Francesco Panciatichi - A Pio Nono

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-~~~~ uando cinto del triplice serto ,. Salì PIO all' altissimo soglio D' avarizia, di fasto, d' orgoglio Non l' asperse vipereo fiel ; Chè a tai mostri , che affogano in core Ogni senso di umana pietade , Gli fu schermo la santa umiltade De' suoi passi compagna fedel. · D' ogni nube alla mente disgombt·a L' alma luce rifulse del vero , Che a torrenti sul capo di Piero Il divino Maestro vea·sò. Ahi ! che allora da un mar procelloso Circondato d' intorno lo scanno ; Ahi ! che preda di un misero mganno Nauft·aganli i suoi figli mi1·ò.

E all' udir dc' tapini i lamenti Del Nocclricr supplicanti l' aita Si sentì l'alma assorta c rapita Nel pensicr dell' ctcr·na bontit. Son regnante, egli disse, ma padre I vassalli son tutti miei figli : A chi pene sofTcrse c pei'Ìgli Implacabile un padre sm·à '? Non son io che la Yece sostengo Del pietoso che in croce morio , E dar venia al ribaldo s' udio , Che di lancia trafisscgli il cor ? Che a Lt·ar l' uom dalle 1~1tlc i d ' Aver·11o Immolossi del Padre allo sdegno , E fondò l' immortale suo regno Sulla grazia , la pace, c l' amor ? Com' io scelto a Pastore su1n·emo Ballcr·ò della Ycrga quel gr·cggc , Cui fc' sol ribellante alla legge Di più larga pastura il desir '? Con qual cor· soll'rirò eire scpolt'o Giaccia in antri i più st1uallidi c cupi , O fra halzc slranicr•t• c dir·upi Sia dannato di fame a languir '?

Taccia ~h·itto c ragione di stato , Onde spesso sovcrchio rigor·c Ammutisce Ì1atura ed il core, Frange il vinco! tra suddito c Re. E si ascolti la voce soltanto Di soave benigno perdono , Pm· cui Tito del mondo sul ll'ono Adorato c felice sedè. Ad estinguer fraterne contese , A fiaccar la nemica baldanza Quegli solo ha l' invitla possanza , Che dell' alme l' impero si tien. Chi di me più beato , se possa I fedeli del par che i l'uhclli , Ritornati all' amor di fralelli, Stringer tutti al paterno mio sen. Disse , c acceso di lume celeste Con secm·a ed intt·epida mano L' insph·ato decreto sovrano Palpitante di gioja segnò. Al suo cenno il Pcrdon , messagget·o Del più lieto avveni1· non fallace , Sulle penne d ' amore c di pace Stese il volo dal Tevere al Pò.

I..a Clemenza , che mesta languia Nell' Augusta Magione Latina , Ecco al soffio dell ' aura divina Serenata la fronte levar. E Giustizia già fe1·a e tremenda Quale ancella prostrarsi d' innante , E a' suoi piedi ancor lordo c fumante D' uman sangue depor·re l' acciar. Su , fratelli sorgete , mirate, Come il Cielo ridente a noi splende , E ne' petti rinnova cd accende Bella fiamma di spirto vital : Ne brillò la scintilla sul · Tebro Al fervore di un santo desit·o : Del Paraclito poscia lo spir·o Le diè l ' ala ed il fuoco immorlal. Bella fiamma che ingegni e \'Ìrtudi Abbattute ravviva ed estolle , Come i chini fioretti sul colle Mite raggio fecondo di Sol. Poi converso in benefico incendio Arde , strugge , e disperde le tante Pm·assite venefiche piante Che hanno infet.to l' Italico suoi.

Già squm·ciato del zelo bugim·do L' empia lm·va all' Ipocs·iLa tt·isto , Trionfante la Sposa di Cristo Sfolgorò del candore primict·. Odio, sdegno , livore , vendetta Giit fuggir dalla patria terra, Ogni core anelante t·inserm Sol di pace concorde voler . Madri c Spose , che tutta sentit e Del gioire innondm·vi la piena Alla dolce pateti ca scena , Che insperata allo sguardo si apt·ì , Dc' figliuoli c mariti r edenti J<ra le Lt·ac:cia volate sccurc. Più non turban moleste paure Più del lullo non tornano i dì . Ciacchè il grande magnanimo PIO , Che il desit· vi fc' pago c contento , Il rio soffio di parte ha già spento , Cicca guida talora al punir . Egli sa che ritorte c bil)cnnc False basi a tiranno govem o Nel lot· nascet· condanna l' Etcmo lnfm J' ids·c civili a perir .

fermo scudo , onde il petto ci si cinge , È l' amot· Je' vassalli fedeli , A cui largo il Monat·ca de' Cieli Diè Yirtute ch' eguale non ha. Oh prodigio ! dal popolo il Prcncc Disgiungea fatai giuro di morte Ot· li .sll·ingc catena sì forte Che perenne, infrangibil starà. DeL D o 'IT. FRANc r.:sco PANciATICHI DI FoRLi

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