egozianti che lo ebbe .tostb carissimo. Il padre, divisando avviare · i suoi figli a~ commerci, e

-30rilevando per ciò molti ssimo la conoscenza di pitì lingue, lo pregò di acconciarsi presso di lui come precettore, dietro conveniente retribuzione. Maurizio accettò, e dopo tanti anni, nel quie to ambiente di quel1a casa, gustò la liet ezza della famiglia. I suoi allievi furono da lui circondati di cure amorose, come se gli fossero stati figliuoli. Ma egli era come l'aquila che, racchiusa anche entro gabbia comoda e dorata, si sente mancare il respiro e anela le rupi nati e. Aveva set" inestinguibile di perigli a prò della causa popolare e pensava sempre alla patria lontana. E un giorao, in cui più forte lo premeva quella smania, si llCcomiatò dagli ospiti gentili, che invano gli mossero cortese violenza a trattenerlo, e si pose in viaggio alla volta dell' Italia. Tor.cò il suolo diletto esultando e, incurante d'og ni 'Pericolo, si spinse fin dentro Milano. Le spie austriache quasi tosto segnalarono la sua presenza, scopersero il suo ricovero - e una notte, la sbirraglia irruppe nella cameretta che gli era asilo, e lo trasse in prigione, perchà il processo, svoltosi contro di lui dopo il 21, attendera la sua vittima. L ' imperatore, a festeggiare non sappiamo

- 31 - quale grande e fausto avvenimento, al'era - con rara clemenza - commutato la pena capitale nel carcere perpetuo. Ma Quadrio, bene edotto della sentenza, ignorava l' imperiale n•scritto. E tutta,•ia rima-se impassibile, come statua di bronzo. Tratto dinanzi ai giudici, per raffinatezza barbarica, gli fu l etta la condanna di morte. Poi lungo silenzio , in attesa che il condannato impallidisse. - Il saldo patriota sorrise. E allora soltanto, l'aguzzi no in toga, ·mordendosi le l abbra, lesse anche il decreto che commutava la pena. Fu rinch iuso nelle carceri di Milano. Per lui il carcere significava soltanto impotenza di giovare eone opere alla indi pendenza della patrJa: e perciò solo gli recava dolore. Talctlè, ritornando col pensiero a quei giorni, nei tempi che susseguirono: Oh quante ,·olte - diceva ne i famigliar i colloqui all'amico suo Brusco-Onnis - ho invocato ete rna la mia pena, purchè il popolo italiano fosse risorto a propositi di rivendicazione e di opere l iberatrici ! Tuttavia, anche fra quelle mura, egli seppe rivolgere l'attività sua al beneficio: poichè improse a istruire i suoi compagni di prigionia. E mentre illuminava quei poveri intelletti ot· tenebrati, veniva anch·e S\'Olgendo il sentimento

- 32 - del bene nelle loro anime, rattrappite prima che dall1abbiezione delittuosa, dalla non curanza e peggio della soc ieti1 , seco loro madrigna atrocémente spi etata. Così il vi,·o raggio solare scende benefico del pari e sugli aperti campi, e fra l'uggia degli angusti cortili. UJ. Nel 1838 fu proniulgata un'~m nis t ia per festeggiare l'incoronazione, della quale t il Giusti .cantò : « Vedi i ginocchi insudic iar primiero il Savoiardo di r imors i gia.llo, quei che purgò di glori o. un breve fallo nl . Troco.dero. O Ca.rbono.ri, è il duea vostro, è desso che n.l palco e o.l duro carcere v'ha t.t:n.tti: ci r egalmente del ventUllO i patti mo.ntienc adesso. • ' Ridon.ato pertanto a libertà, Maurizib Quadrio cercò subito un campo di Jotta; ma le nazioni d'Europa, e più di tutte l'Italia, pare,·ano dormire neghittosamente all'ombra elci troni. Fermò allora di consacrarsi tutto intero

- 33aUa preparazione, preparazion e che doveva estendersi in tutta la penisol a, a procacciare al moto avvenire simultaneità di scoppio e unità di svolgimento. Vagheggiava 1impida nell a sua mente una grande rivoluzione , che inrrangesse troni e confi ni , e fo udessP. i sette popoli disgiunti in un popolo solo. P er conseguir l'inten to, necessitava pere - grinare di terra in terra, accentarsi coi buoni, e sparger e dovunque il seme della rigenerazione. Ma egli era poverissimo, costrettO a fierissima lotta per il necessario quotidiano, s icch~ dolo rosamente smaniava in quell 'impotenza. Strazio siffatto, peggiore di quello inflitto a Tantalo, durò a lungo, sinchè la fortuna - dea avversa ai generosi - se ne compiacque. Puro al fin e cessò. Quadrio :rot~ allogarsi su certo piroscafo, impiegato di una società di na~ Yigazione. P eriodicamente. il naviglio salpa\•a da Marsiglia e, costeggiando tu tta l'Italia, ne .toccava i porti A approdava a quello di Tri este . Era appunto l'attuazione prelimi na t·e del suo disegno;· e quant' egli ne gjubilasse, di leggieri il lettore potrà immaginare, ove ponga mente all a tem: pra dell' uomo e alla sua r ecente impotenza. All ora il soldato diventò apostolo ardentissimo, dalla parola persuasiva qua_nto una ri-

- 34 - gida dimostrazione matematica, e1 a volte, elettrizzante per foga tribunizia. A. piene mani sparse i germi della nuova vita, che fruttificarono ampiamente nei temp i successiv i. Egli, perseverando, apparecchiò buona parte de l terl'eno all'epopea del 48. Erano lunghi anni dacchè Maurizio Quadrio non aveva accostato, come allora, il suo orecchio al petto della patria, interrogando : dal ventuno a questa parte egli, travolto nell' e· siglio, non ne aveva contato i palpi ti del cuore. Pre.ssochè perduto in un canto dell a Germania prima, o ravvolto poi dal turb ine della guerra polacca, aveva potuto raccogliere ben poche e monche notizie circa le cùse d'Italia. In quel suo Javoro di propaganda, egli ansiosamen te speculò e analiz zò, con occhio si· curo, l'elemento popolare - e qua~ i tosto rilevò la facc ia pi ena di meraviglia, come dinanzi a un portento inaspettato. In fondo in fondo, nel sottosuolo, come il viaggiatore n ei pressi del Vcsuvio, aveva inteso il rou ggito di un grande vulcano: il torrente di lava montava lento, ma continuo e irresistibile. Domandò allora ai patrioti il nome di quel vulcano e gl i fu risposto con tre parol e : La

- 35 - Giovine Italia. Chiese quale Iddio o qual titano lo a\' Csse creato, e gli dissero: Giuseppe Mazzi !l i. Gius eppe i\Iazzin i ; egli ripetè a sè stesso e gli parve che quel nome risvegliassi), in fondo all'an !ma sua, lontani ricordi, r emin iscenze ann ebbiate, di antica armonia. Senza averlo mai veduto, l'amò, per chè le anime elette sono sor ell e, c forse, come filosofeggia 1Ìn savio dell'antichi tà, fu rono parte di una stella medesima, p rima di scendere in questo breve campo di battaglia. Ne cercò avidamente gli scritti, e, nell e notti di navi gazione, 1i meditò · a lungo; poi quan rlo i plenil uni incantati d ~l nostro mare ecci tavano l a sua fantasia, fra il largo silenzio delle cabine addormentate vigilando al sereno, evocava dinanzi alla sua mento la severa e dolce figu ra del grande proscritto. Come l\fazzin i, egli anelava alla r esurrezione dell 'Italia, come lui era rejJubblicano per istinto e per convinzioni e aveva cuore..e mente da comprenderlo. Giunse cosl il 1846 e apparvero i primi accenni dell a vita r ifl uente per l a vene del1a patria. Nell'april e la Romagna protestava r.ontro il mal governo e cont ro la Corte papale ligia all'Austria; poi nell'agosto il popolo an-

- 36 - conitano rumoreggiava sotto lo finestre dell'agente austriaco gridando: Via gli st-;~anier-i! E Yenne il 1847, e, in Genova, quaran tamila persone recavano trionfalmente una bandiftra strappata all'Aust1·ia nella recente in -,u rrazione. Era un fr emito gt>neral c ostile agli op - pressor i, e, pri ncipalmente, ostile al despota Asburghese , perchè nell e sue mani si raccogli evano tutt e quante le catene . Finalmente ecco il 1848 germogliante su dal sangue dei fratelli Bandie ra e dalle ossa di t utti i martiri ital iani. Ecco l' eruz ione del grande vulcano. Il 12 gennaio, prima insorge Palermo , e tutta l a penisola si commove, si agita minac - ciosa; poi Venez ia, poi ì\lilano ; quindi Parma, qui ndi Modena . La rivoluzione scoppia e si dilata colla rapia ità dGlla folgore, come mi na gigantesca improvvisamente incendiata . . .. I n mezzo al fumo e allo faville del Yasto i.iiCendio, più bella, più forte, più avv ~nturata delle città sorell e, giganteggiava Milano. Ine1·me contro un esercito formidabile, s'era aggrappata alle campane delle sue torri, e avm·a lanciato, mattellando à rivol ta, l a sfida allo sh'aniero.

- 37 - Poi, scesa in piazza, aveva combattuto le cinque m8morande giornate. Breve . La sera del 23 marzo Radetzki fuggiva atterrito e sanguinoso oltre l 'Adda, e Milano - vergine amazzone ritta sull e barricate - raccog liendo l'anelito di tutto il popolo nostro, gli lanciava dietr·o l'ultima mal edizione di ferro e di piombo. Allora d'ogni parte accorse ro a drappe1li, a schi~re i volontari , studen ti e popolan i, giovani e vecchi, patrioti , profllghi. Da Parigi accorse Giuseppe Mazzini, offrendo al governo p·ro,•visorio una l egione di mill e ,·olont::u·i, vestiti e armati a proprie spe.,è; fondò in Mi lano ]'IlaUa del popolo e, più tardi, si iscrisse milite nella l egione di Garibaldi - accorse Maurizio Quadrio e si consacrò alla guerra d'indipendenza, poi si arruolò nella stessa legione. Giammai l'Italia r,ve\'a offerto spettacolo di t.~ u to 0-roi~mo, di tanta unione f,·att· rna. Ogg i i trionfatori di Custoza e di Lissa, t1·op po pi gmei per misurare d'uno sguar llO il colosso, guardano alla storia di quei giorni dalle alcove delle loro bagascia o attraverso il bicchi ere ricolmo, e mormorano in atto di scherno: quarantoUate! O'ggi lago, o il figlio di l ago, diverte gli ozt di questa greve bon accia, drappeggi andosi a storico e magari a filosofo della storia.

- 38 -;- Udite dunque , o valent' uomini, appunto un ::.rano di storia, vorace, documentato che ten- ~aste invano di ras~hiare dal libro. Cad o Alberto il 22 marzo, dopo aver re- ;;pinto due volte i messaggeri dell e barricate, a-;sicurava l'ambasciatord aust riaco che dcside- !"ava secon dari o a confe rmare le r elazioni di amicizia e di buon vicinato_ esis tenti ft'a i due s tati. P oi il 23, risaputa l\l il ano vitto riosa, di- (hiarava che , temend{) per il pr op·r io t1•ono, era costretto ad in,adcre il Loml.>ardo-Véneto, per impedire che vi sorgesse u 11a repubblica. P oco stante, infatti, i primi soldati piemont esi entravano nella ciltà irta ancora di barricate, protestandos i fl'atelli e, insieme a quelle armi, entravano gli agenti albertist i a recarvi la discordia, la confusione, lo acoJ•aggiamento. Maurizio Quadrio, infiammato d'entnsiasmo7 non aveva animo posato ad esaminare quelle lustre di f rate rnità: in qnel rapimento, fido nella parola del re , che, malgrado i segreti acc.ordi coll Austria, proclamava di unire la sua alla causa· del popolo. Tosto gli agenti alb ertisti, r.he miravano a soffocare d\.na sola stretta la rivoluzione, diedero opera e.tt.ivissima a raggiungel'e lo scopo, e spinsero 3Ulne il gov~rno provvisorio a de~

- 39 - cretare il plebiscito per la fusione della Lombardia al Piemonte. Em l'abdicazione del più sacro diritto }lO· polare, del diritto costituente: era la dedizione incondizionata di un intero popolo ad un monarca. E Mazzini, vigilante ognora su i de;,tini della patria, tentò scongiurare la gra\'e iattura. Dalle colonne dell'Italia del popolo, parlò e combattè instancabile, revocando le memorie del passato, vaticinando l'avvenire - e apparve insieme tribano, uomo di guerra, profeta. Invano. Il plebiscito fll decretato pPl 29 maggio. Venne quel giorno malaugurato, e a tutti è noto come i partigiani della fusione, a carpire il voto dei semplici c degli ignari, diffon~ dessero atroci calunnie e codarde menzogne contro i r epubblicani. Mazzini fu gridato b·aditore e agente provocatore al servizio dell'Austria. - Vecchie e consuete am1i del principato, queste, non eli rado impugnate anche dagli adiposi inerti a impedire che i vol enti operino. Trionfò il partito della fusione. E Maurizio Quadrio, con lo sguardo B.so all'indipendenza della patria, occupato come da un grande ottimismo, fil'mò Patto di fu sione. Lo n\cconta egli stesso in una sua lettera ai patr ioti di Lugo. • Io era - dice· - nel 1821, giovinetto,

- 40 - uscito appena dalle scuole ave l e storie di Roma e dei nostri municipi mi avevano dato un'idea dell ' I talia~ e della Repubblica. Il principe mi insegnò ben tos lo, anch'egli, quanta fede mer itino i pari suoi. Tradendo la rivoluzione, disertava sotto le tende austriache, pu~?nava, qual r egio volontario, contro la r ivoluzione spagnuola, e salito al trono mandava al patibolo quanti patrioti avevano sperato che il r e avrebbe volontà e forza di mantenere le antiche promesse del principe . Nel mio lungo pellegrinaggio, raccohi in !spagna, in Francia, in Polonia, lo stesso insegnamento. E l'Italia aveva imparato a proprie spese qual conto fare dei principi e delle classi pri vil egiate , nei tentativi del Centro, JJ.l 1831 al 1845. E tuttavia la prova si rinnovava nel 1848 in tutta Italia, e io vi assisteva in Lombardia. Io non ero più l'imberbe e inesperto giovinetto del 1821: ero già barba grigia, e inYecchiato nella scuola dell 'esperienza delle rh•oluzioni e dei principi. Mi ri cordava dell 821, del 'l'rocadero e del regno cupo e sanguinoso del re Carignano. Sapeva che nel 18<16 em l'all eato dci Gesuiti e del SonderbundsviZZBI'o; .saJJevo che, per due volte, aveva respinto i messaggeri delle barricate lombarde, chiedenti soccorso a quel r e, pel quale fu poi inventato

- 41soprannome di magnanimo e di martire. Sareva tutto: era, per istinto e per com• inzioni, r epubbli<'ano. E tuttavia la coscienza non fu salda: mi mancò la forza di tradurre in alti il pensiero. Non mercanteggiai, pe r in teressi personalì, la coscienzaj ma abbandonai i principì per l'opportunismo, e ]asciandomi andare alla fatale corren te degli equivoci, firmai l'atto di fu ~ione che convertiva in sudditi di un re i r epubblicani lombardi. ... La l ogica infl essibile degli avvenimen ti non tard6 a far limpida Ja luce sulle cose e sulle persone, e l'ottimismo di Quadrio fu rudemente squarciato. I destini di Milano precipitarono1 e il 3 agosto gli Austriaci comparh•ano un'altra volta davanti alla città. Mazzin i gittò il grido d'allarme « I barbari battono alle nostre purle » e parve ravvolgere t utto il popolo in un gran fa~ino animatore, poichà aUa sua voce, Milano ridesta,. s'apprestò con gioia santamente feroce alla nuova battaglia. Sorsero in un atti - mo le barricate, risuonarono le armi, e, quasi a sfida contro lo straniero, tutte· le case apparvero· imbandierate. Ma. il peccato della fusione pesava sinistro sul capo di quel poJ5olo. Carlo Alberto, il .giorno dopo, entrava tra quelle. mura, r ecando con. sè

- 42 - la capitolazione e, con fed e r egia, so]('nnemente giurando peL' i suoi fig l ioli d~ difendere Milano fino agli es tremi. E la città depose le armi, disfece le ba rri cate e attese che il r e combattesse per lei. L'espiazione piombò fulminea, poichè Carlo Alberto di nottetempo si ritrasse in fuga meditata, abbandonando agli Austriaci Milano inerme. Povera tradita ! La maledizione che lanciasti in quegli istanti fu raccolta dalla dea giustizia, e non corsero due anni che il Savo - iarclo di rimorsi giallo, perduta la corona, mo - riva di crepacuore in terra straniera. E noi , sovra il suo capo, gittiamo il grido di Brancaleone alla di sfida di Barletta: - Cos\ vadano i traditori rinnegati! La storia ricorda il proditorio assa.<;siUlO di Milano laconicamente, così: Armistizio di Salasco. - Ma quelle brevi parol e risplendetter o di luce subita e tetra nella mente di Maurizio Quadrio. Egl i vide di quanto momento fosse l 'inserzione dell'el emento regio n e1la causa popolare, perocchè gli avvenimenti si svolgano concatenati, ·l'uno dall'altro, come i raziocini di un sorite nella logica, come l e conseguenze

- 43 - dal le premesse. Riconobbe il suo errate, dolo - rando, quanto l' uorr.o della scienza medica che, sbagliata la diagnosi o il rimed io , uccide il figliuolo dil etto. Quel suo ravvedimento fu profondo e, in mezzo ad esso, la figura di Mazzini gli grandeggiò dinanzi perfetta, talcllè l'amore, che nutriva per lui, si cangiò in venerazione : r iconobbe nel Genovese il profeta ·armato dell'avvenire. Nè s'arrestò qui; ma, poichè era sua la divisa del Foscolo vitam ùnpendere vero, s'aff rettò a fare, su pei giornal i, pubblica confessione del suo errore, domandandone modesta- ·mente pérdono al par ti to repubblicano. « Del che - narrò l"illustre Aurelio Saffi - diedero biasimo e mala voce a Quadrio molti fra coloro, ai quali parve bello mutar parte, quando il mutar parte era espediente al riposato vivere e reca.va profitti ed onori in merito della smessa autorità di principi. » Mazzi ni lo accolse a braccia ape r te, commosso del nobile at to e ravvisando in · lui Ja t empra gagliarda del più reciso apostolo delle sue dottrine. E tale infatti fu Quad r io sino alla morte : incrollabil e nel la fede, immoto sulla breccia, assetato di sacl'ificio, infaticabile ad ogni -lavoro di propaganda, di preparazione, di fatt i.

- 44 - La sua logica infl ess ibile non ammetb:n·a concessioni n è tregua; andava, come ~recc·il\., diri tta all a meta. ,Lpgge te i suoi commenti al libro dei mille, e av re t~ l' uomo ne11a SUfl interezza, in quella sua mirabile precisione e nitldezza di vedute, nel suo rag:onamenio fus() n el bronzo, e tagliente ,come lama di (rasoio. Alberto !\'lario, anima d'artista, lo definì . ,e fotografò insieme ,in questa sintesi: È un p?~iflr cipio svolto in U'' sillogismo. ·[ Tanta recisione di angoli era, per <Jir così, ovattata da una gran bontà di cuore e da ·una gentilezza di eloquio senza pari. Mano .di ferre e guanto di velluto . Quella sua gran fed~ erompeva, persuasiva irresistibilmente : toccava le fibre più riposte del sentimento e iJI)lminaYa l 'intelletto. Il suo era un assalto cortel5e .tanto, da apparire spoglio d'ogni carattere di combattimento, e guadagnava ad uno ad uno tutti i ripari opposti, sino a penetrare nel cuore della cittadelia. - Cono3cerlo e, non amarlo subito, era impvssihile. La guerra del suo raziocinio, contro la parte monarchica, era irresistibile, ed egli la guida;va ad oltranza, .senza quartiere. Sfrondava, con mano sicura, gli allori bugiardi; ricomponeva ai )'atti e1 aJ l e persone le veraci e reali sembianza., 1 .analizza,:a opere e intendimenti i più d posti..

- 45 - Invano i pala.dini salariati dell ' istituzione scendevano in campo contr<t di lui, con gran pompa di armature o di scudi: ad ogni botta, i giachi, gli schinieri, gli (!}mi cadevano schiodati e laceri a brani a brani, mostrando al sorriso degli spettatori il cartone celato sotto la vernice cho mentiva l'acciaio. Un gran dovere di riconosoenza verso Maurizio Quadrio incombe al partito r epubblicano: quel prototipo del carattere e della logica, stette come pietra di paragone frd il maregg iare inces5sante delle moltitudini. Al suo e3empio si t emprarono gli animi dei buoni , dei fermi, dei rifuggenti da transazioni. Egli - morto Mazzini - additò la via breve e sicura: egli l'additerà fino al conseguimento dei santi ideali. IV. Caduta Milano, il palpito della nazione si r estrinse in Roma, e fu palpito sano e gagliardo, che avrebbe ridestato la vita fino nelle ultime vene de1la patria, se non era Luigi Bofiaparte, che già biecamente t ramava il delitto del 2 decembre. Il IX febbraio 1849 1'assembl ea costituente, eletta dal suffragio universale, proclam~va !a

- 46 - repubblica - e subito, quanto di più eletto vantava il nostro partito, volò a schierarsi sotto la bandiera immacolata. Goffredo Mam9li, . fi - gura raffaellesca di poeta- eroe; Luciano Manara l'eroico espugnatoL'e di porta Tosa nel! e cinque g iornate; Morosin i, Pisacane, e tutti qnei ma - gnanimi che Guerrazzi scolpì bell amente nel suo A ssedio di Roma, libro che la gioventù dovrebbe trana dal l'immeritato Obblio. Su tutti eminente per v irtù di sol dato e genio di capitano, come Francesco F err uccio nell'Assedio di Fù~en~e, il generale Giuseppe Garibaldi. Ai 6 di marzo Mazzini era nella ci ttà sam·a, ravvolto dal plauso, dall'affetto, dal la fi - ducia del popolo - e l'assemblea gl i conferiva il diritto di cittadino romano, poi i col legi elettorali l o nominavano deputato. Maurizio Quadl'io era al suo fianco. Pareva che un'ansia affannosa di gio,rare alla causa repubblicana, fino a riscatta rsi dallo errore pas:sato , tenesse in quei dì il forte Valtellinese. Lavorava as!'ò iduo, modes tamente ce • lato, e }'opera sua era ùi grande rilievo. - Costituitos i poi il triumvirato, eigli coperse, per YOlere di ~1azzini , una carica delicatiss ima ne lla ammi nistr az ione del la cosa pubblica. Parallelamente a tut to ciò, Maurizio combatt eva nellefile del battaglione l ombardo, prendendo

- 47 - parte a quante fazioni si svolsero i.n quell'assedio memorando. Epperò di sot·ente smetteYa ]a penna per impugnare la cal'abina e, non di rado lavorò, vigilando sulle mura , o all'aperto, durante il bivacco che precede\·a o susseguiva il combattimento. I giorni del pericolo raddoppiarono - se era possibile - Ja sua attività e la sua fede n ella causa del popolo. Egli prestò aiuto e fficacissimo di cons_iglio, di braccio e di eccitamento ai fieri trasteverini, quando, urgendo il nemico ai ripari crollanti di S. Pancrazio, riz - zarono le barricate e giurarono di morir tutti prima che cedere un solo palmo di ponte Sisto. SYenturatamente il numero e il tl·adimento prevalsero: il 3luglio Oucl inot entrava in Roma, poi che l'assemblea dichiarava di cessare da una resistenza di venuta impossibile. . .. Mazzini, protestando fieram ente contro la capitolazione, lasciava la città poche ore innanz i che lo strepito delle armi straniere la contaminasse e riprendeva la via dell' esiglio. Discepolo e amico indivisibile suo e non de11a ventura, Quadrio Io seguiva nel tristissimo viaggio.

-48 - RicoYerarono nella Svizzera, a Ginevra, dove si acconciarono nel modesto hOtel des Etrangers, situato in un sobborgo. E in breve furono raggiunti da altri profughi , f ra i quali Aurelio Saffi e Monteccl•i· 11 mesto drappel lo recava con sè i penati . e ]a-fiamma sacra del la sperauza avvenire: si abbracciarono e, un 'altra volta, si accinsero alla grande opera di riscatto , sereni e fiden ti. Innanz i tutto necessitava gittare lo squ illo della raccolta, in mezzo ai dispersi, e piantare in faccia al nemico la vecchia bandiera. A tale intento Mazzini fondò L'Ttalia del Popolo , la cu i pubblicazione e.bbe princip io nel settembr e del 49 e durò fino al 51. E, poichè Ginevra afferiva a ciò minori opportunità, passarono a Losanna. • Quadrio. restò in G-inevra, dor!de, in quel torno, scriveYa a un suo nipote di Torino: « Abbiamo per ora perputa la partita, bisogna ricominciarla, e le occasioni non mancheranno )lo - parole che rivelano la serena imperturbabilità del forte Valtellinese. Indi proseguiva : '« Il miglior mezzo è una vasta organizzazione del nostro partito, che abbia non solamente lo SCopo . di propagare .}e nostre idee, ma che ci permetta di- contarQÌ, di legare con anelli, molt iplicati in tutte le località, le differenti parti

- 49 - d'Italia, che ci forni sca i mezzi di avere i materia1i, e che a h1tti prefigga un solo scopo. • E il rimanente dell a l ettera è tutto consacrato a fornire istruzioni circa gli avvedimenti migliori per diffondere il lavoro di cospirazione. A Losanna Mazzini, Saffi e gli altri si ridussero in una ' 'ill etta, e la pubblica7.ione comi nciò. Da Ginevra, Quadrio vi co1laborava assiduamente e "reniva pubblicando, fra gli altri, notevoli scritti intornQ la guerra austro-ungher ese ; - a tratti, capita'a fra gli amici per accorcl arii i circa il lavoro ,]i organizzazionE' , ed assai efficacemente coadiuvava Mazzini nei rapporti cogli Ungheresi, coi Polacchi e coi popoli slavi, mercè la sua conoscenza dei loro idiomi, delle loro terre, dei loro segreti. « Scriveva - narra i l Saffi - l ettere in ogni parte , e pregevoli articoli sul l'Ungheria e sull'Oriente, e compilava la cronaca del di spotismo, ad eccitamento di future giustiz ie; stimolava, ~gridava, danrlosi' da ~è stesso il nome di brontolone; era amorevole come fanciullo a Mazzini. :t Ma la reazione europea invidiò quel rifugio al sacro drappello e addensò ai confin i d&lla Svizzera, tempestando, percbà il governo federalo intimasse loro lo sfratto. E la Svizzera

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