Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

che egli si assumeva a nome del partito di appoggiare senza riserve i diritti nazionali degli Italiani dell'·Austria e di condurre implacabilmente la lotta contro la convergente minaccia del pangermanesimo e del panslavismo. Su tutto questo, Adler tenne specialmente a rassicurare Ciccotti, che in quella sede aveva ripetuto i suoi dubbi sulle capacità dei socialisti austriaci di impedire· 1a guerra, riducendosi a chiedere almeno la garanzia di un fermo appoggio alle aspirazioni autonomistiche delle popolazioni italiane, non senza avvertire che, se l'Italia fosse aggredita, « noi socialisti accorreremo all'avanguardia per difenderla ». Contro questa deprecata eventualità, Adler, condividendo la fiducia di Pittoni, dichiarò di ritenere del tutto escluso il pericolo di una guerra; ma considerando la proposta italiana di uno sciopero generale in caso di conflitto, egli dovette avvertire che per i socialisti austriaci la cosa era fuori di ogni realistica prospettiva. Quel che si poteva e doveva fare era impedire che si arrivasse alla guerra: ma una volta scoppiata, ogni intervento socialista sarebbe giunto tardivo. Il dibattito fu ripreso nella mattinata del giorno seguente, con l'intervento di Piscel che risuonò nel convegno come la piu forte nota discordante. Certo, il contrasto di vedute tra socialisti trentini e del Litorale sul problema nazionale non era un mistero per nessuno e la relazione di Piscel era costruita -secondo le tracce ben note, indicate negli articoli di Battisti: ma egli si espresse in modo cosi esplicito, cosi scoperto, da sembrare andar oltre il pensiero che il suo compagno di partito aveva pur esposto con una certa dosatura politica. Ed infatti, dopo aver prospettato le diverse condizioni geografiche, economiche e sociali del Trentino rispetto alle regioni adriatiche, e insistito sull'urgenza di soddisfare le richieste italiane sull'autonomia e sull'università- triestina, ·dimostrò poi di considerare quegli obiettivi come provvisori rispetto alla soluzione finale annessionista che, se poteva essere discutibile per le popolazioni del Litorale « pel Trentino [·era] la sola soluzione ragionevole » 30 • Affermato questo, alla luce di un discorso politico coerente, la condanna della guerra che Piscel si affrettò a pronunciare non poteva essere che un atto di formale, per quanto sincera, adesione all'ideale pacifista del socialismo internazionale, perché non si capisce in quale altro modo, che non fosse la guerra, si presumesse di imporre all'Austria un'amputazione territoriale che avrebbe dato il via al dissolvimento del suo corpo statale. Di qui il tormento, la tortuosità di certi passi, nello sforzo di conciliare l'inconciliabile, come quando dichiarava: « Noi trentini non sentiamo la fretta irredentista Jegli irredentisti [triestini]; 30 L'intervento di Pisce! apparve, riprodotto o qua e là riassunto, sul Lavoratore, 25, 27 maggio 1905; sul Popolo, 26 maggio 1905 (che subf proprio su quel punto i tagli della censura); sull'Avvenire del Lavoratore, 2 giugno 1905. Interessante il fatto che l'organo dei sindacalisti trentini sorvolasse sul passo relativo alla dichiarazione irredentista di Piscel. 21 BibliqtecaGino Bianco

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