Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

ramente alla rivoluzione: provvedersi di armi e farne provvedere la massa ». Il De Ambris rilevava, quindi, il dato fondamentale delle giornate rosse il fatto che per la prima volta sindacalisti, .socialisti, anarchici e repubblicani, superando le polemiche ideologiche, i rancori e le rivalità, si fossero uniti nella medesima lotta. Questo fenomeno nuovo• aveva un enorme valore politico, poiché rappresentava la possibilità concreta di realizzare un blocco unitario di notevole forza, capace di opporsi allo stato. « Ognuno ha il diritto e il dovere di mantenere intero il proprio patrimonio ideologico [ ... J poiché il fatto rivoluzionario ha additato un terreno comune a tanti che parevano restare ·sempre agli antipodi l'uno dall'altro; io penso che non si debba tornare a rendere impossibile la leale convivenza dei sovversivi autentici su questo terreno, riesumando gli odi sepolti nell'ora bella che abbiamo vissuto » 108 • E concludeva con questo incitamento: « Cementiamo in una cordialità duratura lo spontaneo accordo dei momenti in cui le anime nostre furono irradiate da una vivida luce di speranza e cerchiamo di fare del nostro meglio perché questa speranza si traduca in realtà quanto piu presto sarà possibile, facendo gettito della parte meno serena e meno nobile di noi stessi nella comprensione nitida di un dovere superiore che tutti dobbiamo sentire: la Rivoluzione sociale » 109 • La « settimana -rossa» quindi, secondo De Ambris, aveva rivelato l'esistenza di serie premesse rivoluzionarie e nei fatti, aveva spontaneamente creato un'unità d'azione che fino ad allora era sempre mancata. Su questa base egli apri un discorso politico nuovo: la rivoluzione poteva attuarsi solo con il concorso di tutte le forze proletarie di cui auspicava l'unione. È interessante notare come una diversa valutazione dei fatti diedero gli anarchici. Essi attribuivano essenzialmente al tradimento della C.G.d.L. il fallimento dell'agitazione rivoluzionaria. Scriveva Malatesta su Umanità nova il 28 giugno: « Lo stato d'animo dei lavoratori era propizio ad un cambiamento di regime. L'accordo fra i partiti ·rivoluzionari si era fatto da sé... Si stava per passare agli atti risolutivi. Lo sciopero a tendenza rivoluzionaria si estendeva ... La rivoluzione stava per farsi, per impulso spontaneo delle popolazioni, e con grande probabilità di successo. Ma tutto ad un tratto, quando maggiori erano le speranze, la direzione della Confederazione generale del lavoro, con telegramma circolare [ trasmesso tramite l'Agenzia Stefani], dichiara finito il •movimento ed ordina la cessazione dello sciopero... » 110. Gli anarchici continueranno a mantenere questa posizione; Armando Borghi in Mezzo Secolo d'anarchia, dirà molti anni dopo che « Giolitti scon:fis:se il sogno per l'interposta persona dei riformisti che 72 108 Ibidem. 109 Ibidem. 11° Cfr. R. De Felice, op. cit., p. 207. BibliotecaGino Bianco

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