Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

fermenti irµperialisti della tesi annessionista. Con Bissolati, Pittoni ripeteva la condanna del moto irredentista in Italia che incoraggiava il militarismo austriaco, gli ambienti propugnatori dell'espansionismo balcanico, e quindi offriva un altro motivo di rottura tra i due paesi. Ma là dove Pittoni dimostra di essere, se non il portavoce, almeno l'interprete fedele del programma della socialdemocrazia austriaca è nella priorità riconosciuta alla conquista del suffragio universale, come necessaria premessa alla vittoria sul centralismo e garanzia del carattere democratico delle autonomie nazionali. Le tesi di Pittoni dovettero impressionare i dirigenti trentini, attestati su posizioni tanto diverse. Cosi si spiega la precisazione dell'articolo di Battisti del 18 maggio sul Popolo, che è dominato dal timore che quelle tesi avessero a prevalere nel convegno, sacrificando gli aspetti particolari del problema nazionale nel Trentino. Piscel veniva sollecitato a rilevare con fermezza al convegno che « una assoluta uniformità di vedute non è possibile per tutti i socialisti italiani dell'Austria »: la piu netta demarcazione delle aree etniche nelal provincia tirolese faceva sentire, con maggiore imperatività che nelle province del Litorale, i motivi morali, intellettuali, economici e sociali della lotta nazionale, gustifìcando (anche nelle forme del connubio tattico con le forze della borghesia liberale) il contributo che vi davano i socialisti trentini, ben piu - si diceva non senza una certa punta polemica - di quanto facesse il partito socialista a Trieste. Confermando la sua sfiducia sui risultati concreti dell'incontro di Trieste, anche nei confronti del problema balcanico, Battisti rivelava con piu trasparenza la formula del suo socialismo irredentista quando dichiarava che nel Trentino il partito, già impegnato nel programma « minimo » nazionale (autonomia, università italiana), sarebbe stato anche pronto, all'occasione, a cooperare ad un programma «massimo» nazionale. Caratteristico il fatto che gli articoli apparsi in quelle prime settimane di maggio sulla stampa socialista italiana d'ispirazione riformista esprimessero giudizi cosi vicini a quelli di Battisti, che non mancò di riprodurli con rilievo sul Popolo 22 • Vittorio Piva, sull'Avanti della domenica, in un articolo ripreso anche sul Lavoro di Genova, il 12 maggio, affermava di non credere negli effetti pratici del convegno, perché la mancanza di compattezza nelle file del socialismo austriaco ne indeboliva il peso politico e non garantiva all'impegno dei socialisti italiani la necessaria contropartita. Bonomi, scrivendo in quegli stessi giorni sul Tempo di Milano, mostrava di non vedere· altra utilità che nella decisione dei socialisti italiani dell'Austria di unirsi ai partiti nazionali per combattere contro il centralismo. Altrettanto cauto il commento apparso sul Lavoro, del 14 maggio, che pur difendeva l'iniziativa contro la rabbiosa campagna· di certa stampa borghese che gridava al « crimine di lesa patria », precisando che « i socia2+ Cfr. Il Popolo, 16 maggio 1905. 16 BibliotecaGino Bianco

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