Edmond About - Il governo pontificio, o la quistione romana

IL GOVERNO PONTIFICIO • O LA QUISTIONE ROMANA • di EDMONDO Jt.BOUT VERSIONE LIBERA COKSENTITA D_..._LL'AUTOR E ITALIA & SPESE D E L L' F. D l T O BE

}' Proprietà del Traduttore.

PREFAZIONE. La questione romana ho io studiato ne1 pontificii dominii: cercando per ogni dove il paese: accentandomi con uomini di svariate opinioni: clisam~nnndo le cose da presso, i ragguagli ho attinto alla fonte. Scrivendo cotidianamente, su due piè, le impressioni accolte nell'animo , ne posi dipoi a parte il lettore nelle pagine del "Afonitore Unù,m·sale, fattovi alcun voluto raffazzonamento. Era un lavorietto coscienzioso, alquanto scucito, ma imparziale cosi, da lasciar trasparire ove una contraddizione ed ove un' inconseguenza. Gl' irosi latrati del governo papale mi. obbligarono a sostnre ; ed io feci di vantaggio; gettai nelle fiamme l'opera mia; ed in

_... VI - quella, ho dettato il libro che presento come frutto di un anno di meditazioni. Le ultime cose divolgate in Italia, lette da me attentamente, mi furon bordone, massime le aceu_. rate memorie del march·ys·e Pepoli e la calzante risposta d'altro illu?tre Pubblicista italiano al signor di Rayneval, di che mi sono, come di buone armi , aggiovato. Arroge gli schiarimenti avuti a voce o - per iscritto da illustri italiani , i cui nomi bene ingemmerebbono queste pagine, se temenza di recar loro nocumento non me ne sconsigliasse. L'aspettazion grande della vertenza italiana è stata c:J usn; perchè io scrivessi più avacciatamente di quanto avrei voluto. La pressa che mi caccia ha dato alle mie idee meglio appurate non so c~he di vivace e d' irruente. Divisavo pubblicare una memoria; ma temo mi appuntino di aver pubblicato un libello. Mandimisi buono alcun guizzo di stile, chè all'emendare mi fallì tempo ; e leggete, che Dio v'aiti, fino alla pagina estrema: qui giace Nocca. È opera di giusta gi_terra, ma leale : nè pretendo aver giudica to i nemici d'Italia senza pas'sione; ma 5Ì di non aver'ne calunniato veruno. 1

VII · Sono ito a cercarmi un editore a Brussella, anzichè a Parigi, non perchè il regime della stampa o rigor dei tribunali francesi mi facesse sgomento ; sì perchè il Papa, che ha lunghe braccia, avria potuto agguantarmi in Francia ; ed io ho indietreggiato alcuni chilometri, per dirgli a fidanza alquante verità.

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CAPITOLO I. Sovru:nUà ciel Pa()ll. La Chiesa cattolica romana, cni sinr.r.mmentc rispcllo, componsi di ccntrentanovc milioni d' individui , non compreso il garzonelto Mortara. Essa governano settanta cardinali , o pl'enci delht Chiesa, che fan riscontl'o ai dodici Apostoli. li vescovo di Roma, appellato umilmen te Vicario di <1. C., Santo Padre o Papa, gode sconfJnato potere P.tt ccntrcntanove milioni di cattolici . Ei nomina i cardinali ; questi , lui. Dallo istante ùi sua elezione il Papa diviene infallibile, a peggio andare, nella sentenza del Dc Maistre e dc' più cimati ortodossi. E se il Bossuet non fu di cotesto avviso, bene lo furono i Papi , e bazza a cui tocca. Or, se il sovrano Pontefice dogm~tizza che Maria Vergine nacque scema di macchia originale , i centt'entanovc milioni cattolici hanno a ct·ederlo a man baciata, siccome avvenne testeso. Cotesta pieghevolez~a delle intelligenze onora per bene il secolo nonodecimo ; e i posteri , 5e ameranno giustizia , ce ne sapran grado: perchè, al far de'conti , invece di accapigliarci per piati teologici, noi abbiamo '1

2appianato c ferrato le vie, collocato aerei fili telegrafici, foggiato macchine a vapore, gittato in mare vascelli a vite, di~chiuso gl'istmi , creato scienze, svecchiato leggi, raqnnansa lo parli , nutricato povcl'elli, inurbato barbari , rinsanato paduli c acquitt·ini, dissodato hrojerc, senza prender lite, nL'J11Hlrc una volta , intorno all. 'inerranza di un uomo . Ma cotesto secolo sì facccndiero e sì usuraio del tempo, può essrr forzato a ncgligere per un pochissimo. le sue bisogne, e sos tare. Se, a mo ' d'esempio , scorge agitazion violenta nei dintorni di Roma c del suo vescovo, agitazione cui nè arti sparvieratc di diplomatici, nè sforzi dì armati valgono a calmare ; se scopre in un cantuccio di una penisola fuoco senza fiamma, c vur non estinto, che ha possanza d'incenerire in sole ventiquattr'ore tutta Europa; cotesto secolo, cui prndcnza è dovere, grave essendo il còmpito che gli spetta, all'agitnzion romana si agita, c vuoi conoscere che cosa sia. Che sia? Egli è che que' buoni mcsseri de] medio - evo ~ Pipino il breve, Carlomagno c la contessa l\Ialildc, sono andali liberali c scialacquati col Papa. Gli han donato terre ed uomini , come portava usanza; chè l'uomo ripntato essendo mobile vivente della terra , entrava come giunta nel contrallo , quasi giunco della carne. E furono sì generosi, non ch'ci credessono, col signor Thicrs , che Pa.pa indipendente vuoi rsser Papa te , avendolo scorto in sua povertà più indipendente c piCt ùonno di qnalvuoi monarca terreno; ma eglino il Yollrro dovizioso per ragion di amislà , di calcolo, di riconoscenza, E'd anche per disercfilare le proprie famiglie, come accade LntLodì , con le qnali erano in iscrczio . Dall'epoca di Madonna lVIatilde inuzzolito della proprietà il Papa cominciò aver di eatti, c le voglie sue rinver-

dirono impronte. Acquistò città per capitolazioni , tale che Bologna ; n'ebbe a colpi di cannone, tale che Rimini; alcuna pure per tradigion secreta, tal e che Ancona. E così il vescovo di Roma è il monarca temporale di quattro milioni di ettari di terreno, c domina sopra tre milioni cenventiquattromila scicensessantotto Ùomini , che dolorano rosi fino all'osso dall c.marmeggic prcteschc. Or pcrchè son dessi nel d.uol sì vinti ? Ascoltateli ·, chè n'avete d'onde. Egll\lo dicono: << Che l' autorità cui sono sommessi, senzachè abbian·la nè dimandata nè accettata , è la pitt sostanzialmente assoluta fra quante n' abbia ideate A.ristotile; che i poteri legislativi, esecutivi e giuùiciarii sono unificati , confusi, amalgamati nella mano istcssa a marcio dispetto degli Stati civili c dell e teori che del Montesquicu; ch'eglino fanno ciecamente a fidanza con la ponlificale infallibilità, ovc di religion si favelli ; ma nelle civili bisogne nè sanno nè possono picgarvi il collo; che non rifuggono dal prestare obbedienza, avvcgnad iochè l'uom non viva quaggitl per aver libito rotlo ad ogni appetito, c vorrebbono ubbidire a leggi, ove leggi fossero; che la buona voglia altrui , per buona che sia, val manco che il Codice Napoleone; che il Papa regnante non è uom tristo ; ma che reggimento arbitrario di prete, fosse ei anche infallibile, sarà sempre reggimento ft'a i mediocri cattivo . )) Che seguendo Ja vecchia costumanza ( barbacane dell'edifizio papale) il Papa associa al governo temporale degli Stati suoi capi, sotto-capi, ed impiegati spirituali di sua Chiesa; che cardinali, vescovi , canonici e preti scorrazzano commisti lo Stato; che una sola e medesima casta ha diritto di minislrarc sacramenti e provincie, confermare garzoncelli col crisma , c giudicii in prima

_,._ istanza nei tribunali , ordinare suddiaconi cd arresti , spacciare agonizzanti c patenti di capitani. Che in cotesto amalgama di spirituale e di terres tre cercansi uomini per ogni maniera di rilevanti magistrature, i quali bene visi all'occhio di Dio onniveggente, riescon paurosi, come la peste , alla debil veduta del popolo ; estmnii sovente al paese, talvolta agli affari, mai sempre alla vita della famiglia, che è perno d' ogni socicvolezza ; senz'altrc conoscenze che le sopraterrestri; senza figliuo- · lanza, di che la loro incul'ia per lo avvenire della Nazione; senza mogli , onde è lubrico lo sdrucciolare di presente; ul timamcntc scnz'atlitndine al discorso, ehè, con cervelli scemi di uno spicchio c mezzo, è facile invanire della partecipanza alla pontificalc infallibilità. >> Che cotesti servi di un Dio, nel quale dol cezza e severità sono meùcsimamcnte al sùpcrlativo, abusano dell 'una e dell 'altra; e indulgentissimi per gli uomini eli poca levatura, per gli amici loro e ~opratutto per sè stessi , sono come la campana del bargello che non suona se non a vitupero contro chi sorge contro al poter'e ; e smcnticano anzi il fellone il .quale uccide a ghiado il prossimo, che il poco accorto che leva la voce contro gli abusi. » Che il Papa e i preti che gli fan corona, nulla conoscendosi di conti , male governano la finanza ; che l'amministrazione balorda o prcdatoria delle comuni ricchezze poteva portarsi in pace dugento anni addietro, allorquando ccntrcntanovc mifioni di ortodossi soppcrivano le spese del culto c della corte; ma che om è. mestieri, fatti scorti dall 'esperienza, prcndernc penstero, scndochè tre milioni cenventiqualtromila scicensessa~totto uomini ~enno quello che già tutto il mondo cattolico provvedeva.

- ' ~ - )) Che eglino non lamentano la gravezza delle imposjzioni, sendo quest'uso passato in costume universale; ma che ben si terrebbero paghi se la terrestre loro pccunia in cose di questa terra vedessero impiegata. Le basiliche, le chiese, i conventi edificati o mantenuti a spese loro ne giocondano la vista come catlo· lici, ma ne atloscano il cuore come cittadini ; imperò qnesli edifizii a pezza non suppliscono le strade ferrate, le comunali, l'inalveamento dci fiumi, le dighe contro le inondazioni ; che la fede , la speranza e la carità sono meglio invalorilc od incoraggiate di quello sia la agricoltura, il commercio, l'industria; che la uni versai dabbenaggine ringagliardisce, e gli animi abbiosciano a danno della pubblica istruzione. >> Che la giustizia e la polizia hanno occhi di Argo per vegliare alla salute delle anime; ma si danno a veder talve per riguardo alla salute dei corpi; che si impedisce alle genti oneste di andar perdute mercè cattive letture, frequenti bestemmie, o accostarsi e tenere iJ sacco ai liberali; ma non alla canaglia di pugnalat·e un incnnc. Le proprietà non sono in miglior condizione delle persone; c assai dura cosa è null ' altra speranza poter accogliere in cuore che quella di una scranna in Paradiso. >> Che versano i dolorosi meglio che dieci milioni ogni anno per sagginarc un esercito digiuno dell' arte militare e indisciplinato , che in quanto a coraggio e onore ciurla nel manico; cui il destino non chiama alle at·mi , se Q.on sia per insozzarlc di cittadino sangue ; perchè triste c pestilente è, quando di necessità si ha :ul esser battuti, pagare a contanti l'aguzzino c la sferza. Che per arrota denno dare ricelto a malincuore a stra-

- (j - - uieri soldati , massime agli Austriaci dal braccio pesante, nella loro qualità di Tcdes0hi-lurchi . >> Ultimamente ci dicono: ot' son coteste le promesse date dal Papa nel suo motu-proprio del ! 2 settembre ~ Ahi! che gl' infallibili falliscano ai loro più sacn Wl - pegni Tanto è amaro, che poco è più morte a. Punto dubito che le riferite doglianze non nbbiuno alcun che di troppo , sendomi impossibile pensare che una nazione abbia eosì fondato motivo di piato contro i rcggitori suoi. Vcggiamo i f~ttti ad uno ad uno; appresso giudicheremo ; ehè va sano chi va piano. Voi avete udito il linguaggio di tre milioni cenlo - ventiquattro mila seicento sessantutto individui , certo dci piLl intelligenti, dei più svegliati, dei più eminenti della nazione. Ponete da banda la parte dci consèrçatorì, ciò val dire, gl' interessati nell' amministmzione della cosa pubblica, e gl'invigliacèhiti da essi; non .rimangono che malcontenti . Nè questi sono batluti tutti egualmente ad un conio. V c ne ha che supplicano a mani giunte ma inutilmente il Padre-santo eli risecare gli abusi: ed è il partito moderato. Altri si avvisa di riformare tutta per inticro la amministrazione dello Stato: e costoro si addimandano radicali , rivoluzionarii o mazziniani.. lo che equivale, anzichè ad una cilecca , ad un' ingiuria. Cotesta categoria non si pèrita gran fatto sulla scelta dei mezzi , seguendo in questo i casuisti gesuiti, che U&Seriscono, la santità ùel fine santificare parimcnte il mezzo. Essa vi dirà, senz'ambagi, che se Europa lasciassela a quattro occhi col Papa, ella gli reciderebbe d'un colpo netto )a testa.

- 7 - I moderati parlan chiaro; i mazziniani la impongono alta: ci saria mestieri che Europa in un medesimo fosse stolta per non compt·etHlere quelli, sorda per uou intender ques ti. Che segue da ciò? Che gli Stali pei quali pace , ordin pubblico , civiltà non sono vani nomi , pricgano il Papa di por mano a cessare gli abusi. « Pietà pt·cnclavi , vannogli dicendo, se non dci soggetti a voi , almeno dci vicini che pavcntano le fiamme dell'incendio d1c di vampa in casa vostra >>. Ed ogni volta che tal e pn~ghicra sj rinnovclla , il Papa chiama il secretario di Stato, che è un cardimtlc che domina il Padt·e- santo nell e terrestri bisogne , a quel. modo che questi i cento trenlanove milioni di ortodossi nelle spirituali, ed apertogli il cuore) chiede che cosa abbia a fare, sgomento ch'egli è. Il ~Becretario di Stato , ministro di tutti i muusteri papali , senza por tempo in mezzo, così risponJc al vcgliardo sovrano : « Innanzi tulto , non vi ha abusi ; c quando ve ne avesse , <.lovremmo ben bene guardarci dal toccarli. Riformare alcuna cosa, gli è calare agli aecordi tanto quanto co' malcontenti ; la qual cos:.t addimostra altrui ·. paura , e confessare che si ha paura , egli è come a dire addoppiar la potenza dell' inimico, disehiudere i ·cancelli alJa rivoluzione , e · porsi fra le gambe Ja via per a Gaeta, ove si alloggia anzi male che uo. Non muoviam passo ; conosco la casa; n.on è nuo"'a, ma starà in piè più lungamente di vostra. Santità, senza che le si aggiunga una cazzuolata di calcina. Dopo noi il clilnvio ; quanto ril eva? Non . ahhiam figliuoli )) . (( Ben di ' tu , rispotide il Papa: ma il prencc che a far mi sprona è un primo nato della Chiesa : Ne ha /

' ' -8reso segnalati set•vtgt, ne protegge tuttorlì, c se e1 ne abbandonasse, ove andl'emmo noi a parare? >> - <( Cessate l'affanno, soggiunge l'uomo in porpora, appianerò diplomaticamente la bisogna >>. - E ratto, imvugnata la penna , in istil contorto ei verga una Nota che può così compendiarsi: >> Abbiamo uopo dei soldati , non dei consigli vostr·i , avvegnadioehè siamo inerranti, nè mai al falso ci apponiamo. Che se farete bocchi come un miscredente . farebbe, e se vaghezza vi prenderà di ordinarci alcun che, fosse pure la salvezza nostra, noi delle nostre ali cher.ubiche veleremo la faccia, scuoteremo le palme del martirio, c divenuti abbietto di commiserazione a tutti i credenti dell'universo, indurcremo le orecchie a mo' di mcrcatanti. Contiam di vantaggio quaranlamila dc' nostri appo voi, in casa vostra, che hanno diritto di sfringuellarc come loro talenta, a questo da VQi di ogni loro bisogna pt'ovveduti , affinchè levino la voce in nostro prò. Dessi ai creduli vostri soggelli diranno in tuon di lamento adoperar voi Limnnidc verso il Padre-santo, e così alla chetichella getteremo la facc della discordia nelle regioni vostre senza punto parere.

CAPITOLO 11. ~eee8tdtà del teutpot•nle dotnlllht. (( Non havvi indipendenza pel pontificato se non se nella sovranità stessa. Bisogna rilevante, innanzi a eui gl'interessi delle peculiari nazioni non han voce in capitolo, a quel modo che nello Stato il ben pubblico stà sopra al bene degli individui )) . E la non è mia; è di peso del signor Thiers nella sua Relaz1'one di ottobre !849 all'Assemblea legislativa. Nè mi pèrito a credere che cotesto santo Padre della Chiesa temporale non abbia nella sua sentenza espresso il voto di centrentanove milioni di ortodossi. È come a dire, l' intero cattolicismo che conforta i tre milioni centoventiquattromila seicentosessantotto italiani con la voce dell'orrevole relatore: <( Datevi mani e piè legati in braccio al Papa : non splenderanno i raggi mosaici sul fronte augusto di lui, nè sarà egli indipendente, se scettro dispotico non istringa sopra di voi. Se non cingesse le tempia di aurea corona; se assiso in trono non avesse pl'Ìvilegio di far leggi e , a suo talento , violare ; se voi smetteste per poco dalla laudabile costumanza di recargli in mano fino all'ultimo obolo che 1"

. - 10 - possedete, sì ch' ei possa spendere scialacquato per la edificazione c gloria nostra, tutti i monarchi dell' universo ·tosto l'avriano in quel concetto che gli scaccìnì del Duomo : che le bisogne ed interessi vostt·i punto IlO n se ne immischino; le son fisime prette >> • • lo mi do a credere di non cederla di un passo al signor Thicrs in fatto di ortodossìa , e se mi saltasse fa ntasia di pi.atir secolui , fareilo come campione di nos tra fede comune. • Sia con Dio , direig1i , che il P~pa abbia ad essere sciolto d'ogni dipendenza: ma non potrà essere, senza che noi versassimo sangue a catinelle 1 Gli è proprio scritto, nè si 1mò stingere , che tre milioni cenventiqnattromila seicensessantotlo individui abbiano a far sacrifizio di loro libertà, sicurezza c beni più caramente diletti per porre in sodo cotesta indipendenza, onde si mena cotanto vampo? Gli Apostoli con minor spendio avevano . indipendenza a josa, nè recavano ad altt·ui uocumento. E per fermo, chi più indipendente di colui che nulla può perdere ? E i cammina dl'ilto, n è guarda a ritta o a stanca se sia potente da piaggiare , avvcgnadiochè il più avido conquistatore non avrebbe cosa a rapirgli. Le più sterminate conquiste del cattolicismo avvennero hllorquando i Papi non cingevano corona; ma da che s' imbrancarono co' re, il terreno acquistato alla Chiesa è conteso palmo a palmo. I primi Papi che non erano monarchi non avevano, come ora direbbesi , bilanci e lista civile, nè deficit da appianare al cader d'ogni anno : quindi non dovevano protendere braccia supplichevoli al signor di Rotschild: non el'an dessi più indipendenti dei Papi coronati ? Dal giorno che in mostruoso connubio lo spirituale, •

- H - desiando gli amplessi del temporale , ad esso si congiunse, disonestò sua formosità, e scadde dalla goduta indipendenza. Aù ogni piè sospinto , trovasi il Pontefice Sovrano infra due di scerrc fra gli interessi generali della Chiesa c gli interessi speciali di sua corona. Or, chi crederà ch'ci vada sì rimèsso c svogliato nelle cose di quaggiù , cla immolare con croioo sacriftzio la terra che gli è da presso, al ciclo che di tanto gli si dilunga? Novelle. Leggete nella Storia: nè vi arrestate in quei Pontefici-re i quali l'avrebbero detta marchiana per un ettara di terreno : cotesto sarebbe accorgimento di sleale strategia ; c noi ci vantiamo leali atleti , nè vogliamo illaidirc i Papi mediocri versando sopra di lol'O le ribalderie dei pessimi. Ma il Papa allo spergiuro di Francesco l , dopo il trattato di Parigi , dicendo : Ammenne; ha inteso imporre rispetto alla moralità della Santa Sede , o accender lo incendio di guerra che tornava utile alla sua corona ? E facendo delle indulgenze vilissimo mercato , di che mezza Europa fu sospinta nella resìa, volle peravventura distendere il lembo del cattolicismo sopra più gran numero di regioni, o procacciar ricca dote ad una pulcella? Se entrò in alleanza co' protestanti della Svezia, durante la guerra dei Trent'anni, ebbe in mente di chi arire le genti del disinteresse del1a Chiesa, o di ranmiliare casa d'Austria ? Se scomunicò Venezia nel I 60G , fu per ribadire i vincoli ùi amis.t.à fra la repubblica c la Chiesa , o per rinfoco]are le ire spagnnol e a danno dei migliori all ea ti di Arrigo IV ? Se rivocò l'istituto dci gesuiti, volle ritemprarc l' esercito della Chiesa , o gratificare la Francia che dominav alo a sua posta ?

-12Se cessò ogni commercio con le provincie dell'Amet·ica Spagnuola nel giorno in cui proclamaron desse la loro indipendenza, fu per lo migliore de1la Chiesa o per approdare alla Spagna ? Se ha fatto roteare la folgore della scomunica sul capo ai Romani , i quali recavano la loro pecu.nia nelle banche straniere, era nell'intendimento di ricondur're i loro cuori alla Chiesa, o i loro scudi al tesoro? Il signor Thiers in questa bisogna ne sa <lire tauti · più di mc: or, non vide egli che unificando il monarca spirituale della Chiesa col temporale <li picciol reame adagiava la monarchia spirituale , sto per dire , sopra letto di rose , la temporale sopra un pett~nc da lino ? Noi vogliamo che sia indipendente il capo deJla religione, e bene sta; e poi il facciamo captivo di un gramo principuzzo d' Italia , sottoponendo per tal maniera le ragioni della religione alle povere bisogne municipali c , come dicesi, alle questioni di campanile. Non solamente indipendenza va in fascio, ma dignità papale scàpita nella unione dei poteri, i quali tallirebbero rigogliosi ove fossero separati. Triste necessità d1 governo costringelo a por mano ove insozzala. E non ò laida cosa che il bargello staggisca magione c possessi in nome del Padre-santo? Che giudici dannino malfattori in nome del Capo della Chiesa? Che il carnefice mozzi il capo in nome del Vicario di Ges\1 Cristo? Non d suonano disarmonici all'orecchio i due vocaboli: Lotteria pontificia? E che cosa pensano i centrentanove milioni di ortodossi sapendo che il loro capo spirituale , per lo ministerio del prelato ministro della Finanza, è sat.isfatto del progresso del vizio, il Lotto avendo fatto ingordi guadagni .? Ai sudditi papalini coteste mostruosità le son bisciolé,

tanto vi han fatto il callo: ma un povero straniero, un cattolico, una sola unità di fra que'centrentanove milioni ne rimane smemorato , ed insieme inuzzolito di assumere la difesa della indipendenza e dignità della Chiesa. E gli abitanti di Bologna o Viterbo, di Terracina od Ancona prendono maggior cura degli interessi nazionali che non dei religiosi, parte perchè non sono ortodossi cimati c bagnati quali vorrebbeli il signor Thiers; pm·tc perchè il governo della cherisìa è giunto a far loro venire in uggia il ciclo. Cattolici mediocri, ma cittadini eccellenti, gridano a piena gola l'affrancamento di loro patria. Stimano i Bolognesi sè non essere necessarii alla indipendenza del P.apa, la quale si passerebbe di Bologna come si passa di Avignone: e ciascuna città ricanta la stessa canzone; c se tutte fossero ascoltate, il s. Padre, sgravato dal pesante fardello dell'amministrazione, potria anima e corpo darsi al1e bisogne della Chiesa ed agli abbellimenti di Roma. I Romani nell ' infraltanto , purchè non sieno nè principi , nè preti, nè servi , nè mcndici, affermano di essere da lunga pezza riverenti, c il signor Thiers ne potrebbe accrescere le falangi. Ma guardiamci di prestar fede ad ogni ghiribizzo. Non proferirei verbo m loro vantaggio , se non avessi da presso veduto.

, CAPITOLO III. Patrhuonlo dello Stato tetnJ•orn l f.'. Gli Stati del Papa non han limite naturale e sembrano campati sopra la carta a casaccio, cui la bonarietà euro~ pea ha giunto sanzione. Sepa1·ati da Modena e da Toscana per mezzo di una linea ideale ; la parte meriggiana s'addentella nel reame napolitano, e la provincia di Benevento siede , quasi di straforo , fra gli stati di re Ferdinando, come già il contado Vcnasino nel suolo · francese, quando Berta filava. Il Papa a sua volta accoglie in sul proprio la repubblica eli San Marino, vero ghetto di democrazia. Non riguardai mai la carta del classico Stivale sbraudellato, come Dio vel dica, in tanli tocchi e sì disuguali, secondo l'altrui ghiribizzo, senzachè mi spuntasse nella mente un lieto riflesso. La natura che nel mettere al mondo gl'Italiani s'è quasi sconciata per lero apprestare la sede, si è piaeiuta di cingerla degli altissimi baluardi alpini, e separarla da ogni altra terra col mare, dandole così forma scolpita c quasi personale esistenza. Nè alcuno interno spartimento fu cagione agli Italiani eli scindersi in varie popolazioni;

- tr5 - e· l' Apennino, che tutta corre la penisola, non è ostacolo ìnsormontabile agl'inquilini de' due versanti di porgersi la destra . Le di visioni che esistono , sono tutte a capriccio, segnate o dal talento brutale dell'età di mezzo, o dalla mano tremante della diplomazia, che disfà ciascun giorno il lavoro compit{to ieri. Qui solo una famiglia nutt·ìca il suolo ferace; un linguaggio risuona da notte a mcriggio ; punge tutti egualmente amor di gloria derivata dai gesti dei loro maggiori e dalla rimembranza della conquista romana, che giovineggiano nella loro fantasia e ne scaldano il cuore a cento doppi più che i rancori del secolo quartodecimo. Di che ho preso argomento a ficcarmi in capo che le italc popolazioni emancipate da ogni altra, per ragion geografica c per ragione storica (due potenze pitt dell'Austria poderose e indomabili) un dì o l'altro unificherannost. Ma riedo alle mie pecorelle, che riconoscono mandriano il Papa . n rearne dci chcrici si distende in una supedicic di quattro milioni cenventinovemila quattrocensessantasei ettare, secondo la statistica pubblicata per rnonsignor Milesi, oggidì cardinale. In cifre rotonde possiam dire che i capi della Chiesa amministrano temporariamente quattro milioni di ettare o' che torna ad un medesimo, quarantamila chilometri quadrati. Nessuna regione di Europa può contenderle il primato della ricchizza, nè può stimarsi più atta all'agricoltura, alle industrie cd ai commerci. Corsa, or dicevamo, dagli Apennini che la partono in due metà quasi pari, il dominio d~i Papi si accliva dolcemente di quindi all'Adriatico, di quinci al Mediterraneo ; ed in essi mari ha porti eccellenti , Ancona a

- 16 - mattinG, Civitavecchia a ~era. Se Panurgo aves!'le po~­ seduto coteste città, avrebbe creato una flotta : i Fenici ed i Cartaginesi non ne avevano di vantaggio. Famoso fiume noto col nome di Tebro o Tevere ne bagna il piovente occidentale quasi in tutta la sua distesa. E ai bei tempi romani ed etruschi era grande arteria dell'interno commercio: gli storici latini il videro veleggiato fino a Perugia ; cd oggidì a mala pena si lascia risalire fino a Roma: ma se lo si inalveasse a modo, e gli · si risparmiasse l' ufficio di cloaca di tutte immondezze e brutture , il Tebro tornerebbe vantaggioso , e più rado gl'irritati fiotti allagherebhono le circostanti campagne. Il piovente dell'Adriatico è allietato da parecchi corsi di acque, che volgerebbonsi in torrenti ùi ricchezza ovc l'Amministrazione se ne desse un pensiero al modo. La distesa delle pianure è a maraviglia fertilissima: il fromento vi attecchisce rigoglioso nella quarta parte ; e già di presente rende quindici per centinaio nelle terre migliori , tredici nelle mezzane, nove nelle magre e povere. I campi incolti si convertono di per sè, senza aiuto di opera umana, in pascoli ubertosi; e solo che vi si spenda un pochissimo di cure dattorno, la canape sorge a maravigliosa a1tezza. La vite ed il gelso talliscono dovunque; i colli e i monti ~ono lieti ùi oliveti pt·oducenti le migliori olive d'Europa; imperocchè il clima vario ma dolce vi matura i prodotti di svariatissime latitudini : il palmizio e l'arancio bene adoperano nella metà dello Stato. Ricche mandrie di armenti maravigliose a vedere formicolano lunghesso le pianure nel verno, popolano i monti la state. E a sì lieta e mite guardatura di cielo cavalli, vacche e peçore moltiplicano aH' aperto aere , senz'uopo di presepi. Le maremme sono abitate da torme di bufoli d'India. Checchè all' uom necessita per lo vitto

- !7e vestito rampolla spontaneo o con lieve cura in colesto suolo favorito e prediletto alla natura: e se gli uomini hanno distretta di pane o di camicie , la natura non può esserne appuntata, e manco la provvidenza che li ha serviti di coppa e coltello. Incredibile abbondanza di materie prime forniscono alle industrie i tre .regni: canape ai funaiuoli , ai filatori , ai tessitori; vino ai distillatori ; olive ai fabbl'icanli o1ii e saponi ; lana pei pannaiuoli e tappetai; cuoio e peili pei conciatori, calzolai e guantai, e seta a isonne per le industrie di lusso. Scarse per avventura le miniere di ferro; ma a quattro passi ve ne approvigionate all' isola d'Elba, che è di qualità eccellente. Le miniere eli rame e di pio1~1bo, che gli antichi coltivavano a grande utilità , non sono forse esauste. Sette ad otto centinaia di migliaia etlare di foreste e selve forniscono abbondevole combustibile: c le navi che solcano 1' oceano non hanno a trasportar per lo mare nespole mature, ma lignitc da Newcastlc. Zolfo tirasi dalle viscere del suolo vulcanico di parecchie pr-ovincie, e l' allume della Tolfa è il più prezioso del mondo. Civitavecchia ne porge il quarzo di che trarremo kaolino per i prodotti manifatturati di porcellana. T.. c cave ne provvedono materiali di costruzione , non cseluso marmo .e pozzolana) che è c~mcnto romano quasi bello e fatto. li catasto del !847 ragguagliava a meglio di ottocensessanta milioni le proprietà rurali sottomesse al Papa ; e nel conto mancava Benevento, che non è lieve giunta. Anoge, che messere lo ministro del commercio e dei lavori pubblici in .buon punto ne avvisa che la tassa delle possessioni non agguaglia a pezza il terzo del valore reale. Di che esce spontanea conseguenza

- 18 - che la dovizia agricola dello Stato somma a due mi - · liardi seicento dieci milioni. Capitale cotesto che se rendesse ciò che dee rendere, se le industrie ed i commcrc~ :wmcntassero il reddito , secondo ragione , col nwvimcnto c col lavoro, il signor di Rolschild torrcbbe il danaro pontificio al sei per centinaio, e se ne terreùhc. Ma non è tutto; c poichè mi vi trovo, la vuo' dire. Alle naturali dovizie conviene arrogere l'eredità degli antichi. l poveri pagtmi di Roma la grande han la- ~ciato il proprio relaggio al Papa, che li danna; acquidotti giganteschi, prodigiosi cunicoli cd cmissarii, vie lultodì in uso in più luoghi dopo venti secoli di servigio ; han dessi legato al Papa il famoso Coliseo , affinchè lo convertisse in bigonc:ia e pulpito da cappuccini; hannogli legato l'esempio di Ol'dini amministrativi ai quali niun riscontro può fare la storia: ma il Papa redò sì bene, ma con benefizio d' inventario. Nè vo' dissirnnlarc che cotesto suolo maraviglioso m' è paruto in sulle prime coltivato all ' uso dc' barbari. Di Civitavecchia a Roma per l' estensione di sessantanovc ehilometri, la coltura faceva di sè quella comparita che nei deserti dell 'Africa le rare oasi: alcun prato fra incolti terreni, fra boscaglie e burroni alcun campo arato tla buoi; gli è questo lo spettacolo che s'offre allo sguardo di chi transiti cotesti luoghi sconsolati nell 'aprile. Diresti che l'uomo vi è passato come la folgore o l'm·agano, per abhallere c schiantare, c che gli armenti ne han tolto posscssione dopo di lui . l dintorni di Roma sono getlo del medesimo stampo. Ampia zona di incolti ma non instcrili campi cinge cotesta metropoli ; c la cultura che dappresso è nulla, o v' entra di slraforo e a scappellotti : man mano che mi

- - 19 dilungavo dalle murn dell'eterna Città faeca capolino , timida prima, dipoi ricca, comecchè inelegante. Dircb-• besi che Cercre c Pale, e tutta la famiglia delle campestri divinità non facciano a fidanza con S. Pietro, c si tengano da essolui lontane. Le vie -che pt·esso Roma hanno sembianza di letto di torrenti scemi di umore, vannosi a grado a grado immegliando , e la solitudine malinconica della campagna romana cede il campo a spessi agricoltori che attendono ai lavori in giolito. Le tavernc meglio arredate , sì che ne trase·colai . Insomma , finchè m' aggirai nel versante del Mediterraneo , che ha Roma per centro, e che p~ù accoglie degl' innussi suoi , l'aspetto della regione era tl'istc e ad ogni passo alcun che era a riprendere. Immaginai financo che quei poveri agricoltori si peritasscro di far troppo rumore, c di destare i frati al suono dci badili. Ma superato a gran mercè l' Apennino, c perduta di vista la cupola di Michelangelo , cominciai a respi - rare un'atmosfera allietata dal lavoro e dal buon volerCt, si che ne fui consolat(l. Non solamente zappate apparivano le tcne, ma• alletamate e, che pil.t monta , pian- . tate. L' odor dei concimi mi solleticò piacevolmente l'olfatto, chè n'aveva perduta ogni traccia, non essendo sistema di concimazione nell 'opposto versante. l/aspetto degli alberi c l'uso cui erano destinati mi andava a sangue. In un campo seminato a canape o a frumento od a trifoglio vaghi olmi distesi in linea erano coronati da ubert(lsa vendemmia; tal fiata degli olmi tenevano luogo i gelsi. Quanta dovizia accolta in breve spazio! Qui avete pane c vino ; qui camicie e vestimenta serichc per· madonna ; qni vettovaglia pc' buoi , eh è anche. l'olmo provvede il foraggio ! Bella chiesa è San Pietro; ma campo ben coltivato è cosa maravigliosa.

- 20 - E così andando ratto giunsi fino a Bologna "!icmpre lieto della fecondità del suolo e della bravura dell 'uomo. Ma poco di poi ebbi a ripigliare il cammino di S. Pietro c reddirc nelle sconsolate campagne. Ampio tema a lnnge riflessioni fu questo; e mentre meditavo, un'idea geometri ca s' infiltrò di celato nel mio pensiero, e mi addolorò. Parvemi addimostrato, come Ja legge di Keplero, alla evidenza, che i soggetti del Papa erano in ragion diretta del quadrato del1e distanze che scparali dalla capitale; ·o a parlare più alla buona, che l'ombra dei monumenti romani aduggia la cultura dei campi . Rahelais asseriva per esempio che l'ombra dei monasteri è feconda; c sarà; ma in tutt'altro significato. Esposto il dubbio ad un venerando ecclesiastico, questi mi trasse d' errore dicendomi : << La regione non è punto incolta ; e fosselo , la colpa è tutta dei sudditi pontificii : gli è un popolo cotesto infingardo per natura : eppure v' ha ventunmila quattrocenquindici frati che gli predicano la necessità del lavoro! ».

CAPITOLO IV. SodtiUI dello Stnto tenJporale. ' . U ! 4 maggio .f8tl6, il signor di Rayncval, ambasciatore di Francia in Roma, tenero oltremodo dei cardinali e nemico a oltranza de' loro sudditi, cosi definiva il popolo italiano : <( Nazione profondamente scissa, in preda di ambi - zioso talento, scema delle doti che fanno grandi c potenti le altre , svigorita , senza spiriti guerreschi e disgregata , inscia del rispetto che alle leggi ed alle sociali autorità si debbe >>. Il signor di Rayneval sarà canonizzato fra cento anni, se mutamento non avvenga, per avere sì caval - leresca difesa assunta a pro degli oppressi. Nell'infrattanto non escirò di carreggiata, parmi, provandomi a rifare cotesto ritratto; avvegnadiochè i sudditi papalini sieno Italiani come gli altri , simiglianti agli altri, nè la penìsola racchiuda che una sola nazione. Differenza di climi, pr·ossimità di stranieri, tracce d'invasioni pon:no modificare il tipo, cangiar l'accento, variare le forme del linguaggio; ma dall' Alpi al Lilibeo gl'Italiani sono gli stessi da pe1· tutto, e la classe

media, il fior delle popolazioni, pensa nel modo stesso . da Torino a Napo1i. Belli, i·obusti , aiutanti , purchè l'incuria dei reggi4 menti non abbandoni li agli influssi della m(/ l'aria, gli Italiani sono ùi spiriti elevati fra tutti gli Europei. Il signor <li 1\ayncval, che non si lascia ire al piaggiare, loro concede « inLclligcnza , pcnetrazionc c comprensione di tutte cose)). Per essi cullura delle arti c cul - tura delle scienze non si dispaiono ; i primi passi in , qnalvuoi carriera dischiusa allo spirito, sono oltre misura rapidissimi; e se molti fra di essi s'anestano a mezzo, devesene la colpa a deplorabili ragioni che loro asser, ragliano quasi scmpt'C la via. Nelle privaLc bisogne e nelle pubbliche e' son cime di maestl'i per accorgimento e sagacia. Niuno può gareggiare con rssi nd compilare e nel discuter leggi; principi che sono in legislazione e giurisprudenza; chè l' idea della legge ha germogliato in Italia dalla fondazione di ·Roma, cd è il pitt dolce frutto di cotesto prodigioso suolo. Inoltre posseggono più che altri la facoltà di bene governare; scndochè l' arte del governare è nata ili casa loro quando conquistarono il mondo : c i più grandi amministmtori di che è orgogliosa la storia, Cesare c Napoleone , sono usciti di stirpe Italiana. Dotati per cotal modo da natura, ci sanno di valet·e, e questa noLizia Ii fa fumare talora d'orgoglio. Il nalural desiderio di adoperare le avute facollà degenera in ambiziosi propositi: ma se avessero le mani libere, nè l'uno nè gli altri darcbbono materia di sbcrteggiare. Per lunga serie di secoli sono stati come incastonali in angusti confini di piccioli governi dispotici. L' impossibilltà di mirare a grandi cose, ed il bisogno di azione che gli martella , hmmoli talora balestrati a lacerarsi

-25da una parte e dall' altra per municipali risentimenti. Negherem per questo ch' ei possano fondersi in un sol corpo di nazione? Mainò, noi credo. E per fermo , si uniscono già per implorare il re di Piemonte e plaudirc al conte di Cavoul'. E se a questa prova non istatc contenti , prcndctcnc voi stessi esperienza. Atterrate Je barriere che Ji separano ; c do il capo a tagliare, s' eglino non si uniscono in men che non balena. Ma le grandi ~arriere sono il re di Napoli , il gran-duca di Toscana , ·l'Austria, il Papa ecc: vorranno eglino dare jl primo colpo di scure? Ignoro quali sieno «·le qualità che formano la gran - <.lezza e la potenza delle altre nazioni; a mo' d'esempio, della nazione Austriaca ; questo bene so , che poche qualità fisiche>, intellettuali c morali mancano agl' Italiani. Sono svigoriti , secondo il signor di Rayneval ; secondo me , la vigoria trasmoda in essi i limiti della moderazione. L'assurda (1) ma vigorosa difesa di Roma contro di noi è storia di popolo che non procede ajato, ma vigoroso e fiero. Diremo che un esercito francese fu tenuto in iscacco pet' due mesi da uomini svigoriti? La nostra modestia trapasserebbe ogni confine. Le pugnalate che costì spesscggiano come gt·agnuo]a , accusano per avventura la fiacchezza della polizia, ma non chiariscono fiacchezza negli abitanti. Ho letto in una Statistica officialc che nel !8!>3 i tribunali romani han punito 600 crimini contro la proprietà , !544 contro le persone. Dì che è pronto il vedere .dall'un canto che il popolo non è scevro eli difetti ; e dall 'altro che potente è in lui la fiera energia de'sentimenti . Nell 'anno stesso la Corte delle Assise in Francia giudicava :S7 i 9 (l ) Lo Sc1·ittoJ'e è francese. Nota del T·raduttore.

• - · 24individui accusati di furto; e ! 92i prevenuti di crimini personali . Proporzion rovesciata, i ladri sono in maggior numero appo noi : eppure in fatto di energia non vogliamo competitori . Se cotali sono gl'Italiani , c' non occorrerà il trentadiavoli per farne huoni soldati. Il signor di Rayneval assicura con faccia tosta ch'eglino mancano compiutamente el i quello spicchio che è lo spirito militare ; e l'avrà udita da qualche cardinale, chè la è propria da • tre cotte. Ma , in fè di Dio , i Piemontesi in Crimea ebber difetto di spiriti marziali ! E qui il signot· di Rayneval e i Cardinali ve la man· dano' buona per ciò che concerne il coraggio dci Piemontesi ; ma dotti in geografia cd etnografia sodano che il Piemonte non è in Italia , c gli . abitanti metà Svizzeri, metà Francesi. < Italiano non è loro linguaggio, nè italiani i costumi , di che è mall evcl'ia lo spirito militare e monarchico sconosciuto al resto d' Italia >> . A questa stregua saria pronto dimostrare che gli Alsaziani cd i Bretoni punto non sono Francesi; quelli , avvegnadiochè siena i più gagliardi soldati dello imperio, c poi ogni quando diciam noi rnonsiettr , dicono dessi meinherr; questi perchè sono monarcofili oltre il segno , ed appellano butun ciò che noi tabac. Ma Piemonte non è caserma di tutte le itale milizie ; chè il re di Napoli ha buon nerbo di truppe; il gran-duca di Toscana ha le sue , c i piccioli ducati di Modena c Parma non ne son senza. Lombardia, Venezia, Modena e buona parte delln Stato pontificio han dato eroi alla Francia. Napoleone ne fe' memoria a S. Elena : in quelle memorie è scritto, nè si può stingere . Che se spirito di associazione faccia difetto negl 'Italiani , davvero non so di quai popoli sia inquilino. E

- 2~ - per fermo , associazione governa il modo cattolico; associazione sperpera la pecunia de'poveri Romani ; associazione incetta il loro fromento , la canapa , gli oli i. Chi fa sl mal governo delle foreste dello Stato? Chi scorrazza per le vie maestre arrestando diligenze, predando viandanti , se non associazioni? Ultimamente, l'agitazione e le congiure di Geno va, Livorno e Roma non emergono dal partito mazziniano collega to di so ttccchi in secreta associazione ? Non ni ego che i Romani procedono poco riverenti ver·so le leggi ; ma ciò avviene, perchè leggi non sono nel loro paese. Bene professano piena osservanza al codice di Napoleone, che chi eggono a mani giunte ; ma fannosi beffe dei capricci officiali de' loro padr~on i , e n' han donde. Amico dell 'ordine, non so acconciarmi al pensare che un ghiribizzo , una fantasia del cardinalPAntonelli , scombiccberata sur un foglio, abbia acl avere potenza di legge per lo presente e pe1· lo avvenire ; c pronto mi è l'intendere perchè i Romani , tali ordini legislativi avendo a vile , apertamente sbcrteggino. Per quello che ri guarda la sociale gerarchia, gl'Italiani ne son per avventura troppo teneri. Basta per una mezz'ora andare a zonzo per le vie di Roma , perchè l' uorn persuadasi che un principe romano , per· quantunque ligio del blasone, non potrebb' essere circondato da maggior rispetto ; tanto può nei cittadini l'abitudine ! Se meco vi piacesse ri salire all a sorgente di alcune fami glie venute in grande stato , scomme tto un dente che dareste di piglio a' randelli o ai ciottoli delle vie per onorare a modo gli aristoerati ci dai colmi forzieri. Ebbene i Romani, abbarbagliati dal luccicar degli scudi, fan di berretto ai ricchi, che se ne tengono: quanto rileva ? La nazione italiana non ha sodato per 2

-26cotc::;!c anomalie , che , in fin delle fini, sono frivolissimi nonnulla. Aggiungiam di vantaggio che se è agevo1 cosa tirar pel collo gl'Italiani fuor di carreggiata, t~ a pezza più pronto il ricondurli in sul retto sentiero: passionati, corrivi ad ' andar in bizza, ma perdio, non malvagi; c basta un atto cortese, pcrchè ei pongano in non cale gli èmpit i della collcm. Concludendo diciamo che la dolcezza del clima non li ha acrasciati così da far loro detestare il lavoro; e · parla all'avventata H Yiaggiatorc che , dall' aver visto un facchino sdraiato all'ombra degli aranci a Mergellina , o della cupola di Brunelleschi , mel'iggiare dormendo, racconta all'Europa che questi popoli russano da mane a sera, c che avendo poche occorrenze , a quelle satisfatto , se ne stanno beatissimi con le mani in mano. Jmpcrciocchè mostrcrovYi or ora campagnuolì induriti al lavoro, come i villici nostri , ma flagelLati da hcn altro sole; vedrete massai prevcggenti e arnmi~urali siccome i nostri , piìt ospitali però c pitt rari tal cvoli dci nostri, c questo per giunla. N è lascercbhcrsi andare alla ignavia , alla sprccatura , all'acca ttare (c diciamo dei più , chè di tri sti è dovunque tale abbondanza da darne tre per coppia), se non sapessero a menadito che , per fare che facciano , ogni loro conato non aniva a provvèdcrli nè del bisognevole, nè a trarli dall' altrui soggezione. Scoraggiamento non è ignavia, come povertà non corrisponde ad OZIO. I sudditi del Papa sono tre milioni ccnventiquattro - mila sciccnscssant'otto; abbiamolo dello, se non falla memoria , parecchie volte . Oe tutto cotesto popolo è spartito a ventura sul suolo. Le provincie dell 'Adriatico spesseggiario di abitatori almeno dui tanti più deJie

~ -27rivi~rasche del Mediterraneo , propinquc alla capitale , sotto gli occhi del Santissimo. E gli economisti ascetici, pe' quali tutto va di portante nel più sacro dei governi , non rifiniranno di dire: >> De' meglio popolati d' Europa è lo Stato nos! L'O , avvegnadiochè sia dei meglio governati. La media dell a popolazione in Francia è 67 f 12 per . ogni chilometro quadrato; nello Stato romano aggiunge a 7o 7t{0 ! Ondf'chè , se l' Imperatore di Francia venisse a scuola d'amministrazione da noi, egli aumenterebbe sopra ogni chilometro 8 abitanti e 2(10: vi garba? >> La provincia d'Ancona che è occupata da Austriaci e amministrata da preti , noYera !!:>!:> abitanti in ogni chilometro: ti quarto spartimento di Francia, il BasRhin, ne ha soli f. 29. Si fa dunque evidente che il BasRhin sarà dell'anconitana provincia da meno , finchè non sia governato dai preti , invaso da Austriaci. Ragioni queste che non fanno neppure una grinza. >> La popolazione del felice nostro paese, fra il J 8-IG e !8!:>3, nel ]asso di 37 anni è in aumento del terzo. Or cui dehbesi cotesto avventuroso risultamcnto se non se all' amministrazione senza pecche del Padre-santo c a11e predicazioni di trentottomila trcccnvcnti preti c frati, i quali guardano l'adolescenza dagl' inO.ussi delcterii delle passioni? ( J) » Sapete voi dirmi) lerchè mai gl'Inglesi siena così irrequieti nei luoghi di loro dimora , di qualità che eglino cangiano domi cilio e contea, come altri camicie'. Senza fallo , perchè insalubre è la loro patria e ammi~ nisll'ata a traverso. Nell' Eldorado affidato alla nostra (1) Prefaz. della Statist. offic. del t853> p. LXIV.

28sollecitudine contansi soli censettantotto mila novecentoquarantatrè, i quali sloggino di una provincia per }Jrendere stanza in altra; prova palmare che il benessere sta di casa da noi ». Nè non dirò che l'eloquenza delle cifre arrecate non abbia buon peso. Ma è naturale che in un paese dovi~ zioso, posto nelle mani di popolo agricola , sieno 7rl abitanti per ogni chilometro quadrato, sotto qualvuoi reggimento: piuttosto è a stupire che non ne abbia di , vantaggio. E p'cr fermo ne avrà maggior numero, tosto ('he sia retto con ordini migliori . La popolazione dello Stato è aumentata di un terzo in 57 anni; cel sappiamo; e sappiamo pure che in soli anni 2i la Grecia, pessimo dei reggimenti (siccome è altrove chiarito) , ha triplicato la propria. Aumento di popolazione dimostra vitalità delle razze , non sollecitudine di amministratori; chè non mi accosterò a credere che 700,000 fantolini sieno nati nei 57 anni per int~rvento di preti ; sì crederò che gl'Italiani vigorosi e costumati amano il maritaggio, nè sono affatto sfiduciati nell'avvenire . Da ultimo , se i soggetti del Papa si stanno immobili nelle loro dimore, non potrebbesi conghietturare ciò addiveni1·e, perchè malagevoli sono le comunicazioni , i passaporti difficili ad ottenere , c pcrchè, preti, giudici , amministratori e pesi trovansi dovunque dello stesso calibro? Sopra tre milioni cenventiquattro mila seicensessantotto individui lo Stato romano conta meglio che un milione di pastori e agricoltori. Gli artieri sono dugencinquantotto mila ottocentosettantadue; i serv\, alquanto in maggior copia, trenta migliaia di piLL Al comm~rcio, alla banca, agli affari ne rimangono ottantacinque mjgliaia.

-29 - Sono i proprietarii duecentoscimila cinquecencinquantotto , un quindicesimo della popolazione, numero minore che in Francia. E mentre le romane statistiche officiali ci dicono che, se i beni fossero con equa lance partiti fra tutti i possidenti, ciascuno dei ~uddetti 206,t>a8 godrebbe un capitale di -17,000 lire, ommettono a bello studio di notare , che avvi taluno signore di 22,000 ettare, tal altro di poche zolle di ciottoli. Notiamo, per iscrupolo di coscienza, che la parlizione delle proprietà , come ogni cosa lodevole , cresce al crescere dei chilometri dalla metropoli. La provincia di Roma conta sopra ! 76,002 abitanti t 936 proprietarii, ossia uno su novanta. Quella di Macerata, volta all'Adriatico, sopra 243,!04 abitanti 3964 possidenti, un sopra sei. In nostro linguaggio ciò s'addimanda mostrare il morto sulla bara. << L'Agro romano, che Roma durò più secoli a conquistare, è anco al presente proprietà di t -13 famiglie e di 64 Corporazioni (!) )). (l) Studi statistici sopra Roma pel conte di Tournon.

CAPITOLO V. I sudditi del Padre santo sono divisi , per nascita ' per censo, in tre classi ben ·<lislinte: nobili, borghesi , plebei . 1/ Evangclio ha obliato di consacrare l'ineguagliaozc umane; ma, vivaddio! che la legge dello Stato pon tificio , ciò è dire , il voler dci Papi , ha colmo il vuo to. Benedetto XIV, nella bolla del ! lt. gennaio ! 746, dichiaravalc orrcvoli e salutari, c Pio IX ne ba ri calcato le orme nel principio del suo chirog,.afo del 2 maggio -18~3. Fra le classi sociali non annovero la chcresia , perchè ella è straniera alla nazione per interesse, per privilegi, sovente per origine. Carùinali e prel::tti, a imbcrciar nel segno, non sono sudditi del Papa, sì affini in Dio, c colleghi, proporzionatamente, della sua onni - possanza. La division delle classi che, a misura che l'uom dilunga dalla sorgente (come ogni altro abuso), menoma , fa sfoggio di sè in Roma daltomo al soglio pontificio . Un abisso sta fra il patrizio cd il borghese romano , un abisso fra questo cd il plrbco, il quale, da suo canto,

5!- sdegnato dello spregio che le due caste superiori gl i · versano a man piena sul capo , ne ge tta alcuno sprazzo sui vil1ici che vanno a mercato ; carità di tigri. ln Roma, mercè le tradizioni dc1la stot·ia c la educazione papesca, chi è da meno_crede usèir dal p_roprio null a e di venir un gran fatto , sol che mendichi il favore e l' appoggio di un superiore. Il sistema di patronato c di clientela fa piegare il ginocchio al plebeo nanti al borghese, al borghese nanti al principe, al principe nan ti al clero-sovrano. A cento chilometri da Roma 11on s'inginocchiano guarì ; di là dagli Appennini , punto. A Bolo - gna, a mo' d'esempio, ammirasi nel c<1stumc eguaglianza spai'lana: perchè i suoi abitanti veder, grazie ai mon ti , Roma non ponno . Il valore assoluto degli uomini tli ciascun ordine ercscc nel modo stesso secondo il quadrato delle distanze. Voi potete sodare che un nobile romano (fa lla eccezione <le' buoni , che però si posson tenere c:hiusi in pugno) è manco istruLto, abile e libcl'o che un genti-luomo delle Ma rche o delle Romagne. La c"lassc me- · diana , non tenuto conto di alcune cceezioni di cui \ ' Ì parlerò fra poco, è assai pitl numerosa, più r icca, pitl fiorente a levant e degli Appennini che nella capital e. c nei dintorni. Gli stessi plebei dànnosi a vedere più onrsti , secondo che vivono a maggior distanza dal Vaticano. I plebei della Città eterna sono fanciullacci male al - levati, dal costume variamente pervertiti; cd il Governo che, stando in mezzo ad essi, conosc.cli c tc.mcli , usa a dolcezza con essi. Di lieve imposte li gravita, sollazzali con spettacoli , e tal volta loro dà pane : ]Janem et circenses. Loro non insegna leggere; ma non vieta il mendicare ed il lotto. Manda cappuccini a domicilio ; il

- 5~- frate tarchiato dà numeri pel lotto alla moglie, trinca a garganel1a col marito, forn)a i bimbi , e talvolta presta aìla alla fabbri ca. Nè i romani plebei paventano la fame al segno di averne a morire : se mancano di pane a casa, se ne provvcggono, senz'obolo sborsare, nella gerla del fornaio , consentendolo la legge. Da essi null'altro si chi ede, se non che siano buoni cristiani ; che s' inchinino riverenti ai preti, che s'umiliino innanzi ai grandi, che ai facoltosi cedano la mano, e sopratulto, , che si guardino , come dal finimondo , dal sorgere in turbamenti politici. Pene sono ad essi statuite se ammettono il precetto pasquale, o se prendono a sberteggiare i Santi ed i loro miracoli. Il tribunale del Vical'iato su c1uesto capitolo non accorda tregua ; per ogni resto la pohzia fa vista d'essere scema d'un occhi-o, e sorda in ambo gli or~cchi. Il del ilio è spesso ad essi perdonato; ma guai se loro Sit1tasse il ti cchio di conquistare un pochissimo di libcrtit, se osassero dire qualche parola a strappo contro un abuso, se sentissero c ne dessero_ cenno altrui di essere uomini! Il perchè meco stesso meraviglio pensando che dopo sifl'alta educazione non sieno in piLt miserevole condizion trabocca ti. La più abbietta par·tc di popolo è quella che abita il Rione dei ,ti unti . Se andando, a mo' d'esempio, a cercare il conven to dci Ncofili, o la casa di Lucrezia Borgia , v'avvenite fra cotesti chiassuoli , cospersi d'immondezze, non n'uscirete prima d'aver tocco del gomito ecntinaia di perduti , ladri, scrocconi , suonalol'i di mandolino, modelli , accattoni, ciceroni, ruffian, baratti , e simile lordura. ç hc se avete a trattar con essi, vi daranno ùell'Eccellenza, vi baceranno la mano, e nell ' infrattanto vi ruberanno il moccichino o l'oriuolo. Niente di ]}Cggio nelle più popolose città d'Europa , non esclusa ,

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