Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

zioni di rispetto e attestazioni di coerenza tra gli estremi. Erano i lazzariani che frenavano un processo di separazione ormai necessario, influendo sul modo e sul tempo in cui esso si sarebbe maturato. I discorsi che a Roma vennero dagli a_vversarifrontali del riformismo nazionale, come il milanese Repossi, il toscano Salvatori, il torinese Zocca, rappresentano ben _piu che un'anticipazione di Livorno: essi erano già la scissione, ma una scissione senza capi, che nel novembre precedente aveva bruciato le proprie possibilità in una· operazione unitaria egemonizzata dai centristi e in un negoziato di vertice che era già per se stesso accettazione della continuità d'un partito naturalmente non rivoluzionario. La risposta venuta· dai riformisti nel giugno del 1918 e l'atteggiamento del Turati nella questione della« Commissionissima » erano stati del tutto pertinenti. Assente il Bordiga, che prestava servizio militare, era ora soprattutto il Salvatori che ricominciava un'azione di chiarimento; la sua analisi del riformismo era acuta, · e non mancavano critiche· alle debolezze. della Direzione del_partito: ma le contraddizioni sulla forma di « sabotamento » della guerra e sul giudizio da darsi intorno all'attività del GPS durante _tutta la guerra, e il plauso alla Direzione stessa, che era esplicito nell'o.d.g. da lui presentato (d9ve si bonificava l'attività parlamentare fino al febbraio 1917) illuminavano i limiti di una posizione che continuava illusoriamente a contare sulle strutture di potere del partito e sulla diretta alleanza con il centro. La illusorietà di questa posizione - che ripeteva nei confronti del Segretariato del partito la stessa « eccessiva tolleranza » che gli si rimproverava di aver usato verso il GPS « per amore della unità di tutte le forze socialiste » - emerse subito dopo il discorso del Salvadori, allorché il Modigliani attaccò l'o.d.g. della sinistra per la disapprovazione che vi era formulata nei confronti dell'attività parlamentare successiva al convegno di Roma, e minacciò una rappresaglia radicale, -con le dimissioni dell'intero Gruppo. Su questa minaccia la sinistra si divise. La seduta fu sospesa e le riunioni di corrente dei rivoluzionari, svoltesi la sera e la notte stessa, decisero su proposta del Lo Sardo una modifica del terzo comma dell'o.d.g. Salvatori, nella nuova formulazione, il passo incriminato riduceva quella che era stata intesa come « sconfessione completa » e come accusa di « tradimento colposo » (Modigliani) ad una semplice deplorazione, specialmente rivolta al discorso di giugno del Turati e alla solidarietà espressagli· poi dal GPS, e all'invito rivolto ai parlamentari « ad attenersi rigidamente alla volontà del Partito ed alle direttive segnate dagli organi XLIII Biblioteca Gino Bianco

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